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Autore: V i P E R    17/01/2011    1 recensioni
Vite spezzate da singole esperienze, solo il tempo può risanare queste ferite.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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.BrokeN.

E se tutto finisse in un solo attimo?

Ridi e scherzi con i tuoi genitori, come fai di solito, senti la risata leggera di tua madre e noti che tuo padre ti guarda dallo specchietto, gli sorridi. Stai bene, con loro stai bene.
Tua sorella, maggiorenne, se n'è andata di casa, adesso vive col suo ragazzo. Quel suo ragazzo strano che sembra un gatto, gira sempre con un cerchietto con le orecchiette da gatto. Vuoi bene anche a loro due, stanno insieme da sempre.
Tu hai solo dieci anni, non sei pronto a soffrire, non sei ancora pronto a sapere cos'è la vita, quella vera. Quella che ti prende e ti sbatte a terra, con violenza.
E' una calda giornata d'estate, una di quelle afose essendo agosto, guardi fuori dal finestrino e sospiri appena, state andando dai nonni, abitano fuori città. Ormai è un obbligo andare da loro almeno una volta a settimana, tua madre dice che non le stanno tanto simpatici tuo padre l'ammonisce dicendo che sono vecchi, che tra poco se ne andranno, che vorrebbe passare gli ultimi momenti con i suoi genitori. Tua madre non parla mai dei suoi genitori, sono morti ancora prima che tu nascessi, lui è morto in prigione e lei è morta di overdose, odia parlare dei suoi genitori tua madre.
Guardi il paesaggio, una distesa di erba infinita, ti ci vorresti buttare in quel verde, vorresti giocare, giocare come solo un bambino di dieci anni può. Senza pensieri e senza vergogna. Eppure tu ti consideri più intelligente, più serio. E forse lo sei.
Senti tua madre mormorare qualcosa e poi il sonoro “cazzo” di tuo padre, tua madre si gira verso di te e senti che vorrebbe abbracciarti. Tuo padre cerca di frenare per non finire contro un'altra macchina, inutile, perde il controllo del veicolo e vi rivoltate. Ti senti sbattere da tutte le parti e poi lo scontro con un altra macchina.
Chiudi gli occhi, chiudete tutti gli occhi. Tuo padre muore sul colpo, tutta la parte destra viene schiacciata, tua madre viene ferita in modo mortale, eppure, quando arriveranno i soccorsi, faranno di tutto per salvarla, ma sarà inutile, morirà il giorno dopo all'ospedale. Tu sei l'unico recuperabile, l'unico che si può ancora salvare, il colpo se l'è preso tuo padre, quasi fosse uno scudo.
Prima di perdere completamente i sensi, avevi aperto gli occhi, il mondo era sottosopra e ti faceva male dappertutto, un dolore insopportabile. Eppure cercavi con lo sguardo loro, una qualche traccia che stessero bene. Solo chiazze di sangue, forse loro, forse tuo.
E' stata dura, ma alla fine sono riusciti a salvarti, a riattaccarti alla vita. Eppure il tuo cuore era distrutto, in tanti piccoli pezzi. E la colla chiamata amore era stata cancellata.
L'incidente fu sulla prima pagina di tutti i giornali locali, molti pregavano per il povero bambino, per te, molti piangevano per due vite spezzate, i tuoi genitori. Ma la persona che pregava e piangeva allo stesso tempo era tua sorella. Aveva perso la sua famiglia. Aspettava il tuo risveglio, ti teneva la mano, sussurrava il tuo nome. Il suo ragazzo le era vicino, vi era vicino.
Il giorno del tuo risveglio pioveva, leggermente, e fu la prima cosa che sentisti, il picchiettare della pioggia sulla finestra. Non fu la voce di tua madre o la risata di tuo padre. La pioggia e le lacrime di tua sorella ti aspettavano. Avevi già capito che loro non c'erano più, l'avevi capito subito, ti eri semplicemente guardato attorno e avevi compreso la verità.
Avevi solo dieci anni.
In seguito ti saresti trasferito da tua sorella e dal suo ragazzo, ti avevano fatto una stanza apposta, con le tue cose, e faceva male, perché ti ricordavano loro. Fare finta di niente era impossibile, per tutti e tre.
Il giorno del funerale c'era un sacco di gente, parenti, conoscenti, sconosciuti. Tutti con un dispiacere immenso per la famiglia distrutta. Per te e tua sorella.
Ricordi bene che tua sorella aveva cercato di fare un discorso ma verso metà era scoppiata a piangere e il suo ragazzo era corso da lei e l'aveva sorretta e l'aveva fatta sedere, allora tu ti eri alzato e ti eri avvicinato al microfono, timido, con gli occhi lucidi. Non eri mai stato bravo a improvvisare eppure volevi dire qualcosa. Dirgli addio.

-I-Io sono Nicholas, loro figlio. Ho solo dieci anni, lo so, so di non poter fare un discorso profondo o di potervi stupire con delle parole intelligenti, perché non le conosco, non conosco niente di tutto quello. Eppure vorrei dire... - ti eri fermato un momento, avevi avuto un momento di panico ma poi avevi continuato. - Vorrei dire che erano fantastici, i genitori migliori del mondo e non mi vergogno, come farebbero molti ragazzi della mia età, di dire che volevo bene a entrambi. Un bene dell'anima. Eppure, per quanto io gli voglia bene. Questo non li riporterà indietro. Ma... non potrò mai dimenticare l'abbraccio caldo di mia madre e la risata di mio padre, specialmente quando mio padre mi scompigliava i capelli ridendo. Sono cresciuto in una famiglia che mi amava e quell'amore mi è stato tolto, rubato. Ma... io... continuerò ad... amarli. - ti eri nuovamente fermato perché le lacrime avevano iniziato a scendere da sole e non potevi fermarle, forse non volevi neanche. - Per favore, non abbiate pena per me e mia sorella, per favore. Non oggi almeno. E' il giorno degli arrivederci. -

Avevi mormorato l'ultima frase, quasi sussurrata, poi eri scoppiato a piangere, completamente, singhiozzi compresi. Guardavi le bare, ti riusciva quasi impossibile pensare che lì dentro c'erano i corpi dei tuoi genitori. Le bare erano chiuse, come per coprire i loro corpi. Per non far vedere a nessuno il modo in cui erano stati deturpati.
I giorni seguenti furono i più dolorosi, tua sorella si mostrava forte, non piangeva, per te. Tu portavi ancora tutte le fasciature, specialmente quella sulla testa. Le ferite si stavano rimarginando, lentamente, eppure la tua anima continuava a sanguinare. Una volta guarite ti rimasero solo alcune cicatrici, svariate sul petto e sulla schiena, ma la cicatrice più grande era quella del tuo cuore.
Buttasti tutti i dinosauri di plastica, tutte le figurine, tutti i pupazzi, per una macchina fotografica. Una di quelle care, di quelle buone.
Volevi fermare gli attimi. Evitare di dimenticare, ecco quello che volevi. Pensavi che tutto meritava di essere ricordato, anche le piccole cose che, magari, in fondo, erano grandi. Era la tua nuova passione. E' la tua passione tuttora.
Preferivi fotografare i volti delle persone, per non dimenticarli, in un futuro. Riempisti album di volti, di nomi, di date. Ancora oggi li riempi.
Adesso hai quattordici anni, sei un ragazzo timido, che si fa sempre i fatti suoi, che ha un po' paura di legare con le persone, eppure vuole tanti amici. Nicholas, il ragazzo timido, che odia il contatto fisico delle altre persone, il ragazzo un po' bassino dai capelli rossicci e scompigliati.
Hai conosciuto una ragazzina della tua età, si chiama Flavia, ed è invisibile. Non la nota nessuno, passa sempre inosservata, eppure è bella. Ti chiedi perché.
Flavia, con quei suoi capelli biondo cenere, il viso dolce, il nasino piccolino, le labbra candide, e delle guanciotte rosa, con gli occhi azzurri e profondi, con quel corpicino magrolino e, specialmente, con l'espressione sempre triste. Ti chiedi il perché. Non ricevi risposta. Mai. Vi siete scambiati i numeri di telefono e i contatti di msn, vi siete incominciati a sentire. Ti è piaciuta da subito. Dice sempre che tu l'hai notata da solo, che tu l'hai guardata. Ti fa tenerezza.
Una volta l'hai presa per mano, quel contatto ti ha fatto passare un brivido lungo la schiena, sei abituato soltanto al contatto con tua sorella e il suo ragazzo.
Quella manina fredda ti ha colpito, credevi fosse calda. E' fredda come la sua anima, desolata come la sua vita. E' figlia del prof. di latino e greco e di una ex-coniglietta di playboy, sorella di due gemelli. Uno l'opposto dell'altro.
Siete due piccole anime sperdute, con qualcosa da dimenticare. Ma Flavia ti piace, ti fa sorridere, ti fa battere il cuore.
Hai appoggiato le tue labbra sulle sue, anche quelle erano fredde, allora hai cercato di riscaldarle, continuando a baciarla. Hai scoperto qualcosa di nuovo, ti piace quella sensazione. Ti piace condividere con lei quegli attimi speciali. Vostri.
Vuoi scaldarla col tuo amore. Perché, non sai quando e non sai come, ti sei reso conto di amarla. Non puoi fare altro che vivere. Chiudere gli occhi e vivere. Speri di poter percorrere un sentiero, anche breve, con lei. Il tuo piccolo amore.
Tu sei Nicholas. Fermi il tempo in un attimo. Fermi i ricordi per sempre. L'unico attimo che non sei riuscito a fermare è stato quello di quel giorno, eppure è il ricordo più vivido.

{Nicholas}

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Non ho molto da dire, spero vi sia piaciuto! Ah, Nicholas è un personaggio inventato da me e una mia amica, compresa la storia! xD se ho fatto qualche errore non esitate a dirmero, intendo migliorarmi. Oh, quasi dimenticavo, non so quando aggiornerò, dipende tutta dalla ispirazione che non fa altro che venire e andare via *sospira
V i P E R


  
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