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Autore: Yoney    10/01/2011    2 recensioni
Haru no Kuuki vuol dire "Aria di primavera."
"Aria" come la protagonista, "Primavera" come il tempo.
"Di" perché la primavera, il sole, il cielo e il tempo sono di Aria, una bionda/mora ragazza misteriosa con un terribile destino sulle spalle.
Quando piove è mora ed è triste, quando c'è il sole è bionda ed è felice. Ma non è lei a cambiare in base al tempo, no.
E' il tempo che cambia in base a lei. Perché lei è l'essere alato, l'essere mitologico, la leggenda. Ne avrete di certo sentito parlare..
Lei è destinata a vivere in solitudine, innamorarsi, uccidere il suo pianeta e la sua gente per poi vagare, disperata e sola, nel nulla.
Solo la persona che più la ama al mondo può salvarla. Purtroppo questa persona è anche colui che lei ucciderà per primo.
Questo era ed è il mio destino e niente al mondo potrà cambiarlo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Haru no kuuki
(Aria di primavera)


 

Piccolo chiarimento, per favore, prima di iniziare. Allo staff di EFP e a voi tutti. La storia qui sotto pubblicata è di mia invenzione e non l'ho rubata a nessuno, tuttavia ci tengo a precisare che la leggenda dell'essere alato, delle ali e della profezia mi sono venuti in mente pensando all'anime Air (tv) che ha situazioni (e leggende, come quella dell'essere alato) molto simili, inoltre la canzone è la sigla di quello stesso anime. Ho pensato, però, che fosse più giusto postare in questa sezione la ff, perché, infondo è sempre di mia invenzione. Se ho sbagliato e devo cambiargli sezione basta che me lo dite e sarà fatto subito.
Ah, ultima cosa ai lettori, il fatto che la prima parte sia al passato e la seconda al presente non è un errore, ma una mia decisione artistica. Forse non è possibile farlo ma a me piace molto così. Se è prima o poi correggerò..
Grazie per l'attenzione, Ellena.

 



“Abbiamo inseguito la scia
Di un aereo che svaniva..


Poi? Come faceva il resto del ritornello? Non me lo ricordavo, peccato. Eppure era un ritornello che mi piaceva molto. Però quello era l’inizio, durante la giornata mi sarebbe venuto in mente..
Uno spiraglio di luce entrò attraverso le tende, mi alzai dal letto e stavo per aprirle per controllare il tempo.
Sorrisi. Che sciocca, dimenticavo di non averne bisogno.
Previsioni affidabili? Oh, no. Solo un umore abbastanza buono.
Sarebbe stata un bella giornata. Certo, non da 40 gradi, ma abbastanza da godersi la domenica primaverile.
Bussarono alla porta. -Signorina? Signora è ora di alzarsi, la colazione è pronta. Posso entrare?-
-Certo, vieni pure.- Sospirai un po’ rammaricata, l’avevano fatto di nuovo.
Una minuscola nuvola passò davanti al sole, togliendo un po’ di luce.
La cameriera entrò e si inchinò leggermente.
-Buongiorno signorina. Io sono Chiara, sono nuova qui.-
Aprii l’armadio e feci scorrere i vestiti, mi andava il blu.
-Sai che novità..-
-Come, prego?-
Un’irritante nuvola un poco più densa si aggiunse a quella precedente.
Mi voltai verso la domestica e le dedicai il mio miglior sorriso sarcastico -Non l’hai notato, scema?! Sono tutti nuovi, qui cambiano i domestici una volta al giorno!-
Lei allo “scema” sussultò, con le lacrime agli occhi. Poi fece un respiro e si inchinò.
-Mi scusi, in effetti non ci avevo fatto caso.-
Sorrisi dentro di me, era più dolce degli altri e non era ancora scappata, forse lei era quella giusta. Forse non sarebbe scappata da me, forse forse forse..
Le nuvole davanti al sole si dissolsero come neve. Stavo bene ma fantasticavo troppo.
-Va bene, ora però vattene.-
Lei spalancò gli occhi e indietreggiò. Non lo fare, non lo fare.. Poi balbettò qualche scusa e scappò via in lacrime.
Io mi sdraiai sul letto, impassibile. Ormai ci ero abituata, queste scene si verificavano ogni santa mattina. Si, era colpa mia e del mio cattivo carattere, ma che ci potevo fare?! Era inutile affezionarsi a qualcuno se tanto sapevi che il giorno seguente non lo avresti rivisto più.
Era inutile tentare di farsi amici se ti consideravano tutti un mostro.
Era inutile.
Mi rialzai, pimpante. Forza, non potevo mica farmi buttare giù da problemi quotidiani come quelli! Ci sarebbero state altre occasioni!
-Siii, forza, forza! Fight!-
Risi e guardai il cielo limpidissimo. Ero di buon umore.
Mi vestii velocemente e andai a fare colazione.
Mmm, quel giorno cosa devo fare? Ah, avevo lezioni di Italiano e Chimica nel pomeriggio, ma per il resto ero libera. Per fortuna, anche se dovevo ammettere che mi annoiavo un po’.
Finii velocemente la colazione, lanciai qualche occhiata ai domestici, poi andai in terrazza.
Mi correggo, era una bellissima giornata. Io amo il cielo limpido, simboleggia il fatto che non sono triste e che non ho motivi per esserlo. Ok, quel giorno non ero al massimo della felicità (infatti c’era ancora la brezza primaverile) ma non ero nemmeno triste.
E il limpidissimo cielo azzurro ne era la prova.
Oh, temo di non essermi ancora presentata.
Salve a tutti, io sono Aria. Aria e basta.
Non ho mai avuto un cognome e, probabilmente, mai ne avrò uno.
Non ho genitori, o, almeno, non ho idea di chi siano. Vivo qui, in questo palazzo su una collina, da sempre sola. Non ricordo nemmeno quanti anni ho, sono confinata in questo luogo da troppo tempo.
L’unica cosa che so è che ho un bel viso da ragazzetta, fresco e giovanile, grandissimi occhi azzurri e lunghissimi capelli biondi o neri. A seconda dell’umore.
Oggi sono bionda. L’ho detto, oggi sono contenta.
Io sono Aria, Aria e basta. Sono un elemento, una calamità. Mi fai arrabbiare e posso ucciderti, mi fai arrabbiare e dal cielo cadranno saette dorate.
Mi fai piangere e sommergo il mondo con le lacrime, annientandolo.
Io sono Aria, Aria e basta. Spirito dell’atmosfera e del cambiamento climatico.
Se sono felice è buon tempo, se sono arrabbiata è cattivo. Se piango è peggio.
Io sono la creatrice e la futura annientatrice di questo piccolo mondo. Qui tutto gira intorno a me.
Per questo sono quassù, per questo ogni giorno qui c’è nuova gente.
Non devo avere contatti con nessuno. Sono un mostro, sono una sterminatrice, non posso vivere come un normale essere umano. Non devo!
Per questo non posso incontrarti.
Quando ti conoscerò ti renderò felice, molto, molto felice. Poi ti ucciderò.
Io sono Aria, Aria e basta.
Io sono lo spirito, la creatrice, la leggenda.
Sono l’essere alato che tutti conoscono.
E il destino dell’essere alato è di vivere in solitudine. Poi, però, ci sarà un breve periodo nel quale sarà felice e, quando l’oggetto della sua felicità gli prometterà di restare sempre al suo fianco, lui ucciderà tutti.
Distruggerà il mondo, poi si lascerà morire, piangente.
Così avviene da milioni di anni in milioni di luoghi diversi.
E’ il destino dell’essere alato.
Per questo ora sono qui, sola, col divieto di uscire. Col divieto di conoscere l’oggetto della mia felicità.
Questo era ed è il mio destino e niente al mondo potrà cambiarlo.

Il pianeta in cui vivo è davvero piccolo, saranno neanche un miliardo di abitanti.
La città più grande, quella più importante, si chiama Neo Venezia ed è anche quella che vedo se mi affaccio dalla finestra o dalla terrazza.
La precedente e autentica Venezia era collocata in un pianetino chiamato Terra, che è stato, però, distrutto dal primo essere alato.
Un giorno anche Neo Venezia farà la stessa fine.
Sento dei risolini giungere dall’immenso giardino, mi affaccio e sospiro, è venuto di nuovo.
Sotto di me, su una panchina nascosta da tutto e tutti, ci sono due ragazzi che si scambiano effusioni tra risatine e morsetti. La ragazza non l’ho mai vista, ha i capelli marrone chiaro, lisci e con un taglio a caschetto. Lui invece viene qui ogni giorno con una ragazza diversa, si intrufola da no so quale passaggio dal retro e si siede su quella panchina con la ragazza di turno.
Non so se sia normale avere così tante ragazze, ma lui sembra divertirsi e io non ho nessuna voglia di immischiarmi. E poi mi è stato vietato avere contatti con persone normale se non qualche monosillabo. Però quel ragazzo sembra così simpatico, e poi è così bello.
Ha folti capelli neri in un taglio spettinato, non sono lunghi, ma nemmeno corti corti. Ha un bel fisico e delle gambe forti e veloci. Purtroppo questo è tutto quello che so, dato che lo vedo sempre da lontano.
Pare abbiano finito, si alzano e all’improvviso lui si volta verso la mia parte; subito appiatto a terra contro il muro, spero davvero che non mi abbia vista, sarebbe imbarazzantissimo.
Sento dei passi allontanarsi e tiro un sospiro di sollievo, per fortuna non si sono accorti di me.
-Hai finito di nasconderti?!-
Ahi.. Mi sollevo e lo guardo, imbarazzata. Due enormi occhi verdi mi guardano dal basso, curiosi.
-Si può sapere cosa ci fai qui?!-
Io scavalco il parapetto e mi ci siedo sopra, sempre un po’ imbarazzata.
-Veramente questo dovrei chiedertelo io, sei a casa mia!- gli urlo di risposta.
Lo vedo aprire la bocca, per dirmi qualcosa, ma non sento bene; gli faccio cenno di aspettare.
Correndo prendo le scale e inizio a scendere per andare in giardino.
Cosa diamine sto facendo?! Io non dovrei parlargli, non dovrei neanche incontrarlo.
E se lui fosse quella persona? E se alla fine lo uccidessi sul serio come dice la leggenda?
E se il mondo finisse a causa di questa mia disattenzione?
Continuo a correre e non smetto fino a quando non arrivo nell’ingresso.
-Hei, quanto diamine è grande questa casa?! Ci hai messo cinque minuti per scendere..-
Io gli sorrido, diamine! E’ davvero davvero bello.
-Beh, diciamo che non è piccola. Ci abito da una vita e ancora non la conosco tutta..-
Non è una bugia, sono capacissima di perdermici tranquillamente.
E’ anche vero che ho un senso dell’orientamento schifoso, eh, però..
Sgrana gli occhi e si guarda intorno -Si, è decisamente grande. E’un po’ che vengo e non sono mai riuscito a vedere neanche tutto il giardino.-
Camminando davanti a lui gli faccio strada nell’ingresso.
-Beh, è perché resti sempre alla stessa panchina.-
Lo sento trattenere una risata e mi volto di scatto, rossissima.
Diamine che gaffe! Cos’è questa cosa, oggi, di fare brutte figure?!
Continua a sorridere, divertito. -Cioè.. E’ che.. Insomma, tu non dovresti essere qui!-
Mi volto per non continuare a farmi vedere in faccia, in questo momento il mio viso deve essere davvero molto rosso..
-Tranquilla, guarda che ti avevo notata sin dal primo giorno. Non hai proprio niente da fare, eh?!-
No, in effetti no. Oh, mi ha notata.. Ok, non so se esserne contenta e imbarazzata.
Continuando a nascondergli il volto borbotto: -Hai eluso la mia affermazione!-
Lui scoppia a ridere, mi raggiunge e si mette a camminare davanti a me, andando all’indietro per guardarmi in faccia. -Vuoi che me ne vada?-
Vorrei dirgli di stare attento a non inciampare, ma forse gli darei l’impressione di una troppo iperprotettiva quindi lascio perdere. In compenso sbuffo e distolgo lo sguardo con un gesto di stizza.
-Tsk, fai come ti pare!-
Lui sorride -Ahi, ahi, siamo acidine, eh?!-
Sto per rispondergli di farsi i fatti suoi quando sento la voce di un domestico chiamarmi da un’altra sala. -Signorina? Signorina dove siete? Avrei bisogno di parlarle di una cosa!-
-Forza nasconditi!- Velocemente lo spingo dietro delle tende e gli intimo di non fiatare.
-Signorina? Tutto bene?-
Con un ampio e finto sorriso mi volto verso il cameriere, che non è un cameriere. E’ un segretario politico e viene qui spesso per assicurarsi di varie cose. E’ l’unica persona in vita mia che abbia visto per più di un giorno.  -Certo! Dimmi pure.-
Lui mi fa un ampio sorriso (così finto che se la batte con il mio) e tenta di essere gentile, solo che è negato. Lui è un politico nazionale e deve perdere alcune delle sue giornate per stare appresso ad una ragazzina. Beh, è anche vero che la ragazzina potrebbe tranquillamente distruggere tutta la città con una piccola inondazione, quindi..
-Signorina, dei domestici mi hanno detto che pare che qui, ogni tanto, si intrufoli un ragazzino per delle scappatelle con delle femmine. La sto disturbando solo per ricordarle il suo ruolo e i suoi doveri. La prego vivamente di non familiarizzare con il ragazzo e, se lo vede, di chiamare subito i domestici.-
Senza farmi notare lancio un’occhiata divertita alle tende, poi mi volto di nuovo verso il segretario. -Oh, si, stai tranquillo. Comunque per ora non l’ho visto!-
E gli faccio uno dei mie miglior sorrisi da angioletto.
Lui si addolcisce un po’. -Va bene, e mi raccomando! Ora torno in città, c’è qualcosa che desidera le prenda? Però glie la potrò portare solo dopodomani..-
Io scuoto la testa e lo accompagno all’uscita. -No, stai tranquillo. Arrivederci, a dopodomani!-
E praticamente lo congedo.
Ma guarda, sa anche fare il gentile! Questa me la devo assolutamente segnare..
Torno all’ingresso e scosto le tende. -Hei, puo.. Dio!-
Bene, è sparito. E adesso che faccio? E se lo beccano? Guarda te che stupido..
-Hei, tizio? Dove seiii?!- Inizio a chiamarlo sottovoce, cercandolo come si fa con un gatto. -Hei, esci fuori, per favore?! Forza, dove sei?-
Lo trovo in cucina, che in quel momento era miracolosamente vuota. Sarà orario di pausa? E’ anche vero che al pranzo manca abbastanza..
-Cosa diamine fai qui?!- Sbraito, lo vorrei strozzare.
Lui si volta sorridente. -Hei!- Come se non fossimo in casa mia.. -Stavo dando un’occhiata ingiro. Qui è parecchi..- -Ma hai idea di cosa succederà se ti trovano?!- Gli urlo contro -Ti andrà bene se non ti portano al commissariato! Tu non potresti proprio stare qui! Non hai sentito cos’ha detto quello prima?! Non devo assolutamente parlarti.-
Lui scoppia a ridere e si allontana con aria di noncuranza. Dio! Si, certo, da una parte è bello parlare con qualcuno, ma un tipo così difficile doveva capitarmi?!
-Hei, mi stai ascoltando?! E non salire le scale!-
Lui continua a ignorarmi -Si, si..-
Io velocemente lo supero e gli sbarro la strada, una parte di me vuole tenerlo lì fino a domattina, un’altra vorrebbe cacciarlo a calci. -No, sul serio..- Lo supplico -Noi non ci saremmo neanche dovuti incontrare, è pericoloso! Potrebbero esserci un sacco di problemi.-
Non so quanto credibile possa sembrare questa frase, io ho solo detto la verità. Anche se, tecnicamente, non dovrei parlargliene, non so quante persone sanno dell’essere alato, della profezia etc. Lui mi guarda, di sbieco. -Guarda che in casa mi ci hai invitato tu.-
Io arrossisco di botto, ok, ha ragione.
-Si, è vero, però.. Beh, che ti importa?! Adesso ti sto cacciando!-
Lui mi supera e continua a salire, incurante.
Cosa dovrei fare? Chiamare i domestici? Nah, gli causerebbe troppi problemi, e poi chissà cosa potrebbero fargli.. Forse dovrei insistere, magari si stancherà e mi darà ascolto. Però non mi va molto di dargli questa impressione.. Diamine!
Sospiro e rinuncio, prima o poi si stuferà di girare e se ne andrà da solo.
Giriamo per una mezz’oretta buona, cautamente per non farci beccare dai domestici, poi arriviamo all’ultimo piano (il quinto) prima della terrazza. C’è un modo per convincerlo a non salire in quella parte di palazzo? Anche perché sarebbe la mia stanza.. Si, lo so, ho una stanza abbastanza grande, anche se metà è di bagno e guardaroba.
Il tizio spalanca la porta e rimane bloccato, a bocca aperta.
Eheh, stupito?! Io gli dedico il mio sorriso da angioletto e gli faccio strada. -Mi camera!-
Lui si lascia cadere sul letto a baldacchino (per fortuna le domestiche hanno fatto in tempo a sistemarlo.) ed emette un gran sospiro.
-Wow, qui è bellissimo! Ti rendi conto che hai una stanza su un piano intero?! Ma cosa sei, figlia di un mafioso? Di un miliardario? Del primo ministro?-
Io sorrido -Niente di così scontato..- Ahi, stupida bocca.
Lui si alza dal letto, stupito. -E allora..-
Eh no, carino! Fidati, è meglio se lasci perdere.
-E comunque la mia stanza non è su un piano intero, è su mezzo!- Lo interrompo -Poi quella stanza porta al guardaroba che prende un quarto di piano, e l’altro quarto è preso dal bagno, che è lì.-
E gli indico le due porte che sono sulla parete opposta.
Sospira e scuota la testa -Chissà perché, ma ho l’impressione che tu stia eludendo la mia domanda..-
Oh, furbo il ragazzo. Enorme sorriso e occhietti innocenti -Ma no, che dici!- E cambiamento di discorso.. -Vieni, guarda! Ho l’armadio più grande del mondo!-
Lo trascino fino al guardaroba e ce lo butto dentro.
-Vedi, qui ci sono le scarpe! Qui i vestiti, le sciarpe, i capelli..-
E continuo a illustrargli il mio vastissimo rifornimento di vestiti.
Lui sbuffa e si siede su una poltroncina ricoperta di sciarpe, beh, a questo punto poteva anche toglierle. Bah.. -Sinceramente, non mi interessano molto i tuoi gusti vestiari. Piuttosto, vorrei capire perché continui a evitare le mie domande. Chi diavolo sei?! Perché abiti in una casa così grande? Dove sono i tuoi genitori? Perché non puoi avere contatti con noi plebei?-
Diamine quante domande. Beh, infondo potrei anche rispondergli.. Ma che diamine penso?! Che gli dico, che sono una specie di uccello destinato ad uccidere sia lui che tutta la sua specie? Si, così finirà in due modi. O non ci crederà o mi prenderà per pazza. In ogni caso finirò per allontanarlo e non voglio questo assolutamente! E’ l’unica persona con cui riesco a parlare, non posso lasciarlo andare via così.
Però, però io non devo parlarci! E se fosse lui quella persona? Se mi innamorassi di lui e distruggessi il mondo? Sarebbe molto meglio non continuare a vederlo..
Io dovrei allontanarmi da lui ad ogni costo.
Abbasso gli occhi e continuo a vagare per la stanza -Beh, i miei genitori sono morti quando ero piccola. Erano uomini normalissimi, sono solo io a.. Sono io il mostro.-
Lo guardo, mi fissa stupito, non sa cosa dire. Una lacrima mi scende dagli occhi e subito distolgo lo sguardo, lo sapevo! Sapevo che era meglio non parlarci neanche.
Lui apre la bocca, vorrebbe chiedere altro? Non gli risponderò. O forse si, ha degli occhi così belli.. Richiude la bocca e inizia a guardarsi intorno, osserva attentamente i miei vestiti poi, un po’ stupito, inizia a prenderli uno per uno e li guarda, li getta a terra e ne prende un altro.
Cosa diamine sta facendo?! -Hei, ma cosa stai..-
Lui me ne tende uno, ha gli occhi sgranati, è evidentemente stupito.
-Scusami se insisto ma.. Insomma, è inverno, no? Perché tutti i vestiti che hai sono con la schiena scoperta? Anche quello che indossi ora.. Si, c’è il sole ma fa abbastanza freddo, e poi.. Tutti? Insomma, non so..-
Si, ha ragione. Se n’è accorto. Non dovevo assolutamente portarlo qua dentro. Io mi innamorerò di questo ragazzo e dei suoi occhi. Io lo ucciderò e poi morirò..
Non posso fare niente.
Scoppio a piangere e cado a terra, urlando con la faccia nel vestito azzurro che mi ha teso.
-Ti prego basta! Basta, basta, ti prego! Tu non puoi stare qui!-
Scusami, ti sto cacciando, non dovrei. Non vorrei! Resta accanto a me, proteggimi, aiutami a vivere, aiutami a spiccare il volo..
Alzo il viso sui suoi bellissimi occhi verdi, sgranati.
-Le ali.. Sono le ali..-
Cosa? Cosa diamine gli sto dicendo? Lui non può, non deve, sapere queste cose..
-Vattene! Subito..-
Mi guarda, non sa che fare..
-Io..-
-Vattene!- Gli urlo. Vattene finché puoi.
Mi guarda, triste, vuole aiutarmi. Poi sospira e corre fuori.
Non ti rivedrò più?
Forse è meglio così..


Angolo dell'autrice:
niente da dire, ho già detto molto nello spazio prima del capitolo.
So perfettamente che questa storia ha poco senso e spiega poche cose, ma state tranquilli, andando avanti nei capitoli darà maggiori spiegazioni. O, meglio, le darò io..
Continuo a chiedermi perché l'ho postata.. Comunque mi piace abbastanza, voi ditemi che ne pensate.
Ah, non penso abbiate letto altre mie storie, ma possiamo dire che questa ff è molto simile a Air (chissà, magari quello è una specie di continuo, o di storia precendente.. Magari vento era un'antenato di Aria. ^^
Bah, nient'altro da dire.
Fatemi sapere se vi è piaciuta! Yee.^^

Ah, e vedetevi assolutamente Air (l'anime), è davvero bellissimo.
Avrò visto tutte e 13 le puntate almeno tre volte di seguito e ogni volta piango.
E' anche vero che ho la lacrima facile ma Air è triste e bellissimo davvero.
Ora vado sul serio.
Un bacio.
Ellena
   
 
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