Eccoci al secondo capitolo, e
avviso subito che non è stato betato, quindi dovrete
fare affidamento esclusivamente alla mia conoscenza dell’inglese (ma siccome
fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, vi rimando al link in inglese dell’autrice della storia, aseies: http://aseies.livejournal.com/3534.html#cutid1).
Ad ogni modo, credo di essermela cavata meglio rispetto al primo capitolo! ^^’
Ecco, direi che questo è un
capitolo più tranquillo rispetto al precedente, giusto per far metabolizzare a
Norvegia la sgradita sorpresa. In realtà, io chiamerei questo capitolo “quiete
prima della tempesta” J!
Ringrazio chi ha lasciato una recensione (perché le recensioni sono AMORE) e anche a chi ha scelto di aprire
questa pagina!
Buona lettura!
Capitolo 2: Distanza
Islanda gettò uno sguardo a Norvegia addormentato. Era stato al freddo per
diverse ore. Sapeva che al norvegese piaceva dormire così, ma questo era
eccessivo. Il meeting era terminato il giorno prima, e
Islanda stava spulciando tra le note che Finlandia era stato così gentile da
prendere per loro. Improvvisamente, un fruscio e un gemito annunciarono il
risveglio di Norvegia.
"Che ora è?" chiese intontito Norvegia
stropicciandosi gli occhi.
Islanda distolse lo sguardo da suo fratello solo per il
tempo necessario a guardare l’orologio.
"Le nove del mattino".
Norvegia aprì di colpo gli occhi e fissò Islanda. A quanto
pare era sorpreso come Islanda di aver dormito così a lungo.
"Come ti senti?" chiese Islanda, mettendo le note da parte.
"Di merda". Diavolo, sembrava che Norvegia
non si fosse nemmeno ricordato di andare a dormire. Islanda andò a sedersi
accanto a Norvegia e gli mise una confortante mano sulla spalla, "Stai ancora pensando a quel tizio, Danimarca?"
"Non è solo un ragazzo -" sbottò Norvegia, tirando
la manica a Islanda. "Lui è -
" Ma Norvegia si fermò, probabilmente rendendosi conto
dall’espressione preoccupata di Islanda che era inutile parlarne ancora, e
sospirò. "Basta, non pensarci più".
Islanda continuò a fissare Norvegia, ma alla fine rimase seduto dove si
trovava, in silenzio, maledicendo la sua incapacità di poter fare di più. Il
silenzio era imbarazzante, ma Norvegia non sembrava
sentire il bisogno di romperlo. Non che fosse solito
farlo, ma era un silenzio piuttosto fastidioso mentre Islanda si arrovellava
per comprendere la ragione della perdita di ricordi coerenti di suo fratello.
Islanda aprì e chiuse la bocca, incapace in effetti di
dire qualcosa. Infine, Norvegia emise un sospiro pesante e disse con un tono
spento e lo sguardo rivolto verso terra "Andiamo
a casa".
Islanda annuì, sebbene Norvegia non stesse nemmeno guardando
il fratello, e si alzò in piedi per raccogliere le loro cose insieme. Norvegia
rimase seduto dov’era e continuò a fissare lo stesso punto sul pavimento.
Islanda non poteva immaginare cosa passasse nella mente del fratello in quel
momento. Tenne d'occhio Norvegia mentre metteva i
vestiti del giorno prima nella sua borsa. Non sembrava che Norvegia avesse
intenzione di cambiare stato d’animo. Per quanto ne sapeva, niente di simile
era mai successo a nessuna delle altre nazioni, e una domanda ardeva nella
mente dell’islandese fin dal giorno precedente.
"Tu starai ..." ma la parola 'meglio' gli morì in gola, e rapidamente
aggiunse "Vuoi un caffé?"
"Non importa", rispose Norvegia, alzandosi e raccogliendo
distrattamente i propri effetti personali.
Questa era l'ultima goccia. Era sicuramente successo qualcosa. Norvegia aveva
sempre preso il caffé ogni mattina da quando era
entrato nell’epoca moderna. Era una necessità per lui. Dire
che non gli importava di bere il caffé era come se un pesce avesse detto che
non gli importava di essere fuori dall'acqua.
"Io .. vado a prenderne un po’"disse in
fretta. "Aspetta qui, okay?"
Islanda si appoggiò alla porta, tenendo d'occhio Norvegia fino all'ultimo
secondo possibile. Poi girò la maniglia e chiuse la porta
il più silenziosamente possibile. Corse lungo il corridoio e tirò fuori il suo
cellulare. Senza perdere tempo, chiamò a casa di Svezia e Finlandia. Con chi
altri poteva parlare a riguardo?
"Pronto?" Era Finlandia.
"Pronto, sono Islanda", rispose Islanda, premendo con un dito sopra
il suo orecchio libero, e guardando verso la stanza di Norvegia.
"Oh! Islanti, come sta Norja?" la preoccupazione era chiaramente udibile
nella sua voce.
"Peggio," rispose Islanda. "E’ depresso ora ... E' davvero convinto dell’esistenza di
questo ragazzo di nome Danimarca! Che cosa faccio ...?
Non vuole nemmeno il caffé!"
"Questo non sembra una buona cosa ..." borbottò Finlandia. "Per ora, resta assieme a lui.
Accertati che non faccia niente di drastico ... Sve e io verremo domani ad aiutarvi. Mi chiedo cosa possa
essere successo ..."
"Non lo so ..." Islanda rispose cupo. "Ma il tuo piano mi sembra buono. Starò a
casa sua e lo terrò d’occhio. Ho un po'
paura a lasciarlo da solo proprio ora ..."
Islanda guardò di nuovo la porta.
"Norvegia è con te ora?"
"No, sono
in corridoio ..."
"Faresti meglio a tornare da lui allora. Una nazione depressa non è mai
una buona cosa. Presto comincerà ad influenzare il popolo stesso".
"Sì," Islanda annuì. "Tornerò da lui
appena posso".
"Buona fortuna".
"Grazie" Islanda riattaccò il telefono, e stava per tornare nella stanza quando si ricordò di aver detto a Norvegia che
sarebbe andato a prendergli del caffé. Imprecando sottovoce,
corse al piano di sotto a comprarne velocemente un po'. Non voleva
sconvolgere Norvegia più di quanto già non fosse.
Quando Islanda tornò, tutti i bagagli erano stati
ordinatamente imballati, e Norvegia era in piedi davanti alla finestra che
guardava la gente fuori. Si era cambiato i vestiti, ora
indossava una camicia casual a righe con colletto e dei pantaloni.
L'Islanda si avvicinò con cautela, e gli porse il caffé "Ecco ..."
Norvegia guardò inespressivo la tazza, e dopo pochi istanti, la prese dalle
mani di Islanda.
"Grazie".
Islanda fu leggermente sollevato. Almeno Norvegia non era
ancora completamente impazzito...
==
Norvegia stette al loro gioco. Ogni giorno un nordico veniva a casa sua,
trovava una scusa per passare la notte, poi si dava il cambio con un altro al mattino. Norvegia poteva sembrare pazzo
ma non era stupido. Non si fidavano a lasciarlo da solo. Era
comprensibile, ma in realtà saltava sui nervi a Norvegia. Aveva cercato
attivamente nella sua biblioteca personale, alla ricerca di qualcosa che poteva
essere accaduto a Danimarca. Cinque giorni dopo ancora non aveva trovato nulla,
anche se aveva cercato in ogni libro che aveva. Compreso Amleto, che in realtà
era ora sottotitolato "Principe di Prussia".
Suonava come il titolo di un film che potrebbe
produrre America. Norvegia aveva anche notato che Danimarca era misteriosamente
scomparso da tutti i suoi album di foto ed era stato
sostituito con Prussia. Era una sostituzione
orribile.
E ancora, c’erano quei momenti in cui Finlandia o Islanda notavano
una foto che Norvegia stava guardando e raccontavano un aneddoto su di essa,
lasciando fuori dalla storia qualsiasi riferimento a Danimarca. Norvegia
avrebbe voluto solo che lo lasciassero in pace. Non riusciva a pensare con loro
intorno tutto il tempo.
"Norvegia, stai -"
"Sto bene".
"Sei -"
"Sì, ne sono sicuro, Finlandia."
In cerchio. Questa era l'unica direzione in cui si stava procedendo in casa di
Norvegia in quel momento, e Norvegia sapeva che doveva interromperla ... Da
qualche parte nella sua mente, egli giunse a una
decisione.