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Autore: Nikkie    15/01/2011    3 recensioni
E' uno scorcio di vita. Una vita possibile. Forse triste, forse deludente, ma vita da vivere. E' la prima originale che trovo il coraggio di far uscire dal guscio protettivo... Sono azioni, scene e gesti e parole che sono state ispirate dalla mia personale esperienza. I personaggi, tuttavia, sono di mia invenzione.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un sabato pomeriggio come tanti. Non è cambiato niente, eppure c'è qualcosa che non mi quadra, qualche conto che non mi torna. Ma io e te? Com'è che siamo finiti in questa sporca monotona routine? Queste passeggiate in centro stile settantenni che non trovano altri divertimenti se non giudicare l'operato altrui che avrebbero "fatto di sicuro meglio". Senza dubbio siamo infognati in questo limbo per causa delle nostre azioni. Piccola, magra, amara consolazione.
"Honey…"
Dopo aver visto quello stramaledetto film dalla tua bocca non esce nessun'altra parola se non...
"Honey…" ripeti.
Ma come sei monotono.
"Dimmi" rispondo io. Mi dispiace il mio tono non è né acceso, né emozionato né niente. Questa è routine. Nient'altro. Queste conversazioni è come se le avessimo già fatte tutte ed è la cosa più straziante possibile. Non c'è più nessuna emozione a dirsi quello che ci stiamo dicendo…
"Ti stavo chiedendo se anche a te piacciono queste decorazioni natalizie, cara, ma non mi ascolti?" Oh, che tono straziato che usi. Qual è il problema? Non ti guardo abbastanza adesso? Non pensavo fossi così geloso…
"Geloso?"
"Oh, scusa, non c'entra molto, ma mi è venuto in mente…" come salvarsi in corner adesso? Di nuovo a pensare ad alta voce, che disgrazia! "…Non sapevo che Luca fosse così geloso con Tamara, mi fa un po' strano, oggi li ho incontrati e, mannaggia… Comunque, dicevamo delle luci…" forse non si è accorto di nulla o forse non mi ha ascoltato come al solito. Bene così.
"Sì, le luci…"
    Come volevasi dimostrare, il tuo livello di attenzione è molto basso. Molto bene, almeno adesso, ma devo ricordarmi di fartelo notare in futuro, quando mi servirà che la tua attenzione sia concentrata su di me.
Sporca routine, stento ad abituarmici eppure ci sono perfettamente  mio agio, oppure così dò a vedere all'esterno.
"Parlavamo delle decorazioni in realtà, Honey!" mi rimbecchi come risvegliato da un lieve sopore di cui non ero cosciente e, forse, non lo eri nemmeno tu.
"Le decorazioni… Beh, ad essere proprio sincera, non le trovo così piacevoli alla vista, le trovo eccessivamente appariscenti e pacchiane. Però c'è la gente a cui piacciono queste cose. De gustibus, dico io"
Cammino. Cammino. Poi mi fermo e mi guardo indietro e tu sei lì con lo sguardo fisso alla prima decorazione verde-rossa-dorata che vedi, hai lo sbrilluccichio negli occhi tale e quale a quello di un bambino la mattina di Natale che vede che è appena passato Babbo Natale e che con il suo sacco gli ha lasciato qualche pacchetto da aprire emozionato come non mai.
Torno indietro e ti raggiungo.
    Inizio a fissare anche il mio sguardo all'opera sopra le nostre teste, per un po' rimango completamente incantata. Non riesco nemmeno a parlare. Mi sento emozionata come il primo giorno di scuola in cui tutto può cambiare e si possono iniziare nuove esperienze. Per un attimo fugace riesco a sentire quello che è possibile che tu stia sentendo nel tuo cuore. Una stretta che lascia senza fiato. Un'emozione che si prova fintanto che gli occhi non si riempiono di lacrime per i primi disincanti portati dalla vita stessa. Poi, però, la realtà ha il sopravvento su di me e mi risveglio abbastanza duramente per tornare a quel che realmente siamo: due diciottenni che stanno ad incantarsi con il naso all'insù per una decorazione natalizia, pacchiana, veramente pacchiana, per di più.
"Va beh, Matti" sospiro tentando di riportarti al mondo reale "Io dovrei quasi quasi andarmene" dico quasi sibilando tra i denti per non farti avere un risveglio troppo duro a cui potresti non reagire proprio benissimo. Sono sempre così premurosa che non so nemmeno se la cosa ti va bene, non te l'ho mai chiesto, ma faccio così perché anche se non te l'ho mai detto… Io ti amo. Forse nel vero senso della parola. Forse può sembrare presto per dire una cosa così, però, sento qualcosa di più di semplice affetto per te, ma non sono mai riuscita a dirtelo.
"Ah, si, hai ragione, mi dispiace…" il tuo sguardo continua ad essere vacuo, ma fisso sulla decorazione, capisco il problema.
"Matti, ti senti bene? Vuoi che ti accompagni a casa?" più dolce di così non saprei come esserlo, per cui o mi prende così o non mi prende.
"Ma figurati, sto bene, solo, beh…" ci pensi un attimo ancora guardando la decorazione, poi finalmente abbassi lo sguardo e finalmente sembri vedermi: Deo Gratia! Ma i tuoi occhi non sono solo arrossati dal fatto che non hai quasi mai sbattuto le palpebre per cinque minuti consecutivi, ma stai praticamente piangendo.
"Matti…" sono preoccupata, troppo per lasciarti muovere un altro passo da solo "…Ti accompagno che tu lo voglia o no…Vieni"
"No. La cosa è questa, volevo dirti che non posso venire con te, volevo dirti che non posso accompagnarti e mi dispiace…"
"E per questo stai piangendo? Oh, ma che dolce…" ti schiocco un bacio sulla guancia perché ti adoro tutto tenerone.
"Oh, beh, non è proprio per questo. Però, vai, vai, non posso venire e tu sei praticamente in ritardo"
Ti avvicini e mi baci. Mi baci come non hai mai fatto. E io ricambio più che volentieri, ma non so perché, ma questo bacio mi sa di addio.
"Ciao…" soffio sulle tue labbra.
"Ci vediamo…" tipica frase tua, solo non adatta a noi o comunque ad una coppia, ma sono consapevole che non c'è niente di diverso.
    Mi volto tranquilla e mi incammino mi giro un paio di volte e alla terza tu sei già sparito chissà dove, non so dove dovessi andare, non me l'hai detto e anzi, ho temuto che rimanessi attaccato a quella decorazione in eterno. Eri come preoccupantemente in trance lì davanti. I tuoi occhi lacrimare non li avevo mai visti e ammetto, mi hanno fatto uno strano effetto. E c'era qualcosa di strano in quel bacio, ci penso per tutta la strada fino a casa e solo a destinazione trovo la risposta al mio dilemma.
    Urlo. Strepito. Ma quello che mi hai fatto è troppo grave perché io ti possa perdonare così velocemente. Quelle lacrime che hai versato salutandomi non fanno che accentuare il problema. Era un addio.
    "Pauline, Pauline, per favore!" dico entrando in casa. Dove sarai stavolta non lo so, sei sempre da qualche altra parte. Come al solito.
"Dimmi, eccomi"
"Oh, Pauline… Mattia…" e scoppio a piangere, giuro non volevo, ma a questo punto la cosa è talmente evidente che ormai trattenere sarebbe tutto inutile. E dal tuo sguardo capisco che hai capito tutto, al volo come sempre. E' per questo che quando sto male corro qui.
"Tesoro, adesso calmati… Ti scaldo un po' d'acqua, ci beviamo con calma un bel tè e ci rilassiamo, se ti va parleremo, altrimenti staremo in silenzio, ok?" mi dici con quel tuo tono premuroso che rassicurerebbe il più timoroso degli esseri umani presenti sulla Terra. E' per questo che quando sto male io vengo qui da te, è per questo che quando ho qualcosa di cui sento di dover parlare vengo da te. Ma anche questa è un'altra cosa difficile e di cui non riesco a parlare...
Impiego i miei soliti buoni dieci minuti per calmarmi e smettere di singhiozzare e potere così iniziare a raccontare tutta la storia: la passeggiata, la decorazione e quelle stramaledette lacrime. Le TUE lacrime che mi fanno più male di una pugnalata allo stomaco. Sei in grado di farmi soffrire in migliaia di modi diversi, ma giuro, questo è il più doloroso con cui mi hai colpito da tempo ormai.
Capire, però, che da oggi inizia quella vita senza te che non avrei mai voluto rivivere è straziante. Perché? Perché hai deciso di lasciarmi? E poi perché in questo modo atroce?
Vengo scossa da una nuova ondata di singhiozzi prima che mi sia calmata del tutto. Poi, Pauline con uno dei suoi abbracci speciali riesce a farmi tornare in me. Grazie.
"Pauline, grazie…" mi asciugo il naso con un fazzoletto di carta che mi hai passato solo un minuto fa e accenno un sorriso non troppo convinto.
"Non lo dire nemmeno per scherzo, lo faccio perché ti voglio bene  mi fa stare malissimo vederti in questo stato…" e mi fai una carezza.
Nel frattempo abbiamo preso il tè e gli effetti calmanti si fanno vedere, tutto mi sembra un po' meno difficile, inizia una nuova vita, ma si può superare lo shock iniziale.
"Ok… Adesso magari vado, Anna sarà preoccupata… Grazie del tè, di tutto…" ti schiocco un sonoro bacio sulla guancia di quelli che ci piacciono tanto e esco dalla porta.
Senza neanche vivere la camminata fino alla strada, mi ritrovo davanti ad una vetrina e rimango incantata a guardarla. C'è qualcosa che attira la mia attenzione in queste decorazioni natalizie un po' atipiche, i colori sono gli stessi di quella che Mattia si era incantato a guardare, ma non sono per niente pacchiane come l'altra, che lo era eccome, invece.
"Ti piace? L'ho fatta io… Modestamente…" una voce maschile. E mi sembra anche di conoscerla abbastanza bene.
"Filippo?"
"Eh già… Ne è passato di tempo, tutto bene?" il tuo viso sorridente non è cambiato per niente. E' bello vedere che alcune cose a dispetto degli anni rimangono le stesse. Le sicurezze di un passato che può essere riscoperto.
"Diciamo di sì… Potrebbe andare meglio, ma finalmente inizia a riandare bene e questo già mi basta"
E' una frase contorta come il mio stomaco che dopo anni e anni ancora si ricorda degli stormi di farfalle che hanno spiccato il volo al suo interno ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano o mi rivolgevi anche una semplice generica domanda sul tempo.
"Sono contento… Io mi limito a sfruttare il mio spirito natalizio in queste vetrine… Non è il massimo, ma mi dà un po' di soddisfazioni"
"Direi che hai un talento favoloso, sei riuscito a farmi tornare il sorriso dopo una giornata terribile, è bellissimo quello che fai con queste decorazioni alle persone…"
Il mio tono diventa trasognato mentre parlo fissando di nuovo lo sguardo sulla vetrina. Un sorriso mi piega le labbra all'insù e finalmente sento un po' della magia che sentivo da bambina, quando di bugie e sofferenze non ne sai molto, per fortuna.
"L'ho presa come missione. Sono quelli come te che poi mi fanno capire se sono stato bravo oppure no. E' la parte migliore di tutto, senza dubbio la migliore"
Sorridi. Lo vedo riflesso nel vetro che fa da specchio.
Lì capisco che non è la fine, ma solo l'inizio. Che forse quello che ha fatto Mattia l'ha fatto più per me che per lui, perché ho la possibilità di ricominciare quello che altrimenti sarebbe stato un semplice rapporto già vecchio appena nato. Ed è in quel sorriso che vedo tutto quello che devo fare e non sono mai stata così felice.
"Sei bravissimo" ti dico sottovoce in modo che senta solo tu nel giro di due centimetri dalle nostre teste, forse siamo troppo vicini.
"Grazie…" è quasi un sospiro quello che dici prima di avvicinarti ancora di più.
Sono anni che non ci vediamo, ho sempre avuto un debole per te, ma questo non è proprio momento. E chissà se ce ne saranno altri, ma alla fine, questo è solo l'inizio di una nuova vita, no?
Mi allontano quel tanto che basta per poter pensare chiaramente e poi finalmente riesco a formulare una frase in un italiano che si capisca.
"Hai tempo per fare un giro?" sorrisetto.
"Tutto quello che vuoi"

Praticamente non ho neanche il tempo di reagire che mi hai già avvolto la mia mano nella tua.
Ed è forse lì che ha inizio un meraviglioso viaggio da vivere.
   
 
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