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Autore: prongs95    17/01/2011    3 recensioni
Sirius Black è finito ad Azkaban, ma è innocente. I Dissennatori gli fanno rivivere gli ultimi momenti passati con i suoi amici, che ormai sono diventati elementi di disperazione, in quanto le facce di Lily e James continuino a tormentarlo. Ma forse ha trovato il modo di vendicarsi.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 Dietro le sbarre


Godric’s Hollow, 31 Ottobre 1981

La data era una qualsiasi. Semplicemente, segnava solo la fine del decimo mese dell’anno, ma nulla di più. Il giorno dopo, sarebbe stato esattamente identico al precedente. Nemmeno il tempo sarebbe variato: quella stagione era tanto monotona da indurre gli abitanti dell’Inghilterra ad aspettarsi solamente pioggia. Al massimo un po’ di vento e qualche grado in meno.
Eppure, nessun mago o strega avrebbe dimenticato quella data. Sarebbe passata alla storia. Tanti avrebbero fatto festa, ma quelli con un po’ più di giudizio, avrebbero forse evitato di esultare tanto ingiustamente.
Lord Voldemort, il Signore Oscuro, se ne sarebbe andato per un bel po’ di tempo.
Peccato che facendolo avrebbe portato con sé le ultime due vite innocenti e una parte delle persone che le avevano amate.
Un uomo e una donna. Giovani, tenaci, innamorati. Il loro unico desiderio era solo quello di poter condurre una vita normale. Avere un lavoro, una famiglia, ricevere gli amici, veder crescere il figlio frutto del loro amore.

-Lily, prendi Harry e corri! È lui! Vai! Scappa! Io lo trattengo…- ma James Potter non poteva trattenerlo, non senza una bacchetta, non quando nella mente scorrevano ancora le immagini della piacevole serata trascorsa con la moglie e il figlio. Non sapeva ancora che sarebbe stato in seguito paragonato ad una marionetta a cui erano stati tagliati i fili.
James Potter, l’ indistruttibile James, il ragazzo che ad Hogwarts aveva fatto girare la testa a tutte le ragazze, quello che aveva regalato alla squadra di Quidditch di Grifondoro sette anni di vittoria.
Ma James Potter non sarebbe mai stato tutto questo, per lui. Prima di tutto, James Potter era il suo migliore amico, quello con i capelli perennemente arruffati e che si faceva chiamare Ramoso.
-No, Harry no, ti prego! Harry no. Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry… Non Harry! Ti prego… Per favore… lui no! Harry no! Per favore… farò qualunque cosa…- Lily Potter, che un tempo era stata Evans, non doveva morire. La sua vita avrebbe potuto continuare. Era Babbana, ma non costituiva un pericolo, non rappresentava un problema. Non era da lei supplicare o prostrarsi ai piedi di qualcuno, ma per suo figlio, sangue del suo sangue, avrebbe fatto qualsiasi cosa. Quella sera, però, era stata d’intralcio. Mentre lei chiedeva pietà esprimendo esplicitamente la sua sofferenza, mentre pesava le parole che avrebbero potuto decidere la vita o la morte di suo figlio, Lord Voldemort aveva fretta di eliminare per sempre l’ultimo Potter. Rappresentava una minaccia. Solo la sua morte avrebbe reso la sua mente sgombra di qualsiasi pensiero. Aveva solo un anno, ma doveva raggiungere suo padre nell’Ignoto. Il fatto che quella rossa stesse cercando di impedirglielo, lo indusse a spedirli tutti e tre in un luogo dove lui non avrebbe mai messo piede. Lily Potter aveva gettato via stupidamente la sua ultima possibilità di vivere fino ad una veneranda età.
Non fece nemmeno in tempo a piangere il marito, che l’aveva già raggiunto.

Azkaban, 1993
Ed eccomi qui, dodici anni dopo. A dire il vero non so nemmeno se sono io, o meglio, se tra tutto ciò che mi rimane ci sia ancora un ‘io’. Come mi sento? Semplicemente non mi sento. Non provo nulla. Nessun dolore fisico, se è questo che conta, né compassione, né autocommiserazione. La mia vita è finita con la loro.
Perché di notte, quando il sonno si ricorda che esisto e decide di venire a farmi visita, questo è tutto quello che vedo, che mi rincorre nei miei sogni tormentati. James e Lily Potter sono morti, e io li ho uccisi. Non direttamente, non sono ancora arrivato ad un livello di presunzione tale da ammettere una simile assurdità. Il problema è che rimango responsabile della loro morte. Se solo mi fossi accorto con chi avevo a che fare, Harry non sarebbe orfano, e io non starei scontando la pena per un reato che non ho commesso. Non mi merito questa punizione. La morte sì, l’avrei reputata una giusta sanzione, ma non posso fare un favore a quel lurido bastardo, che tra l’altro si trova chissà dove. Spero che sia morto, ma so che non è così. Sarebbe troppo bello, e le cose belle non durano.
Dei momenti passati con James non ricordo molto, per non dire nulla. I Dissennatori hanno provveduto a privarmi anche di quelli. E Lily, la cara Lily. Cos’è che scriveva?
La mia mente deve fare un grandissimo sforzo perché le sue ultime parole riaffiorino, ma poi, per un fugace, brevissimo attimo, ricordo: ‘Con tantissimo affetto’.
Sì, anch’io volevo loro bene. Erano speciali. Pensare che all’inizio Lily mi stava indifferente mi aveva portato a darmi dello stupido, dopo averla conosciuta. Semplicemente, lei e James erano fatti per stare insieme, perciò non potevo considerare mio amico solo uno dei due.
Spero che mi abbiano perdonato.
Chissà cosa direbbe James se fosse qui. Mi sforzo un altro po’, e poi elaboro un discorso degno di lui.
“Niente male, Felpato. Stavi provando un nuovo look, vero? Il mio parere lo vuoi, sì? I capelli incrostati di sporco fanno concorrenza a quelli di Mocciosus, ma non li superano, per cui non sono nulla di nuovo. La veste strappata? Ma dai, quella roba andava di moda anni fa… e come puoi pretendere che le ragazze ti notino se sei anoressico? E… aspetta un po’! Per tutti i Bolidi! I denti gialli e neri? Cosa sei, un ape? Dai retta a me, la tua bellezza raggiunge l’apice solo quando sei un cane.”
Mi sforzo di sorridere, ma le mie labbra non si distendono. Effettivamente, quello è esattamente ciò che direbbe. Credo. Ma non posso saperlo, perché lui non mi rivolgerà mai più la parola. Vorrei uccidere con lem mie mani l’uomo (è giusto definirlo tale?) che l’ha reso muto per sempre.
Guardandomi bene, però, constato che la descrizione immaginaria di James sul mio conto, corrisponde perfettamente a come sono conciato ora.
Potrei cercare di tenermi in vita, ma sarebbe tutto inutile. Il cibo non ha più alcuna attrattiva per me. Sono pelle e ossa, e fiero di esserlo. I Malandrini erano la mia principale ragione di vita, ma anche loro sono morti quella sera, quando uno ci ha traditi. Tutti, senza alcuna eccezione. Perché Peter Minus ha tradito anche se stesso. Non provo compassione per lui. Solo odio, tanto odio, che potrei placare solamente uccidendolo con le mia mani, anche se non coltivo nemmeno la speranza di poterlo fare.
La vita fa schifo. Soprattutto la sua, che ne ha distrutte quattro. Quelle di James e Lily, irrecuperabili. La mia, legata ai sensi di colpa fino alla morte. Quella di Harry.
Harry, il mio figlioccio. Credo di avergli voluto bene, un tempo, ma la mia memoria è così danneggiata e offuscata, che nemmeno a stento riesco a ricordare il suo viso. Chissà se sa di me. Spero di no, dopotutto. Se così fosse, la versione che gli è stata raccontata dev’essere quella a cui tutto il mondo magico ora crede.
Sirius Black non è altro che un assassino. Uno spietato assassino senz’anima che ha avuto il coraggio di puntare la bacchetta contro i suoi migliori amici, pur di entrare nelle grazie dell’ Oscuro Signore.
Quando ero giovane mi sentivo forte. In effetti, un tempo sono stato pure attraente. D’accordo, ero anche vanitoso, ma me lo dicevano in tante… non potevano essere tutte affette da gravi problemi mentali, no?
Ero anche pieno di idee folli, ma non sconsiderato. Se c’è un valore a cui ho sempre creduto fino in fondo, è quello dell’amicizia. La vita è strana. Proprio io sono stato tradito da uno dei miei migliori amici, e di conseguenza ne ho persi tre.
Peter, il traditore, quello che si è guadagnato il titolo di amico, ma che non lo meritava affatto.
James, quello che è morto ingiustamente, nonostante avesse sempre una buona parola per tutti.
Remus, quello che ha creduto al mio tradimento e che è rimasto solo con il suo piccolo problema peloso. Probabilmente ora non gli fa piacere ricordare le nostre avventure, alle quali partecipavano due mostri: lui, condannato a trasformarsi ogni mese, e io, l’assassino.
Questo è ciò che pensavo fino a poco tempo fa, finché non mi è capitato tra le mani quel quotidiano.
Non ricordo chi fosse l’uomo che me lo diede. L’unica cosa che mi è rimasta impressa di lui sono gli occhi. Li ho fissati con i miei mentre gli chiedevo se avrei potuto avere quel giornale. Non mi importava nulla, ma avrei saputo come occupare il tempo. Comunque, non appena gliel’ho chiesto, i suoi occhi color fango si sono dilatati, quasi fossero due Mollicci che piano piano prendevano forma. Era stupito, forse? Da che cosa, dal fatto che io non fossi impazzito come quasi il 90% dei maghi rinchiusi là dentro?
Non ci badai, comunque, perché una volta che si è ad Azkaban, niente ha più la capacità di stupire. Il dolore non fa alcun effetto, dato che convivendoci si comincia a farne l’abitudine, mentre la gioia non è in grado di riscaldare i nostri cuori surgelati. Be’… questo vale per chi può ancora vantarsi di avere un cuore, una volta messo piede là dentro.
Non gli ho badato più di tanto. Mi sono seduto in un angolo della mia cella spoglia, uno qualunque, perché erano tutti e quattro sporchi e muffi, e ho cominciato a leggere. I miei occhi scorrevano lenti e immotivati sulle righe della Gazzetta del Profeta, quando ho visto quella foto. Una famigliola numerosa ma felice, che festeggiava la vincita di mille galeoni con un viaggio in Egitto, una famigliola con un topo per animale domestico…

…tutto esplose. Numerosi Babbani morirono. Arrivarono gli Auror, e lì c’ero solo io, l’assassino. Poi la conferma della mia colpevolezza: un dito sanguinante puntato contro di me. Sapendo a chi apparteneva, mi immaginai il proprietario che, puntandomelo contro con un sorrisetto sadico, mi diceva: ‘Sei proprio un coglione’. La cosa non mi andò a genio. Mi sentii ribollire dalla rabbia, ma tutto era così assurdo che scoppiai a ridere. Non fu la cosa migliore da fare, ma ormai gli Auror non avevano dubbi: ero io la persona che stavano cercando. Mi portarono ad Azkaban senza nemmeno sentire ciò che avevo da dire in proposito. Quel dito fu come una maledizione per me. Da quel momento, ne vidi a palate, e tutti mi venivano puntati contro...

Quel topo aveva un’aria familiare. Ho avvicinato il giornale al mio viso, per analizzare meglio quella fotografia.
Al topo mancava un dito.
Qualcosa scatta nella mia mente, e il mio cervello esce dalla trance per mettersi a lavorare come non faceva da anni. So quello che devo fare.
Io non sono un assassino. Dopo potrò anche morire, ma prima voglio urlare al mondo la verità, la mia innocenza.
Lily e James non sono morti invano, e io li vendicherò.
Harry… avrei potuto adottarlo, fargli da zio. Forse non gli avrei insegnato molto, ma so che avremmo sicuramente imparato insieme. Qualcosa proveniente dal mio subconscio mi dice che assomiglia a James, ma ha gli stessi occhi verde chiaro di Lily. Forse il destino l’ha fatto apposta, per farsi beffe di lui. Magari ha invece voluto fargli un regalo. Non conoscerà mai i suoi genitori, ma i suoi tratti somatici testimoniano che loro un tempo erano vivi per lui, e che in realtà non l’hanno veramente abbandonato.
La mia vita, come ho detto, è finita dodici anni fa, con le loro. È finita per prolungare quella di un traditore. Ora è tempo che finisca pure la sua. Per me, per Harry, per Lily e James, perché è giusto così.
Stare dietro le sbarre è come stare dietro le quinte di un palcoscenico. Le commedie scorrono, gli altri recitano senza l’aiuto di chi è dietro, perché non possono nemmeno chiederlo. La vita è andata avanti anche se io sono rimasto qui fermo a guardare, ma la prossima volta che le tende saranno tirare e si aprirà il sipario, sarà il mio turno.
Dopo dodici anni di specializzazione, mi sono diplomato a pieni voti, direi.
Ora è tempo di andare in scena. Sirius Black ha il suo ruolo.
Che lo spettacolo abbia inizio!



Ciao!!! Eccomi con questa one-shot. È da un po’ che mi frullava in testa, ma non ho mai avuto il tempo materiale per metterla per iscritto. Forse ci saranno degli errori, forse farà schifo, ma io c’ho provato. Ho fatto del mio meglio perché ci tenevo, e ora aspetto i vostri commenti per sapere come mi è riuscita!!!:) Ah, un ultimissima cosa. Il cambiamento dei tempi verbali è scelto… non sono ancora tanto sconsiderata!:)
Baci

prongs95

   
 
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