L’aria intorno a Godric’s Hollow, quella
sera, si era fatta completamente irrespirabile, a causa
dell’incendio che aveva quasi distrutto la casa dei Potter.
Sembrava che non ci fosse anima viva all’interno
dell’abitazione, e come poteva essere altrimenti? Il Signore
Oscuro vi aveva appena fatto irruzione, alla ricerca dei più
fedeli sostenitori di Silente e dell’Ordine della Fenice per
poterli uccidere senza pietà alcuna.
“Ci è riuscito, maledizione!”
urlò il giovane Sirius Black facendosi largo tra le macerie
ancora fumiganti.
“James… oh mio dio! James, dimmi che sei solo
pietrificato…”
Ma James Potter, sdraiato supino accanto alle scale che conducevano ai
piani superiori, non era semplicemente in preda ad un incanto
pietrificante. Il suo cuore aveva smesso di battere quando aveva deciso
di difendere sua moglie e suo figlio dalla furia di quel pazzo assetato
di potere. I suoi occhi, seppur assenti, mostravano ancora una viva
disperazione. Sirius glieli chiuse, singhiozzando disperatamente come
un bambino. Poi, con uno sforzo che gli sembrò sovrumano, si
allontanò dal suo migliore amico per andare a compiere lo
stesso gesto nei confronti del piccolo Harry e della dolce Lily.
*
La stanza di Harry si presentava completamente disfatta, come se ci si
fossero introdotti i ladri. I giochi del bimbo erano a pezzi, le tende
ed il lettino squarciati giacevano sul pavimento e l’ambiente
era privo di illuminazione.
Dopo lunghi minuti di silenzio, Harry scoppiò in un pianto
assordante, come se si fosse reso conto di essere rimasto solo.
Un rantolo improvviso vicino a lui, fece capire che invece non era
così.
Una giovane donna dai capelli rossi era rimasta a terra, disperata e
sconvolta, ma miracolosamente viva. Nell’udire il pianto di
suo figlio, si riscosse immediatamente e lo cercò, con gli
occhi sbarrati nell’oscurità di quella stanza ora
così malridotta.
Lily Potter tentò con tutte le sue forze di parlare.
“Harry…” fu tutto ciò che
riuscì a pronunciare, mentre il piccolo continuava a
strillare.
Lily non si rendeva ancora conto di essersi salvata, insieme ad Harry.
Pensava di essere in una specie di limbo, in un posto pieno di aria
pesante e di silenzio, squarciato solo dal pianto del suo bambino.
Fu una voce familiare a farle intuire il suo reale stato.
Sirius Black salì le scale quattro gradini alla
volta, come faceva ad Hogwarts quando doveva raggiungere i suoi compari
per combinarne qualcuna delle sue.
Ma il suo stato d’animo era tutt’altro che lieto:
si sentiva scoppiare il cervello dalla rabbia per aver trovato il suo
migliore amico senza vita e per aver scoperto che un altro amico, che
credeva affidabile, era in realtà un viscido doppiogiochista
senza scrupoli.
Credeva di essere sul punto di impazzire… sentiva il pianto
del piccolo Harry provenire dalle stanze superiori, ma pensava di avere
delle allucinazioni uditive. Harry non poteva essere ancora vivo,
Voldemort aveva appena fatto piazza pulita dei Potter, aveva ucciso
James e quasi distrutto l’abitazione… come avrebbe
potuto sopravvivere un neonato, inerme e senza alcuna protezione,
contro il più malvagio mago di tutti i tempi?
Aveva il cuore in gola quando entrò nella stanzetta del
bimbo. Regnava il caos più completo, tutto era sottosopra e
l’aria era quasi irrespirabile.
Ma Harry era lì, nonostante tutto e tutti, con il visetto
gonfio di lacrime. E Lily era accanto a lui. Aveva gli occhi sbarrati
per la paura e la disperazione, esattamente come suo marito.
Sirius non ebbe dubbi. Con una lucidità che non si aspettava
di possedere in quel momento così terribile e disperato, si
caricò il corpo di Lily su una spalla e prese in braccio
Harry, che ebbe un sussulto di sorpresa.
Quando arrivò alla fine dei gradini, Sirius posò
Lily con delicatezza accanto a James e, dando solo un’ultima
fugace occhiata ai due corpi esanimi, si recò vicino
all’uscio per cercare aiuto.
“Harry…” urlò improvvisamente
una voce femminile.
Black tornò immediatamente sui suoi passi. Non ci poteva
credere: Lily Potter, contrariamente a quanto aveva creduto solo pochi
secondi prima, era ancora in vita.
“Lily, grazie al cielo sei ancora viva… sono io,
Sirius, mi riconosci? E qui con me c’è anche
Harry. Siete riusciti a sopravvivere a Voldemort, capisci? Nessuno era
mai arrivato a tanto! Lily, ti prego, dimmi qualcosa!”
La donna però, lo guardava sempre con gli occhi spalancati,
in evidente stato confusionale e senza capire quello che Sirius le
stava dicendo. Continuava imperterrita a ripetere il nome di suo figlio
ad intervalli regolari, completamente inebetita.
Sirius scosse tristemente la testa. Alcune lacrime cominciarono a
sgorgare copiose dal suo viso. Scostò una ciocca di capelli
dal viso dell’amica, e si accorse subito di un particolare
piuttosto curioso: sulla fronte di Lily era presente una vistosa
cicatrice a forma di saetta.
Non fece in tempo, però, a rendersi conto che anche sulla
fronte di Harry c’era la stessa identica cicatrice.
La porta della casa dei Potter si spalancò bruscamente e
dopo pochi attimi cadde a terra. Hagrid, il guardacaccia di Hogwarts,
era appena arrivato a Godric’s Hollow per conto di Albus
Silente.
*
Erano passati dieci anni da quella terribile notte di Halloween. Lily
Potter ne aveva passate di tutti i colori. Viste le sue condizioni
catatoniche, dopo lo scontro con il Signore Oscuro, era stata
ricoverata d’urgenza al San Mungo e, di conseguenza, Harry le
era stato portato via, affidato alle poco amorevoli cure degli zii
materni.
Lentamente, nel corso degli anni, era riuscita comunque a riacquisire
le proprie facoltà mentali, ma nonostante tutte le
attenzioni che riceveva da parte degli infermieri e dei medimaghi,
sembrava sempre che le persone intorno a lei facessero di tutto per
ricordarle di continuo la tragedia che si era abbattuta sulla sua
famiglia.
Decine di ispettori del Ministero le facevano visita quasi tutti i
giorni per avere informazioni veritiere sui fatti di quella notte e su
tutti i reali responsabili.
Di una cosa però poteva ritenersi estremamente soddisfatta.
Era riuscita ad assicurare a Sirius un equo processo, nonostante il
parere sfavorevole del Winzegamot che lo aveva sbattuto ad Azkaban per
qualche tempo, senza dargli la minima possibilità di
difendersi. Fortunatamente era riuscita a farlo scagionare a suon di
testimonianze e giuramenti, con l’ausilio di abbondanti dosi
di Veritaserum. L’unico tarlo che ancora
l’assillava era il pensiero di Peter Minus libero ed
indisturbato, protetto dalla sua forma di ratto.
Quella giornata comunque, non era adatta ai pensieri nefasti.
Il binario nove e tre quarti pullulava di studenti di Hogwarts,
attorniati da mamme e papà in apprensione.
I loro sguardi si soffermavano spesso su Harry e Lily, che
però facevano finta di niente. I ricordi della scuola di
Magia e Stregoneria erano troppi e fin troppo felici e dolorosi allo
stesso tempo per la vedova Potter. Inoltre, stava per separarsi
nuovamente da suo figlio, anche se questa volta il motivo era molto
più piacevole.
Maternamente, provò a sistemargli i capelli scompigliati, ma
dopo pochi secondi decise di lasciar perdere. In fondo Harry era il
ritratto di James. Tentare di pettinarlo non avrebbe portato a nessun
risultato decente.
Decise di guardarlo negli occhi, così simili ai suoi.
“Harry, lo so che sei ansioso. Ma ti assicuro che Hogwarts
è un posto fantastico, imparerai un sacco di cose e ti farai
un mucchio di amici.”
Il ragazzino la abbracciò forte, sospirò
sommessamente e poi le domandò:
“Ma se invece scoprono che sono una testa vuota? Cosa fanno,
mi buttano fuori?”
Lily lo strinse a sé, baciandolo vicino
all’orecchio destro.
“Sono sicura che non sei una testa vuota. Imparerai a
cavartela in fretta, vedrai… ricordati di cosa combinava tuo
padre ad Hogwarts… e dopotutto, io ero una delle streghe
più dotate della scuola… buon sangue non
mente!”
Madre e figlio si sorrisero con tenerezza, mentre l’Espresso
per Hogwarts si riempiva di ragazzi e ragazze.
Harry decise finalmente di salire sul treno, mentre Sirius lo aiutava a
caricare i bagagli.
Lily si sentiva tremare le gambe. Salutava Harry da lontano e gli
mandava baci. Delle lacrime di gioia e di orgoglio iniziarono a
scorrerle lungo il viso.
“Anche se abbiamo sofferto tanto, sarebbe potuta andare molto
peggio.” pensò.
Diede un ultimo sguardo al finestrino dello scompartimento dove stava
Harry, che aveva già attaccato bottone con un ragazzino dai
capelli rosso fuoco, che teneva un topo dormiente tra le mani.
Sirius le si avvicinò. Era un momento molto commovente per
entrambi, ma nessuno dei due aveva voglia di conversare.