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Autore: Berenice    12/01/2011    1 recensioni
"Billy84. Una firma, un luogo, a volte un modo di essere.
Un anonimo bar che si affaccia su un trafficato corso nella zona periferica di Torino."
Breve storia presentata alla 29° edizione del "Premio Nazionale Poesia e Narrativa Milano Duomo".
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Occhi. Specchio dell’anima.




 
Billy84. Una firma, un luogo, a volte un modo di essere.
Un anonimo bar che si affaccia su un trafficato corso  nella zona periferica di Torino. Qui ci passo le mie serate, ed è esattamente lì che mi trovo in questo preciso istante. Silenzioso e tranquillo, seduto al mio tavolino. Davanti un caffè ormai freddo, rigorosamente nero. Perché nero è il colore dei miei occhi, nero è il colore della mia anima.
Se cercaste tra le persone di questo bar, probabilmente non mi riconoscereste, qui tutti composti e ognuno apparentemente indifferente a ciò che ci circonda. Ma forse è questo che rende tutto così affascinante. Essere in grado di rimanere impassibili all’esterno, come sono in questo momento, mentre dentro si scatena un continuo caos che è impossibile tenere a bada.
Questo caos è sempre stato in me, fin dai primi momenti della mia nuova vita.
Chi sono, chiedete? Ebbene, invero ho molti volti.
Sono un’anima tormentata, sono un mago che estrae conigli dal cappello, sono un acuto studioso, un inafferrabile ladro di vitalità...
Nella mia lunga e tortuosa esistenza mi avete affibbiato molti nomi: assassino, demonio, figlio di Satana, vampiro...
Sono quello che oggi chiamereste serial killer.
Preferisco definirmi un cacciatore, un segugio. Questo sono, così sono stato nei secoli e così sarò negli anni venturi, finché in queste membra ci sarà ancora una scintilla di vita apparente.
Con quanta facilità dall’alto della vostra tanto decantata morale giudicate le mie azioni, condannate la mia natura, i miei istinti.
La mia non è una mania o un’ossessione, è piuttosto un bisogno impellente che brucia nelle vene.
Un’estenuante sete che non riesco a placare.
Ma voi non sapete cosa vuol dire, vuoi non potete capire...
Questa zona è affollatissima di giorno, appena calano le tenebre la folla si moltiplica in un turbinio di colori, profumi, suoni. E io non posso che bearmi di tutta questa vita, di cui sono spettatore e ne colgo a piene mani per sentirmi ancora lo spettro dell’uomo che sono stato un tempo. Sono come il riflesso di uno specchio, ormai. Sono sempre aldilà del vetro, ma ho fatto questa scelta molto tempo fa e non riesco a pentirmene fino in fondo.
Cacciare, uccidere mi danno sensazioni che non avevo mai provato prima di quell’iniziale istante. Amo studiare le mie prede.
Morboso, direte, e forse è così, ma la sensazione di assoluto potere che si sprigiona nelle mie membra mentre pian piano ne scovo ogni punto debole, mi inebria al punto di divenirne pazzo. Delineo un piano che mi porti ad incontrare la prescelta e sferrare il mio attacco, pregustando la vittoria sulla lingua, intensa come il sapore di un frutto proibito.
Proprio come questa notte, mi apposto qui, osservando i passanti dalla vetrina che ho di fronte.
Osservo passare il mondo sotto i miei occhi come una carrellata di invitanti dolci, alla ricerca di quello che questa notte soddisferà il mio palato e accenderà il mio desiderio.
Comitive di amici che bivaccano all’angolo della strada.
Ambigui individui che si appartano nei vicoli vicini.
Volgari squillo che ondeggiano su tacchi troppo alti con i loro leggeri vestiti alla ricerca di qualche amante a cui sfilare i soldi che le aiuteranno a sopravvivere.
Barboni che elemosinano qualche spicciolo.
Ubriachi che ciondolano uscendo rumorosamente dal locale.
Giovani donne che passano qua, semplicemente perché hanno la sfortuna di vivere in questo particolare quartiere.
Carpisco attimi delle loro vite scrutando nel fondo dei loro sguardi. Scruto le loro anime, le scompongo, me ne nutro attraverso il calore del loro corpo.
Esco fuori. L’aria fredda mi passa sulla pelle senza toccarla realmente. Stanotte non è ancora arrivato il momento. Nessuno tra le persone che ho scorto mi ha tentato.
Ma eccola!
Sopraggiunge dall’altro lato della strada.
Bellissima al punto di mozzare il respiro a tutti coloro che la osservano. Tiene la testa china, stringendosi il cappotto scuro intorno al corpo, si affretta. Ogni tanto di guarda intorno per sincerarsi che nessuno le si avvicini troppo, prova timore per quel che le tenebre possono celare.
Riesco a percepire il suo odore intensissimo fino a questa distanza.
Stuzzica la mia sete come poche volte nella mia vita
E’ lei, questa notte sarà lei.
E’ a pochi passi da me, sento la sua paura e questo non fa che eccitarmi ancora di più.
Mi passa accanto, mi supera, qualche passo e comincia la caccia.
I sensi in allerta.
Passa davanti alla combriccola di amici, qualcuno fa qualche commento ma lei prosegue come se intorno non ci fosse nessuno. Superiamo due isolati oramai soli in questo tratto di strada, tra poco potrò sferrare il mio colpo!
Un uomo la ferma per un polso.
- Ehi, dolcezza! Tutta sola? -
- Mi lasci! – urla lei. Non posso permettere che le succeda qualcosa, lei è mia. Nessuno ha il diritto di toccarla. Allungo il passo trovandomi immediatamente accanto al molestatore.
- Ha sentito la signorina? La lasci andare subito... – dico con voce minacciosa. L’uomo oppone resistenza sfidandomi con lo sguardo.
Sguardo pieno di lussuria.
Con forza gli prendo il polso liberando la ragazza che sbilanciata cade a terra. Non mi resta che porre fine all’esistenza di questo essere spregevole. Senza farmi accorgere da lei gli spezzo l’osso del collo, lasciandolo agonizzante.
Le sete mi soffoca, offuscando la vista e i sensi.
Lei giace a terra, tremante. Le porgo una mano e la aiuto a tirarsi su.
- Grazie... – sussurra incerta, osservandomi. Cerca di capire se può fidarsi. Le sorrido incoraggiante  mentre l’odore della sua paura e della sua pelle dolce mi rendono smanioso di possederla.
Mi guarda vinta dal mio aspetto. Un ventenne, alto e dinoccolato, il corpo magro cinto da vestiti larghi, i lunghi dread biondi trattenuti da una fascia. Pallido e incavato, il viso illuminato dagli inquietanti occhi neri.
Le sue spalle sono scosse da singhiozzi sommessi mentre sul viso scendono lente delle lacrime, istintivamente mi getta le braccia al collo cercando conforto nel suo salvatore.
Resto immobile, stordito da quel calore intossicante.
Chissà se si rende conto che con una semplice carezza potrei distruggerla?
Le sfioro il volto con la mano, delicato mentre con la bocca mi avvicino al collo candido.
Le labbra le lambiscono la pelle mentre la sento tremare tra le mie braccia cercando di divincolarsi. Serro la stretta, il suo cuore accelera i battiti, alla paura adesso si è aggiunta l’eccitazione. Il suo corpo morbido si adatta al mio mentre bramoso le affondo i canini nella pelle tenera e arrendevole.
Vengo risucchiato nel vortice di puro piacere, scariche elettriche attraversano le mie carni. Ebbro del calore che lentamente fluisce dal suo corpo al mio, i suoi gemiti sommessi nell’orecchio.
Le sue forze vengono meno, il cuore rallenta, tra poco morirà.
Mi scosto un attimo per guardarla negli occhi, cerco sempre di imprimermi nella mente il volto delle mie vittime. Mi da una sensazione di puro godimento.
Ha lo sguardo languido, mi guarda negli occhi con rassegnazione, senza lamentarsi, come se fosse un modo per sdebitarsi con il suo beniamino.
Beniamino tramutatosi in aguzzino. Sorride con quelle labbra rosse e nei suoi occhi qualcosa mi blocca, non riesco a continuare.
Una strana fitta si fa largo dentro me.
Non mi era mai sentito così, la sete si placa lentamente.
In quello sguardo c’è l’anima più pura che io abbia mai visto e io le sto strappando l’innocenza, la sto spezzando condannandola come me all’Inferno.
Improvvisamente è come se il mio riflesso nei suoi occhi mi facesse rivivere momenti di una vita che pensavo di aver perso.
Noi dimentichiamo tutto ciò che era prima della nostra rinascita all’Oscurità.
Eppure nei suoi occhi rivedo me, quel ragazzo a cui hanno spezzato la vita con tanta brutalità...
Questa emozione che mi coglie continuandola a stringere e specchiandomi nelle sue iridi, è qualcosa di misterioso che si sta radicando nel profondo.
Un qualcosa che mi spinge a desiderare di stringerla così ancora e ancora, tenendola con me.
Una pulsione troppo debole perché mi permetta di amarla.
E tuttavia troppo forte che mi impedisce di ucciderla.
Non stanotte.
Non adesso che desidero solo tenerla contro di me.
 
Occhi, specchio dell’anima, dicono.
Dicono che gli assassini non abbiano un’anima perché dannati per l’Eternità eppure io ho ritrovato la mia negli occhi di una mortale.


Angolo autrice

Spero che questa breve storiella, vi sia piaciuta.
Ho cercato soprattutto di concentrarmi sull'introspettività del protagonista, più che sul suo essere un vampiro. 
Questo particolare, infatti, è del tutto superfluo. E Lui stesso non si definisce quasi un vampiro, perché le sue azioni rientrano sotto un personaggio diverso da quello che la letteratura ci ha tramandato su questa creatura leggendaria. Ho cercato di immaginarlo con la mente di un filosofo (fredda, lucida, quasi spietata nel suo cinismo) e con l'istinto passionale di un animale selvaggio. 
Grazie per essere arrivati fin qui :)
  
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