Un lago. Non un filo di vento fischia.
Non una sola, piccola onda. Non un’increspatura.
La sera è ideale.
Un sottile fruscio. Non c’è nessuno.
La veste è bianca e cade giù. Anche il rosso dei calzoni scivola a terra.
L’acqua non è fredda. È perfetta.
La punta del piede la tocca. Un naturale brivido.
L’acqua mi bagna fino ai fianchi.
Finalmente. Era tanto che non riuscivo a rilassarmi.
Ma non totalmente, poiché non smetto di pensare.
A cosa accadrà.
Questione complicata eppure tanto banale.
Cosa accadrà, dunque?
Morirò di nuovo, sì.
Soffrirò di nuovo. E chi ci sarà al mio fianco?
Forse sarò di nuovo sola.
In fondo, è meglio.
Non mi piace soffrire davanti a qualcun altro.
I capelli sono ormai stesi sull’acqua.
Sollevo una mano e osservo la goccia lambire il braccio fino a ritornare nel lago.
Noi siamo così. Tutti noi.
Esseri umani. Demoni. Mezzo-demoni.
Siamo così.
Fuoriusciamo sul mondo per un momento, interminabile ai nostri occhi, ma appena percettibile a quelli dell’universo.
Poi torniamo ad essere ciò che eravamo prima. Il niente.
Silenziosi. Inutili.
Cosa doniamo, se non la nostra esistenza?
Cosa doniamo, noi? Nulla.
Poiché il mondo continua anche senza di noi.
La vita degli altri va avanti e se noi non ci siamo…non importa.
La mia vita…la mia vita, cos’ha donato?
Amore? Non si può chiamare così.
Gioia? Forse per chi ho aiutato…ma so che la miseria incombe ugualmente sul mondo…
Aiuto? Sì…sì, aiuto.
Per qualcuno che pensava di essere disprezzato ed odiato da tutti.
Per chi non sapeva più dove guardare, credendo di trovare solo odio e spalle voltate.
Per chi…per chi stava male. Semplicemente.
Mi sdraio sull’acqua, guardo le stelle.
Io…io sono già lassù?
Non lo so…però…sono servita a qualcosa, su questo mondo. Non sono stata inerme.
E conta solo questo.