Neve
29 dicembre 2009
Neve.
Nevica e fa freddo.
Ma non ci fai caso.
Lo vedi passare per il
corridoio e non lo fermi, perché è
inutile.
Inutile, se non è
lui a vedere te.
Neve.
Non smette, e ti chiedi come
farai ad andare a casa, con le
strade in quella condizione.
Neve.
Ma non t’affascina
più come quando eri piccina.
Quando costruivi insieme a tuo
padre quel pupazzo di neve
che assomigliava più ad una montagnola storta.
Ma ti divertivi.
Neve.
Chissà se anche a
lui piace la neve come piaceva a te
allora.
Neve.
Vedi uscire Giulia con un
ombrello in mano.
E Sergio dietro di lei.
Neve.
Palumbo al cellulare.
Sorride mentre saluta Teresa.
Neve.
Quella Teresa che insieme a
Rocco sistema le ultime cartelle
sul bancone.
Neve.
Ecco Esther che se ne va a
casa, accanto ad una Marina più
felice del solito.
Neve.
Laura e Valerio nascosti da
qualche parte.
A baciarsi clandestinamente
prima della fine del turno.
Neve.
Continua, inossidabile, nella
sua marcia verso il suolo.
Neve.
Tra mezz’ora
è Natale ma non vi siete scambiati ancora gli
auguri.
Neve.
Incollata alla finestra, segui
i fiocchi immergersi nello
strato già spesso sui marciapiedi.
“Che ci fai ancora
qui?”
Ti volti, impaurita.
Lui.
Cappotto ancora sbottonato,
faccia assonnata.
La faccia di qualcuno che se ne
stava andando, ed era felice
di farlo.
“Niente.
Così.”
Si avvicina.
E di fianco a te guarda fuori
dalla finestra.
“Ti piace la neve? Ti
vedo così assorta. Manco fosse un
uragano.”
“Se fosse stato un
uragano, non saremmo qui a parlarne.”
Si zittisce subito, stupito dal
tuo tono a metà tra
l’irritato e l’esausto.
“Non tanto”
rispondi alla prima domanda.
“A me sì.
Sa di Natale.”
Strano.
Mai che abbiate opinioni
divergenti.
Lo vedi guardare
l’orologio.
Adesso dirà che
è tardi.
Adesso dirà che
dovrà andare a casa.
Adesso…
“Vuoi che ti porti a
casa io?”
”E da dove viene
tutto questo spirito altruistico?”
Non sa rispondere.
“È bella,
la neve.”
Sì, sarà
pure bella.
Però i soliti dieci
minuti di tragitto per tornare a casa
sono diventati venti.
“Buonanotte”
gli dici in un sussurro. “E grazie del
passaggio.”
“Prego. E buon
Natale.”
“Già. Buon
Natale.”
Non scendi.
Non ce la fai.
“Vuoi
entrare?”
Potevi scendere e farla finita.
No, devi sempre cacciarti nei
guai.
“E dove
parcheggio?”
“Dove ti
pare.”
Posi il capo al poggiatesta,
osservando fuori dal finestrino
quei luoghi che conosci a memoria.
Finite nel cortile interno, il
cui parcheggio dovrebbe
essere – dovrebbe – privato.
Ma chissenefrega, è
Natale.
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“Posso offrirti solo
acqua.”
“L’acqua va
benissimo.”
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Soli.
Sul divano.
A guardare una televisione
spenta.
“Se vuoi
l’accendiamo” proponi, indicandola.
“No, meglio di
no.”
---
“Ma... non
è che disturbiamo Elena?”
“Elena. E chi
l’ha vista. Secondo te passa la notte di
Natale a casa?”
“No, infatti. Allora
non è solo un vizio di Dario e
Alessandro.”
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“Tu come
stai?”
“Come vuoi che
stia?”
Lo guardi, aspettando una
risposta che non verrà.
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“Buonanotte,
Cristiana.”
Solleva il cappotto lasciato in
un angolo del divano.
“'Notte”
fatichi a salutarlo.
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Neve.
Doveva per forza nevicare.
Perché solo la neve
poteva averlo permesso.
Un bacio.
Non uno di quelli che si danno
per compassione, per
amicizia, per gioco, per scherzo, per ricatto, perché sei
l’ultima donna
rimasta sulla terra.
Un bacio
perché…
“Nevica. Ringrazia il
cielo che nevica, non ho nessuna
voglia di mettermi al volante, è Natale, sono stanco e tu
sei l’unica persona
con cui voglio passare questa notte.”
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Neve.
Quella che prendi tra le mani
per gettarla addosso a lui
appena uscite di casa, con un sorriso in vena di scherzi.
“Vedo che la neve ti
piace solo quando fa comodo a te”
commenta aprendo la macchina.
“Oh. Senti chi parla,
Malosti.”
Fine.