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Autore: lyrapotter    11/01/2011    3 recensioni
Quarta classificata al secondo turno del Club dei Duellanti indetto da Vogue, Lilyblack e Fabi_
Un bambino curioso, una vecchia poltrona e una favola da raccontare, quella di un uomo abituato alla solitudine, di una grande amicizia e di una principessa un po' particolare...
“Allora, che storia vuoi sentire?” domandò mentre Danny si arrampicava sulle sue ginocchia.
Il bambino esitò, cercando di scegliere, ma evidentemente non ci riuscì perché alla fine disse: “Non lo so! Puoi decidere tu? Le tue storie sono tutte belle!”. […]
“Prima di essere interrotto, stavo appunto parlando di una persona che ha trascorso parte della sua vita dormendo e che doveva essere continuamente risvegliata da qualcun altro…”. […]
“Ti va di ascoltare questa storia?”.
Anche se un po’ scettico, Danny annuì.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i suoi personaggi appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

N.B. le parti in corsivo sono i pensieri dei personaggi.

Sanguesporco: traduzione letterale del termine inglese Mudblood

Fanfiction partecipante al secondo turno del Il Club dei Duellanti indetto da Vogue91, Fabi_ e Lilyblack sul forum di EFP

MI RACCONTI UNA STORIA?

PROLOGO

Ally si materializzò direttamente sul retro della casa dei suoi genitori, come faceva sempre. Prima ancora di rendersi conto di avere terra solida sotto i piedi, Danny si era liberato della sua presa ed era schizzato verso la porta, annunciando con tutta la sua irruenza infantile il loro arrivo.

La donna sbuffò: a soli cinque anni, il mostriciattolo le metteva già fin troppo i piedi in testa per i suoi gusti. Non che lei a quell’età fosse tanto meglio, considerò tra sé e sé ridacchiando. Buon sangue non mente mai…

Ciò non di meno, come madre era suo dovere conservare almeno un minimo di credibilità. "Danny, fa’ piano: ti sentirà tutto il vicinato!".

"Sì, mamma" assentì il bambino di malavoglia, prima di aprire la porta e precipitarsi dentro.

Ally scosse il capo, entrando a sua volta. "Ehilà, c’è nessuno?" chiamò a voce alta, passando nel contempo in rassegna la cucina per controllare dove fosse e cosa stesse facendo il piccolo criminale, che come da copione aveva già allungato la mano verso il piatto di biscotti in bella vista sul tavolo. "Ehi tu, guarda che questa non è mica casa tua!".

"Ma è la casa dei nonni: a loro mica dispiace" ribatté Danny con serenità, prendendone comunque uno alla faccia dei rimproveri della madre: sapeva fin troppo bene che tanto nessuno l’avrebbe più rimproverato per quel motivo.

Quando Ally cercò di afferrarlo, sgusciò velocemente via chiamando a gran voce: "Nonna, nonno!".

Forse devo prendere seriamente in considerazione l’idea di mettergli il guinzaglio, pensò tra sé, prima di posare a sua volta gli occhi sui biscotti. Erano pure i suoi preferiti… Complimenti, Allison, predichi bene almeno quanto razzoli male! Ma siccome non aveva mai fatto della coerenza la sua ragione di vita, ne addentò comunque uno con gusto, curandosi di finirlo prima che Danny potesse vederla.

Stava appunto dirigendosi in salotto alla ricerca di qualche altra forma di vita quando sua madre le venne incontro con un largo sorriso. "Oh, che bella sorpresa! A cosa dobbiamo il piacere?".

Ally alzò le spalle, ricambiando l’abbraccio. "Nulla di particolare, in verità: Danny voleva venire a tutti i costi a trovare i nonni…".

"Oh, è una vera fortuna che almeno lui pensi un po’ a noi due poveri derelitti: dipendesse da te e quell’altro ingrato di tuo fratello vi vedremo giusto alle feste comandate!".

"Non posso parlare per Ted" ribatté Ally, sfilandosi il mantello e poggiandolo su una sedia, "ma ricordo distintamente di essere venuta qui non più di quattro giorni fa, a portare altra pozione per papà… E non mi pare che fosse una festa comandata!".

Ninfadora Tonks liquidò l’obiezione un vago gesto con la mano. "Dettagli, dettagli: lascia alla tua vecchia e decrepita madre almeno il piacere di lamentarsi per qualcosa!".

"Mamma, tu non sei vecchia né tantomeno decrepita: sei una delle persone più vitali che conosca…".

"Bof, dillo alle mummie del Ministero che mi hanno confinato al lavoro d’ufficio perché, a sentir loro, le mie capacità motorie e mentali nono sono più adeguate al lavoro sul campo: come se non fossi stata goffa e svampita anche trent’anni fa!".

Ally ridacchiò: parlando per eufemismi, si poteva dire che sua madre non aveva preso molto bene la ridistribuzione degli incarichi al Dipartimento Auror, che la vedevano ora impiegata in prima linea "nel glorioso compito del compilare scartoffie da mattina a sera". In particolare, passava metà del suo tempo a inveire contro i burocrati dalla mentalità ristretta che l’avevano relegata alla scrivania e l’altra metà a inveire contro il branco di sbarbatelli che a malapena sapevano da che lato si teneva la bacchetta e le avevano "rubato" gli incarichi. Il tutto sottolineando fino allo sfinimento la sostanziale mancanza di appigli fondati per giustificare quella scelta, visto che ai test annuali del Ministero era risultata in splendida forma e perfettamente in grado di continuare a fare il suo lavoro come sempre.

Del resto, nessuno in famiglia aveva dubbi su quali fossero i reali motivi della segregazione dietro la scrivania. Ninfadora Tonks non era mai stata propriamente una beniamina dei suoi superiori: troppo irruente, indisciplinata e irrispettosa dell’autorità, come la degna pupilla di Malocchio Moody doveva essere. E invecchiando non era certo migliorata.

E ovviamente non si poteva nemmeno dimenticare l’altro grosso problema, riassumibile in due parole: Remus Lupin. O meglio, la maledizione che si portava dietro: non bastano certo anni di riforme e tentativi di reintegrazione dei Lupi Mannari nella Comunità Magica per uccidere i pregiudizi della gente.

"Vedrai che ci ripenseranno, mamma" cercò di incoraggiarla pur senza crederci sul serio.

"Oh, figurati" sbuffò Tonks in risposta. "Sono carne vecchia, ormai: ancora un paio d’anni al massimo e troveranno la scusa per mandarmi in pensione una volta per tutte!".

"Beh, sono quarant’anni che cercano di liberarsi di te: forse li hai fatti penare abbastanza…".

"No, non credo. Ma non mi va di parlarne: biscotto?" domandò, porgendole il vassoio da cui sia lei che Danny si erano serviti poco prima.

"Beh, se proprio insisti…" ridacchiò Ally, prendendone uno. "Questi portano la firma di nonna o sbaglio?".

"Mi hai beccata subito, eh? È passata stamattina: in teoria sarebbero per tuo padre, ma visto che lui non ha voglia di mangiarli…" concluse, addentando un dolcetto a sua volta.

"Come sta, a proposito?".

"Come al solito dopo la luna piena" rispose Tonks con aria tranquilla. "Brontola e borbotta, continua a dire che l’infame se lo porterà via un mese o l’altro, ma è qualcosa come dieci anni che lo ripete, ormai non gli do più credito: quel vecchio lupo ci seppellirà tutti, fidati di me!".

Malgrado il tono leggero con cui lo disse, Ally riuscì comunque a captare una nota d’inquietudine nella sua voce: entrambe sapevano che, con l’età che avanzava inesorabile, le trasformazioni per Remus si facevano sempre più pesanti e difficili da sopportare. Allo stesso modo, tutte e due preferivano relegare quel particolare pensiero in angoli remoti della loro mente.

"Dov’è finito il piccolo criminale?" domandò Ally per sviare il discorso, guardandosi intorno alla vana ricerca di Danny.

"Intendi per caso quella sottospecie di Folletto che mi ha dribblato poco fa diretto in salotto? Probabilmente a fare la corte a suo nonno…".

"Già, lo immaginavo. Papà?".

"Trapiantato in poltrona. Vuoi del tè?".

Ally le fece un cenno affermativo, dirigendosi verso il salotto. Come le aveva detto Tonks, trovò suo padre comodamente seduto alla sua postazione prediletta, circondato da abbastanza cuscini da riempirci un bazar (sua madre aveva la leggera tendenza a esagerare): nonostante l’aria un po’ sofferente, le rivolse un caldo sorriso appena la vide.

"Ehi, cucciola, mi stavo proprio chiedendo quando voi donne avreste smesso di complottare ai miei danni e saresti venuta a riprenderti il piccoletto".

Danny difatti stava allegramente ronzando intorno alla poltrona, implorando a gran voce il nonno: "Mi racconti una storia? Mi racconti una storia?".

"Danny, lascia stare il nonno" l’ammonì Ally in tono severo. "È stanco…".

"Oh figurati!" commentò Remus con aria bonaria. "Non sono ancora un tale rottame da non poter intrattenere in modo adeguato il mio nipote preferito!".

Fece l’occhiolino a Danny, che batté le mani tutto contento. Non era certo un mistero capire per quale motivo stravedesse per il nonno: Remus aveva un talento naturale con i bambini, era praticamente l’unico a cui il piccolo ubbidisse sempre e comunque.

"Allora, che storia vuoi sentire?" domandò mentre Danny si arrampicava sulle sue ginocchia.

Il bambino esitò, cercando di scegliere, ma evidentemente non ci riuscì perché alla fine disse: "Non lo so! Puoi decidere tu? Le tue storie sono tutte belle!".

Ally non riuscì a trattenere un sorriso: ricordava bene quando c'erano lei e suo fratello al posto di Danny. Per placare i loro continui litigi, Remus li piazzava ai due lati del divano con lui nel centro e si metteva a raccontare. Era così coinvolgente che era riuscito a farsi ascoltare fino alla loro adolescenza, quando vari moti di ribellione (soprattutto di Teddy che con il padre aveva sempre avuto un rapporto più travagliato di lei) avevano posto fine a quei piacevoli pomeriggi. Poteva perciò immaginare la felicità di Remus adesso che aveva un altro bambino da coccolare e soprattutto incantare.

Silenziosamente, andò ad accomodarsi sul divano, preparandosi a sua volta ad ascoltare.

"Allora, da che parte cominciamo?" domandò Remus.

"Ma dall’inizio, no?!" rispose Danny con fare ovvio.

"Dall’inizio? Ci vorrà un sacco di tempo, sai, piccolo: sei sicuro di avere abbastanza pazienza?".

"Sì, sì, sì! Dall’inizio, nonno, proprio da lì!".

"Ok, sei tu il capo". Remus chiuse gli occhi un attimo, cercando di raccogliere le idee. Quando li riaprì, Danny lo guardava con gli occhi luccicanti, in trepidante attesa. "Dunque, tu lo sai che passi circa metà della tua vita dormendo?".

Danny lo guardò con la fronte aggrottata. "Non è vero! Io non dormo così tanto!".

"Ah, ti sembra di no… E lo sai che puoi dormire pur essendo perfettamente sveglio?".

"No che non si può!" protestò Danny, piuttosto confuso. "Se sei sveglio, sei sveglio: non puoi dormire!". Nella sua logica di bambino, la faccenda filava a meraviglia e proprio non capiva che razza di discorsi stesse facendo il nonno.

Ally ridacchiò: anche lei da piccola faticava a cogliere il senso di certi incipit filosofici di Remus, per non parlare poi del concetto di metafora. Quest’ultimo, comunque, non sembrò minimamente scoraggiato dall’incomprensione di Danny e continuò: "Eppure, io conosco una persona che ha dormito per circa metà della sua vita, pur essendo perfettamente sveglia: lo sai, piccolo, a volte la vita è proprio un risveglio dopo l'altro…".

"Non capisco" borbottò Danny.

"Già, nemmeno noi capiamo, vecchio lupo enigmatico" sbuffò Tonks, appena entrata reggendo un vassoio con quattro tazze di tè e il piatto carico di biscotti di nonna Andromeda.

Prevedendo una fine ingloriosa per quel vassoio, Ally si alzò e corse ad aiutarla, facendo arrivare il tutto sano e salvo fino al tavolino del salotto.

Mentre Tonks borbottava che avrebbe potuto farcela benissimo anche senza il suo aiuto, passò una tazza al padre, che la ringraziò con un sorriso e ne porse un'altra più piccola al figlio, ammonendolo con un’occhiata. "Tienila bene, capito? E attento che scotta".

"Sì, mamma" annuì Danny con aria ubbidiente, prendendola con due mani. "Posso avere un biscotto?".

Ally gliene mise uno sulle gambe, avvolto in un tovagliolo. "Bevi e mangia piano: non scappa nulla".

"Che stavi dicendo, mio amato e criptico consorte?" fece Tonks servendosi a sua volta.

"Prima di essere interrotto, stavo appunto parlando di una persona che ha trascorso parte della sua vita dormendo e che doveva essere continuamente risvegliata da qualcun altro…".

Tonks annuì con aria pensierosa. "Mi ricorda vagamente qualcosa: potresti essere così gentile da riportare alla mente tutti i dettagli?".

"Con molto piacere. E tu, piccolo?" domandò, rivolgendosi al nipote. "Ti va di ascoltare questa storia?".

Anche se un po’ scettico, Danny annuì.

 

Lyrapotter’s corner

Allora, innanzitutto ringrazio le tre giudicie per i loro splendidi giudizi (che posterò in coda all’ultimo capitolo) e per non avermi cruciato per la spropositata lunghezza di questa storia… Spropositata in relazione ai limiti di un contest ovviamente, chi mi conosce sa che potrei fare e ho già fatto di molto peggio! Fosse dipeso da me, sarebbe pure stata più lunga (e non scherzo), ma avevo finito le pagine, perciò mi sono dovuta contenere per forza!

Comunque, presto o tardi dovevo tirare fuori Remus e Tonks dalla tomba e donare loro la felicità che si meritavano e che qualcuno (senza far nomi, eh) non ha voluto concedergli: spero che il risultato vi piaccia, a chiunque sia stato abbastanza coraggioso da arrivare fin qui.

Il personaggio di Ally è stato preso, con alcune dovute modifiche per adattarla al canon, dalla mia fanfiction Magic Wars: non chiedetemi perché non ho usato Teddy, non lo so e ho smesso di domandarmelo, evidentemente amo troppo la mia creatura.

Ri-ringrazio le giudicie, ringrazio chiunque passerà di qui, leggerà o commenterà e vi avviso che dovrete sopportarmi per altri nove capitoli che pubblicherò approssimativamente con cadenza settimanale.

See you soon!

   
 
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