Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: Blackvirgo    17/01/2011    4 recensioni
Toki e i suoi fratelli: il destino li ha portati a crescere insieme, a separarsi e a combattere l'uno contro l'altro. Ecco i loro ricordi e i loro combattimenti, attraverso le riflessioni di uomo giovane dal viso troppo vecchio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kenshiro, Raul, Toki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il sorriso di Toki


Nel carcere di Cassandra l’unico suono era il pianto: dei prigionieri, dei muri e dei demoni. A volte persino quello dei carcerieri. Aveva mura solide, il carcere di Cassandra, cancelli robusti e guardie ad ogni entrata. Solo la luce mancava ché la disperazione è sposa del buio.
Toki era grigio e immobile come la pietra della sua cella, non emetteva un fiato, un lamento o un gemito. Né pareva sentire le grida di agonia, i singhiozzi e i pianti che aleggiavano nell’aria assieme alla polvere.
I suoi carcerieri avevano avuto l’ordine di osservare ogni suo movimento, ma persino gli occhi del guerriero erano immoti. E alle guardie non restava che fissare una statua di cera incatenata.
Toki sedeva, immobile, proprio come faceva al monastero di Hokuto, nelle lunghe ore passate in meditazione, quando il tempo gli scivolava addosso e lui si concentrava in se stesso, estraneo ad ogni suono, ad ogni luce, ad ogni cosa.
Poi c’era stata l’Apocalisse e tutto era cambiato.
Era rimasto per due settimane a guardare in faccia la solitudine e la morte ed era sopravvissuto. Profondamente cambiato, ma pur sempre vivo. Quando l’allarme era cessato e Ken lo aveva dissepolto dalle ceneri velenose, Toki aveva trovato conforto tra le braccia del fratello e aveva potuto addormentarsi col sorriso, senza sapere – e, per la prima volta, senza preoccuparsi – se si sarebbe risvegliato o meno. Aveva abbracciato suo fratello e insieme a lui il sonno e l’oblio.
Si era svegliato nel suo letto, ma le radiazioni che erano entrate in ogni fibra del suo corpo lo stavano mutando: il tempo, per lui, aveva cominciato a scorrere veloce, molto più veloce di prima. Era fuggito da Hokuto, incapace di resistere a tanti sguardi affettuosi e pietosi, che leggevano nei suoi capelli candidi e nel suo volto provato le stigmate di una morte che lui non voleva – non ne era ancora pronto! – provare dentro. Se n’era andato e aveva vagato senza meta, senza scopo, ben conscio di avere poco tempo e nessuna soluzione al passato o al futuro. Finché era giunto a Miracle Village: in mezzo a tanto squallore e disperazione si era sentito a casa e, giorno dopo giorno, aveva ridato un senso alla vita che gli restava da vivere. Aveva tirato fuori da un cassetto il suo vecchio sogno di utilizzare le tecniche fatali della scuola di Hokuto per portare guarigione. Era così che si era meritato l’appellativo di “Salvatore” e la sua venuta veniva acclamata in ogni villaggio in cui metteva piede. Ma la distruzione sembrava seguirlo come la sua ombra e anche Miracle Village – la sua nuova casa – non era stato risparmiato dai banditi e dai predoni che scorrazzavano per il deserto. Di nuovo ogni equilibrio faticosamente costruito, ogni speranza creata dal nulla venivano distrutte dalla ferocia degli uomini. Proprio come quando un cacciatore gli aveva ammazzato Koko davanti ai suoi occhi, la rabbia lo aveva accecato: aveva sterminato i predoni per poi rimanere senza forza e diventare egli stesso una facile preda, venire catturato e portato a Cassandra assieme alla propria disperazione.
“Il re di Hokuto non vuole che costui incontri l’Uomo dalle Sette Stelle,” aveva detto uno dei suoi carcerieri mentre lo trasportavano a Cassandra.
Una frase che, in lui, aveva fatto rinascere fiducia, attesa e speranza. Perché solo un uomo poteva autoproclamarsi re quando Hokuto aveva sempre avuto solo un erede, solo un predestinato benedetto dalle sette stelle dell’Orsa Maggiore.
Potevano essere solo loro: Raoul e Kenshiro. Il fratello maggiore e il fratello minore.
La prigione di Cassandra divenne per Toki un luogo di riposo e meditazione. Il luogo ideale per attendere il proprio destino. Avrebbe affrontato di nuovo il buio e la solitudine, ma non l’avrebbe fatto con la certezza di morire. Aveva bisogno di prepararsi a vivere.
Fino allora il buio sarebbe stato perfetto.
Fino a quando i suoi carcerieri ebbero qualcosa da riferire: Toki aveva sorriso.
Il suo destino era arrivato e non si era limitato a bussare alla porta: l’aveva divelta.
 

   
 
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