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Autore: marwari_    14/01/2011    5 recensioni
«Ricordi quando lei ancora non faceva nemmeno parte dei nostri più idilliaci sogni?» Gabrielle si era avvicinata con gli occhi colmi di lacrime, aveva deciso di non piangere, era giusto così. Ma non per Xena, lei fissava il vuoto di fronte a sé
«Non ho voglia di soffrire con questi pensieri..» disse chiudendo gli occhi cosicché anche le ultime gocce d'amina fossero scivolate sulla sua pelle
«Non voglio farti del male, voglio solo onorare la sua memoria..»
«Onorare? Non c'è onore nell'aver ucciso una ragazzina..»
«Xena, hai fatto la cosa giusta: non soffrirà mai più e.. quella non era una semplice ragazzina..»
«Hai ragione: quel frugoletto era la mia bambina.»
TEMPORANEAMENTE SOSPESA - FINO A: DATA DA DEFINIRE
Genere: Drammatico, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ares, Gabrielle, Xena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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XenaGabrielle

Disclaimer
: Questi personaggi appartengono tutti alla Universal Picture; con questa fan fiction non voglio infrangere nessun copyright, né ho nessuno scopo di lucro.
NdA: è un altro racconto, ma stravolto dall'inizio alla fine; completamente alla rovescia: parto dalla fine e con dei racconti nel racconto arriverò all'inizio. Spero che anche questa storia vi piaccia e spero anche di non fare i miei soliti scivoloni da cretina che fino ad ora mi hanno portato solo a guai.
Con la mia più sincera spensieratezza e voglia di ricominciare da zero, prego chiunque passi di qui di lasciare un breve commentino, grazie in anticipo.


Notti infinite
C'era una strana quiete nell'aria, troppo silenzio.
E come un martello, una scheggia, il suo nome martellava nella testa: aveva fallito di nuovo.
Una gioia immensa, una nuova opportunità che era sfumata dopo soli diciotto anni, ancora una volta, scivolata dalle sue dita impotenti, mentre la vita si dileguava silenziosa. Che ragione c'era per continuare a vivere? Il vuoto, solo il vuoto era rimasto e poi un burrone, l'oscurità che fendeva ogni spiraglio di luce.
La sua voce, il suo sorriso, il suo tocco, il suo abbraccio, solo ricordi erano divenuti e ciò che prima rallegrava il suo animo chiamandola per nome ora giaceva da qualche parte in altri luoghi. Scivolata via dal mondo dei vivi per passare ad un'altra realtà senza pena, senza sofferenza, senza odio ma anche senza amore.
Ma non sono i morti a sentire la mancanza dei vivi, giusto?
Il vuoto che aveva lasciato alle sue spalle pareva incolmabile eppure quel fuoco ardeva potente nella notte silenziosa ove tutto il resto rimaneva immobile; niente si spostava, niente scalfiva, nulla diveniva, il tempo era fermo.
Una carezza del vento le solleticò la guancia, chiuse gli occhi per assaporare quel dolce tocco così amabile, era lei, ne era sicura, non l'avrebbe mai abbandonata per sempre prima di una dolce carezza, oppure era un bacio? La ferita era troppo fresca per continuare a ricordare, bisognava lasciare andare per non aggrapparsi ad effimere illusioni, a troppi miraggi di una mente sull'orlo della pazzia...
Non credeva che sarebbe stata in grado di sopportarlo di nuovo, non credeva che sarebbe stata lei stessa la causa di tanto dolore che stava dilaniando la sua propria anima; ma lei era una sua responsabilità, era sua la colpa, sua e di nessun'altro, era giusto che soffrisse anche lei per ciò che aveva fatto, infondo, il destino, non si aspettava nulla di diverso, lei era il bene più prezioso che la Terra le avesse concesso, e la vita che le aveva fornito era solo una delle tante strade per diventare esattamente com'era l'antica e feroce Devastatrice di Nazioni. Non c'erano molti sentieri, una via violenta, un vita violenta, una vita piena di ostacoli, piena di imprevisti, piena di stimoli quanto di emozioni, era la vita giusta per lei, ma allora, perché aveva sofferto così tanto?
Forse era davvero una ragazza troppo fragile, forse era davvero una ragazza troppo debole, forse era davvero una ragazza con tanti sogni ma poche possibilità di realizzarli, forse aveva davvero preteso troppo da lei, forse aveva creduto giusto un sentiero che non era il suo, forse i suoi stessi desideri avevano prevalso e questo ne era il risultato, un alto prezzo da pagare.
E per colpa sua, uno dopo l'altro, tutti le avevano abbandonate, lasciandole sole, sole verso i loro obiettivi.
Ma lei era felice di quella vita, il suo sorriso era più luminoso del primo raggio di sole, la sua risata più limpida di una goccia di rugiada, era felice, ma perché il destino era stato così crudele? Forse non aveva fallito, il sentiero era quello giusto, ma lei non c'era più. L'aveva persa. L'aveva persa per sempre.
Farla tornare indietro? No, lei non l'avrebbe voluto. Nonostante tutto il mondo le aveva riservato troppe sofferenze, davvero troppe per nutrire il desiderio di tornare, sicuramente, il Paradiso era un luogo migliore... sempre se in Paradiso c'era arrivata, alla fine si era ribellata alle crudeltà della vita, proprio come la temuta Devastatrice di Nazioni era divenuta una spietata sanguinaria e non aveva neppure avuto l'occasione di redimersi... giusto, perché lei l'aveva uccisa, l'aveva uccisa a sangue freddo. Era morta tra le sue braccia. E in quell'estremo abbraccio non era riuscita ad afferrare la sua piccola e giovane vita che scivolava via da quel taglio che il sangue lasciava passare e ad ogni goccia versata un po' di essenza di vivere se ne andava...
Il tempo era passato, minuti erano trascorsi, solo poche ore al tramonto di quel fatidico ed orribile atto.
Era notte adesso, una notte strana, buia, silenziosa, terribile, sola. Una notte triste e potente come il fuoco che crea e nello stesso momento distrugge, che supera ogni ostacolo senza distinzione, che affronta ogni avversità finché anche la più piccola fiamma continua ad ardere, si è certi che il fuoco continui a combattere, è quello il lato affascinante delle inarrestabili lingue cremisi. Concetto, per certi versi, abbastanza facile da cogliere, non altrettanto da accettare, e da lì tutto era collassato come una corsa inarrestabile dalla cima di una montagna; tutto era partito con un piccolo ed innocuo granello di terra, male che alberga indistintamente in ognuno di noi assieme al piccolo spiraglio di bene, ma quell'esiguo e più che normale accenno di malvagità, ben presto si era trasformato in un più rilevante sasso e poi in pietra e in masso ein roccia e continuava a crescere e ogni volta la sofferenza era maggiore, sempre più guai, sempre più Male, sempre meno voglia di vivere. Adesso era finita per lei.
Allora perché non riusciva a sentirsi felice per lei? Infondo stava bene, l'aveva uccisa lei, perché si sentiva in colpa? Era il suo compito non farla soffrire, era stato l'unico modo: aveva sofferto, troppo.
Era nostalgia di lei, la sua mancanza batteva nel suo petto più del cuore, doveva lasciarla andare, aveva fatto la cosa giusta, ma, non riusciva a lasciarla andare... se ripensava a tutti i momenti che l'aveva stretta a sé, a tutti i momenti in cui l'aveva confortata duranti lenotte più buie, a tutte la parole sussurrate all'orecchio comedolci carezze, a tutte le avventure, al suo sorriso luminoso, a tutte le volte che l'aveva accolta, ad ogni ritorno a casa, saltandole al collo, e poi quegli occhi limpidi, fiammeggianti di gioia che la guardavano con tutto l'Amore di cui erano capaci, che poi davanti ai suoi si erano spenti piano piano...
La lacrime scendevano come diamanti dai suoi occhi cerulei, profondi da parere l'oceano, vuoti da quello spazio che lei aveva riempito. Come pioggia ricadeva sull'erba e luccicavano al riverbero della luna, indifferente a scrutare ciò che avveniva ai suoi piedi
- Ricordi quando lei ancora non faceva nemmeno parte dei nostri più idilliaci sogni?- Gabrielle si era avvicinata con gli occhi colmi di lacrime, aveva deciso di non piangere, era giusto così. Ma non per Xena, lei fissava il vuoto di fronte a sé
- Non ho voglia di soffrire con questi pensieri...- disse chiudendo gli occhi cosicché anche le ultime gocce d'amina fossero scivolate sulla sua pelle
- Non voglio farti del male, voglio solo onorare la sua memoria...-
- Onorare? Non c'è onore nell'aver ucciso una ragazzina...-
- Xena, hai fatto la cosa giusta: non soffrirà mai più... quella non era una semplice ragazzina...-
- Hai ragione: quel frugoletto era la mia bambina.- 

   
 
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