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Autore: Suocere    13/01/2011    1 recensioni
Camminammo sentendo il profumo di salsedine intrufolarsi fra i capelli, appoggiarsi delicatamente sulla nostra pelle. Era una mattina come tutte le altre, però quella mattina non ero sola, c’era anche Vale.
Suocera F.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Vento e mare, parole e sorrisi
 

“Era una bella mattina di fine dicembre. Nella notte aveva nevicato un poco ed ora eravamo in spiaggia.  
La spiaggia era coperta da un sottile manto nevoso e a Vale fece uno strano effetto, non era abituata a vedere la neve, nei suoi  17 anni di vita l’aveva vista pochissime volte, per lo più in televisione o su internet.
Vale era una ragazza “normale”, la tipica ragazza carina, ma non bellissima, brava a scuola ma non la prima della classe, aveva tanti amici, era solare e sempre allegra, quando arrivava lei, accompagnata sempre dal suo splendente sorriso, tutto iniziava a brillare, l’allegria si spargeva nel gruppo.
Mi ricordo ancora quando la conobbi,  era la primavera di 7 anni prima. Ci eravamo incontrate in spiaggia, era mattina presto, forse le 5 o le 6..Non ricordo..C’eravamo solo noi e allora passeggiammo insieme.. Lei si era appena trasferita, veniva dal nord della mia amata Sardegna, aveva come abitudine, appena sveglia, di scendere in spiaggia a passeggiare, proprio come me. Camminammo sentendo il profumo di salsedine intrufolarsi fra i capelli, appoggiarsi delicatamente sulla nostra pelle. Era una mattina come tutte le altre, però quella mattina non ero sola, c’era anche Vale.
Io e Vale diventammo presto amiche, ogni giorno, prima di andare a scuola, ci incontravamo a passeggiare in spiaggia, l’anno dopo saremmo state in classe insieme.
Quanti pomeriggi passati a correre sulla spiaggia da bambine, poi man mano che crescevamo non correvamo, ma nuotavamo, prendevamo il sole, spettegolavamo.. così diventammo ragazze. Finché un giorno non conobbe Riccardo. Riccardo frequentava la nostra scuola, aveva perso due anni, era considerato uno di quei ragazzi difficili, era scontroso e riservato. Si diceva che avesse avuto già problemi con la polizia, forse per droga. Con Vale però era stato diverso, si apri subito con lei, iniziò anche a sorridere.  Riky e Vale si misero insieme dopo un paio di mesi che si frequentavano. Ormai anche loro uscivano con la nostra compagnia e, nonostante i primi tempi Riky fosse guardato con sospetto, si  instaurò  un bellissimo rapporto anche con lui. I mesi passarono, arrivò presto giugno. Riky riuscì a diplomarsi e noi fummo promosse a pieni voti, ci aspettava un’estate strepitosa, all’insegna del divertimento e della spensieratezza, l’ultima da adolescenti. L’anno dopo avremmo dovuto, dopo il diploma, cercare lavoro o iscriverci all’università, niente 3 mesi di vacanza.
Riky dopo il diploma iniziò a cambiare, lui e Vale litigavano sempre di più, Vale era stanca e triste, lei lo amava ma lui continuava a maltrattarla, a risponderle malamente, era tornato quel ragazzo scontroso e riservato, arrogante.
La scuola iniziò, l’estate era passata malamente, tra liti e problemi, ma ora eravamo di nuovo li, fra i banchi di scuola, e c’eravamo solo noi, senza Riky e gli altri del gruppo, io e Vale. Vale decise di lasciarlo e lo fece i primi di ottobre, mi spiegò che era davvero stanca, non riusciva più ad andare avanti così..
Riky la prese malissimo, i primi tempi la torturava con messaggi e chiamate, si faceva trovare sotto casa o davanti a scuola. Ma pian piano si abituò all’idea di averla persa.
Vale ritornò lentamente ad essere quella di prima ma confidandosi con me, mi disse che si sentiva come osservata..E aveva ragione.. Come scoprii più tardi, Riky la seguiva, giorno e notte. E fu proprio una notte che la mia amicizia con Vale finì. Ci eravamo appena salutate, eravamo in spiaggia, lei voleva restare li un altro poco, io ero stanca e volevo andare a casa, così ci salutammo li. Mentre mi allontanai sentii dei rumori, ero quasi alla fine della spiaggia quando capii che Vale stava urlando addosso a qualcuno, mi girai e di colpo lo vidi: Riky. Iniziai a tornare indietro, vidi che Riky aveva qualcosa in mano, era un bastone, iniziò a picchiare Vale, iniziai a correre, la vidi.. Era li distesa. I suoi lunghi capelli biondi erano sporchi di sangue, gli occhi erano socchiusi, il corpo scomposto. Iniziai ad avventarmi su di lui, sembravo una bambina che lottava contro un gigante, gli occhi coperti di lacrime non riuscivano ad offuscarmi la mente, gli tirai pugni e calci finché di colpo mi fermai. Non capivo. Lui non stava reagendo, era li, fermo, immobile, guardava il corpo di Vale per terra, privo di movimenti.
Il gigante era diventato un piccolo bimbo spaventato, ma non provavo pena per lui, lo odiavo, aveva distrutto il carattere gioioso della mia migliore amica, l’aveva tormentata per settimane e mesi, l’aveva seguita e spiata, e ora l’aveva picchiata fino a farle perdere conoscenza. Tornai lucida, presi il mio Nokia e composi il numero della polizia. Poco dopo arrivarono 2 pattuglie e un’ambulanza. Portarono via Vale e Riky, mi lasciarono li, a fissare il vuoto davanti a me, li dove fino a qualche secondo prima c’era la mia migliore amica sdraiata e sfigurata. Poi fissai il mare per qualche minuto, ripensando agli anni passati con Vale, ai momenti belli, brutti,seri stupidi.. 
Ogni immagine di noi due, insieme, era una pugnalata al cuore.. Passarono minuti che sembrarono ore infinite ma poi mi ripresi, andai all’ospedale, cercai quella ragazza tenera che avevo abbracciato tante volte, con cui mi ero spesso confidata. Trovai i suoi genitori. Mi dissero che era in coma, che ora come ora non potevamo fare altro che aspettare e poi mi dissero altro..
Ma sentii solo sprazzi di parole.. Riccardo..Polizia..In carcere.. Ma con la mia mente ero già la, dentro a quella stanza..di fianco a quel letto di lenzuola bianche, circondato da macchinari a me sconosciuti.
Passarono i giorni, le settimane, i mesi, ma lei non si riprendeva, non dava segni di miglioramenti.
E quella mattina per lei, finì una sofferenza. Il suo cuore si fermò alle 10 di quella tiepida mattina di primavera del 12 aprile. Sono convinta che per lei fu una liberazione, e anche per noi, vederla li, immobile, senza anima, ci faceva stare malissimo. E sono anche convinta che morì già quella sera, sulla spiaggia, proprio dove ci eravamo conosciute. Infondo volevo credere che fosse così,era dolce pensare che fosse morta li, su quella spiaggia che tanto amava, davanti a quel suo caro mare. Non potevo pensare che fosse morta in un luogo triste e spento come quella camera,proprio lei che era sempre così bella e solare, lei che portava tutta quell’allegria.
E ancora oggi, dopo un anno dalla sua morte, ogni mattina prima di andare a lavoro, passo dalla nostra spiaggia e ripenso a quel suo dolce sorriso, mi manca sempre molto ma quando torno su quella spiaggia, è come se fosse li, di fianco a me, come se niente fosse successo, come se fosse una normale mattina,insieme..
Immaginando che il vento siano le sue parole ed il mare il suo sorriso..” 
   
 
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