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Autore: Arya89    10/01/2011    3 recensioni
La vita sentimentale di Albus Silente è sempre stata un mistero. Nessuno ha mai scoperto nulla, ha mai capito nulla eppure gli atteggiamenti di Minerva Mc Granitt sono evidenti,anche alla morte di Albus, ma nessuno sa della vita sentimentale dei due trascorsa a Hogwarts.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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~•~

La bacchetta di Ariana.


Tutto ebbe inizio molto tempo fa, ad Hogwarts, la più celebre scuola di Magia e Stregoneria del mondo. A quel tempo, il preside era un certo Armand Dippet, un uomo vecchio che si avvicinava all'età della pensione. Gli alievi, erano forse i più brillanti che si fossero mai avuti, e tra di loro una ragazza, di nome Minerva McGranitt, una rispettabile strega della casa del Grifondoro, dai capelli neri, il visino a punta e degli occhi castani. Anche se esprimeva un'aria del tutto autoritaria, lei faceva sì che andasse a beneficio dei suoi amici. Ma daltro canto, anche gli angeli hanno un piccolo capriccio nel loro io più profondo, e Minerva era innamorata persa del proprio insegnante di Trasfigurazione, che altri non era che Albus Silente, il professore che pochi anni prima era diventato il più Grande Mago Del Mondo “a detta di molti” secondo lui. Si accorse degli sguardi persi che Minerva gli rivolgeva, che ogni volta che lui guardava la ragazza lei arrossiva. I suoi sentimenti erano così tangibili e vistosi che anche Albus cominciò ad apprezzarli e a ricambiarli. Certo in quanto ruolo di professore doveva imporsi dei limiti, ma Minerva era così sincera con lui e così imbarazzata quando gli parlava che i suoi limiti, ad un certo punto, furono mandati al diavolo. Questo accadde fino al quinto anno della ragazza. Negli ultimi due anni, Albus si lasciò decisamente andare, intraprendendo una stretta relazione privata con Minerva McGranitt, che non fu mai scoperta. Si conclusero gli anni accademici, e Minerva fu costretta a trovare lavoro presso delle filiali temporanee come il negozio di accessori per il Quidditch, visto che lei ne andava persa per quello sport magico, e infine come cameriera ai Tre Manici Di Scopa, dove conobbe Rosmerta Taylor, conoscita poi come Madama Rosmerta. Lì riuscì a stare in contatto con Albus, che passava quattro giorni su sette alla taverna, durante i qali teneva gli occhi fissi su Minerva. Trascorsero così altri due anni, e nell'ultimo, Silente non andò spesso a trovare Minerva al lavoro.

“C'è un ragazzo che mi incuriosisce e allo stesso tempo mi spaventa molto!” disse Albus ad una Minerva dispiaciuta delle carenze delle sue visite. “Non so perchè, ma dalla prima volta che l'ho visto mi sono detto - Questo ragazzo è alquanto pericoloso. Meglio tenerlo d'occhio prima che faccia del male ai suoi compagni. -”.

“Deve aver fatto qualcosa di male per ricevere così tanta attenzione!” gli rispose Minerva.

“Credo che tu abbia perfettamente ragione, ma a volte e meglio non esporsi troppo.” disse Silente in modo pragmatico “Scusami se non rimango di più, ma ho molto da fare.”

Certo che aveva molto da fare. È un professore, non un detective che aveva appena finito il turno. Si disse tra se Minerva.

Quei sette anni nel quale Albus vide poco Minerva, furono i più strani. Nella comunità magica si era cominciata a spargere la voce di un giovane mago che adoperava la magia oscura, e che era attorniato da un piccolo gruppo che si facevano chiamare Mangiamorte. Minerva li aveva visti un paio di volte, e non gli erano mai piaciuti, poi Albus tornò alle sue consuete quattro visite ogni sette giorni, e questo per un lato fece rallegrare la povera Minerva, mentre dall'altro, quello più canzonatorio, cercava delle parole per rimproverare il suo amato professore. Gli anni passarono in fretta, durante i quali i Mangiamorte avevano cominciato a mettere sottosopra la comunità magica in nome di Lord Voldemort, e accadde che un giorno il vecchio Armand Dippet decise di andare finalmente in pensione e lasciare il posto di Preside della scuola ad Albus Silente, che si vide costretto come primo incarico a trovarsi un rimpiazzo per la materia di Trasfigurazione. Minerva accettò molto volentieri la proposta che il suo caro Albus le aveva offerto.

“Non perchè te ne voglia male Rosmerta” disse Silente a Rosmerta che nel frattempo era diventata la proprietaria del Pub “Ma è l'unica persona che secondo me è adatta a quel posto”

E così da allora troscorsero quasi vent'anni, da quella scena alla locanda a quella che segue qui sotto. L'amore tra Minerva McGranitt e Albus Silente non fu mai spento, come il fuoco eterno che brucia su un tronco incantato.

Tra quelle che si possono definire le mille passioni dei due professori, ci fu anche un meraviglioso evento, durante il quale Minerva era al settimo cielo, mentre Albus sembrava particolarmente distaccato, come se si fosse accorto di aver fatto uno sbaglio che non ammetteva scuse. Fu una fortuna che la gravidanza di Minerva non fu scoperta da nessuno, al di fuori di qualche fantasma curioso che sbirciava dai muri, ma fu un colpo quando, dopo la nascita della piccola, Minerva se ne dovette separare, per poter salvare almeno il suo posto di lavoro e la stimata figura di Albus Silente, che ricevette la richiesta di diventare Ministro della Magia per ben cinque volte e che rifiutò perchè si riteneva inadatto ad un compito così alto. Fecero solo una cosa per la bambina. La chiamarono Ariana, nome che scelse Albus personalmente, poi la affidarono al fratello del padre di Albus, Teodor, che, pur essendo sposato, non aveva avuto la gioia di avere un figlio. Così la piccola Ariana Silente crebbe nella famiglia degli zii paterni, prendendoli come genitori, totalmente diversa da loro. Nessuno dei due zii aveva un viso come quello di Ariana, sottile e dolce; nessuno dei due zii aveva i capelli biondi e ricci; Nessuno dei due zii avevano gli occhi celesti di Ariana, che appena ti fissavano ti davano la netta sensazione di errere radiografati. Insomma, più il tempo passava e più Ariana assomigliava ad Albus, anche nel carattere. Era una bambina che non sopportava le ingiustizie. Dalla parte di Minerva invece aveva preso una leggera nota di fierezza, che non si notava quasi mai. Arrivata all'età di undici anni, una lettera giunse nell'indirizzo di Haemon Back Street numero 4. Ariana si era appena svegliata, e stava scendendo le scale quando vide Teodor leggere le lettere che gufi e postini babbani avevano messo davanti alla porta.

“Buon Giorno papà!” disse Ariana gioiosa.

“Ben svegliata Ariana. Tieni questa lettera è per te!” gli rispose il padre dandogli una lettera siggillata con della ceralacca rossa sul quale era inciso uno stemma.

Ariana corse in cucina, lasciando che il padre la seguisse lentamente, si buttò sulla prima sedia, ruppe la ceralacca ed estrasse una pergamena piuttosto lunga edun biglietto ferroviario. Cominciò a leggere la lettera, e la gioia di quel giorno si quadruplicò.

“Evviva! Andrò a Hogwarts, andrò a Hogwarts!”

Emily, la moglie di Teodor lanciò uno sguardo confuso al marito.

“Certo che ci andrai. Non mi dire che te ne eri già dimenticata!” chiese il padre alla figlia che saltava per la gioia.

“Sì che lo sapevo, ma almeno posso giudicare questa lettera una conferma!” e così dicendo tornò di corsa di sopra a cambiarsi.

“Più cresce e più somiglia a tuo nipote, anche nel modo in cui parla. Stà diventando enigmatica come Albus. Secondo me prima o poi se ne accorgeranno che è sua figlia.” disse Emily

“Meglio tardi che mai. Ma ora non parliamone davanti a lei. Stà scendendo tutta di corsa!” rispose Teodor tendendo un'orecchio. Infatti pochi minuti dopo, Ariana tornò in cucina vestita di tutto punto e tirando la manica del padre disse:“Andiamo a Diagon Alley oggi? Mancano solo tre giorni all'inizio della scuola e non voglio essere sempre l'ultima a fare le cose!”.

Così Teodor ed Emily si vestirono e andarono a Diagon Alley assieme ad Ariana, passando per il solito passaggio del Paiolo Magico. Ad Ariana piaceva adarci. Adorava i gelati della gelateria Fortebraccio, così, sapendo ormai a memoria il posto dove si trovavano i negozi che le servivano se li fece uno ad uno. Lasciò per ultimo i negozio di -Olivander – il miglior fabbricante di bacchette di tutta l'inghilterra. Entrò nel negozietto pieno di scatolette, nere e grigie, ed andò al bancone. Fortunatamente aveva lasciato tutta la roba ai suoi, così che fosse libera da impicci. Sul bancone c'era un piccolo campanello dorato da bar. Lo suonò, e da una mensola al piano di sopra si affacciò un uomo dai capelli di un grigio sporco e con un accenno di calvizie in cima alla testa. Sul volto dell'uomo erano cominciate ad apparire le prime rughe della vecchiaia, anche se tutto sembrava fuorchè vecchio.

“Piacere, mia bella signorinella. Io sono Olivander, il fabbricante di bacchette. Suppongo che tu ne sia venuta ad acquistare una!” disse Olivander con voce mielotica.

“Esattamente Signore!” rispose Ariana educatamente.

“Bene!” trillò Olivander afferrando un metro da sarta che stava sul bancone, e facendo il giro, in modo da trovarsi al fianco della ragazzina disse: “Potresti tendere gentilmente il braccio destro in avanti per favore cara?”

Ariana obbedì immediatamente, e Olivander le prese le misure del braccio con professionalità, poi si diresse verso uno scaffale, afferrò la scala con una mano, salì, prese una scatola polverosa e disse:

“Ecco prova questa! Biancospino, corda di cuore di drago, rigida, lunga dodici pollici...”

Ariana la agitò delicatamente, ma non successe nulla.

“Come va?”

“Me la sento un po' pesante. È normale?” chiese Ariana fissando Olivander con il suo sguardo intenso.

“Beh, no. Hai sentito calore dopo averla toccata, perchè vedi Signorina, è la bacchetta a scegliere il mago!”

“No! Non ho sentito nulla del genere.”

“Allora non è quella adatta a voi.” Poi mentre si rituffava negli scaffali disse: “Posso chiederti come ti chiami?” Prese una scatola e tornò al bancone.

“Mi chiamo Ariana. Ariana Silente!”

Al solo udire del cognome, Olivander la guardò attento, poi mise da parte la scatola che aveva preso dicendo: “Allora so qual'è la bacchetta che fa per lei.” e andò a prendere una scatoletta di tessuto color panna, ben tenuta. Forse la teneva in disparte dalle altre. Slacciò il fiocchetto di raso e aprì la scatola. Ne estrasse una bacchetta color avorio, molto elaborata. “È la migliore opera che ho creato, la più strana, e l'unica a cui tengo veramente. Salice lunga  undici pollici e mezzo, elastica, lavorata a mano fin nei minimi dettagli con uno stile floreale e la raffigurazione du una fenice sul manico. Il nucleo è formato da una piuma di fenice bianca.” la descrisse Olivander con orgoglio. “Prego. La provi. Sono assolutamente certo che questa bacchetta cercava giusto lei.”

Ariana prese la bacchetta con la solita delicatezza, le fece fare un giro a mezz'aria dal quale ne apparve un Calice di vetro con le rifiniture dorate nei bordi.

“Che le dicevo?” disse Olivander sorridendo “È la giusta bacchetta per voi signorina.”.

“Signore!” disse Ariana in modo serio “Se questa bacchetta conta davvero tanto per voi, e che vi dispiace venderla allora...”

“No signorina mia. Sono le bacchette a scegliere i maghi che la devono utilizzare. D'altro canto non posso tenermela per sempre. Non sono io il padrone scelto dalla bacchetta, ma lei. Cos'ha sentito questa volta?”

“Una sensazione che un fiotto di fuoco mi avvolgesse tutto il braccio. Come se adesso non mancasse nulla, mentre prima era un pò vuota.”.

“Bene. Allora sa una cosa? Questa bacchetta gliela regalo.”

“Ma signore, la tanta pazienza che lei ci spende per ognuna...”

“Niente ma. Gliela Dono. E poi ne ho ancora di bacchette da vendere signorinella mia.”

“Allora grazie mille per il dono!” disse Ariana educatamente. Rimise la bacchetta nella propria scatola che Olivander le porgeva e uscì dal negozio notando il sorriso che increspava il volto del fabbricante.

Ariana raggiunse immediatamente i genitori, che recuperarono la roba acquistata e tornarono a casa in attesa del primo Settembre.

   
 
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