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Autore: ross_ana    15/01/2011    15 recensioni
-C'è una domanda che non ti ho mai fatto per paura della tua risposta, ma non posso più vivere nel dubbio, non quando ti vedo così triste. Voglio che tu mi risponda con sincerità.
Vidi la rigidità del suo sguardo, il dolore appena trattenuto nei suoi occhi solitamente sorridenti e, con il cuore che mi martellava in petto a una velocità inaudita, annuii.
-Ti sei pentita?
-No, mai.
La mia risposta arrivò ancora prima che avesse finito di parlare e con tutto l'amore che provavo, gli strinsi le braccia al collo e lo baciai.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia si è classificata ottava al Christmas Carol Contest, e settima al Marry Christmas Contest.
Buona lettura :)


NICK AUTORE: ross_ana@ sul forum, ross_ana su EFP
TITOLO: Le Petit Prince
PERSONAGGI: Hermione Granger, Harry Potter
PAIRING: Harry/Hermione
GENERE: Commedia, Romantico, Sentimentale
RATING: Verde
AVVERTIMENTI: Oneshot
PAROLE/IMMAGINI FACOLTATIVE SCELTE: parola 10. immagine 13.
INTRODUZIONE: Tre anni dopo la fine della guerra.
NdA: E' la prima volta che scrivo qualcosa su questo pairing, per me è stata una sfida! Spero di non aver combinato pasticci!




-Hei...
-Hei...
Avevo alzato lo sguardo non appena la sua voce, in un debole sussurro, aveva richiamato la mia attenzione.
Me ne stavo rannicchiata sul divano di fronte al camino, una coperta di lana soffice poggiata sulle spalle e un libro aperto sul tavolino di fianco a me.
Harry aveva in mano una tazza di tè bollente e la poggiò accanto al libro prendendo tra le mani ciò che mi aveva fatto interrompere la lettura e aveva scaturito in me forti sensi di colpa.
Un semplice bigliettino messo lì per caso in un momento in cui non avrei mai potuto immaginare ciò che da lì a breve sarebbe successo.
Merry Christmas.
Non c'era scritto nient'altro, ma non c'era bisogno di una firma per farmi ricordare chi mi avesse dato quel biglietto quasi tra anni prima.
Quasi, perché mancavano ancora due giorni a Natale.
L'albero rivestito di palline colorate, nastri luccicanti e lucine lampeggianti faceva mostra di sé al lato della porta. Un immenso numero di pacchetti infiocchettati era ammucchiato ai suoi piedi.
Avevo sempre adorato il Natale.
E con quella consapevolezza improvvisa che filtrò i miei pensieri come un raggio di sole in una giornata uggiosa, mi asciugai le lacrime che ancora rigavano il mio viso e sorrisi all'indirizzo della persona più importante della mia vita.
Harry mi sorrise di rimando e i suoi occhi brillarono di quella luce che riusciva a scuotermi persino l'anima, liberando una marea di brividi che mi scorrevano sulla pelle.
-Che libro stavi leggendo?
-Quello che mi ha regalato Ginny l'ultimo Natale ad Hogwarts.
La luce negli occhi di Harry non accennò a spegnersi, ma il sorriso sulle sue labbra scomparve.
Erano passati tre anni da quel giorno, ma ricordare faceva ancora male, forse perché erano stati sentimenti bellissimi a ferire, a infliggere dolori e punizioni non meritate.
Harry si sedette accanto a me e io mi buttai subito tra le sue braccia sempre pronte ad accogliermi.
Restammo in silenzio per qualche minuto con lo sguardo fisso sulle fiamme che proiettavano sul tappeto ombre ballerine, e non riuscii a impedirmi di rivivere coi ricordi l'ultimo Natale che avevamo passato tutti insieme.

Dopo la fine della guerra, la professoressa McGranitt, ormai Preside di Hogwarts, aveva dato agli studenti la possibilità di ripetere l'ultimo anno, ed io, Harry e Ron avevamo colto al volo la possibilità di vivere, di nuovo, come semplici ragazzi sui quali certamente non gravava l'onere di andare in giro a distruggere Horcrux.
Tutto era cominciato nel migliore dei modi, con Ginny che finalmente vedeva coronato il suo sogno d'amore e con il nostro trio che aveva ingrossato le file.
Era l'anno del diploma per tutti e quattro,
era l'ultimo anno ad Hogwarts per tutti e quattro, per questo avevamo deciso di trascorrere al castello le vacanze natalizie.
La sera della Vigilia, dopo aver cenato ad un unico tavolo con i pochi studenti rimasti e con i professori, eravamo tornati nella nostra adoratissima Sala Comune che per quei giorni era tutta per noi.
Nonostante fossi Caposcuola, per quella volta mi ero lasciata convincere a trasgredire alle regole, perciò una bottiglia di Fire Whisky, prontamente riempita quando stava per svuotarsi, ci faceva compagnia.
Troppo brilli per raggiungere i dormitori, ci eravamo addormentati davanti al caminetto e la mattina dopo i regali ci erano stati recapitati lì.
Scartammo con foga i vari pacchetti confezionati ad arte, ed io mi emozionai tantissimo quando lessi il titolo del libro che avevo tra le mani.
The Little Prince.
-Oh Ginny! Grazie! Ma come...?
Non riuscii a terminare la domanda, troppo sopraffatta dall'emozione.
Il Piccolo Principe era sempre stato il mio libro preferito, e per giunta il primo in assoluto che avessi letto. Me lo aveva regalato mio padre quando ero piccola, ed io l'avevo donato a lui quando, prima di partire alla ricerca degli Horcrux, avevo cancellato la sua memoria e quella della mamma.
Al loro ritorno dall'Australia non lo avevo più trovato, e avevo confidato a Ginny quanto mi dispiacesse.
-Ho chiesto a George di farsi un giro nella Londra babbana e di entrare in una libreria. Penso che sia abbastanza inorridito all'idea quando ha letto la mia pergamena, e infatti l'altro ieri è arrivato il libro con una fugace risposta: << Se Fred sapesse che ho
davvero comprato un libro mi prenderebbe in giro a morte, perciò non chiedermi mai più di fare una cosa del genere >>.
Mentre Harry e Ron ridevano per l'imitazione perfetta di Ginny, io travolsi la mia migliore amica in un abbraccio travolgente.
Quando mi staccai da lei, con gli occhi ancora lucidi per l'emozione e la gioia, misi il suo semplice biglietto tra le pagine.

Allora non avrei potuto prevedere che quel libro non l'avrei più toccato per quasi tre anni.
-Non voglio che stai male, non ora che è quasi Natale.
La voce dolce di Harry mi distolse dai miei pensieri ed io voltai la testa per guardarlo negli occhi.
Gli rivolsi un sorriso mesto e rassegnato e tornai a guardare il fuoco che proiettava giochi di luce che lambivano i rami addobbati a festa del bellissimo albero di Natale che rendeva il nostro soggiorno denso di atmosfera.
Il calore sulla pelle contrastava il gelo innaturale che i sensi di colpa mi procuravano e io chiusi gli occhi, tremante, pregando affinché Ron e Ginny potessero essere felici come lo eravamo io ed Harry.
-Proprio perché è quasi Natale sto male.
Sospirò profondamente, poi si scostò leggermente per potermi guardare negli occhi.
-C'è una domanda che non ti ho mai fatto per paura della tua risposta, ma non posso più vivere nel dubbio, non quando ti vedo così triste. Voglio che tu mi risponda con sincerità.
Vidi la rigidità del suo sguardo, il dolore appena trattenuto nei suoi occhi solitamente sorridenti e, con il cuore che mi martellava in petto a una velocità inaudita, annuii.
-Ti sei pentita?
-No, mai.
La mia risposta arrivò ancora prima che avesse finito di parlare e con tutto l'amore che provavo, gli strinsi le braccia al collo e lo baciai.
Fu un bacio irruento che scatenò subito la frenesia che animava i nostri corpi, ma prima che la scintilla scatenasse un incendio, la forza si trasformò in dolcezza e la pacata passionalità con cui le sue mani accarezzavano il mio viso mi diede l'impressione di volare.
Quando le nostre labbra si staccarono, i nostri respiri affannati si scontrarono nello spazio ristretto delle nostre bocche e un sorriso che coinvolgeva gli occhi si dipinse sul volto di entrambi.
Passò un solo secondo - e in quel secondo un'intera eternità - in cui mi rispecchiai nel suo sguardo, poi ritrovai la forza di parlare.
-Non potrei mai pentirmi di niente, Harry. Tu se il regalo più bello che la vita mi abbia mai fatto, non potrei mai rinunciare a te e a ciò che abbiamo costruito insieme. Non devi nemmeno pensarla una cosa del genere, tu sei tutta la mia vita.
L'espressione del suo viso, il modo in cui mi guardò... mi fece sentire bellissima ed importante, mi fece sentire viva. Ma non me ne stupii: con lui era ogni giorno così.
Era anche per questo che mi ero innamorata di lui.

Le cose fra me e Ron non andavano affatto bene. Era come se mi fossi svegliata da un sogno in cui tutto era rose e fiori, e la realtà era molto diversa dalla fantasia.
Ron era tornato ad essere il solito ragazzino viziato con cui discutevo tutti i giorni e l'amore che provavo per lui andava via via affievolendosi.
Mi ripetevo che era solo un momento, che le cose si sarebbero aggiustate, che tutto sarebbe tornato alla normalità. Ma una voce dentro di me continuava a ripetere che forse
quella era la normalità, con me e lui che battibeccavamo in continuazione e con Harry e Ginny che avevano ricominciato a rincorrersi senza acchiapparsi mai.
I giorni continuavano a passare, diventarono settimane poi mesi, e poi, durante le vacanze di Pasqua, successe l'irreparabile.
Ron e Ginny erano tornati a casa, io ed Harry, invece, eravamo rimasti al castello. Le mie compagne di dormitorio non c'erano, perciò Harry era venuto a dormire in camera mia quella sera.
Eravamo abbracciati sotto le coperte e stavamo in silenzio a fissare il buio.
-Sei pensieroso. C'è qualcosa che non va?
Mi era venuto spontaneo fargli quella domanda, e altrettanto spontanea fu la sua risposta.
-Potrei dire la stessa cosa di te. O forse potrei rispondere nello stesso modo in cui risponderesti tu.
Mi strinsi più forte a lui, poi sospirai.
-Cosa farai? La lascerai?
-E tu cosa farai? Lo lascerai?
Avevo piegato il collo per guardarlo negli occhi, ma lui aveva la testa leggermente piegata di lato e quindi il mio movimento fece scontrare le nostre labbra socchiuse.
Come se fossi stata gettata tra le fiamme di un fuoco che riscaldava ma non bruciava, sentii la mia pelle infiammarsi per quel fuggevole contatto.
Mi alzai di scatto dal letto fingendo un urgente bisogno di andare in bagno.
Mi ripetei più volte che non era successo niente, che non era stato niente, ma quando tornai in camera e trovai il mio letto vuoto capii che qualcosa era successo, che qualcosa c'era stato.
Passarono giorni in cui non riuscimmo nemmeno a guardarci in faccia; giorni in cui il ricordo di quell'impercettibile sfioramento delle nostre labbra non solo non mi abbandonava per un secondo, ma provocava sulla mia pelle scosse di corrente elettrica; giorni in cui capii che era arrivato il momento di riprendere in mano le redini della mia vita.
Harry lasciò Ginny, io lasciai Ron.
E mentre la mia migliore amica piangeva le sue lacrime, io mi sentivo in colpa per non riuscire ad essere triste per lei.
Avevo pensato che lasciare Ron mi avrebbe fatta star male, ma non mi stupii molto quando mi accorsi che il mio era solo un pallido dispiacere.
Mentre ognuno di noi si leccava le sue ferite in silenzio per non gravare sulla sofferenza degli altri, io ed Harry ci riavvicinammo perché il nostro dolore - se così poteva essere chiamato - era solo una pallida eco di ciò che avremmo dovuto provare.
Io non amavo più Ron perché l'incompatibilità del nostro carattere aveva seppellito sotto innumerevoli liti e discussioni il sentimento puro che c'era all'inizio.
Perché amarsi in segreto durante la guerra significava avere un motivo in più per lottare, ma vivere l'amore da ragazzini senza problemi ne aveva piano piano sminuito il valore e l'importanza rendendo tutto una noiosa routine.
Harry, dal canto suo, era stufo di dover fare l'eroe, e a quanto pareva questo non coincideva con l'idea che Ginny aveva di lui. Per questo motivo tra loro non aveva funzionato.
E noi due, uniti ancora una volta da qualcosa che trascendeva tutto e tutti, ci eravamo trovati insieme ad affrontare la sfida più importante: la nostra vita.
Dopo la fine degli esami ci eravamo un pò dispersi: io ero tornata a casa dei miei genitori per passare un pò di tempo con loro, Harry era tornato in Grimmauld Place, dove finalmente poteva assaporare il gusto della libertà.
Le lettere che ci mandavamo riportavano sempre i pensieri di Ron - da parte sua - e di Ginny - da parte mia.
Ma ogni volta che ricevevo un suo gufo sentivo prepotente la speranza di leggere qualcos'altro. E quando quel
qualcos'altro arrivò, il giorno prima di Natale, non persi tempo a prendere una decisione, perché in cuor mio avevo deciso già da molto tempo.
"Mi manchi. Raggiungimi".
Avevo salutato i miei e mi ero materializzata sull'ultimo gradino del numero 12 di Grimmauld Place.
La porta si era aperta ancora prima che potessi bussare e non appena la richiusi alle mie spalle mi ritrovai stretta in un abbraccio che sapeva di
casa.
Impavida come non ero mai stata fino ad allora, mi alzai sulle punte e lo baciai, lasciando che quella corrente elettrica sulla pelle penetrasse all'interno del mio corpo.
Effettivamente, quello divenne il Natale più bello della mia vita.

-Ginny era la mia migliore amica e Ron il tuo migliore amico, sapevo che si sarebbero infuriati quando avrebbero scoperto di noi due. Temevo anche che non ci avrebbero mai perdonati. Avevo messo in conto tutto questo prima ancora che tu mi mandassi quel gufo, Harry, perciò non ho esitato nemmeno un istante prima di raggiungerti. Anche se forse non lo sapevo, ero già innamorata di te.
Il suo sorriso, capace di illuminare le mie giornate anche durante i temporali più impetuosi, accelerò la corsa del mio cuore.
-Ron è il primo vero amico che io abbia mai avuto, ma nella mia vita ho perso anche troppo, Hermione. I miei genitori, Sirius, Remus, Silente, Dobby, Edvige. Ho visto sparire ad una ad una tutte le persone che amavo, e quando mi sono accorto di essermi innamorato di te ho capito che non potevo rischiare di perderti e di rimpiangerlo per il resto della mia vita. Voglio bene a Ron e spero che un giorno riuscirà a perdonarmi, ma tu sei più importante, Hermione, e se stare con te significa essere egoisti allora io voglio continuare ad essere egoista.
Sentivo il cuore esplodere per l'emozione, la felicità travolgermi a ondate, l'amore invadermi l'anima.
Con delicatezza presi il biglietto che Harry stringeva ancora tra le dita e lo misi di nuovo tra le pagine di quel libro che chiusi con un tonfo sordo e che conservai nel baule affianco al camino. Poi tornai sul divano e mi accoccolai tra le sue braccia, godendo di ogni secondo trascorso insieme.


Due giorni dopo.


A casa Granger il Natale si festeggiava in grande stile.
Un enorme albero spruzzato di neve faceva bella mostra di sé accanto alla finestra del soggiorno, dove sul vetro appannato si riflettevano le luci cangianti dell'impiantino che espandeva per tutta la casa dolcissime carole natalizie.
Per un momento, un solo momento, i miei pensieri volarono a Ron e Ginny, ma bastò uno sguardo sereno di Harry per farmi tornare con la mente al presente.
Era Natale… tutto il resto non importava.
I miei genitori si tenevano per mano mentre scartavamo i regali che ci eravamo scambiati. Io rimasi scioccata quando Harry mi porse, sorridendo, il suo.
La copia originale di Le Petit Prince.
-Non è scritto in Rune, ma spero che troverai interessante anche il francese.
Non fui capace di esprimere a parole ciò che stavo provando, così, sotto lo sguardo divertito dei miei genitori, mi buttai tra le sue braccia e lo strinsi forte.
-Buon Natale, amore.
-Buon Natale, amore.




Grazie a chi ha letto :******
   
 
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