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Autore: Return_to_Nibelheim    14/01/2011    5 recensioni
Persino la bellezza dei ciliegi sfiorisce rifuggendo una perfezione immutabile.I petali galleggiano sull'acqua come stelle in un cielo senza luna.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Endymion, Serenity
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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L’angolo di Calcifer lo Spirito del Fuoco: Finalmente l’autrice riesce a dare un minimo di senso alla scheda personaggi nell’introduzione della fic, era anche un po’ ora visto che siamo già alla bellezza di 3 capitoli e 1 prologo. L’autrice, ancora turbata dalla morte di Sarah Essen-Gordon per mano del Joker in Batman, lascia indietro qualche apostrofo in segno di protesta. Se qualcuno non lo sapesse la Tanzanite nominata nel capitolo precedente è una pietra bellissima resa famosa da Tiffany di colore blu intenso con riflessi violetti (QUI). Le Danaidi sono statue di “portatrici d’acqua”, pregasi notare l’ironia di uno spirito del fuoco che parla di acqua. Il ritardo vergognoso con cui l’autrice posta questo capitolo, tra l’altro brevissimo, s’è davvero sprecata, è dovuto alla scomparsa (metaforica) della sua compagna di Brainstorming, attività dalla quale Essa traeva non solo un gran diletto ma anche le idee migliori e qualche correzione grammaticale.
Quindi immaginarsi adesso quanti apostrofi messi a caso troverete!



«Quando si agisce è segno che ci si aveva pensato prima;

l’azione è come il verde di certe piante

che spunta appena sopra la terra, ma provate a tirare

e vedrete che radici profonde.»

Alberto Moravia

3.

THE EARTHY

(La Terra)

 

L’ho incontrata che eravamo solo due bambini, fuori dai confini del palazzo. Mi ero affettato a defilarmi una volta adempiuto al mio dovere di far presenza a saluti e convenevoli, quando sapevo che non si sarebbe più badato alla mia assenza. Mi ero incamminato verso i giardini posteriori senza prestare particolare attenzione a che nessuno mi scorgesse e atteggiando l’espressione a quella neutra indifferenza che mi contraddistingueva con l’intenzione di trascorrervi l’intera giornata in compagnia di me stesso ma una volta lì, nauseato quell’esplosione profumi e colori, avevo preso la via della piccola uscita posteriore e poi fuori, attraverso prati che ai tempi si perdevano oltre l’orizzonte. Seguendo lo sfregio del piccolo sentiero bianco mi recai al ciliegio sulla collina su cui mi arrampicavo ogni volta che sentivo il bisogno di restare solo, passivamente, strascicando lento il passo come i muli. Non era come se avessi fretta.

Arrivai guidato dalla bellezza dei petali.

Vi era stata in quei giorni un’insolita fioritura fuori stagione, e a fine estate la pianta portava sui suoi rami un carico talmente gravoso che questa si curvava sotto il peso dei suoi stessi fiori, creando un rifugio di un color rosa pallido che tingeva dei suoi colori perfino l’ombra ai suoi piedi. Totalmente rapito da quello spettacolo non mi sarei mai accorto di non essere solo se non fosse stato per quel flebile singulto soffocato che tradì una presenza estranea. Volsi lo sguardo di scatto in direzione del suono, una mano già pronta sull’elsa della spada in caso si trattasse di un incontro spiacevole, ma tutto quello che trovai del feroce avversario che mi aspettavo fu un tremulo baluginio di bianco che cacciò uno sgrilletto acuto prima di sparire del tutto dietro il tronco. Abbandonando ogni intenzione bellicosa sporsi la testa di lato, incuriosito.

Trovai una bambina in piedi lì dietro.

Più giovane di me di non più di un paio d’anni ma tanto piccola da dimostrarne quasi la metà faceva capolino da dietro il tronco dell’albero che ne nascondeva l’intera figura a parte le piccole dita affusolate dei palmi con cui si aggrappava e il lembo di un abito di uno splendore abbacinante. Era talmente minuta da far sembrare grottescamente grande tutto quello che le stava attorno. Le guance erano colorate di un pallido vermiglio e la bocca era atteggiata a una “O” di meraviglia che pareva sul punto di schiudersi in un sorriso estatico; gli occhi parzialmente celati da ciocche di una chiarezza trasparente riflettevano l’azzurro pallido del cielo: erano spalancati all’inverosimile e brillavano d’eccitazione verso il basso.

Ma ai suoi piedi non c’era nulla a parte un buco.

Subito la bollai come pazza ma la curiosità fu più forte e mi avvicinai di qualche passo per controllare che non ci fosse effettivamente qualcosa di interessante da rimirare con tanta attenzione. Visto che non mi aveva neppure salutato né aveva sobbalzato al mio arrivo credevo fosse così concentrata che sarei riuscito ad avvicinarmi e ad andarmene senza farmi notare, invece appena fui a portata di mano mi afferrò per il polso con una forza che non proprio non le si sarebbe data e mi tirò a terra facendomi crollare in ginocchio nella fanghiglia fresca di pioggia. Il mio sguardo attonito incontrò il più luminoso dei sorrisi.

Gentile e complice.

Di quelli riservati a un vecchio amico.

- C’è un coniglio qui dentro! – strillò eccitata. – Guarda anche tu!

 

Una sera di tanti anni prima la regina Calyce attraversava nervosamente il piccolo giardino che rallegrava la vista del balcone delle sue stanze in passi lunghi e affettati. Col cuore oppresso da un’ansia crescente, sotto la vista delle sue dame più fidate e della nutrice di corte, cercava inutilmente di porre fine al pianto disperato del fagottino che stringeva tra le braccia. Le venne chiesto di rientrare in casa: nonostante fosse ormai primavera inoltrata le notti erano ancora troppo fredde per lei, già di salute cagionevole e come se non bastasse abbigliata troppo leggera, con le vesti sottili da notte e nemmeno una vestaglia a coprirle le spalle. Invano le avevano rivolto suppliche e accorate preghiere e nemmeno le minacce (non troppo convinte) di dire tutto al suo sposo aveva sortito alcun effetto sulla risolutezza della sovrana: con le guance imporporate graziosamente dal vento e gli occhi che brillavano come zaffiri alla luce tremula delle lampade, le labbra rosse tese un poco all’insù in un sorriso appena accennato, chiese loro di pazientare un poco, solo un po’, perché entro breve il suo povero bimbo si sarebbe di certo calmato. Quello, neanche a farlo apposta, scelse proprio quel momento per esibirsi in una serie di strilli che superarono i precedenti per intensità e disperazione. A nulla valsero neppure gli abbracci più teneri e i più dolci sussurri all’orecchio, le pacche sulla schiena e placide ninnate.

Non aveva fame e non era sporco.

Lei non sapeva che fare.

Di giorno, baciato dal sole, quel posto era un vero paradiso: al mattino, quando il cielo era rosa e grigio e l’aria frizzante i primi timidi raggi baciavano l’erba intrisa della rugiada della notte e tutto splendeva di riflessi smeraldini a cui confronto sfiguravano i gioielli più preziosi; basse aiuole e ruscelli artificiali ne arabescavano la superficie in un intrico di arzigogoli, ricolme di fiori in un tripudio di giallo, azzurro e lilla; sotto l’ombra degli alberi rigogliosi spiravano zefiri gentili che portavano nell’aria un dolce profumo e il molle mormorio dell’acqua. Persino le soffocanti mura di pietra erano ingentilite da rampicanti di rose bianchissime ed era impossibile persino per un bambino così piccolo non coglierne la bellezza incantevole nei momenti di crisi.

Di notte però era diverso.

Inutilmente la regina aveva stretto al petto il suo piccolo Endymion cercando di fargli riconoscere quei luoghi tanto amati. Lo aveva cullato tra le braccia e gli aveva parlato con la dolcezza del placido mormorio dei corsi d’acqua, col profumo di rose che le impregnava i capelli e la veste da notte ornata dei fiori più belli di quel giardino. Inconsolabile, il neonato continuava a piangere, le guance vermiglie rigate a più riprese di lacrimoni appiccicosi: stretto in coperte di lana pesante gonfiava il petto in ampi respiri e spalancata al massimo la bocca continuava a strillare disperato nel buio verso un cielo di un nero uniforme.

Poi d’improvviso, come rispondendo alle sue mute preghiere, quella perla d’argento sospesa là in alto aveva fatto capolino dalle nubi nere tingendo il cielo di un blu di velluto; ammantata di un’aureola di luce diafana e impercettibile in cui vagamente si potevano distinguere i toni di un arcobaleno, aveva scacciato le tenebre e tutto ciò che solo un istante prima era apparso come oscuro e spaventoso ora si tingeva di un azzurro lattiginoso abbacinante. Le forme cupe e nere di una notte senza luce si rivelarono in uno splendore di sogno e persino il vento parve ingentilirsi all’improvviso come nel più piacevole dei pomeriggi estivi. Il principe aveva smesso di piangere, rapito da quel piccolo miracolo. Le vennero in mente le parole di un vecchio racconto:

C’era una volta un bambino che s’innamorò della luna…

 

Io me ne stavo ritto in piedi e immobile contro il tronco dell’albero, a braccia conserte e labbra serrate tanto che, tutto vestito di nero com’ero, nell’ombra di fiori cullati dal vento mi si sarebbe potuto confondere col tronco del ciliegio. Lei stava poco distante, attendeva la madre che sarebbe venuta a prenderla di lì a poco immersa in una luce gialla a cui non sembrava avvezza e che la costringeva a stringere gli occhi nonostante si schermasse dal sole persino con le mani: perso interesse per quel coniglio che io non avevo visto aveva saltellato incespicando un po’ più in là e si era messa a raccogliere fiori per farne una ghirlanda che poi si era messa in testa. Si era pavoneggiata sentendosi molto carina, e quando in barba al galateo di palazzo le avevo risposto che secondo la mia modesta opinione quella più che una corona da regina sembrava il nido di un chiurlo era scoppiata a piangere. Poi mi aveva chiesto cosa fosse un chiurlo e quando gliel’avevo spiegato si era messa nuovamente a piangere.

Era uno strano, sciocco, tenero coniglietto piagnucolone, e sentì il bisogno improvviso di consolarla. Mi ero avvicinato a lei e senza pensarci un istante le avevo preso la mano nella mia baciandole il dorso come è d’uso tra gli adulti. Un gesto come un altro per farla sentire meglio. A quel punto aveva smesso di singhiozzare e tra i tuoi balbettii privi di senso, come se non fosse più in grado di esprimersi nella nostra lingua,  persino i suoi capelli sembrarono diventare rossi per l’imbarazzo e senza darmi il tempo di aggiungere qualche parola di studiata galanteria si strappò dalla mia presa e fuggì.

Dopo di che non la vidi mai più. Ne fui deluso.

Non doveva essere rimasta troppo colpita dalla mia galanteria dopotutto.

 

The Wood - La cima dell'albero
(FINE)

 

 

Il cantuccio di Sophie: Sono pessima per i seguenti motivi; 1) Ho di nuovo riscritto tutta la storia già che c’ero (fortuna che è breve quindi la cosa è stata indolore), specie la parte del sogno che a me personalmente faceva schifo ma nessuno mi ha detto nulla quindi forse sono molto strana io! :D 2) Mi ci è voluto una vita per fare questo capitolo perché c’era una cosa che proprio non riusciva a tornarmi e non capivo cosa senza l’aiuto della mia ex beta; ora ho sistemato ma non posso aggiungere altro perché conta come spoiler e voglio vedere se qualcuno se ne accorge. Io dico di no perché è una cosa che sta solo nella mia testa, ma non si sa mai! :D Ora pubblico prima di cambiare di nuovo idea, correggerò e sistemerò poi, scusatemi. 3) Ho reso il piccolo Endymion un playboy come Bruce Wayne! Ma non dimentichiamo che anche Mamoru-the-original nelle sue prime apparizioni dell’anime schiacciava la testa a Rei mentre camminava per strada (con lei che voleva offrirgli un caffè per farsi perdonare, ho provato a usare la stessa scusa per strada ma non funziona) e derideva Usagi per i suoi capelli e la sua faccia tonda, quindi non era un santo manco lui. Ma se proprio non accettate l’idea e dovete farmela pagare colpitemi qui, sul pancino, che sono più morbida. Io vorrei scrivere una storia su Mamoru un giorno. Anche se nel cuore mi è rimasto quel sensuale pseudo - ménage tra Usagi e Diamond, dovevano spingersi più oltre dico io anche se il mio cuore appartiene a Zaffiro, che è quello sfigato!

 

Calyce è, nella mitologia greca, la madre di Endymion (Endimione in italiano per chi volesse consultare wikipedia per assicurarsi che non racconto palle – ma fidatevi della mia onestà: se avessi dovuto inventarmi un nome di un OC ne avrei scelto uno che non mi avrebbe fatto venire in mente una stoviglia)

 

Distraggo la mente dalle torbide immagini di Usagi e Diamond che affollano i miei penZieri ringraziando le mie fedelissime e irriducibili: ellephedre (se è per questo di apostrofi ne ho scazzati ben due, ma non diciamolo a nessuno per carità! :P Io credevo che tu avessi sbagliato l’apostrofo per compensazione del mio errore, potevi inventarti una scusa del genere per fare bella figura, io personalmente ti avrei creduto, sono notoriamente una boccalona. Io e gli apostrofi non andiamo d’accordo. Oh, io adoro scrivere di particolari idioti di cui non scrive nessuno! Ho più libertà di creatività anche se sono comunque vincolata dalla storia. E’ il compromesso perfetto! Poi se piacciono e restano impressi mille volte meglio *_* Invece non sopporto i personaggi eterei sempre saggi e sempre perfetti. E’ un mio limite, devo s-perfezionarli! Da qui la mia regina e il mio Endy-Wayne. Ormai lo chiamo così. Il suo regno è terribile, i maschi stanno tutti fuori dalla porta! XD Sì mi sono ricondotta al prologhino, con l’albero che non ci crederai ma ha anche un senso! Tornerà ancora! Non ci credo, era nato giusto per dare un senso alla carta di Sakura, ho ha ha! Sono geniale! Sì sono 19 capitoli perché in tv le carte di Card Captor Sakura sono 19 e intendo metterle tutte per non fare favoritismi, poi si offendono! :D Grazie per la splendida recensione e per l’occhio di falco), maryusa (Beh era anche un po’ ora che si mettesse in mezzo l’idea di andare a passeggiare sulla Terra, altrimenti che l’ho messo a fare mamoru/Endymion nella lista personaggi? ;D Il salto di sicuro lo farà -nel sogno- ma non so ancora quando e non so cosa troverà dall’altra parte, io le cose me le invento sul momento. Anche la regina è nata così! :D Tremendo! Se piace sono tanto contenta ma anche un po’ stupita, ma ho paura che dopo questo capitolo le fan di Endymion vorranno la mia testa! Un baciùz!), luisina (la parte del sogno a me ha snervato, l’ho riscritta 8 volte! Non voglio più sentirne parlare finchè non deciderò cosa far trovare a Serenity dall’altra parte! Nel frattempo sono solo riuscita a rimediare una gran voglia di cantare le canzoni di Alice della Disney XD Sono contenta che ti diverta, io cerco sempre di scrivere in modo da non annoiarmi e conseguentemente non annoiare. Se mi riesce mi sento felice! Ciaoo!), lagadema (Se ti consola non lo so nemmeno io dove voglio andare a parare con questa storia! :D Ogni capitolo lo creo dal niente, ho giusto le mie card di Sakura da utilizzare e vaghe rimembranze del manga che mi rifiuto di rileggere perché per questa storia necessito di staccarmici un pochetto per amor di freschezza. Se mi rileggo di Endymion vero il mio Endy-Wayne ne esce demoralizzato! XD Se io vivessi per le recensioni morirei di stenti a parte che per questa storia, mai più di 2 per storia, ho ha ha! Ma è comunque bellissimo riceverne!), Selia (e non c’hai l’animo della contabile, siamo pochi eletti. Per come la vedo io una persona può prendersi tutte le libertà grammaticali che vuole, basta che sia consapevole di quando non sono corrette! ;D Insomma, quando ci si bea della propria voglia di sembrare ignoranti, hahaha! Che ragionamento alla Usagi, questa donna mi sta traviando… Serenity è MOLTO usagizzata, il che mi piace assai perché Usagi è simpatica e Serenity è solo seria. :3 Mi sa che sul piagnucoloso qui mi odierai, temo, ma in fondo anche questa è Usagi! :D Azzo, e qui mi serviva la mia beta che è fissata di Pratchett, io di lui ho letto solo due libri della saga di mondo disco, dovrò chiedere lumi su questo parallelismo, sono curiosa adesso! X3), Morea (Meno male che ci sono solo tre capitoli, per come la sto montando e smontando a mo’ di costruzione lego se fossero tanti capitoli, magari lunghi, mi suiciderei! XD Adesso vediamo a come gira l’ispirazione perché senza una beta e seguente brainstorming faccio un po’ fatica dal momento che non mi fido mai della bontà delle mie idee! :3) e Vale Lovegood (ce l’abbiamo fatta ad aggiornare ma che parto, era da mesi che non usciva niente poi mi sono messa oggi e l’ho riscritto tutto daccapo in 2 ore scarse. Questa è putenza! XD Sperando che la storia non abbia perso. :3)

   
 
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