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Autore: _histerya_    12/01/2011    2 recensioni
Deserto di Alabasta, qualche mese prima dell'avvio del piano di Crocodile per impossessarsi del regno e dell'arrivo dei Mugiwara.
Mister 1 e Miss Doublefinger passeranno una notte nello Spider Cafè prima di partire per una missione. E proprio durante la notte scopriranno di essere legati da un sentimento molto più forte della loro professionalità e della reciproca stima.
La storia contiene degli stralci del testo di "Ti Vorrei Sollevare", cantata da Elisa e Giuliano Sangiorgi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baroque Works
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E l'attimo in cui il sole

diventa dorato,

e il cuore si fa leggero

come l'aria prima che il tempo ci porti via.

 

Le dune sabbiose, il sole cocente che inizia a tramontare, il caldo del giorno che lascia spazio al freddo della notte.

Atmosfera perfetta per un incontro. No, non un incontro normale, ma un incontro con lui.

L'uomo che non ho mai visto ridere, nemmeno in modo sadico, colui che mi accompagna in ogni missione, quello che mi aiuta a uccidere. In altre parole Mister 1.

Lavoro in un ambiente di killer professionisti, gente forte, scaltra, insensibile, ma nessuno è come lui.

È freddo e tagliente quanto le sue lame e parlarci è praticamente impossibile; quando dobbiamo viaggiare insieme per raggiungere l'obbiettivo del momento siamo capaci di passare ore, ma anche giorni, senza spiccicare parola, entrambi concentrati sulla nostra missione.

Un rumore familiare mi sottrae alle mie riflessioni: è un fruscio proveniente da fuori, se non avessi spento la musica ( perchè a lui non piace) non l'avrei sentito. Questi sono i suoi passi nella sabbia del deserto. Si avvicina sempre di più, ne avverto la presenza. É un attimo. Apre la porta il minimo indispensabile e scivola nel mio Spider Cafè, ormai vuoto.

 

 

Faccio il mio ingresso nel locale e la trovo in piedi ad aspettarmi. Ha spento la musica, perchè sa che non la gradisco. Lei passa la vita ad ascoltare sonate e altre stupidaggini del genere, mentre io odio profondamente tutto ciò che sia melodioso. Non le ho mai chiesto esplicitamente di spegnere il giradischi durante i nostri incontri, ma lei ha capito ugualmente subito. Non parliamo mai di cose personali, ma ognuno riesce a intuire cosa pensa l'altro e a comportarsi di conseguenza. È strano, ma ho sempre avuto l'impressione di conoscerla bene, anche se questo non è vero.

<< Benvenuto Mister 1. >> mi dice, e io non trovo di meglio di un lieve cenno di saluto.

La osservo mentre mi invita ad accomodarmi a un tavolino: io porto gli "abiti di servizio", mentre lei non si è ancora cambiata e ha addosso un top e un vecchio paio di jeans. Ha raccolto i folti capelli in una coda retta da un elastico robusto, riuscendo, in qualche modo, a domarli.

Non l'ho mai ammesso, nemmeno con me stesso, ma quando sono con lei mi sento quasi fuori posto. Lei, così affascinante e io, così rude e scostante.

Mi siedo al tavolino e lei si posiziona davanti a me. È l'unica che non mi teme, l'unica che cerca di trattarmi come una persona e non come una macchina da guerra.

 

 

Finalmente siamo seduti, così mi sento un po' meno sovrastata da quest'uomo enorme. Bene, è ora di cominciare a parlare di cose serie.

<< Il capo ti ha già inviato gli ordini? >> gli chiedo diretta.

<< No. Penso che li abbia inviati solo a te. >>

Poco male, vuol dire che gli illustrerò io la nuova missione.

<< Si tratta di assassinare questa persona >> spiego mostrandogli una foto << è un buon combattente e si è già sottratto a numerosi agguati. >>

<< Se così non fosse non avrebbero affidato l'incarico a noi. >> commenta.

Io mi limito a ghignare e annuire.

<< Dove possiamo trovarlo? >> si informa. È professionale oltre che capace, l'ho sempre detto.

<< Al momento si nasconde su un'isoletta abbastanza lontana da qui. Per raggiungerla dobbiamo passare circa sette giorni in mare. >>

Lui aggrotta impercettibilmente la fronte, ma a me basta per capire che non è convinto.

<< Qua non c'è un porto. >> ecco, avevo ragione.

<< Esatto. È proprio per questo che domani ci metteremo in marcia per raggiungere quello più vicino, sono circa sette ore di cammino nel deserto. >> ho sputato il rospo. Come la prenderà sapendo che..

<< E questa notte? >> domanda secco. C'è dell'inquietudine nella sua voce.

Mi concedo un bel respiro e rispondo: << Stanotte dormiremo qui. Ho preparato le camere. Seguimi. >>

La riunione è finita. Ci alziamo, saliamo le scale e gli mostro la sua camera. Mi sono data molto da fare per preparargliela, e devo dire che sono molto soddisfatta del mio lavoro. Poi gli auguro la buona notte e mi chiudo nella stanza accanto, la mia.

 

 

 

E così passerò la notte qui. Se l'avessi saputo sarei venuto domani mattina; sono anni che non dormo sotto lo stesso tetto di qualcuno, e in genere la prospettiva non mi alletta per niente. Però devo ammettere che Miss Doublefinger ha fatto un ottimo lavoro: il letto ha le lenzuola dello stesso colore delle mie lame, e si sente odore di pepe. Come diavolo avrà fatto a trovare queste primizie in mezzo al deserto? E, soprattutto, come fa a sapere che a me piacciono? Probabilmente queste sono altre cose che ha intuito senza che nessuno gliele avesse dette. Deve aver faticato per preparare questa stanza, e io ci dormirò dentro volentieri. Mi libero della mia lunga giacca nera e sto quasi per coricarmi, quando mi accorgo che al piano di sotto risuona una strana sinfonia. Come salta in mente a Miss Doublefinger di ascoltare musica nel cuore della notte? Magari il giradischi è partito da solo, l'ho sempre detto che quell'aggeggio è troppo vecchio ma lei non se ne vuole assolutamente sbarazzare, nonostante in commercio ne esistano di più nuovi e funzionali.

Ad ogni modo sarà meglio andare a controllare, se la mia ipotesi è giusta la musica potrebbe svegliarla.

Scendo lentamente le scale e mi ritrovo nella sala principale, quella dove poco fa abbiamo discusso gli ultimi dettagli del piano. Non c'è nulla, la musica arriva da un'altra stanza.

Girando lo sguardo noto che alla mia sinistra, un po' in disparte, sta una porticina, probabilmente l'entrata di uno sgabuzzino. Nulla può ingannare il mio udito: la melodia viene proprio da lì.

Mi avvicino a passi felpati, neanche fossi un ladro, e la apro; i miei occhi impiegano un attimo per abituarsi all'oscurità della stanza, rischiarata solo dalla luce fioca di una candela. Quando riesco a mettere a fuoco la scena che mi si presenta, non credo a ciò che vedo.

Un vecchio disco in vinile ruota lento sul giradischi, diffondendo un brano triste, e proprio accanto ad esso c'è Miss Doublefinger, rannicchiata contro il muro freddo.

Sta piangendo.

 

 

Perchè ti ho sentito entrare

ma volevo sparire..

 

La porta si apre di scatto, poi sento un sussulto sorpreso. No. Mister 1 deve aver sentito la musica ed è venuto a chiedermi di spegnerla, oppure a farmi capire che lo disturba. Non poteva arrivare in un momento peggiore: adesso è rimasto li, impalato sulla soglia a guardarmi, e io, da vera stupida, sono letteralmente soffocata dalle mie stesse lacrime.

Cerco di recuperare un minimo di dignità alzandomi tremante e balbettando: << Oh, scusa, la musica.. So che ti da fastidio.. adesso la spengo.. >>, ma prima di riuscire a fermare il giradischi, vengo sorpresa da due mani che afferrano le mie braccia e mi rimettono di peso nella posizione di prima.

Non posso crederci: in tanto tempo non mi aveva mai nemmeno sfiorata, e adesso mi sta tenendo saldamente ancorata a sè. E così sono queste le mani di Mister 1, ruvide e forti. Le immaginavo fredde come le sue lame, invece sono tanto calde..

Ora ha mollato la presa per sedersi proprio accanto a me. Cosa mi dirà? Probabilmente che faccio pena.

Invece si limita a scandire calmo: << Un killer non dovrebbe piangere. >>. Tutto qua il rimprovero? Allora non è proprio arrabbiato. Ma, a ben pensarci, lo è davvero? O c'è qualcos'altro? Comunque qualcosa devo per forza rispondere.

<< Lo so. >>. È questo il massimo che riesco a dire? Allora faccio veramente pena.

Lui mi guarda: << Perchè? >>

E adesso cosa gli rispondo? Se mentissi se ne accorgerebbe, quindi non mi rimane che la verità.

<< Ricordi quella missione in cui abbiamo assassinato un Ammiraglio della Marina Militare? >>

<< Certo, è stato circa un anno fa. >>

<< Ricordi anche che ho ucciso un ragazzo che ci aveva scoperti, vero? >>

Lui annuisce.

<< Quel ragazzo >> dico mentre cerco di trattenere un'altra lacrima << era mio fratello. >>. Inutile, la goccia salata scende comunque, e molte altre la seguono. Ma voglio concludere: << Da quel giorno mi nascondo qui ogni notte e ascolto questo disco, che era il suo preferito. E ogni volta mi chiedo se ho scelto la strada giusta, se questo tipo di vita faccia per me. Sono diventata un killer perchè credevo di essere spietata, e in effetti sarei pronta a uccidere i miei genitori, che mi hanno abbandonata quando ero ancora in fasce. Ma quando ho visto gli occhi di mio fratello, che mi ha salvata e cresciuta, mentre moriva mi sono ricreduta. >> e terminata l'ultima parola, scoppio di nuovo in un pianto disperato.

Lui si sposta per accucciarsi davanti a me. Poi mi mette le mani sulle spalle, piantando i suoi occhi nei miei.

<< Perchè non hai mandato qualcun altro di occuparsene? >> domanda più che scontata. Adesso tocca a me.

Prendo un respiro e butto fuori la verità, pura e semplice: << Non volevo che tu mi considerassi debole. >>

La sua espressione muta di colpo. Ha capito benissimo che dietro alle mie parole si nasconde un concetto molto semplice: ho sacrificato una persona che amavo per non perdere la fiducia di una persona ancora più importante. Ora che ho confessato, cosa farà?

 

 

..e invece ti ho visto mirare

e invece ti ho visto sparare

a quell'anima.

 

Quindi le cose stanno così. È arrivata a uccidere suo fratello e a tormentarsi in ogni giorno della sua vita. E tutto questo per uno come me. Ma come le è saltato in mente? Non ho certo bisogno di vederla soffrire per innamorarmi di lei. Un momento, l'ho pensata proprio io questa frase? A quanto pare, sì.

Perchè in fondo è questa la realtà: lei mi ha stregato dalla prima volta in cui l'ho vista. E ora è qui davanti a me, rannicchiata contro un muro a soffrire come un cane, per me. Stasera l'ho vista sotto una luce totalmente nuova; non è la ragazza temibile e spregiudicata alla quale sono abituato, ma un'altra persona, fragile e tormentata. Percepisco la sua paura più grande: quella di una delle mie solite reazioni fredde e spietate. Non posso permettere che finisca così, non con lei. Qui serve una sincera e immediata dimostrazione.

I nostri corpi sono già molto vicini, ma a me sembra una distanza enorme, perciò le sollevo il viso e la bacio. Finalmente. Perchè ho aspettato così tanto? Non lo so, quel che conta è rimediare subito. Sento le sue labbra morbide e salate per via delle troppe lacrime versate e immagino la sua espressione, probabilmente stupita e imbarazzata. Sembra uno sparo più che un bacio. Dopo qualche secondo la sua bocca si schiude piano, e per alcuni minuti ci dedichiamo ognuno a esplorare l'altro. Sento il suo sapore buono, di spezie orientali che solo in questo deserto si possono trovare. La percorro con le mie mani; non trema, ansima.

Ci stacchiamo e lei mi rivolge lo sguardo più sognante dell'universo.

<< Mister 1.. >> chiama, la voce spezzata.

<< Bornes. >> la correggo << Il mio nome è Das Bornes. >>.

Per questa notte possiamo usare i nostri nomi, perchè io l'ho deciso.

<< Va bene, Bornes. Io mi chiamo Paula. >> dice accarezzandomi dolcemente.

Paula. Mi piace, sa di amore e di passione.

In qualche modo usciamo dallo sgabuzzino e riusciamo a spostarci in quella che doveva essere la mia camera e che, invece, questa notte sarà nostra.

Appena siamo entrambi dentro chiudo la porta, benchè non ci siano altre persone. È come se anche l'aria potesse spiarci.

 

Mi hai lasciato senza parole

come una primavera..

 

È tutto talmente assurdo che, se le mie mani non fossero impegnate a percorrere il suo torace, mi darei un pizzicotto per svegliarmi.

Ma non sto dormendo. Questo è un sogno che si avvera, o forse semplicemente un miracolo. Soltanto mezz'ora fa non pensavo che una cosa del genere sarebbe mai accaduta, eppure in questo momento sono nel suo letto, lui si trova sopra di me e riesco a sentire i battiti del suo cuore. È una sensazione stupenda, magica.

Sono perfettamente consapevole che domani ci sveglieremo legati da un sentimento diverso, ma non voglio pensarci adesso. Il mio corpo sta per sciogliersi e credo che potrei morire qui dentro ed essere comunque felice.

Ad un tratto lo sento entrare in me. Sinceramente lo immaginavo più doloroso e imbarazzante, invece ora mi sento davvero completa. Non mi vergogno dei miei gemiti, perchè lui sta provando le mie stesse sensazioni.

Prima di arrivare al culmine del piacere, stacca le sue labbra dalle mie per avvicinarsi al mio orecchio.

<< Ti amo. >>; è un sussurro, ma a me arriva forte e chiaro.

<< Anche io. >>. Forse non è il massimo dell'originalità, ma lo dico sincera e convinta.

Poi l'amore ci avvolge e disconnettiamo il cervello dal cuore per attimi che paiono interminabili.

Alla fine ci addormentiamo abbracciati, in questo istante nemmeno la morte ci potrebbe dividere.

 

..e questo è un raggio di luce

un pensiero che si riempie

di te.

 

Un raggio di sole entra timidamente dalla finestra, come se avesse paura di disturbarci.

Apro gli occhi e verifico immediatamente che tutti gli avvenimenti della scorsa notte non siano stati un bellissimo sogno.

No, era la magnifica realtà. Lei è ancora qui alla mia destra e dorme come un angelo.

La accarezzo, cercando di svegliarla nel modo meno brusco possibile: il dovere chiama.

Le iridi verdi si schiudono piano, e così anche la bocca: << E' già mattina? >>

<< Dobbiamo partire, Paula. Altrimenti non raggiungeremo il porto in tempo. >> da oggi useremo i nostri nome in codice solo in presenza di altre persone.

<< Va bene, andiamo. >> risponde alzandosi. Io la seguo e le chiedo sove sia la doccia. È nella stanza di fronte alla nostra.

Mi lascia la precenza; cerco di fare il più in fretta possibile. Appena ho finito entra nel bagno lei, avvolta come me in un accappatoio morbido.

Prima di lavarsi appoggia le braccia candide sul mio collo e sussurra: << Per me sei veramente il numero uno. Ti amo. >> e, come degna conclusione, mi bacia dolcemente.

Non so quante ne dovremo ancora passare, quanta altra gente dovremo uccidere. Quello che so per certo è che d'ora in poi lo faremo davvero insieme.

 

 

L'Antro di Histerya:

 

Questa era la mia prima fanfic, spero che vi sia piaciuta e di non aver edulcorato troppo il carattere dei due personaggi. Tenevo in modo particolare a scrivere una storia del genere, perchè questa è una coppia che viene trattata raramente, se non mai. Ringrazio moltissimo chi ha letto, chi lascerà una recensione ed eventualmente chi la inserirà tra le storie da ricordare o le storie preferite, anche se non credo di meritarmi tanto * si toglie il cappello e si inchina riconoscente *.

Adesso tolgo momentaneamente il disturbo sperando di pubblicare presto un'altra storia * si dilegua in punta di piedi *.

Histerya

 

 

 

  
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