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~ m o d o u n o : a Natale puoi... ~
“Che c’è, non ti piace?” – mi chiede Lily, in tono preoccupato.
Guardo la scatola che tengo in mano, il suo regalo di Natale. Dentro c’è presumibilmente la versione ingrandita e concreta di quello strano aggeggio disegnato sul cartone.
L’orgoglio mi impedisce di chiedere che cos’è, mentre l’educazione – e l’amore che provo per lei – mi impediscono di chiedere cosa diavolo è. In tutto questo, l’intuito mi suggerisce che si tratta di qualche marchingegno Babbano dalle dubbie funzionalità.
“E’ un telefonino.” – mi informa freddamente la mia ragazza.
Alzo lo sguardo dalla scatola e la osservo. La sua espressione è tesa, segno che ha fiutato il mio scarso coinvolgimento emotivo per il suo regalo. Poi realizzo il nome della cosa.
“Tefe…Fele…” – balbetto – “Ma sì, certo, lo sapevo! Feletonino!” Abbozzo un sorriso, ma la sua occhiata truce mi fa capire che non l’ho convinta. Se gli sguardi potessero uccidere…
“Sai, forse tu e la mia famiglia non siete poi così diversi¹” – dice serafica dopo qualche istante. “Si dice te-le-fo-ni-no.” – sorride, e i fiocchi di neve che cadono placidi attorno a noi mi sembrano di un bianco ancora più candido, quasi abbagliante. Quando Lily Potter sorride è così, anche l’ambiente circostante sembra illuminarsi. Chiaramente il mio è un commento molto di parte, ma al momento mi sembra una verità innegabile.
Dopo un lungo istante passato a guardarci negli occhi, le chiedo, sorridendo di rimando:
“E…ehm…in che cosa consiste, questo…questo…” – com’era il nome? “…fe...le...ino?” – le ultime sillabe si perdono in un borbottio inintelligibile, un misto tra elfico e goblinese, ammesso che esistano queste due lingue.
Lily sembra non farci caso e dal modo in cui inizia a parlare a raffica posso intuire che l’oggetto in questione le piace parecchio: “Bè, è un oggetto Babbano, in effetti, può sembrare strano ma è molto utile!”
Devo aver messo su un’espressione scettica coi fiocchi, perché il suo tono si fa più acceso: “E’ vero!” – rimarca – “E’ molto meglio dei gufi. Più veloce.” – conclude palesemente soddisfatta.
Guardo allibito la cosetta disegnata sulla scatola. E’ un rettangolo dotato di quelli che sembrano pulsanti numerati, ed è di un bel nero carbone. Ma…
“…ma non ha le ali!” – dico alla fine, sconcertato, mentre la mia mente elabora un’inquietante immagine di quel rettangolino che sfreccia nei cieli inglesi ad una velocità supersonica. La risata improvvisa di Lily dissolve la mia fantasia e mi riporta bruscamente alla realtà. Amo vederla ridere, sia chiaro, ma non quando sono io l’oggetto del suo divertimento, come in questo caso. Ha le lacrime agli occhi, e incrocia le braccia sulla pancia, mentre rovescia all’indietro la sua testa rossa.
Sento l’irritazione crescere vertiginosamente dentro di me. Piano Scorpius, è Natale.
Alla fine balbetta, asciugandosi gli occhi con la manica del cappotto, la voce ancora spezzata da qualche accesso di risa: “Ma non deve volare infatti. Vedi quei tasti? Quelli con i numeri?”
Annuisco brusco.
“Con quelli si scrive un messaggio, che poi, una volta inviato, arriva al destinatario in tempo reale. Mica giorni come con i gufi.”
“Oh.” Illuminante. Se possibile ho le idee ancora più confuse di prima.
“Naturalmente, anche io ne ho uno uguale” – e così dicendo tira fuori dalla tasca del cappotto rosso una fedelissima replica del mio nuovo giocattolo. Solo che è rosa, e nonostante tutto ringrazio il suo buon gusto che il mio sia di un bel nero lucido.
“E, di grazia, che cosa dovrei scrivere io a te con quest’aggeggio?” – ormai ho rinunciato anche solo a tentare di dare un nome a quell’emblema dell’artigianato Babbano.
“Bè” – replica lei, evitando il mio sguardo – “ho pensato che…poteva essere un modo più veloce e…originale…per dirmi ‘ti amo’.” – adoro quando arrossisce. Le sue guance già colorate dal freddo ora ricordano paurosamente i suoi capelli. E il suo cappotto. Se continua così di lei si vedranno solo gli occhi. La mia parte malvagia sghignazza per quell’involontaria vedetta.
Mi avvicino di più a lei, e non posso fare a meno di notare che indossa il mio costosissimo ed elegantissimo regalo di Natale: una collana d’oro completa di ciondolo a forma di cuore. Più ‘ti amo’ di così…ma no, la signorina deve fare l’alternativa.
Finalmente riesco ad incrociare i suoi occhi, e i nostri sguardi si incatenano. Mi chino verso di lei, i nostri visi sono separati da pochi centimetri. Come al solito, quando la guardo negli occhi sento che ogni pensiero coerente mi abbandona. Perché stava ridendo prima? Di che stavamo parlando?
I nostri respiri si mischiano in una sola nuvoletta di condensa, e mentre appoggio le mie labbra sulle sue riesco solo a pensare che preferisco di gran lunga i metodi tradizionali di dire ‘ti amo’.
E, a giudicare dallo slancio
con cui risponde al mio bacio, anche lei.
Stranamente stavolta non ho parole per commentare la mia nuova fatica, e forse è meglio. Per la vostra gioia, gli aggiornamenti saranno piuttosto rari, causa vita. Ci tengo comunque che esprimiate un parere, che sia anche una critica costruttiva per dirmi cosa ho sbagliato. Costruttiva però, ripeto, niente insulti se il pairing non vi piace. E' la mia prima storia in questo fandom, devo dire che un po' sono nervosa. Tra l'altro mi pare che le L/S non abbiano molto successo, mah... Passiamo alle note:
¹-la frase di Lily è riferita a quando in un libro della saga, non chiedetemi quale perchè non ricordo, Arthur Weasley pronunciò 'feletono' riferendosi al telefono. Mi è sembrata una cosa buffa farla dire a Scorpius, che pur essendo un Malfoy, e forse proprio a causa di questo, è ignaro di cosa sia la tecnologia moderna. Almeno credo.
...vedete che alla fine le avevo le parole?
P.S.: dedico questo capitolo alle Vic's girls del forum, e in particolare a KumaCla, per avermi a modo suo spronato a scrivere questo pasticcio. Grazie a tutte ♥