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Autore: Sashy    16/01/2011    4 recensioni
Karosfky vedrà cosa ne consegue a dimostrare quello che realmente è soltanto quando può.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se rimandi a domani il latte scade

“Mi dispiace” singhiozzò. Diceva quella frase da letteralmente un’ora, gli occhi che non finivano più di versare lacrime, le parole che cadevano, come una maledizione, dalle sue labbra a quelle –prima rosee, ora ormai bianche– dell’altro. “Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace.”

-

Kurt Hummel era dovuto tornare al Liceo McKinley. La Dalton era troppo costosa anche se avevano trovato i soldi per la retta.

Karosfky non era pronto. Non per ucciderlo, ma per affrontarlo.
Quando se n’era andato, aveva sentito dentro la sconfitta, l’umiliazione. Ma, più di tutti, la stupidità. La stupidità di non essersi mai avvicinato a lui in un modo più cortese, la stupidità di non avergli chiesto rapporti, la stupidità di aver pensato che sarebbe finito rinchiuso in un bagno – ma cazzo, solo ora gli veniva in mente che erano lui e Azimio a fare queste cazzate e a convincere il gregge a seguirli.
Dopo aver fatto a Puck quello che non voelva fosse fatto a lui, capì che non era questo il modo di migliorare la sua condizione. Scolasticamente e socialmente parlando. Non sarebbe arrivato a niente, sarebbe stato solo espulso. Quindi voleva sforzarsi di essere, beh, non uno studente modello, ma almeno non qualcuno di cui si ha paura solo se apre la porta della classe.
Ma non riusciva a rispondere a se stesso alla domanda “Ne sarai capace?”

Seppe dell’imminente ritorno di Kurt quando Puck, Mike, Artie, Sam e Finn andarono da lui.
“Domani tornerà il nostro amico Kurt. Permettiti solo di toccarlo con un capello, e noi ti stendiamo a terra. Deformeremo così tanto la tua faccia che quando tornerai a casa persino tu non crederai di essere Karofsky”
“Calmati, Puck” lo interruppe Finn “Non è questo il modo. Karofsky, noi vorremmo solo che tu non facessi niente a Kurt. Altrimenti, sappi che lo difenderemo. Specie ora che è il mio fratellastro.”
Dave non riusciva neanche a guardarli negli occhi. Non rispondere male, non rispondere male, pensava fra sé. Fai il bravo, Fai quello che vuoi fare.
Si limitò a guardare Sam e il suo livido. I ragazzi si erano accorti di dove era posato il suo sguardo. “Scusa per quello”, disse a Sam, e se ne andò, prima che i ragazzi iniziarono a bisbigliare.


Aveva chiesto scusa a Sam. Era capace. Kurt non era l’unico disposto ad avere il coraggio di essere se stesso. Ora doveva solo dimostrarglielo. Aveva pianificato tutto.

“Ciao, Hummel” recitò, davanti una bambola gonfiabile –non fate domande– seduta sul suo letto.
“Non voglio farti del male” ovviamente, nel suo film mentale, Kurt avrebbe cercato di scappare, o comunque si sarebbe spaventato. ‘Cosa vuoi, Karosfky? Non avvicinarti troppo. Ho uno spry al peperoncino, se ti avvic–'
“Calmati, Hummel, volevo solo darti questi” e cacciò delle penne a caso dalla sua mano, che sarebbero dovuti essere fiori.
“Ecco, non sono molto bravo nelle composizioni floreali, la signora del negozio però mi ha dato una mano. Non so i nomi precisi di questi fiori, però secondo la signora stanno tutti a simboleggiare pace, riconciliazione e roba del genere. Credo tu abbia capito che voglio, uhm, ricominciare daccapo.”
“Certo che l’ho capito.”
Sentì una risata da dietro e la sua faccia si fece viola.
“Papà!”
“Ero solo venuto a vedere che stavi facendo. Si sente dal bagno che stai parlando dal solo.” Si avvicinò a suo figlio “sono fiero di te. Lo sapevo di non aver cresciuto un teppista.”
Dave rimase in silenzio. Suo padre era un buonissimo padre. Ma non sapeva fino a che punto lo avrebbe reso fiero di lui.
“E neanche un omofobo” continuò lui “Non riesco a capire come si faccia ad aver paura di se stessi, comunque. Non ho mai attraversato una fase del genere.”
Il figlio lo guardo con gli occhi spalancati. Paul ridacchiò, mettendogli una mano sulla spalla “Un padre sa sempre chi è suo figlio” e se ne andò.


-

“Dio mio, scusa, Dio mio, non mi perdonerò mai, scusami” contino a dire Karosfky, mentre chiamava l’ambulanza, la polizia, la Sylvester, tutti.

-

“Salve, Hummel”
Non era così facile come s’immaginava. Doveva dire “Ciao Hummel”, guardandolo come se fosse il suo principe azzurro sul cavallo bianco, un sorriso smagliante (da quel bel sportivo virile che era, cazzo!); e invece aveva la faccia intontita da una smorfia assurda, la voce cupa, il corpo paralizzato.
Kurt lo guardò come se avesse visto una tarantola gigante. Paurosa e ripugnante. “Ti prego, vattene.” Forse il fatto che erano appena fuori scuola lo preoccupava, non c’aveva pensato.
“…Tieni”. Gli diede un mazzolino piccolo di fiori, senza neanche dire tutto il discorso preparatosi il giorno prima, mantenendo lo sguardo basso e burbero.
Il ragazzo più piccolo rimase in silenzio a fissare il mazzo. Lo prese esitante, senza dire niente.
“Guarda chi c’è!”
Ovviamente in quel momento arrivò Azimio a rovinare tutto.
“Ah Dave, buongiorno! stai dando una lezione ad Hummel per aver fatto la spia?” i ragazzi dietro Azimio risero. "Cosa sono quelli? Fiori? Da dove li hai presi fatina, dal tuo prato fatato?"
“Ragazzi” cercò di dire Karofsky –la sua voce era spezzata, insicura ed impaurita– “sono nei cazzi se gli faccio qualcosa, quindi no, ci stavo solo parlando”. Kurt, giustamente, lo guardò male. Perché non poteva dire semplicemente 'Lasciatelo stare?'
“Ah, già, rischi di essere espulso. Ma se, um, non sei stato direttamente tu a fare qualcosa, non possono dirti niente, um?” Azimio fece l’occhiolino e prese Kurt, che iniziò a dimenarsi e urlare.
Dave non fece niente. Rimase fermo a guardare, sorridendo quando Azimio si girava a ridergli per approvazioni. D'altronde, anche se avesse fatto qualcosa, non avrebbe risolto niente. Ci sarebbe stato solo un uomo in più nell'immondizia. Quindi, poteva aspettare, no? Poteva, magari, aiutarlo dopo, quando i ragazzi non l'avrebbero visto, no?
Vide i ragazzi che gettarono Kurt nel cestino dell’immondizia più vicino.
E oh mio dio, No. Per errore Kurt era finito contro il vetro di una televisione. Cazzo, chissà quante schegge nell suo corpo. Chissà che dolore.
“Scappiamo, Karosfky, prima che ci veda qualcuno.” Disse Azimio, e così fecero i ragazzi.
Dave si avvicinò al cestino. Kurt sanguinava ovunque.
“Dave” sibilò il giovane, che, anche sanguinante, restava il ragazzo più bello di tutti “aiutami.”
“Non posso ora, devo seguire loro. Ti vengo a prendere fra una decina di minuti, massimo un quarto d'ora. Resisti, per favore, resisti.”


E Karosfky era arrivato prima che potesse, ma il respiro di Kurt si era fermato già subito dopo il secondo 'Resiti'.

Se rimandi a domani il latte scade – Fine.


Qui non voglio che qualcuno provi pena per Dave. In questa fic lo sto accusando di essere falso e pusillanime, cosa che ora si sta dimostrando nel seguire del telefilm.
Troppo facile essere se stessi quando si vuole e nascondersi quando c'è più bisogno di emergere. Spero veramente che nel futuro cambi, o se ne pentirà.
Però non lo odio, sia chiaro. Anzi xD
  
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