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Autore: Carmilla Lilith    11/01/2011    5 recensioni
Anna, una timida ragazza innamorata di un suo compaesano, decide di chiedere l’aiuto di una potente maga per divenire bellissima. Ma qual è il prezzo della bellezza? (Storia partecipante al contest a più turni "Forgotten Dreams" indetto da Aki Asage e classificatasi quinta a pari merito nel primo turno)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The price of beauty

C’era una volta, poco distante dal freddo mare artico, un paesello composto da poche e linde casette, al cui limitare sorgeva una fitta foresta.
In una delle linde casette viveva una giovinetta di nome Anna. Aveva poco meno di vent’anni, capelli castano chiaro e occhi vivaci. Questa giovane era teneramente innamorata di un suo compaesano, un giovane uomo dai capelli biondi, gli occhi azzurri, le spalle larghe ed il portamento elegante.
I due erano amici sin dalla più tenera età ma il ragazzo non s’era mai accorto dei romantici sentimenti di Anna che, a causa della sua timidezza, non riusciva a dichiararsi.

 
Un giorno Enrico (questo era il nome del giovane) rivelò ad Anna di essersi innamorato ed alla giovane si fermò il cuore: purtroppo la fortunata non era lei ma Elisa, una delle creature più graziose del mondo, che viveva nel paesello.
La povera Anna sul momento inghiottì il rospo ma le bastarono pochi giorni per capire che non avrebbe mai accettato il rapporto tra i due: l’era sufficiente vederli camminare mano nella mano per sentire la rabbia sopraffarla.
La giovane si disperò, pianse, arrivò persino a strapparsi i capelli: sapeva perché era successo, sapeva che se il suo aspetto non fosse stato così anonimo Enrico non si sarebbe mai innamorato d’Elisa, avrebbe amato solo lei!
Proprio quando lo scoramento sembrava prendere il sopravvento si ricordò di una leggenda che si raccontava sul cimitero che si trovava poco lontano dal paesello: essa, infatti, narrava che il campo santo fosse abitato da una donna bellissima che ogni notte piangeva amaramente, appoggiata ad una delle tombe più antiche.

 Anna decise di recarsi nel cimitero per chiedere alla donna misteriosa il segreto della sua bellezza e così, in una notte di luna piena, si diresse verso il camposanto.
La paura era molta ma la speranza di fare breccia nel cuore di Enrico diede ad Anna la forza necessaria per addentrarsi nel cimitero e percorrere i suoi tetri vialetti.
Le forme scheletriche degli alberi spogli erano avvolti dalla foschia e regnava un silenzio irreale: quest’atmosfera inquietante non faceva altro che inquietare ulteriormente Anna, che fece appello a tutto il suo coraggio per proseguire. Quando raggiunse la tomba leggendaria, la ragazza vide una figura femminile di straordinaria bellezza singhiozzare disperata poggiata ad una lapide: la donna indossava un bustino nero con ricami rossi, una nera, lunghissima, gonna a balze e aveva la pelle candida come la neve.
Non appena la sconosciuta si accorse della presenza di Anna, scostò i capelli rossi come il fuoco dal viso e, così facendo, rivelò due meravigliosi occhi verde smeraldo, lucidi di lacrime.

 

“Chi sei tu? Cosa ti porta ad interrompere la mia veglia?” domandò la donna misteriosa. Anna si fece coraggio e parlò: “Vorrei sapere il segreto della Vostra straordinaria bellezza, madamigella”. “Potrei risponderti, oppure no. Perché desideri saperlo?” domandò la donna.
Anna le raccontò del suo amore per Enrico e di come sperava di conquistarlo se solo fosse stata più bella.
La donna sospirò e osservò sconsolata la lapide prima di rispondere: “Acconsento a rivelarti il mio segreto, ma sappi che correrai un rischio enorme se tenterai di seguire le mie orme”.
“Non m’importa, non temo nessun pericolo.” rispose Anna, decisa.
Allora, sappi che oltre la foresta sorgono delle montagne al di là delle montagne si trova un castello. Questo castello è abitato da una potente maga che accetterà di esaudire un tuo desiderio se attraverserai indenne il giardino che circonda la sua dimora.” raccontò la donna dai capelli rossi.
“Ti ringrazio, amica mia. Partirò al più presto per la mia missione.” ringraziò Anna.
“Ahimè, sono certa che te ne pentirai. Ti fermerei volentieri, ma temo che tu debba intraprendere questo viaggio per comprendere quanto sbagliato sia il suo scopo.” sospirò la donna, mentre Anna si voltava per uscire dal cimitero.
Arrivata all’ingresso, Anna si rivolse verso la tomba ma la nebbia le impedì di vedere la donna dai capelli rossi.

 

Dopo aver dedicato una giornata ai preparativi per il viaggio, Anna partì.
Aveva lasciato la sua linda casetta alle prime luci dell’alba e s’era subito diretta verso la foresta, animata dalla speranza di ottenere la tanto sospirata bellezza.
Attraversò la foresta a passo sicuro, senza quasi sentire fatica e raggiunse il centro della selva mentre il sole tramontava.
La giovane si accoccolò accanto ad un albero e si addormentò profondamente.

 

Si svegliò di soprassalto nel cuore della notte, convinta d’aver sentito un rumore di passi poco distante da lei. Non appena aprì gli occhi s’accorse che la nebbia aveva avvolto il paesaggio circostante: tutto ciò che riusciva a vedere erano gli scheletrici contorni di alcuni alberi poco distanti, che si stagliavano inquietanti e silenziosi contro il cielo color pece.

Angosciata dalla somiglianza tra quel paesaggio e i vialetti del cimitero, s’alzò e decise di riprendere il cammino ma ben presto si accorse che la sua era stata una pessima idea: la foresta era buia e piena di rumori inquietanti.

Nonostante si sentisse perduta, Anna proseguì a tentoni nel buio velato dalla foschia e, dopo quasi un’ora di cammino, raggiunse una radura e qui trovò una piacevole sorpresa: una capanna da guardiacaccia, sicuramente abitata dato che le finestre erano illuminate.

La giovane raggiunse la capanna e bussò alla porta, chiedendo ospitalità fino all’alba.

Dopo qualche istante la porta si aprì ma Anna cacciò un urlo spaventato: la persona che le aveva aperto era un uomo possente, con lunghi capelli neri, la barba incolta e lo sguardo glaciale.

La giovane indietreggiò intimorita ma l’uomo sorrise in maniera rassicurante e la invitò ad entrare. Anna, anche se titubante, accettò l’invito e si accomodò nella capanna dato che aveva troppa paura di trascorrere la notte nella foresta.

 

L’interno della capanna era ben illuminato: il fuoco scoppiettava allegro nel caminetto ed erano presenti numerose candele. Un libro aperto era poggiato sull’unico tavolo presente.

“Accomodati pure, non farti problemi!” la invitò la voce del guardiacaccia. Anna si sedette, ma era piuttosto nervosa: il guardiacaccia non era una presenza rassicurante per lei.

“Posso offrirti qualcosa? Hai fame? Sete?” domandò l’uomo, con fare premuroso. Anna stava per rifiutare ma il suo stomaco brontolò, tradendola. Il guardiacaccia sorrise e le offrì una pagnotta.

“Grazie.” mormorò Anna. Il guardiacaccia si sedette di fronte a lei.

“Io mi chiamo Thomas, tu?” si presentò, sempre sorridendo in maniera cordiale. “Mi chiamo Anna.” rispose la giovane.

“Posso chiederti cosa ci facevi tutta sola nella foresta? Non è un posto sicuro, soprattutto di notte.” domandò Thomas. “Sto andando a visitare dei parenti e sono stata costretta a dormire qui.” mentì Anna, messa in allarme dalle domande del guardiacaccia.

“Non so dove abitino i tuoi parenti ma questa non è proprio una buona zona. Soprattutto oltre le montagne.” commentò Thomas, con lo sguardo assorto.

“Perché?” domandò Anna, fingendo indifferenza. “Là vive una maga potentissima. Quasi nessuno di coloro che hanno tentato di attraversare il suo giardino è tornato indietro.” raccontò Thomas.

“Ma qualcuno ce l’ha fatta, giusto?” domandò Anna, agitatissima. “Quindi è lì che stai andando, giusto?” domandò Thomas, con un sorrisetto. Anna arrossì, senza rispondere.

“Se è davvero là che stai andando hai bisogno di una guida. Senza aiuto non farai nemmeno due passi oltre il cancello.” l’avvertì Thomas. “Come fai a saperlo?” domandò, incuriosita, Anna. “Non ha importanza, io verrò con te, che ti piaccia o meno” disse Thomas, risoluto.

“Tu non sai nemmeno chi sono! Non voglio la tua compagnia!” si oppose Anna.

“Non posso permetterti di andare da sola, è troppo pericoloso. Quel luogo ha già reciso troppe vite.”tagliò corto Thomas.

 

Thomas fece riposare Anna nel suo letto, mentre lui si preparò un piccolo giaciglio accanto al camino.

Anna tentò più volte di dissuaderlo dall’idea di accompagnarla, ma fu tutto inutile: l’uomo raccolse la sua balestra e lasciò il suo capanno per scortare la giovane al castello della maga.

I due camminarono tutto il giorno ed arrivarono alle pendici della montagna appena prima del tramonto.

Thomas preparò un piccolo accampamento e una cena frugale.

“Che cosa vuoi dalla maga?” domandò il guardiacaccia alla giovane. “Non ti riguarda.” rispose Anna, infastidita dalla curiosità dell’uomo.

“Se posso permettermi di darti un consiglio, Anna, non fidarti di qualsiasi cosa lei ti dirà. Ti vuole solamente ingannare.” disse Thomas, con serietà.

“Come fai a sapere tutte queste cose?” domandò Anna. “Anni fa chiesi il suo aiuto ma il prezzo dei suoi servigi è troppo alto per chiunque. Qualsiasi cosa tu chieda non sarà mai importante quanto ciò che dovrai pagare.” rispose Thomas.

Anna si coricò con le parole del guardiacaccia che le vagavano in testa: a cosa sarebbe stata disposta a rinunciare pur di diventare bellissima? Probabilmente a tutto, ma non ne era poi così sicura.

 

Stava albeggiando quando Thomas svegliò Anna per cominciare la scalata della montagna.

In quest’occasione Anna riconobbe l’utilità della compagnia di Thomas: il guardiacaccia conosceva i sentieri impervi come le sue tasche e permise alla giovane di completare il difficile attraversamento in meno di mezza giornata.

 

Oltre la montagna s’estendeva un’immensa landa verdeggiante, cinta da un muro di marmo bianco.

L’unica entrata era un cancello in oro, lasciato semiaperto, e da qui fecero il loro ingresso Thomas e Anna.

La giovane non vedeva nulla di pericoloso nel giardino: un manto di soffice erbetta verde ricopriva tutta la zona circostante e un le siepi di fiori colorati sembravano delimitare il sentiero che conduceva al castello.

“Non è un sentiero, ma un labirinto. Dammi la mano e promettimi che non la lascerai mai, qualsiasi cosa accada!” disse Thomas, serissimo. “Te lo prometto.” annuì Anna, senza capire tanta preoccupazione.

 

I due s’addentrarono nel labirinto, con Thomas che faceva strada e Anna appena dietro, la mano saldamente stretta a quella del guardiacaccia.

Le siepi sembravano contenere tutti i fiori del mondo: iris, rose dai mille colori, giacinti, gigli, gelsomini e tantissimi altri. Il loro profumo era ipnotizzante, pensò Anna, mentre rallentava il passo. Thomas la strattonò in avanti e continuò a camminare a passo svelto. Anna, infastidita, lo seguì: che male c’era se annusava un fiore?

Ad un certo punto passarono accanto ad un laghetto, dove nuotava un’allegra famiglia di cigni. Anna provò il desiderio di avvicinarsi per accarezzare quelle soffici teste piumate ma Thomas glielo impedì, incitandola a camminare.

Proseguendo nel cammino, Anna notò che le pareti del labirinto ora erano in oro e v’erano incastonate scintillanti pietre preziose. La ragazza avrebbe voluto fermarsi per osservare quello spettacolo, ma nuovamente Thomas glielo impedì.

 

Anna era ormai esausta quando i due arrivarono nei pressi dell’uscita: oltre un arco in argento ricoperto da rose rampicanti s’intravedeva un castello magnifico, candido come la neve.

Ma Anna rimase particolarmente colpita da una meravigliosa panchina in argento, posta appena accanto all’uscita. La giovane lasciò la mano di Thomas e si lanciò quella promessa di ristoro.

Aveva appena sfiorato la liscia superficie della panchina quand’essa si tramutò in una creatura orribile, dalla bocca deforme.

Le splendide rose divennero feroci serpenti e l’erba si tramutò in grossi vermi grigiastri. Thomas prese Anna in braccio e corse più velocemente che poteva verso l’ingresso del castello, mentre le mostruose creature risvegliate dalla giovane l’inseguivano.

Mancava pochissimo all’ingresso del castello quando il guardiacaccia dovette fermarsi, esausto. Anna era spaventatissima: le creature si stavano avvicinando, affamate.

“Anna, vai!”ordinò Thomas, impugnando a fatica la balestra. “Non posso lasciarti solo!” protestò la ragazza. “Vai, preferisco morire e salvare te piuttosto che sopravvivere con il rimorso per la tua morte!” ribadì Thomas, incoccando una freccia.

Anna osservò spaventata la scena poi, vedendo la vicinanza dei mostri, corse verso il castello, lasciandosi alle spalle il guardiacaccia e le belve feroci.

 

Il portone del castello era socchiuso, così la giovane riuscì facilmente ad entrare.

L’interno era veramente sontuoso: le pareti erano ricoperte da pannelli in legno lucido e da giganteschi arazzi, raffiguranti scene tratte da antiche leggende.

Un grande tappeto color oro si snodava lungo i corridoi e Anna decise di seguirlo. L’eco dei suoi passi risuonava nel silenzio che permeava la dimora della maga.

 

Mentre Anna proseguiva la ricerca della maga, il senso di colpa provocato dalla perdita di Thomas la spinse a riflettere: aveva già perso Thomas, che l’aveva aiutata e protetta anche se si conoscevano da così poco tempo. A cos’altro doveva rinunciare per diventare bellissima? Forse lo scotto da pagare era davvero troppo elevato! I pensieri della giovane s’interruppero quando s’accorse che il tappeto dorato terminava davanti ad un solido portone in quercia.

 

Anna esitò un momento, poi spinse il pesante portone, che s’aprì senza difficoltà.

La giovane avanzò timidamente, certa che la maga si trovasse in quella stanza. Non si sbagliava: una giovane dai capelli corvini e l’incarnato d’un pallore mortale, vestita con un sontuoso abito nero, sedeva su un trono imponente.

“Benvenuta, cara Anna!” l’accolse la giovane dai capelli corvini, accennando un sorriso.

Anna restò in silenzio, meravigliata dal fatto che la maga fosse a conoscenza del suo nome.

“Ti sto osservando da quando sei entrata nella mia proprietà. Tieni veramente molto al tuo desiderio, se sei stata disposta a sacrificare il tuo amico per i tuoi interessi!” disse la maga, divertita.

“Sacrificare?” domandò Anna, preoccupata.

“Già, purtroppo il poverino non è sopravvissuto ai miei guardiani! Ad ogni modo, io sono Irma. Che motivo ti ha spinta a cercarmi?” disse la maga, con fare mellifluo.

Anna rimase sconvolta e lacrime silenziose presero a solcarle il volto: Thomas era morto per colpa sua. Per aiutarla a realizzare il suo desiderio.

“Io volevo soltanto essere bellissima.” mormorò Anna, più a se stessa che ad Irma.

“Anna, tesoro mio! Il prezzo della bellezza è molto elevato ma, se ti può consolare, tu l’hai già pagato!” rispose Irma, alzandosi dal trono ed avanzando verso la giovane.

Anna rivolse gli occhi lucidi di pianto verso la maga, che ormai l’era di fronte. Irma le posò una mano sulla spalla.

“Mia cara, hai sacrificato la vita di una persona innocente! Mi sembra più che sufficiente! Ora, dovrai soltanto esprimere il tuo desiderio e io ti esaudirò!” spiegò, dolcemente, la maga.

Ora Anna capiva le parole di Thomas e della bella dama del cimitero: quella donna, se tale si poteva definire, era malvagia. Godeva del dolore altrui, lo trovava divertente. No, non poteva accettare l’idea di aver sacrificato la vita di Thomas per un desiderio che ora le appariva frivolo, sciocco.

Anna scosse la testa. “No, Irma. Non la bellezza ciò che desidero, non più!” disse la giovane, risoluta. Irma la fissò, confusa.

“Riporta in vita Thomas e lasciaci tornare indietro, è questo ciò che desidero!” disse Anna.

Irma sbuffò, contrariata. “Permettimi di ricordarti, cara Anna, che non avrai mai più una possibilità simile!” disse la maga, con tono seccato.

“Non m’interessa. Non posso divenire bellissima e vivere con il peso di una morte sulla coscienza!” disse Anna.

“E sia! Ma non hai ancora pagato per questo desiderio. Per la vita di Thomas io pretendo la tua memoria!” accettò Irma, sorridendo.

Anna restò ammutolita: la sua memoria? Avrebbe dovuto rinunciare a tutti i suoi ricordi! Ogni sensazione, ogni conoscenza, ogni sentimento: tutto cancellato. Ma era suo dovere rimediare a ciò che aveva commesso.

“Accetto.” mormorò Anna. Stava rinunciando non solo alla bellezza e all’amore di Enrico, ma a tutta la sua vita precedente. Eppure non poteva fare altrimenti.

Irma posò una mano sulla fronte di Anna. “Riavrai il tuo amico, cara Anna. Ma rinuncerai alla tua memoria. Sei più coraggiosa di quanto credi!” disse, per poi esercitare una leggera pressione con il palmo. Dopodiché calò il buio per la povera Anna, che si sentì precipitare verso il suolo.

 

Quando Anna si riprese, si trovò in un letto all’interno di un piccola capanna in legno. La luce del sole che entrava dalla finestra era molto intensa, segno che ormai era mattino inoltrato.

La giovane si levò a sedere, confusa. Dove si trovava? Non ne aveva idea. Non ricordava assolutamente nulla, nemmeno il suo nome.

“Anna! Ti sei svegliata!” esclamò una voce maschile: apparteneva ad un giovane uomo, solido, moro e con gli occhi azzurri. Anna gli rivolse uno sguardo smarrito e un timido sorriso.

“Che ti succede? Non mi riconosci?” domandò Thomas, perplesso. Anna scosse la testa, quasi imbarazzata.

Thomas sospirò, sedendosi accanto a lei sul letto. Anna si ritrasse leggermente, un po’ infastidita dalla confidenza che l’uomo si stava prendendo.

“Mi hai salvato la vita! Non ti ricordi di ciò che è accaduto al castello della maga?” domandò Thomas, guardandola negli occhi. Il giovane non poté fare a meno di rendersi conto di quanto fossero luminosi e belli.

“Non ricordo nemmeno il mio nome. Non so chi sono io e nemmeno chi sei tu!” rispose Anna, smarrita. Sentiva uno strano nodo in gola e un forte desiderio di piangere: sentiva di essere legata all’uomo ma non ricordava assolutamente nulla.

“Le hai donato la tua memoria? Hai fatto questo per me?” domandò Thomas, prima di abbracciare la giovane. Anna s’irrigidì, anche se accettò la testimonianza d’affetto del bel giovane.

Quando l’abbraccio si sciolse, Thomas sorrise ad Anna e le porse la mano.

“Il mio nome è Thomas, piacere! E tu… tu sei Anna!” disse il giovane mentre Anna, rincuorata, gli stringeva la mano.

 

Thomas, nei giorni successivi, raccontò ad Anna tutto ciò che sapeva di lei. La giovane, però, continuava a non ricordare nulla riguardo il proprio passato.

Il giovane guardiacaccia decise allora d’indagare personalmente sul passato di Anna per permetterle di recuperare la memoria. Partì con Anna alla volta del piccolo paesello che sapeva si trovava oltre la foresta: non c’erano altri villaggi nei paraggi, quindi era probabile che Anna provenisse proprio da lì.

Thomas, però, era leggermente turbato: forse spinto dalla gratitudine per il sacrificio fatto dalla giovane per salvargli la vita, si era avvicinato molto ad Anna e si era molto affezionato alla giovane. Temeva che Anna fosse legata ad un altro uomo e che, vedendolo, riacquistasse la memoria e restasse con lui. E doveva ammettere che la sua piccola capanna, suo rifugio per tanti anni, gli sarebbe parsa spoglia senza la dolce e vivace presenza della giovane. Nonostante i sentimenti che provava per Anna, però, sapeva che non l’avrebbe mai trattenuta contro la sua volontà: voleva solo che fosse felice e se lo era accanto ad un altro uomo, non l’avrebbe fermata.

 

I due giovani dovettero accamparsi nella foresta quando calò la notte. Thomas preparò la cena, mentre Anna sistemava dei piccoli giacigli. Il guardiacaccia contava di raggiungere il paesello l’indomani nel primo pomeriggio.

Dopo cena, quando i due stavano per coricarsi, Anna fece una domanda a Thomas: “Tu che cosa avevi chiesto alla maga?”

Thomas esitò per un momento, prima di rispondere: “Amavo una donna, ma lei era sposata. Chiesi ad Irma di permettermi di conquistarla.”

Anna annuì, restando in silenzio. “Suo marito l’abbandonò qualche giorno dopo e quando c’incontrammo la consolai. Pian piano s’innamorò di me e decidemmo di sposarci ma il giorno prima della nozze, lei morì. Allora capii le parole della maga: mi aveva chiesto di darle un pezzo del mio cuore. E così è stato.” proseguì Thomas.

“Thomas, mi dispiace così tanto!” disse Anna, abbracciandolo. Il guardiacaccia ricambiò l’abbraccio e posò un bacio sulle labbra della giovane che, dopo l’iniziale stupore, ricambiò.

Quando terminò il bacio, Anna augurò dolcemente la buona notte a Thomas, per poi coricarsi. Thomas, dopo qualche istante, ne seguì l’esempio.

 

Come previsto dal guardiacaccia, i due raggiunsero il paese natale di Anna nel primo pomeriggio.

Molti degli abitanti riconobbero la giovane, che però continuava a non ricordare nulla del suo passato: scoprirono che la giovane era orfana ormai da molti anni e che lavorava presso la filanda del paese. La sua vita era stata semplice e serena, fino al giorno in cui aveva deciso di partire.

Anna non ricordava più nemmeno il motivo della partenza, nessun ricordo del desiderio che intendeva esprimere.

Anna decise di trascorrere ancora qualche giorno nel paesello, sperando di poter recuperare la memoria, e ospitò Thomas nella sua casetta. Tra i due stava nascendo un sentimento romantico ed erano entrambi felici di trascorrere del tempo insieme, anche se Anna era inquieta a causa della sua amnesia.

 

Il giorno dopo l’arrivo di Thomas ed Anna nel paesello, la giovane ricevette la visita di Enrico e di Elisa. Thomas intuì il profondo legame tra Anna ed Enrico ma la giovane continuava a non ricordare nulla, nemmeno il sentimento che aveva provato per il suo compaesano e questo, in fondo, fece piacere a Thomas.

Trascorsi quattro giorni, Anna non aveva ancora riacquistato il benché minimo ricordo. Rattristata per la sua situazione, la giovane chiese a Thomas di lasciarla sola qualche ora e ne approfittò per fare una passeggiata per il paesello. Senza rendersene conto la giovane prese la strada per il camposanto.

 

Il sole era calato da circa un’ora ed Anna prese a vagare per i silenziosi vialetti del cimitero. Una sottile nebbiolina aleggiava nell’aria e le sagome scheletriche degli alberi spogli, benché inquietanti, erano anche familiari alla giovane: ricordava di averle già viste in più di un’occasione, anche se in due luoghi diversi.

Giunta alla tomba leggendaria, Anna rivide la splendida dama dai capelli rossi. Improvvisamente la memoria ritornò: ricordava le sue pene d’amore, la sua decisione di divenire bellissima, il suo incontro con Thomas e le mille peripezie che l’avevano finalmente ricondotta al cimitero, quella notte.

“E così hai rinunciato al tuo desiderio!” osservò la dama dai capelli rossi, rivolta ad Anna.

La giovane annuì. “Ho solo scelto qualcosa di più importante.” disse.

La dama dai capelli rossi sorrise. “Molti anni fa chiesi l’aiuto della maga Irma. Volevo essere in grado di aiutare le giovani che soffrivano per amore.” disse dolcemente.

“Irma mi rese uno spirito guida: mi tolse per sempre la mia vita da mortale. E io scoprii troppo tardi che un giovane mi amava: si suicidò quando venne a sapere della notizia della mia morte. Piango sulla sua tomba perché non sono riuscita a salvarlo e la cosa mi tormenterà ogni giorno, per l’eternità!” proseguì la misteriosa dama. Gli occhi di Anna erano lucidi di pianto.

“Posso rendermi nebbia quando veglio le mie assistite: ero con te quella notte del bosco, io ti ho spinta da Thomas. Lo hai reso infinitamente felice e lui può fare lo stesso per te!” concluse poi lo spirito guida.

“Lo so. Mi sono innamorata di lui: ciò che vede in me va oltre alla bellezza.” rispose Anna, sorridendo. Anche la dama sorrise.

“Questo allevia il mio dolore. Ma ora devi andare: Thomas è preoccupato, ti sta cercando!” disse la misteriosa figura, prima di dissolversi in una leggera nebbiolina. Anna osservò meravigliata la scena, per poi dirigersi fuori dal cimitero.

 

Qualche giorno più tardi Anna e Thomas si diressero verso la capanna del guardiacaccia, che divenne il loro nido d’amore. I due vegliavano su chi intendeva dirigersi dalla maga Irma, tentando di dissuadere i viandanti dal proposito di recarsi dalla perfida fattucchiera.

L’amicizia tra Anna ed Enrico rimase solida e non era raro che le tue famiglie si scambiassero delle visite. Dopo qualche anno, poi, Anna partorì un bel bambino mentre Elisa mise al mondo una splendida femminuccia.

La vita delle due famiglie trascorse appagante e serena e per questo Anna, nelle notti nebbiose, non mancava mai di mormorare un ringraziamento alla foschia.

   
 
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