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Autore: tikei_chan    10/01/2011    1 recensioni
"Perché ogni volta che lei e Yushin si scambiavano sguardi, parole d'intesa, poi si sentiva a disagio incontrando gli occhi di Haibuki? [...]
Era ora di affrontare la situazione a dovere."
Così immagino la notte in cui Nobara ha deciso di far sapere tutto ad Haibuki, andando a parlare con Yushin. [Flashfic]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Good night and Good luck


Nobara abbassò lo sguardo, dispiaciuto, piegando appena un angolo della bocca. Come per scusarsi, come se stesse facendo qualcosa di ingiusto.
E in effetti in quei momenti il petto le si riempiva d'un peso difficile da ignorare, difficile da mandare via e difficile da sopportare, un peso simile alla colpa.
Si alzò, come usava fare di solito, per allontanarsi dagli altri, perché quel carico lo doveva smontare da sola, lei, pezzo a pezzo. E cominciò.
Di nuovo si disse che lei ad Haibuki non aveva mai promesso niente, anzi.
   Fece un respiro profondo, il petto più leggero.
E ancora si ripeté che era inutile, in nessun modo avrebbe potuto convincere Yushin a dirgli tutto, che lei non aveva colpa.
   Altri respiri, sempre più libera.
Lei non doveva niente ad Haibuki.
   Tutto a posto.
E allora perché si sentiva in colpa?
Perché ogni volta che lei e Yushin si scambiavano sguardi, parole d'intesa, poi si sentiva a disagio incontrando gli occhi di Haibuki?
Di giorno in giorno il peso da sopportare aumentava e il lavoro che lei faceva per ritrovare la serenità, per tornare a respirare, diventava sempre più faticoso.
Da quando Haibuki aveva cominciato a comportarsi in modo così sorprendentemente carino con lei, la situazione era precipitata, aveva cominciato a sentirsi quasi un mostro nel nascondergli un segreto. Quel segreto. Sentiva di prenderlo in giro, e lui non lo meritava.
D'un tratto si chiese... forse anche Yushin...
Classificò ciò come impossibile e, dopo un ultimo respiro, un sospiro a dir la verità, si sdraiò e chiuse gli occhi.


Dopo minuti, ore, si rese conto che era inutile continuare così, fissando quel sorriso gentile che fluttuava sopra di lei, sul viso di un Haibuki immaginario.
Non avrebbe preso sonno quella sera, non con quel peso dentro sé e quella assurda visione davanti agli occhi che insieme le ricordavano di continuo ciò che stava facendo.
Aveva resistito quanto possibile, ma era giunto il momento di fare qualcosa, altrimenti sarebbe impazzita.
Si alzò, sveglia come non mai, e si diresse, decisa e silenziosa allo stesso tempo, alla porta di Yushin.
Era ora di affrontare la situazione a dovere.










   
 
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