Torno a casa e la prima cosa che noto è il silenzio. Non un suono si alza dal pavimento di parquet, tutto tace. Forse è in bagno e non mi ha sentito. Forse. Ma non si sente nemmeno l’acqua scorrere, o il suono fastidioso dello scarico. Non ci sono pagine di riviste che vengono sfogliate. E il mio cuore perde un battito. Sento freddo. Un brivido mi percorre tutta la spina dorsale.

Sto avendo una reazione spropositata, lo so. Me ne rendo conto. Ma il vuoto, e la fottuta consapevolezza della sua assenza in casa si fanno velocemente largo dentro di me, tanto da farmi stare male. Avverto le orecchie fischiarmi per la mancanza di suoni, e anche se mi sforzo, non riesco a respingere la sensazione che questo possa significare qualcosa d’altro.

Suggestioni. Mi accorgo del buio, e mi aspetto che mi divori da un momento all’altro. Che cinga le sue possenti braccia intorno a me e mi strangoli, lasciandomi esanime sul pavimento, gelido perché nessuno ha acceso il riscaldamento, stasera.

Sento il naso pungermi e la faccia cospargersi di spilli fantasmi, vorrei urlare ma la mia gola è secca, arsa, come se non bevessi da anni. Tremiti, tremiti e ancora tremiti. Ingoio la saliva e mi sforzo di chiamare il suo nome, ma le quattro lettere che amo di più al mondo consumano il loro ultimo respiro prima di essere sputate fuori.

Nubi color petrolio si formano nella mia testa, troppo dense e troppo minacciose perché riesca a scacciarle via, o perché possa ragionare con un briciolo di lucidità. Indietreggio a toccare la parete e poggio distrattamente una mano sullo specchio, lasciandomi cadere per terra. Il muto terrore di conoscere qualcosa in più si fa largo quando un fogliettino quadrato precipita placido ai miei piedi.

Mi pizzicano gli occhi e sento qualcosa bagnarmi piano una guancia mentre raccolgo quel piccolo pezzo di carta dal pavimento per leggerlo, le mani che mi tremano, il petto che mi arde come fosse una lastra di carboni accesi. Io non sono questo, non sono così. Che mi è successo?

Leggo le due brevi frasi una, tre, cinque volte prima di cominciare a capire. Niente. Sono salvo. Sento le nuvole andare via, disperdersi veloci. Tiro in silenzio su col naso e mi rialzo lentamente, asciugandomi la faccia. Cerco a tentoni l’interruttore della luce e il corridoio si illumina di nuovo, come sempre, dandomi il benvenuto a casa.

Ho ancora i brividi, ma passeranno presto. Rimarrà la paura, quella oscura sensazione che mi porterò dietro ad ogni passo fin quando non sarà di nuovo tra le mie braccia. Al sicuro.

AUTHOR'S CORNER: In realtà solo per dire che Jude non mi deve più lasciare da solo in casa, perchè poi io mi spavento °AAA° LOL Scherzi a parte, mi spiace avervi angustiato in questo barbaro modo, giuro che stamattina quando mi sono alzata dal letto non era mia intenzione. La colpa è della mia socia, che si becca di per sè anche una bella dedica, a patto che la prossima volta non rifaccia uno scherzo del genere .____.
Jk, bb, I gay you :3