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Autore: Rose Luna McDonald    14/01/2011    3 recensioni
Ciao, questa è la mia prima fanfiction in assuluto e spero di ricevere delle recensioni (anche negative). La storia si svolge un anno dopo la Battaglia di Hogwarts, perché volevo approfondire la storia tra Ginny ed Harry.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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 Ciao, questa è la mia prima fanfiction in assoluto e spero di ricevere delle recensioni (anche negative).
La ff comincia un anno dopo la Battaglia di Hogwarts, perché volevo approfondire la storia tra Ginny ed Harry (anche se non vado matta per questa coppia).
Disclaimer: i personaggi appartengono a J. K. Rowling e la storia non è a scopo di lucro.
 
Harry Potter era un ragazzo di 18 anni, alto, magro,abbastanza muscoloso; grandi e dolci occhi verdi e capelli neri mossi, sempre indomabili, e una bocca carnosa.
Ma Harry non era un ragazzo normale, lui era l’ex Bambino Sopravvissuto, il mago che l’anno precedente aveva sconfitto Lord Voldemort durante la battaglia di Hogwarts, liberando così per sempre il mondo magico.
 
Harry si trovava in cucina, con le mani immerse nel lavabo ricolmo di piatti sporchi – abituato fin da piccolo ai lavori domestici si rifiutava di usare la magia, anche se solo per lavare i piatti –, quando suonò il campanello di casa.
Stupito, guardò l’orologio appeso sopra il frigorifero, erano solo le 21:15!
Ma si stupì ancora di più dopo poiché alla porta si trovò di fronte Ginevra Weasley, la sua ex-ragazza, sotto ad un temporale, bagnata dalla testa ai piedi.
-Ginny! Cosa ci fai qui? Svelta entra che si gela.. Non hai un ombrello?-
-Ciao Harry. Perdonami se ti disturbo ma... sono scappata di casa in fretta e furia. Non ho pensato a prendere un ombrello... Se ti do fastidio però me ne vado!...-
-Non ci pensare neanche! Non ti lascio girovagare per la città da sola di notte e con un temporale. Come sarebbe a dire che sei scappata?-
Harry chiuse la porta di casa a chiave mentre Ginny si accomodava nel salone dei ricevimenti.
In attesa che le rispondesse la accompagnò in bagno nel piano superiore.
-Ho litigato con mamma perché domani vanno tutti a… trovare Fred, ma io non me lo sento e così mi sono rifiutata.
Non so cosa mi sia preso, sono uscita in giardino, ho preso la mia scopa e ho volato fin qui.-
Disse lei e nel frattempo si tolse la giacca zuppa, che Harry spedì con un incantesimo nel cesto dei panni.
-Tu hai VOLATO fin qui sotto un acquazzone?-
Harry aveva il presentimento che quella sarebbe stata una lunga notte…
Ginny tirò su col naso e si strinse le braccia attorno al petto come per proteggersi.
L’ex Re dei Grifoni si accorse che la giovane di fronte a lui stava tremando e aveva anche gli occhi lucidi.
Suo fratello Fred era morto nella Guerra di Hogwarts e la famiglia stava cercando di accettare il lutto, ma Ginny sebbene avesse un carattere degno della sua casata, era la più fragile.
-Scusa, non volevo essere scortese. Perché non ti fai un bagno caldo? Io ti preparo una camera per stanotte.-
Harry posò un bacio sulla fronte della ragazza e uscì dal bagno.
Un’ora dopo stava sulla soglia della stanza per Ginny con una tazza fumante in mano.
-Ho spedito un gufo a Molly, le ho detto che passerai la notte qui.-
Ginny era seduta sul bordo del letto a baldacchino, coperta solo da un asciugamano stretto attorno al corpo.
Harry si schiarì la voce imbarazzato dalla situazione.
-Ehm… I tuoi vestiti sono ancora bagnati, per dormire ti ho trovato una mia vecchia maglietta. Comunque, ti ho fatto una tazza di the… Se ti va… Ehm, la lascio qui…-
Sistemò la tazza su un tavolino, vicino ad uno specchio a figura intera, e una maglietta verde con la stampa degli U2, una band musicale babbana, accanto a Ginny.
Dall’ultima volta che si erano visti Ginny era cambiata, dimostrava un aspetto più maturo, il viso aveva perso quei lineamenti infantili, persino il naso ora era più affilato, i capelli lisci e rossi scendevano dolcemente oltre le spalle; l’unica cosa uguale erano gli occhi: quegli occhi castani che lui adorava avevano sempre delle screziature d’oro ai lati.
Quegli stessi occhi che ora lo stavano fissando insistentemente.
Quasi senza pensarci allungò una mano per sfiorarle una guancia e si chinò a posare le labbra sulle sue.
Proprio quando si riscosse fece per allontanarsi, ma lei gli prese la testa fra le mani e riannullò le distanze
-Non fermarti… Non adesso…- gli sussurrò all’orecchio.
Harry all’inizio non capì la frase, finché Ginny non fece scivolare una mano sotto la maglia del suo pigiama e l’altra lungo lungo una gamba.
 Con un gemito strozzato rischiò di cadere, per la sorpresa, quando una mano arrivò ad accarezzare il cavallo dei pantaloni.
Ginny lo lasciò andare per appoggiarsi al cuscino e aprire un poco le gambe imbarazzata.
Harry sorrise alla vista delle gote che erano arrossite.
Si sfilò la maglietta e gattonò sul letto fino a riunire le bocche.
Le lasciò tutto il tempo che occorreva per abituarla al contatto con il proprio corpo; poi la liberò lentamente dall’asciugamano e la coprì di carezze, che vennero accolte con piccoli sospiri e gemiti.
La fece stendere per posare la bocca sulla pelle nuda sino all’ombelico, dove disegnò dei cerchi con la lingua; aprì una mano sopra ai riccioli scuri, facendo una leggera pressione.
Non fece caso alle unghie di lei che si conficcarono nelle spalle, lasciando dei solchi rossi, mentre spingeva un dito nel profondo del suo corpo, trovando un luogo più intimo, bagnato e caldo … pronto solo per lui.
Ginny si abbandonò alle tenere attenzioni che le rivolgeva, aprendosi completamente a lui.
Harry lanciò via con foga gli ultimi indumenti che lo separavano da quella fonte di gioia e piacere puro.
Affondò la testa fra i capelli della giovane e si fuse con lei nell’anima e nel corpo, una, due, tre, dieci volte, dentro e fuori, fino a perdere il conto, fino a non essere più in grado di formulare un pensiero coerente.
La Grifoncina smise di lottare contro il dolore iniziale e seguì il movimento delle spinte, sempre più veloci.
Ignorarono la piccola macchia rossa che andava a sporcare il materasso.
Ignorarono le coperte che finivano sul pavimento assieme ai vestiti.
Ignorarono persino il telefono che squillava due piani sotto di loro.
Lasciarono solo che le loro anime compissero insieme il cammino verso il paradiso.
 
Harry Potter si accasciò sul cuscino al fianco della SUA ragazza e, anche se era a corto di fiato, non poté evitare di pensare, ancora una volta, a quanto fosse bella.

Anche - e soprattutto - dopo aver fatto l’amore.

Anche con i capelli in disordine e il fiatone.
Perché forse già lo sapeva da tempo, nel suo cuore, che quella bambina con le lentiggini sul naso, la stessa che a King’s Cross gli aveva augurato “Buona Fortuna”, sarebbe entrata nella sua vita stabilmente, aiutandolo a crescere e a superare le sue paure.
E l’unico modo per farlo era stare insieme, a scuola e dopo nella vita di tutti i giorni.
Per sempre…
  
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