13/01/2011
6 recensioni***I***
IL PREDATORE
Una fitta coltre di nebbia era scesa sulle strade, impedendo di vedere al di là del proprio naso. Stava camminando piano proprio per questo motivo, guardando bene dove mettesse i piedi per non inciampare. Era notte inoltrata e non aveva voglia di attardarsi in quei posti così isolati, da sola. Odiava ammetterlo ma, aveva paura, si sentivano troppe cose strane alla televisione che era normale temere attacchi violenti da parte di sconosciuti. Aumentò il passo, non vedendo l'ora di arrivare a casa. C'era uno strano silenzio irreale in quella strada, come se tutte le creature notturne la stessero osservando. Come se una preda si stesse avvicinando al predatore. Così tutti gli altri stavano a guardare in silenzio, troppo timorosi della creatura nascosta al buio. Un essere spietato, un essere affamato che non vedeva l'ora di soddisfare il proprio appetito. Lentamente uscì allo scoperto, troppo desideroso di finire con le sue stesse mani la vita di quella donna. Fu grande lo stupore della giovane quando vide scomparire tutto ad un tratto la nebbia e osservare il volto di un uomo. Le capitava spesso di vedere banchi di nebbia, così insoliti da scomparire dopo alcuni metri, ma mai in maniera così repentina. Sembrava che l'uomo l'avesse risucchiata. Scosse la testa per scacciare certi pensieri dalla testa. Lo sconosciuto le sorrise in modo rassicurante e improvvisamente la donna smise di tremare. Una parte di lei stava urlando per avvertirla di non fidarsi dell'uomo, troppo improvvisa era stata la sua comparsa per trattarsi di un semplice individuo. Eppure era come intorpidita, non riusciva a muovere un muscolo per scappare. Si vide invece, avvicinarsi all'uomo, mentre dentro di lei una voce stava urlando, perché impaurita da quell'individuo. I suoi occhi magnetici sembravano leggere quel conflitto interiore e godere dell'incertezza della donna. Come se si stesse eccitando solo con la paura che era capace di scatenare nelle sue vittime. Continuò a muovere i passi finché non si trovò ad un palmo dal suo viso, mentre l'individuo alzava una mano per accarezzarle i capelli. Istintivamente rabbrividì per il tocco gelido di quelle dita, sembrava che non scorresse sangue nell'uomo. O forse non scorreva un briciolo di vita. Il volto affascinante dell'uomo si era trasformato in una maschera di odio, lentamente, sempre con quel ghigno in faccia, si era abbassato verso il collo della vittima. Le braccia le erano cadute inerti lungo i fianchi, mentre come una sonnambula assisteva alla sua stessa fine, senza poter muovere un dito per salvarsi. Forse era stata avvelenata e per questo, ora, non era in sé. Dopotutto quello era un sogno. I vampiri non esistevano. Erano solo storie, anzi leggende che si raccontavano per incutere timore nel lettore. Le forze cominciarono ad abbandonarla a poco a poco. Il viso dell'uomo divenne sempre più sfocato, mentre ogni contorno si colorava di nero. Un buco nero l'aveva inghiottita. Chiuse le palpebre tremanti per l'ultima volta, quella voce che fino a qualche attimo prima urlava per metterla in guardia, ora, aveva smesso, consapevole che la fine era ormai giunta. Quando ebbe finito, il vampiro si pulì la bocca sporca di sangue e gettò il corpo della donna per terra. Era soddisfatto del suo pasto, anche perché era stato relativamente facile, come sempre del resto. Nessuna vittima riusciva a scappare, cadendo vittima del suo enorme potere. La preda veniva sempre uccisa dal predatore e lui, nei suoi lunghi duecento anni, non aveva mai fallito. Aveva goduto quando la scintilla di vita, che brillava negli occhi della donna, si era spenta inesorabilmente. Era un potere che lo rendeva euforico. C'era qualcosa di straordinario nel poter porre fine alla vita di qualcuno. Era un Dio, ecco come poteva definirsi. Un rumore alle sue spalle lo avvertì della presenza di un altro individuo, forse un'altra vittima. La sua orrenda bocca si aprì in un ghigno di soddisfazione, avrebbe avuto anche il dolce quella sera. Richiamò a sé la nebbia, in modo da poterlo uccidere più facilmente. Di sicuro sarebbe stato preso alla sprovvista e, preso dal panico, avrebbe solo agevolato il suo gioco. Chiuse gli occhi in attesa del momento, leccandosi le labbra al pensiero del sangue che presto avrebbe succhiato. Un fendente tagliò l'aria e non solo... Vi era ancora il ghigno sul viso mentre la testa del vampiro rotolava sul manto innevato, sporcandolo di sangue. Alla fine la preda aveva ucciso il predatore. Prologo che non vi fa capire molto, se non la presenza dei vampiri in questa storia, sapete quanto sono sadica e questa volta voglio incuriosirvi, non mostrarvi subito le carte. Solo una piccola nota: chi ama i vampiri di Twilight siete avvisati, odio la serie, quindi non troverete nessun Cullen, nessun vampiro che succhia sangue di Bambi o che beve succo di pomodoro ( che ridere quel cartone animato…forse molti di voi non lo ricordano, sapete sono vecchierella io!). Quindi, ho preso spunto dalla letteratura e dalla serie “Supernatural” di cui sono leggermente ossessionata, in pratica so tutte le battute a memoria, ma resta comunque una storia di Harry Potter. Parte dalla fine di H.P e l’Alleanza della morte, infatti questo è il sequel e anche se non è stata molto apprezzata, intendo ringraziare tutti coloro che l’hanno letta con questa nuova storia. Avevo promesso di prendere una pausa…ma come frenare quella voglia di prendere carta e penna e scrivere? Non ci sono riuscita, mi dispiace. Se vi è piaciuto questo capitolo, recensite…fatelo anche se vi sembra una grandissima porcheria, per favore. Un bacio e alla prossima.