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Autore: Bellis    16/01/2011    10 recensioni
"Sono curiosa, Mr. Gray. Ditemi, se doveste dettare ora in testamento il vostro epitaffio, quali parole affidereste alle pergamene del notaio ed alla mano esperta dello scultore?"
Breve riflessione su di un'acuta domanda e sull'impossibilità del protagonista di rispondere in modo soddisfacente.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa storia è stata scritta in seguito all'ispirazione a me portata dal contest Dorian Lovers - 'Cause we love Dorian, concluso ormai da qualche settimana, che ha visto il mio ritiro a causa di pressanti impegni sul fronte universitario. Ti prego, Lettore, visto che sei qui, di leggere anche le - stupende, non ho dubbi - storie dei partecipanti, una volta che i risultati saranno stati pubblicati!
EccoTi qui comunque il mio documento. Sono stata molto restìa a pubblicarlo, a causa di dubbi sulla corretta caratterizzazione dei personaggi. Le critiche sono ben accette. Buona Lettura.



Per Oscar.
No, non quello al quale stai pensando.

Epitaffio


"Sono curiosa, Mr. Gray," la voce della duchessa giunse improvvisa e cristallina, al di sopra del placido e confortevole ronzìo che permeava la stanza, come il giocondo vibrare di mille api su di un prato fiorito nella ridente e feconda Primavera.

La signora Hillstone era accomodata sul divano, con un manicotto di velluto nero che risaltava piacevolmente nel suo spiccato contrasto con le esili dita bianche. Gli occhi brillavano di un vivo interesse, rimanendo posati sul viso atteggiato ad educata e distaccata attenzione che stava loro innanzi, allorchè essa proseguì.
"Ditemi, se doveste dettare ora in testamento il vostro epitaffio, quali parole affidereste alle pergamene del notaio ed alla mano esperta dello scultore?"

"Un epitaffio?" intervenne Lord Henry, "Mia cara signora, quello di parlar bene di noi è un compito che il buon gusto solitamente ci impone di lasciare ai posteri. E' straordinario come sulle labbra di uno o dell'altro, a seconda delle circostanze, le medesime verità ora prendano la forma di pii intenti, ora risuonino nell'aria nebbiosa come la voce di un vanesio."

La donna si limitò a replicare con una risatina garbata. "Voi siete incorreggibile, Lord Henry. Sono certa che il signor Gray non condivide la vostra sfiducia nei confronti dell'onestà umana."

"Non si tratta di sfiducia, quanto di realismo. Pretendere di carpire il mistero della vita umana, che è quanto di piú vario e delizioso esista al mondo, è un assurdo in termini. Ma del resto, un assurdo viene sempre compensato da un altro, piú eclatante."

"E quale potrebbe mai essere?" domandò la voce aggraziata di Lady Hillstone.

"Fingere di poter racchiudere un così sublime segreto in una sola sentenza, e ricevere l'acclamazione dei contemporanei per aver recitato tanto bene da ingannarli."

"E così questa surrealtà, assommata all'altra, costruisce la realtà dei fatti?"

"No, milady, ma nutre l'immaginazione e prende forma nella mente dell'uomo, rendendo l'irreale piú palpabile e vero della verità stessa."

"Il che è un male?"

"Non è né bene né male. E' quanto ci si può aspettare da chi sia alla mercè del proprio intelletto."

"O delle proprie sensazioni."

"E' inevitabile essere alla mercè delle proprie sensazioni. Soccombere ad esse è l'unico modo di apprendere a domarle."

Dorian Gray li ascoltava distrattamente, assai turbato.
Il suo cuore era in tumulto: ne udiva il continuo ronzìo, che cercava di scacciare, come quello di un orribile e fastidioso insetto. Le celie di Lady Hillstone, per quanto innocentemente provocate da un innato interesse per il sovrannaturale ed il mistico, avevano avuto su di lui un effetto terribile, inaspettato, come quello di una esile piuma che, posandosi su di una gerla già aggravata da un enorme peso, ne facesse d'un tratto cedere tutt'e due le cinghie.
Sapere che egli stesso - o meglio, tutto ciò che fosse rimasto di lui - sarebbe stato, per quanto in un futuro ancora molto lontano, nelle mani di estranei, lo atterriva. Il suo era il tipo di preoccupazione quale un artista avrebbe potuto provare riflettendo sull'incerto futuro della sua creazione prediletta.
E, nella sua mente, era proprio questo il pensiero dominante: egli si riteneva, a suo modo, un artista, e la sua vita, colma di bellezza e raffinatezza, la considerava alla stregua della sua opera meglio riuscita.

Cosa avrebbero detto di lui coloro che fossero venuti dopo?
Quale riguardo avrebbero osservato, nei confronti di qualcosa che gli era tanto caro?
Avrebbero disvelato il suo segreto, certo. E quale opinione avrebbe avuto di lui la posterità, questa entità la cui forma è solamente un'incognita?
Quale espressione avrebbe preso il viso del mondo, nel rivolgersi a lui dopo ch'egli fosse divenuto incapace di ergersi sulle proprie gambe di fronte ad esso? Si trattava, dopotutto, del giudizio al quale così disperatamente egli tentava da molti anni di sottrarsi.
I grandi e torbidi occhi degli oceani avrebbero forse scintillato d'orrore, di fronte al suo vero aspetto, le folte ciglia delle foreste, fremendo di disgusto, avrebbero sussurrato al vento che ululasse innanzi a loro, lamentoso, in una solenne litanìa di rassegnazione, ripetendo, una dopo l'altra, le sue turpi azioni alle genti del domani...
No, Dorian non avrebbe lasciato che accadesse, non avrebbe avuto cuore di permettere che...

"Mr. Gray," Lady Hillstone irruppe nelle sue cogitazioni, "Non mi avete ancora risposto."

La voce della donna ebbe un secondo peculiare ed inusitato effetto: quello di riportare l'interpellato ad una completa calma. Dopo quella devastante tempesta d'interrogativi che egli stesso si era posto, una sola affermazione, rivoltagli da un estraneo, aveva magicamente potuto scacciare ogni altra immagine dalla sua mente.
Dorian si sentì d'un tratto perfettamente padrone di sé, e percepì la stupidità delle proprie preoccupazioni come tale. Poteva definirsi solamente dannoso, indugiare su qualcosa di spiacevole, se esso risiedeva in un possibile futuro talmente remoto da non potersi nemmeno figurare con l'occhio della mente. Era perciò inutile sprecarvi energie e tempo, quando ogni istante della vita avrebbe potuto essere dedicato, invece... alla vita stessa.
Sì, nulla era ancora scritto... se non il passato. Ed i tenui fili già tesi sul telaio dell'esistenza potevano esser sciolti e nuovamente intessuti di colori piú accattivanti, di maggiore interesse oppure di maggiore discrezione.
La vita stessa poteva essere dimenticata, distrutta, risanata, rinarrata, come la trama di un romanzo scritto male.
E l'uomo, spettatore e narratore insieme, ne era l'unico artefice.

"In effetti, cara duchessa," replicò finalmente Gray, con un sorriso, "Non sono d'accordo con ciò che Lord Henry afferma. Trovo che non sia assurdo poter pensare di riassumere la novella di una vita in una frase solamente: chi lo trovi impossibile, evidentemente non si è immerso in quelle pagine con la dovuta attenzione. Alcune le ha saltate, altre le ha solamente scorse, col blando fastidio di uno scolaro. Ma chi si sia lasciato avvolgere dalle sensazioni della vita, chi l'abbia percorsa appieno, non dovrebbe avere difficoltà a fornirne il resoconto piú affascinante."

"E' ciò che continuamente facciamo, Dorian," sospirò Lord Henry, "Tentiamo di scacciare il tedio altrui con i nostri aneddoti, e ne pretendiamo altrettanti in cambio, perchè scaccino il nostro."

La conversazione proseguì tranquillamente, ma il cuore del giovane Gray non era ancora placato. Una subliminale, sottile inquietudine permaneva, a sconvolgere le fibre della sua essenza.
Egli non avrebbe mai saputo rispondere alla domanda di Lady Hillstone, che la dialettica di Henry gli aveva reso facile eludere. La sua vita, seppur vissuta con la pienezza dei piaceri, era come una storia mai terminata, il cui autore, forse per pigrizia, forse per accidia, o per una oscura vacuità interiore, non aveva mai saputo trovare un filo conduttore che si adattasse a ciò che la voce della coscienza gli suggeriva, e così cercava mille altre strade, che evitassero accuratamente quella unica, superiore ed inafferrabile volontà.

La saggezza dei suoi eredi, alcuni anni dopo, scrisse due soli versi sulla sua lapide bruna:
Dinanzi al mondo, il suo viso.
Dinanzi a Dio, la sua anima.



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Non una lettura molto accattivante, certamente. Ma nel caso in cui Ti abbia portato anche un solo attimo di riflessione, essa potrà definirsi realizzata.
Miss Bellis
   
 
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