Il
Mai Nato
- Capitolo 7: Chiarimenti -
All’improvviso nel suo campo visivo apparve il volto
di una ragazza. Era più grande di lei, doveva avere circa vent’anni. Aveva dei
lunghi capelli neri che le arrivavano fino a metà della schiena e un cappello
con la visiera rosa e grigio. Gli occhi erano castani. Indossava una maglietta
azzurra con un drago rosa disegnato in basso a destra, dei jeans pantaloncini, e un paio di scarpe marroni da bambola. In
mano aveva un fucile mitragliatore, e glielo stava puntando contro.
«Sei no zombie?» le chiese.
Hermione scosse la testa e ricominciò a urlare aiuto
più forte che poteva. La ragazza abbassò il fucile, e le chiese: «Calmati,
calmati. Cosa c’è che non va?»
«ER SOLE! ER SOLE!» strillò Hermione. «BRUCIA!»
La ragazza guardò dietro di lei e disse: «Regà, aiutateme a spostarla all’ombra»
Hermione si sentì sollevare e, non appena fu al
riparo dai raggi solari, il dolore passò così com’era venuto.
«Andate a prende la macchina. Se vedemo nel vicolo»
«Vuoi portarte dietro questa?»
«Vorresti lasciarla qui?»
Hermione sentì la sua salvatrice discutere con un
uomo, poi si riavvicinò a lei e la rassicurò: «Non te preoccupà,
adesso se ne annamo»
Un grugnito la scosse. Gli zombie continuavano ad avanzare. «Cazzo!» imprecò,
poi si rivolse a Hermione: «Dobbiamo scappà. Ce la fai ad alzarte?»
Hermione saggiò le proprie capacità prima di
rispondere. Inspiegabilmente ora si sentiva forte e vigorosa come fino a poco
prima che sorgesse il sole. Si accorse solo in quel momento, anzi, che di nuovo
sentiva, sopra alla puzza degli zombie, quell’odore invitante e familiare allo
stesso tempo, lo stesso che l’aveva tormentata durante la sua permanenza in
ospedale. Ma la cosa che sconvolse Hermione fu che
finalmente ne aveva trovato la fonte: sembrava provenisse dalla ragazza che la
guardava preoccupata e un po’ spazientita. Hermione
annuì, e si alzò.
«Brava» le sorrise la ragazza. «A proposito, io so Erica»
Hermione sorrise di rimando, anche se non c’era
niente da sorridere, e corsero per il vicolo dove si trovavano, distanziando
gli zombie. Arrivati in fondo, videro una macchina che li aspettava.
«Presto, salite!» le incitò un uomo, quello con cui stava discutendo prima
Erica. Aveva i capelli rasati in stile truzzo, neri,
occhi verdi, un gilet in gran parte rosso, escluso sulle spalle, in cui era
nero, un maglietta e dei pantaloni verde scuro, e delle scarpe nere. Con lui c’erano
un’altra ragazza e due ragazzi.
L’uomo si presentò. Doveva avere gli stessi anni di Erica, all’incirca.
«Io so Francesco. Loro so Federico, Lorenzo, Lucrezia, e poi vabbè Erica la conosci già»
Hermione osservò i suoi salvatori. Federico era
biondo, con la carnagione scura e gli occhi marroncino. I suoi capelli erano
lunghi e gli arrivavano fino al collo. Indossava una camicia gialla con dei
tribali neri, un paio di pantaloni azzurri e dei sandali.
Lorenzo era anche lui biondo e con la carnagione scura, solo che i suoi capelli
erano tirati indietro. Gli occhi erano marroni. Indossava una canottiera gialla
con il colletto alto e una maglia bianca sotto, dei pantaloni blu e delle
scarpe da ginnastica blu scuro.
Lucrezia aveva capelli biondo chiari, carnagione scura, occhi marrone scuro, e
un naso a patata. Indossava una camicetta lilla, una gonna verde acqua scuro con
un motivo a fiori, e delle scarpe dello stesso modello di Erica.
Hermione si presentò a sua volta, dopodichè
li esortò nuovamente a salire in macchina. I suoi compagni si apprestarono a
farlo, ma Hermione rimase ferma al suo posto.
«Be’?» le fece Francesco. «Che stai aspettà?»
«Non posso salì io» rispose Hermione. «Er sole me fa nmale cane»
Era successo solo una volta, ma Hermione era sicura
che se si fosse riesposta sarebbe successo di nuovo. Francesco imprecò, poi
salì dietro e le aprì il bagagliaio.
«Daje, sali»
«Ner portabagagli?» chiese Hermione,
incredula.
«E’ l’unico posto dove i raggi solari nc’arivano»
«Sì, ho capito, ma…» un grugnito lontano la
interruppe. Si voltò. Si era completamente dimenticata degli zombie, che
nonostante li avesse sentiti erano ancora parecchio lontani. Hermione sbuffò e si infilò nel bagagliaio. Francesco
glielo richiuse sopra, e lei piombò nell’oscurità. Sentì i passi affrettati di
Francesco, attorno alla macchina, poi il rumore della portiera che si apriva,
lui che saliva e la richiudeva. La macchina si accese, e il gruppo partì. Dopo
un po’ Erica domandò a Hermione. «Che ce facevi là?»
«Stavo a cercà er campo
sopravvissuti» rispose Hermione. Alla sua risposta i
ragazzi si fecero sospettosi, e Giovanni chiese: «Ah sì? E chi t’ha detto che c’era
ncampo sopravvissuti?»
«Me l’aveva detto er direttore de n’ospedale do m’hanno
tenuto un po’»
«Che ospedale?»
«Chi era er direttore?»
«Perché stavi in ospedale?»
«Ao, boni!» sbottò Hermione. «Uno aa vorta!». La ragazza fece mente locale, poi rispose: «Er
nome d’ospedale non moo ricordo. Anzi, nme l’hanno detto proprio. E mo che ce penso, manco quello der direttore. E nun so perché so
finita là, l’ultima cosa che me ricordo è che me trovavo in un artro ospedale, solo che era pieno de zombie. Poi…a na certa so svenuta e
quando me so ripi-ata stavo all’ospedale da do so
venuta»
Hermione non disse della barriera che aveva evocato e
del bagliore che li avevi disintegrati. L’avrebbero presa per pazza,
probabilmente, e poi non ne era totalmente sicura neanche lei.
«E che ce stavi a fa in un ospedale pieno de zombie?» domandò Erica.
«C’ero finita perché m’avevano messo sotto» rispose Hermione.
«Nun so quanto so rimasta svenuta, ma prima de finì
in ospedale me ricordo che eravamo annate, io e a mii
mijore amica, a Piazza der
Popolo. Nsomma, mentre stavamo naa
metro a na certa uno è svenuto. Se semo tutti preoccupati, e nsignore
s’è avvicinato pe vedè come
stava. Dopo un po’ quello s’è ripreso, e ha morso aa
mano er signore che stava vicino a lui. Dopo npo’ er primo zombie è riuscito a
morde ar collo er signore,
e noi semo scappati. Quanno
semo usciti, in cima ae
scale ce stava nragazzo che stava a spiegà a du poliziotti ch’era
successo, solo che i poliziotti nce credevano.
Infatti, dopo un po’ so arivati tutti e due li zombie.
I poliziotti y’hanno sparato addosso, ma quelli nse
so fatti niente»
«E pe forza» la interruppe Lorenzo. «Bisogna sparalli aa testa»
«O so» convenne Hermione. «Solo che i poliziotti n’hanno
voluto ascortà er ragazzo,
e infatti dopo npo’ i zombie so riusciti a morde i
poliziotti. A sto punto semo scappate, solo che ho
attraversato a strada senza guardà e ncojone che annava de corsa m’ha
preso npieno. E quinni so
finita all’ospedale. Quanno me so svejata,
nc’era nessuno, solo zombie. Ma so riuscita a scappà e poi m’hanno trovata i medici dell’artro ospedale»
Per un po’ ci fu silenzio. Era chiaro che tutti rimuginavano sulla storia di Hermione.
«Come te chiami?» le chiese infine Erica.
«Hermione» rispose lei.
«Che nome strano» commentò Francesco. «Da dove…?»
«Nso nata qua» lo interruppe Hermione.
«So nata in Inghirtera, e i miei genitori so dellà»
Improvvisamente le tornò vivido il ricordo dei suoi genitori, dei suoi amici,
della sua vita. Tutto spazzato via. Tutto come otto anni fa. Hermione non riuscì a trattenere le lacrime, ed esse le
sgorgarono quasi inavvertitamente. Qualcuno dovette sentirla, perché nessuno
emise un suono. Hermione pianse a lungo, poi si
riprese e si decise a fare la fatidica domanda: «Ma che sta a succede?»
Qualcuno sospirò, poi domandò con aria triste: «Noo
sai, vè?». Era Erica.
«No» rispose Hermione. Ora era ansiosa di risposte,
voleva sapere perché per ben due volte la sua vita era andata distrutta.
«Allora, devo comincià co na premessa. Intanto devi sapè
che yesseri umani nso
sempre stati yunici padroni der
pianeta»
«Vabbè, o so questo» la interruppe Hermione.
«Nme riferisco aji animali
e ae piante» ribattè Erica.
«C’hai presente tutte e creature che yumani se so
inventate? Vampiri, licantropi, troll, giganti, ecc.?»
«Mbe’?»
«Nso inventati». Hermione
trasalì. «Esistono pe davero»
Hermione non riusciva a crederci. Era vero? Si
rispose quasi subito: se esistevano gli zombie, perché non dovevano esistere
anche tutte le altre creature che aveva citato Erica?
«Ma nso stati loro a creà
sto casino»
Hermione si fece attenta.
«Yumani infatti, da nsacco
de anni se dividono in du categorie: Maghi e Babbani»
Hermione spalancò gli occhi. Cominciava ad insinuarsi
un dubbio nella sua mente
«I Babbani so a gente comune come me e te, quelli
senza manco npo’ de magia ner
sangue. Pe moltissimi anni avemo
comannato noi Babbani, ner corso daa storia avemo pure perseguitato quelli che pensavamo fossero Maghi,
e magari lo erano pe davero.
Ma aa fine i Maghi se so riusciti a vendicà»
Hermione sospirò. Era prevedibile.
«Devi sapè che è iniziato tutto proprio in
Inghilterra. Lì ce sta er Ministero daa Magia, che gestisce tutti i Maghi der
paese e comunicava co l’artri
Ministeri nej’artri paesi.
Però, quattordic’anni fa tutto è cambiato. I Maghi
hanno cambiato linea de pensiero. Non yannava più de
vive de nascosto tra i Babbani e l’artre creature der monno, e volevano vendicarse
contro de noi. Così, i Maghi se so impossessati der
Governo Inglese, perché a na certa ha cominciato a perseguità i Babbani. La versione
ufficiale era che fossero sospettati de esse membri de sette segrete e
illegali, ma n’era così. Nsomma, è iniziata a
persecuzione dei Babbani, e piano piano
s’è espansa pe tutta l’isola»
Era come se all’improvviso tutti i pezzi del puzzle tornassero insieme. Quand’era
piccola, Hermione abitava in un paesino poco lontano
da Liverpool con i genitori. Un giorno, quando lei aveva sette anni, i suoi
genitori avevano deciso di trasferirsi a Roma. Per lavoro, le aveva spiegato il
padre. Ma ora capiva il reale motivo. Erano stati i Maghi a scacciarli dalla
sua terra. Non direttamente, ma erano stati loro. Hermione
si sentì ribollire di rabbia, ma non disse nulla, e ascoltò il seguito del
racconto.
«Nsomma, nessuno s’è cagato l’Inghilterra finchè a persecuzione pareva pacifica. Ma poi hanno
iniziato a compie atti de violenza pure so gente innocente, e a quer punto so intervenuto morte associazioni umanitarie».
Erica sospirò. «N’è servito a niente. Chiunque andava lì in Inghilterra pareva
che s’univa spontaneamente ar Governo, e d’un tratto
se metteva a sostenè con vigore e sue azioni. Piano piano, a persecuzione s’è espansa anche ar
resto dell’Europa. Francia, Germania, Polonia, Danimarca, Norvegia, Svezia…uno dopo l’artro so
passati daa parte dii
Maghi. Se avessimo saputo de che se trattava, avremmo capito che erano proprio i
Maghi a stregà a persone in modo che s’unissero a
loro. Ma nc’avevamo idea de quello che stava a
succede. Nsomma, i Maghi stavano pe
conquistà anche i paesi dell’Europa Meridionale, quanno so intervenuti ji Stati
Uniti»
Erica sospirò di nuovo. «Ma anche questi nso riusciti
a combinà niente. C’hanno provato in parecchi: CIA,
FBI, polizia, perfino l’esercito. Ma niente da fa. E così anche ji Stati Uniti so cominciati a cadè.
Ma è qui che entramo in gioco noi»
«Perché, chi siete voi?» domandò Hermione.
«Noi semo i BELLUM» rispose Erica.
«Eh?» fece Hermione.
«I Babbani Espatriati che Lottano per la Libertà
Uniti ai Maghi» spiegò Erica. Hermione scoppiò a
ridere.
«Se pò sapè che c’è da
ride?»
«No, è che…» disse Hermione,
ancora ridendo. «…noo so»
«Guarda che “bellum” è na
parola latina che vor dì “guerra”»
Hermione si costrinse a smettere di ridere, poi
aspettò che Erica continuasse.
«Vabbè, te stavo a dì…fino
a cinque anni fa. A quer punto so intervenuti i
BELLUM, che appunto riunivano nsolo i Babbani sopravvissuti, ma anche i Maghi che n’erano d’accordo
cor Ministero. Fu allora che cominciò quella che all’inizio
era na guerriglia, contro er
Ministero. Noi BELLUM, infatti, eravamo guidati da Albus
Silente, er più grande mago mai esistito. Grazie a
lui, semo riusciti a unì a magia co
a tecnologia, e inventammo le Armi Magiche. Erano d’aspetto uguali ae armi babbane, solo che bastava
pensà a n’incantesimo e preme er
grilletto, e quello continuava a spararlo finchè er mago che lo impugnava nun ne
pensava n’artro. Infatti, ste
armi erano solo pii Maghi, ma a noi BELLUM bastavano. Dopo un anno ormai
eravamo in guerra aperta, e purtroppo a fortuna passò aji
Auror, i Maghi che all’inizio combattevano i Maghi
Oscuri, ma mo so semplicemente i mijori combattenti der Ministero. Nsomma, quattr’anni
fa, ji Auror so riusciti a copiarce ii progetti dell’Armi
Magiche, e hanno iniziato a produlle pure loro. Erano
molti più maghi daa loro parte, e in breve hanno
riguadagnato quer poco che eravamo riusciti a strapparglie. Ma a sconfitta nostra è cominciata quanno er Ministero è riuscito a
uccide Silente. Morto lui, noi BELLUM semo rimasti
senza na guida, e er
Ministero c’ha massacrato. Quann’era convinto de avecce sterminati, ha ricominciato a campagna de conquista der monno. Seguendo poi l’idea de
Silente, ha cominciato a fa esperimenti sui Babbani e
su a tecnologia babbana. Voleva trasformà
i Babbani in macchina da guerra, che poteva mannà a morì tranquillamente senza scomodà
ji Auror. E quinni er Ministero ha
conquistato tutto er Nord America e l’Europa, tranne
l’Italia»
«Perché no?» intervenne Hermione.
«Perché pensava che un paesino così insignificante e politicamente corrotto non
creasse più de tanti problemi» rispose Erica. «E pe nperiodo c’avuto ragione. Ma poi noi BELLUM semo tornati, e avemo cominciato
a fa delle basi segrete nei paesi ormai soggetti ar
Ministero. Era morto Silente, è vero, ma dopo un altro anno era stato Er Capo a
salvarci dalla disfatta e a riorganizzarci. Ha fatto costruì molte basi
segrete, ma nessuna paragonabile a quelle in Italia o ar
Quartier Generale Supremo, che pe motivi de sicurezza
nte dico do sta»
Hermione pensò che in fondo non aveva torto. Anche
lei aveva omesso alcune parti del suo racconto.
«Nsomma, nessuno, tranne i suoi generali più stretti,
conosceva l’identità d’Er Capo, e er Ministero n’ha potuto
fa nulla contro de noi, che eravamo organizzati ancora mejo
de prima. Opponevamo resistenza in Messico, in Italia, e nei paesi asiatici, e er Ministero n’è riuscito a avanzà
ancora. Ma poi, quarche settimana fa, c’è stata n’artra svorta pii Maghi. Hanno
trovato un modo de sfruttà una dee creature più
orribili der loro monno, ji Inferi, e l’hanno perfezionati in modo da ottenè ji Zombie. Dopodichè hanno cominciato a spargerli pe
le principali città dove noi combattevamo e li ostacolavamo»
«Che so ji Inferi?» chiese Hermione.
«Cadaveri» rispose secca Erica. «Cadaveri rianimati dalla magia per compiere
determinati lavori. Ma pe ji
scopi der Ministero erano troppo limitati, e
mischiando sta magia co a scienza babbana
hanno creato nvirus che trasforma yumani
in Zombie. Ed ecco che ora stamo a sto punto. E
principali città daa resistenza so cadute nmano aji Zombie, e quinni ar Ministero, e quei pochi
sopravvissuti vengono rapiti, uccisi, magnati dai Zombie o ce fanno deji esperimenti»
Hermione sentì una morsa in fondo allo stomaco. Era
per quello che le erano capitate tutti quei fenomeni inspiegabili, da quando si
era salvata dagli Zombie? Si costrinse a non dire nulla al riguardo, così
domandò: «E ‘nvece come saa
passano quelli sotto ar Ministero?»
«Dipende» disse Erica. «I Purosangue bene. Finchè
rispettano a linea de pensiero der Ministero, armeno.
Proprio per evità che qualcuno venga su co e idee sbajate, fin da piccoli
li educano a ripete a pappagallo e stesse stronzate che credono l’adulti, così quanno crescono ne so fermamente convinti. I Mezzosangue
invece so discriminati. C’hanno accesso ai lavori più umili e spesso si trovano
tra i Babbani che’r
Ministero manda ar macello. Tutte le forze dell’ordine
dei paesi conquistate stanno daa parte der Ministero, e i Babbani, i Maghinò e i Nati Babbani so
vittime sempre più frequentemente de esperimenti»
«Aspetta n’attimo» intervenne Hermione. «Che so i Maghinò e i Nati Babbani»
«Ah già, è vero» fece Erica. «Me so scordata de ditte de loro. Allora, i Maghinò so figli dii Maghi che
però nc’hanno manco un pizzico de magia. Er Ministero
i considera nient’artro che Babbani,
quinni poi immaginarti che cosa ye
spetta. I Nati Babbani invece so i figli dii Babbani, che però hanno
ricevuto pe quarche ragione
dei poteri magici. Er Ministero i considera dei ladri, dei proprietari illegittimi
der potere magico, e quinni
pure loro vengono braccati»
La morsa allo stomaco si fece più intensa. Cominciava a capire il perché di
quella misteriosa barriera che aveva evocato contro gli Zombie. Era forse una
Nata Babbana? Era per quello che i suoi genitori
erano scappati? Per colpa sua o del Ministero? E gli strani fenomeni che le
erano capitati erano sempre opera della magia che le scorrevano nelle vene?
Per un po’ nella macchina ci fu silenzio. Alla fine Hermione
si decise a fare la fatidica e spinosa domanda: «Io che so?»
«Che vor dì, “tu che sei”?» domandò in risposta
Erica, sorpresa.
«Che cazzo de creatura so?» specificò Hermione
«Sei Umana» rispose Erica, perplessa. «Perché lo chiedi?»
«Perché nso tanto sicura» rispose Hermione.
«Quando me so svejata ner
secondo ospedale, me sentivo strana. Me sentivo, e me sento ancora, piena d’energia.
Instancabile. E nfatti nso
riuscita na vorta a dormì, quann’ero là. E c’è de più. Quann’ero
in ospedale e me portavano er pranzo, sentivo tutte e
vorte un odore che non riuscivo a riconosce: era bono ma familiare. All’inizio pensavo che venisse dar cibo,
ma poi lo assaggiavo e me rendevo conto che nc’aveva
sapore. Oggi c’ho fatto caso de novo, e ho capito che sto odore o mandano e
persone. Senza contà er fatto
che er sole m’ha fatto nmale
cane quanno m’ha colpito. Quinni
te richiedo, che so io?»
«Non è ovvio?» intervenne a sorpresa Francesco.
«No» disse Hermione
Francesco sospirò. «Tu sei un Vampiro»
TATATATAAAAAAAAA!
TATATATAAAAAAAAAA! Sarebbe la nona di Beethoven, per interderci,
e serviva a fare un finale drammatico. Vi consiglio di andare a cercarla se non
avete la più pallida idea di quale sia, la nona di Beethoven, anche perché rende
bene l’idea della fine del capitolo. Se inoltre siete riusciti ad arrivare fin
qui e a capire la stragrande moltitudine di dialoghi romani, vi faccio i miei
complimenti. Ma ora, passiamo alla risposta alle recensioni:
veronic90:
Ehm…non per niente, ma io non ho mai usato le parole “tutte
le romane sono truzze”. E poi che esagerazione, il
dialetto romano ti fa addirittura vomitare? D:
P.S. Una cosa che mi son dimenticato di dirti riguardo alla scorsa recensioni.
Non è vero che Hermione non piace a nessuno perché è
così volgare. Fidati, resteresti sorpresa di sapere quante truzze
sono fidanzate qui a Roma. In ogni caso sono contento ti sia piaciuto il
capitolo
Black
Hayate: Tu mi lusinghi :D. No
comunque, a parte gli scherzi, ti ringrazio molto, sembri l’unica che abbia
capito la vera natura della fic. Certo, senza zia
Rowling non avrei mai avuto quest’idea, ma per fortuna è andata diversamente.
Non si può dire lo stesso di Hary, invece. Peraltro,
il fatto che dipenda tutto dalla mia mente è un bella cosa ma anche
preoccupante. Voi non avete idea di cosa sia capace la mia mente contorta :D
Cloud1926:
Hai perfettamente capito la natura di Ron. Cioè, Ron sarebbe stato il leader
perfetto se non fosse mai nato Harry: bello, intelligente, simpatico ecc. ecc.
E qui ha finalmente la decisione di “riscattarsi”(Ron è il mio personaggio
preferito, si capiva? :D). Sempre più insistenti le comparse dei BELLUM, che
finalmente ora sapete cosa significa, e sarà una coincidenza che due persone
che nemmeno si conoscono e sono molto diversi (Ron e Hermione)
siano state entrambe aiutate dallo stesso gruppo? Mah, chi può dirlo?
Sapphiria
Kane: Be’, sulla tua
recensione non c’è molto da dire, se non il solito grazie, del quale ormai vi
sarete stancati di sentirvelo dire, Draco finalmente
è un cattivo cazzuto, non quella mammoletta
di zia Rowling (che però io preferisco), e lascio il mistero su Piton.
Bene, eccoci alla fine di un altro
capitolo. In quelli precedenti vi avevo promesso chiarimenti, e infatti eccoli
qua. Ma ora bisogna proseguire con la narrazione! Che succederà nel prossimo
entusiasmante (si spera) capitolo? Se non mi hanno messo in punizione (vedasi motivo dell’altra volta) lo scoprirete domenica.
Ciao ragazzi/e, (forse) a domenica!