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Autore: StilledAnima    11/01/2011    2 recensioni
"L’istinto mi diceva che la ferita nel mio cuore sarebbe bruciata per sempre. Ormai era parte di me. Il tempo avrebbe reso tutto più facile- era un luogo comune. Che il tempo potesse guarirmi o no, l’importante era che Jacob stesse meglio.
E potesse essere ancora felice.” ( Eclipse, pag. 486)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Alla moglia amante del viola.

Questa è per ringraziarti di avermi aspettato per tutto questo tempo.

Ti voglio bene, non dimenticarlo mai.

 

 

                  

 

                       Brand New Day_

 

“L’istinto mi diceva che la ferita nel mio cuore sarebbe bruciata per sempre. Ormai era parte di me. Il tempo avrebbe reso tutto più facile- era un luogo comune. Che il tempo potesse guarirmi o no, l’importante era che Jacob stesse meglio.

                                                              E potesse essere ancora felice.”   ( Eclipse, pag. 486)

 

 

 

 

 

A distanza di anni riusciva ancora a sentirlo.

Non era una sensazione definibile, non c’erano parametri  certi per poterlo provare. Eppure, quel brivido di freddo a contatto con la sua pelle bollente creava sempre un senso di distacco troppo grande.

Prendeva da dentro, una leggera fitta alle costole che non si poteva guarire e arrivava improvvisa  ogni volta che all’orizzonte si ergeva un nuovo cambiamento.

Anche stavolta non c’era niente di diverso, qualcosa di non detto aleggiava nel silenzio di quel soggiorno.

Stanco e con il lieve malessere di quella puntura conficcata nel petto, appoggiò la fronte contro il vetro della finestra.

La consistenza dura e liscia gli diede sollievo per un attimo e gli permise di lasciar andare i pensieri  che fino ad allora lo avevano tormentato.

 

 

Aspettava. La stava aspettando.

 

 

Non c’era stato niente a presagire che quella giornata sarebbe stata un completo disastro.

Si era alzato come ogni giorno, aveva trangugiato con impeto la propria colazione e dopo una pacca di saluto a Billy, si era gettato nella foresta diretto verso casa Cullen.

La mattina era sempre la parte che adorava di più. Implodeva dentro, scatenando la trasformazione in licantropo giusto per arrivare più veloce, per non perdersi un solo sospiro o sbadiglio.

Nessie la mattina era una vera ritardataria e non metteva un piede fuori dal letto se prima Jake non l’andava a salutare con una bella dose di solletico.

Erano  gli attimi che preferiva in assoluto:  prendere tra le mani quel viso ancora assonnato e vederlo schiudersi pian piano all’alba di un nuovo giorno da trascorrere insieme,  un sorriso pieno d’amore solo per lui.

Con l’ansia di riempire quel vuoto  che non gli dava pace, si era ritrovato davanti al villino in forma umana ed aveva bussato, in attesa che Bella venisse ad aprirgli come ogni mattina.

Ma quel giorno nessun vampiro era venuto ad accoglierlo. Lo strano silenzio, l’immobilità del vento e la porta insolitamente socchiusa lo avevano spaventato a morte.

Con la paura a raschiargli la gola e lo stomaco stretto in una morsa si era fiondato dentro, alla ricerca di un qualsiasi indizio che spiegasse la loro assenza.  Si era precipitato subito in camera di Renesmee, ma non aveva notato niente di strano. Il letto sfatto, i libri al loro posto sulle mensole… Persino le foto che si erano scattati insieme a La Push erano dove ricordava.

Un leggero moto di sollievo l’aveva colto al pensiero che almeno non se n’erano andati senza avvertire.

Aveva sempre quel maledetto terrore radicato dentro. Sapeva che Bella non se ne sarebbe mai andata senza dirgli niente, però già una volta si era ritrovato a coinvolgere Charlie per evitare una fuga da casa.

Non poteva permettersi distrazioni, non se la persona a cui più teneva veniva tirata in ballo.

 

Era sceso al piano di sotto, scosso dai primi tremori  che preannunciavano la trasformazione, quando l’aveva notato.

Sullo scrittoio, lì dove la puzza era ancora più intensa- segno dell’ultimo passaggio di Bella- c’era un piccolo foglio col suo nome sopra.

Aveva quasi ribaltato il divano nella foga di afferrarlo e l’agitazione che l’alimentava gli aveva impedito nei primi secondi di cogliere il messaggio scritto nella calligrafia disordinata della sua migliore amica.

  Jake, non preoccuparti, abbiamo solo anticipato la caccia di oggi pomeriggio. Sarò di ritorno al tramonto, mentre Edward e Renesmee faranno un po’ più tardi. Ti prego solo di una cosa: aspettami qui a casa. Devo parlarti di una cosa importante.   Bella.”

 

Per  questo quella puntura a colpirlo a fondo, dritto al cuore.

Sapeva che Bella non scriveva “cosa importante” solo per fare scena:  per lei le ultime cose importanti che erano capitate, da cinque anni a quella parte, erano state  trasformarsi in un’ immortale e mettere al mondo una figlia mutante.

Non c’era da stupirsi affatto per quel tono solente. Tutto al più, esserne sinceramente terrorizzati.

Per paura di non accorgersi dell’arrivo di Bella, si era limitato a cacciarsi il pranzo nei dintorni, accontentandosi di uccelli e qualche piccola lepre.

Il trasformarsi gli era valso tutte le energie in suo possesso poiché aveva deciso di non mettere in allarme il branco con i suoi pensieri colmi di tensione.

L’ultima cosa di cui aveva bisogno era un intero gruppo di licantropi ansiosi a tallonarlo con parole di conforto per tutto il pomeriggio. Non che non avesse bisogno di calmarsi o di vedere le cose dalla giusta prospettiva, tenendo fuori il suo pessimismo.

Voleva solo essere mentalmente pronto quando il colpo sarebbe stato messo a segno.

 

 

 

Era appoggiato alla mensola sopra il camino quando il vento di una corsa arrestata improvvisamente l’aveva fatto scattare.

Imponendosi l’autocontrollo necessario, aveva rilasciato le proprie emozioni con qualche sospiro e si era voltato, pronto ad accogliere Bella col tono affabile di sempre.

Così la vampira l’aveva trovato al suo arrivo in casa: una maschera d’indifferenza studiata, condita con un mezzo sorriso di circostanza.

 

“ Sei rimasto”

 

Le parole di Bella, piene d’affetto e di qualcos’altro che non era riuscito a cogliere subito, risuonarono nella stanza silenziosa.

“ Ho fatto quello che mi avevi scritto. Cos’è tutta questa improvvisa passione per il mistero? La vita da succhiasangue ti va già stretta?”

La vide abbassare gli occhi lentamente, come per prepararsi a fare qualcosa che le arrecava una tremenda fatica. Conosceva bene quel modo di fare, l’aveva visto troppe volte in passato.

Nel loro passato.

 Quello in cui l’adolescente Jacob era ancora innamorato della dolce e fragile umana Isabella.

 

Ricordava ogni sguardo, ogni sbaglio commesso da entrambi, ogni coltellata inferta seguita immancabilmente dallo stesso rimorso di sempre.

 Per quanto adesso gli sembrasse impossibile vedere in Bella quella persona  importante, per quanto il suo amore si fosse spostato da un’altra parte, verso un’altra donna, riconosceva all’istante quegli occhi, quel suo modo di fare.

Era lo stesso atteggiamento che aveva avuto quando le aveva strappato a forza quel primo bacio, lo stesso timore di ferire di quando era entrata in camera sua per dirgli che, ancora una volta, aveva scelto Edward e non lui.

Semplice e diretto,  ma per questo non faceva meno male: era un abbandono.

Capirlo e iniziare a tremare di rabbia fu un istante.

Perché lo sentiva, non poteva sfuggirvi: era un abbraccio in meno, uno per ogni giorno. Contava, contava eccome. Scavava il solco che l'avrebbe separato da loro, consciamente.

Consapevole della distanza che poneva e dei muri che creava, avrebbe cominciato a smontare uno per uno quei puzzle che tanto amava: conoscendo il numero preciso di pezzi di ognuno di essi, avrebbe potuto tenere il conto di quanti giorni di vuoto gli sarebbero spettati. A distanza di anni avrebbe ancora pensato con ironia a quanto stupido potesse apparire, quel calcolo inetto dell'assenza che gli stavano per provocare.

 

Se ne stavano andando.  

Era tutto scritto lì, sulle labbra di Bella piegate dallangoscia.

 

Sarebbero spariti al calar della notte, portandosi via ricordi, gioie e dolori.

 Lasciandolo, ancora una volta, a raccattare i pezzi del suo cuore martoriato.

 

Nellattimo in cui la prima scarica di adrenalina arrivò al cervello, si spostò così velocemente da scontrarsi con Bella, il petto tremante a pochi centimetri dal viso di lei.

La fissava dallalto, lo sguardo puntato sul suo viso pallido dagli occhi dorati, enormi.

Un ringhio, i denti scoperti dalla rabbia e solo un mare di confusione in testa.

 

No. Voi non andate da nessuna parte.

 

Un colpo di frusta, il boato di due corpi che cozzano insieme e si ritrovò sbattuto contro il divano, le braccia sollevate ad attutire il colpo. Si alzò velocemente, i denti scoperti e la trasformazione già in atto quando, per la prima volta, il suo sguardo incrociò quello di Bella.

Non avrebbe saputo descrivere quella strana espressione che si era dipinta su i freddi lineamenti della vampira: il volto dai tratti bellissimi era contorto in una smorfia così dolorosa da far stringere i denti per lo strazio, mentre gli occhi apparivano lontani, adesso. Come se una patina leggera fosse scesa su di loro a nasconderli dalla realtà.

Non aveva mai avuto modo di osservarlo da vicino quello strano fenomeno, però lo riconobbe allistante come un pugno alladdome.

Non avrebbe mai pensato che veder piangere un vampiro lavrebbe annientato così.

Scavalcò il divano e si avvicinò a lei, dimentico della puzza, della sua consistenza fredda e rigida.

Non cera un estraneo davanti a lui, non cera un nemico da sconfiggere stavolta.

 

Cera solo Bella, la sua migliore amica, con quello strano caloroso affetto di sempre.

La chiuse in uno suo abbraccio, sollevandola da terra senza sforzo. Gli arti della sua amica, duri come il marmo, si conficcarono sulla sua schiena a ricambiare labbraccio.

Poco importava se il livido sarebbe rimasto. Sarebbe stato peggio se non ci fosse stato affatto.

 

Mi dispiace, Jake. Vorrei che fosse diverso. Non sai quanto sia difficile per me lasciare la mia casa, Charlie e te. Ma Carlisle e gli altri se ne sono già andati da tempo  e Nessie continua a crescere con rapidità. Non possiamo più ritardare…”

 

La strinse a sé ancora di più, incurante delle lacrime che finalmente avevano ceduto al suo autocontrollo. Si accorse a stento dei lievi baci che Bella gli stava donando per calmarlo, era troppo preso dal quel fiume in piena che erano le parole di lei.

Non puoi rinunciare alla tua vita. Devi rimanere qui, concludere i tuoi studi e poi il branco ha bisogno di te!Non andremo lontano, Jake. Ci faremo sempre trovare.

 

Lentamente, le ultime stille salate a contornare il volto, si staccò da quellabbraccio. Guardò Bella, il suo viso così diverso eppure uguale a quello di un tempo. Catturò qualche ciocca dei suoi capelli, riordinandoli dietro  lorecchio.

Non sarebbe stato un discorso facile e conoscendo la testardaggine della sua migliore amica, era pronto anche ad un altro scontro  pur di farsi ascoltare. Ne andava della felicità di Nessie e, di conseguenza, della sua.

Ti ricordi le nostre passeggiate sulla spiaggia, a La Push? Prima, quando le storie dellorrore erano ancora spaventose e non il pane quotidiano?

La vide annuire con uno sguardo daffetto, perso nel passato.


Una volta, mentre eravamo lì, arrivai a spiegarti tutti i meccanismi dellimprinting e, neanche a dirlo, il discorso cadde su Edward. Mi dicesti a chiare lettere che saresti morta al solo pensiero di lasciarlo di nuovo, che avresti gettato via la tua vita pur di seguirlo.


La guardò attentamente, gli occhi persi in un mare di ricordi.


Scherzasti, dicendo anche che limprinting assomigliava né più né meno ad un colpo di fulmine. Ma ora io ti chiedo questo, Bells, e vorrei che tu rispondessi sinceramente: dopo tutto quello che è successo in questi anni, saresti disposta a lasciare Edward solo per consentirgli di vivere una vita tranquilla? Sempre se di vita tranquilla si possa parlare, per un vampiro.


La vide spalancare i grandi occhi, paura e sgomento ad incorniciare quello sguardo spaventato.


No, vero? Non lo lasceresti neanche se ne andasse della tua vita, dico bene? È già successo, in fondo. Per questo, vorrei cercare di farti capire…”


La prese per mano, appoggiando di nuovo la fronte sul vetro della finestra per cercare un momentaneo sollievo.


Così come voi due siete un unico essere, Bells, anche io e Ness non possiamo pensare di farcela se siamo luno lontano dallaltra. Per questo hai pensato di parlarmi da sola, non è vero? Sapevi che avrebbe fatto il diavolo a quattro pur di farmi partire con voi.

Silenzio, un tacito assenso masticato con difficoltà.


Sai com’è fatta. È testarda e non si lascerà convincere  nemmeno da suo padre, Jacob. Per questo speravo di far leva su di te, anche se sapevo già di fallire in partenza.


È tua figlia, Bells, dovevi aspettartelo: testarda è il suo secondo nome.

Uno sbuffo, una fendente giocoso da parare con la mano.

 

Poco importava che fosse passato così tanto tempo: il loro legame, quellempatia spontanea che li coinvolgeva era più forte di mille parole. Potevano stare l'una accanto all'altro per ore, intavolando fitte conversazioni fatte di silenzio e non si sarebbero mai scoperti a disagio.

 Il dolore di Jacob era il groppo in gola di Bella. Se avessero potuto, avrebbero aperto invano le vene nel tentativo di dimostrare di possedere lo stesso sangue.

Avrebbero perfino potuto vedersi nudi, e niente avrebbe scalfito quell’affetto che li legava, poiché  il loro rapporto era un continuo spogliarsi dalle menzogne che quotidianamente giacevano su loro stessi. 

Erano amici, complementari

Con un altro motivo in più per restare insieme: una giovane adolescente mezza vampira che amavano con tutte le loro forze.

 

 

Passarono pochi minuti, attimi che sembrarono scandire i rumori del bosco lì fuori. La notte stava scendendo lenta, colorando di rosa pallido gli ultimi sprazzi di cielo azzurro.

 

Non ci fu un istante preciso, un momento in cui la ragazza accanto a lui rese le armi. Semplicemente, la pallida mano della vampira andò a toccare il braccio del licantropo, in una carezza.

Era un gesto di sconfitta, per certi versi. Era una promessa di gioia futura per una certa persona.

 

“ Ti interrogherò ogni sera, Jake. Sbaglia anche solo una data, un calcolo o un numero e ti rispedirò a calci in questa foresta, contaci!”

 

Bella non alzò lo sguardo, sapeva che non ce n’era bisogno. Sul viso del suo migliore amico, probabilmente, vi era dipinta un’espressione che non doveva essere condivisa.

Bastò una stretta leggera in risposta, quel mezzo sorriso a far combaciare di nuovo tutti i pezzi al posto giusto.

Rimasero fermi, immobili, scrutando nel cuore della foresta fino a quando il silenzio non inghiottì il vuoto, portandosi via anche un po’ di quell’antico dolore.

Stringendosi per mano, attesero che il sole tramontasse sul  giorno.

Non sapevano che cosa aspettarsi.

Speravano soltanto che il destino, in quel mentre, decidesse quali carte scoprire per prime.

 

 

   
 
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