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Autore: morane18    18/01/2011    1 recensioni
Quando ogni cosa sembra ormai perduta, quando anche l'ultima speranza sembra ormai giunta ad una triste fine, allora chiudi gli occhi e preghi che tutto quel dolore non sia mai esistito.
Un'amicizia perduta, un amore ritrovato, un ricordo indelebile.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ascoltava il battito del suo cuore, così regolare e tranquillo rispetto a poche ore prima.
Le sembrava di stare vivendo un sogno, e non era tanto sicura che non fosse realmente così.
Immerse nuovamente la mano nei suoi capelli neri e morbidi, giusto per scacciare (si disse) quell’idea malsana che suscitava in lei fastidiosi dubbi su realtà e finzione. Certo, forse sarebbe bastato sentire il peso del corpo di lui sopra il suo a rassicurarla del fatto che non stesse viaggiando troppo in la con la fantasia, ma aveva desiderato farlo fin da quando era bambina; aveva sognato così tante volte di accarezzarlo, di poter sentire il dolce profumo della sua pelle, di riuscire a percepire almeno una volta, le sconvolgenti sensazioni causate dal tocco gentile e sicuro delle sue carezze.
E adesso che tutti quei desideri si stavano avverando e nello stesso momento per giunta, aveva la crescente paura che tutto potesse svanir via in una nuvola di fumo.
In quel momento Demian si mosse un poco, borbottando qualcosa di incomprensibile con il volto ancora poggiato sul suo petto.
Rose sorrise dolcemente; non si era mai sentita così felice, o forse si, ma era passato così tanto tempo dall’ultima volta che non avrebbe mai creduto possibile di riuscire a rivivere ancora una volta quella stessa felicità, e oltretutto con la stessa persona.
Chiuse gli occhi, ripercorrendo con la mente ogni attimo della loro infanzia insieme, della loro complicità e di quel senso di protezione che avevano sempre avuto l’uno nei confronti dell’altra.
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Fin da bambini, erano stati abituati a vedersi per tre mesi l’anno, quando lei tornava a trascorrere le vacanze estive in quella piccola e graziosa cittadina della Riviere Romagnola. Si erano conosciuti che lei aveva 5 anni e lui 9 e da allora ogni estate l’avevano trascorsa insieme, mentre per tutto il resto dell’anno non facevano altro che attendere l’arrivo di quei mesi in cui si sarebbero rincontrati. Forse non subito, da piccoli certe cose non le capisci; certe cose non le noti se non verso i dieci anni, quando pur non riuscendo a spiegartene il motivo, i tuoi occhi si attardano un attimo di più ad osservare l’altro, quando senza volere, impari a conoscere ogni gesto, espressione o abitudine di quella persona che fino a qualche mese prima, reputavi un semplice amichetto del cuore.
E’ così che ti ritrovi a sognare, ad immaginare e a desiderare che anche lui rimanga vittima dello stesso virus che ti ha contagiata, o se tutto ciò non è possibile, inizi a pregare con tutte le tue forze di riuscire a trovare un antivirus che ti aiuti a rinsavire, che ti faccia aprire gli occhi per farti ricordare che tra te e lui potrà esistere solamente una splendida amicizia e niente più.
Solo che si sa, a certe malattie non c’è rimedio e quella del cuore, rientra purtroppo e inesorabilmente tra queste...
Così, Rose aveva trascorso altri tre faticosissimi anni della sua vita (dai 10 ai 13 anni precisamente), convivendo con quel fastidiosissimo badabum-badabum prodotto dal suo organo vitale, che sembrava volesse squarciagli il petto ogni qualvolta Demian le stava vicino. E per il resto dell’anno in cui non si vedevano, quel martellare frenetico non cessava mai perché (maledetto il giorno in cui aveva chiesto in regalo per il suo compleanno un cellulare) dal momento in cui si erano scambiati i numeri di telefono, lui non aveva mai smesso un attimo di scriverle, di raccontarle, di chiederle qualunque cosa in qualsiasi momento della giornata.
Una volta soltanto aveva quasi rischiato un vero infarto leggendo un suo messaggio; quel crudele ragazzino di 17 anni, le aveva rivelato di essersi invaghito di una ragazza, bellissima e intelligente, ma che purtroppo (per lui) e fortunatamente (per la destinataria dei messaggi) quella stessa fanciulla era praticamente irraggiungibile.
Lo aveva odiato, dandogli silenziosamente del cretino e dell’imbecille per non essersi mai minimamente accorto dell’interesse che invece provava lei nei suoi confronti. Ricorda che il mondo non le era mai apparso così crudele, che l’amore (se così poteva chiamarsi quel sentimento che provava per Demian a quell‘età) le era sembrato null’altro che un’emozione volta soltanto a rendere ancora più difficile e doloroso il cammino della sua vita verso l‘età adulta.
Da quello stramaledetto messaggio, lei aveva indossato una sottile quanto impenetrabile corazza senza nemmeno accorgersene, mostrandosi un po’ più distante e fredda, ma continuando tuttavia a conservare quegli atteggiamenti che avevano sempre alimentato la loro amicizia.
Se Demian si fosse mai accorto o meno di quel cambiamento non lo diede mai a vedere, causando un ulteriore e terribile dispiacere nel giovane cuore di Rose.
Quello stesso anno, quando a metà di Giugno aveva varcato la soglia della cittadella che come di consuetudine la ospitava per le ferie estive, aveva compreso fin da subito che qualcosa era cambiato. Non aveva capito bene cosa fino a quando uno dei ragazzi della compagnia che era solita frequentare, aveva esclamato vedendola:
- “Ehi Rose, ti sono cresciute due belle tette!” -
E giù tutto il resto della ciurma a ridere.
Lei si era sentita così imbarazzata e umiliata, che era scappata via di corsa senza guardarsi mai indietro.
Aveva capito che la causa di quel sottile cambiamento che aveva percepito su ogni volto che aveva incontrato, era lei. Perché come ogni essere vivente dai tempi in cui Dio creò l’uomo, anche lei era cresciuta; anche lei come ogni donna, aveva varcato quella soglia d’età in cui il tuo corpo muta considerevolmente in modi e tempi imprevisti, senza che tu possa porvi alcun freno.
Così si era nascosta nell’armadio della sua cameretta come quando era piccina, tenendosi strette le ginocchia al petto e rifugiandovi la testa cercando di non pensare, cercando di non far apparire quei cambiamenti come un qualcosa di terribilmente osceno.
Era sempre stata più matura delle sue coetanee; non perché avesse vissuto chissà quale tragedia durante la sua infanzia, ma semplicemente perché aveva sempre avuto una mente un po’ più aperta e disposta a percepire e ad assimilare quanto più informazioni possibili il mondo circostante potesse offrirle.
Tuttavia, in quel momento non riusciva a smettere di piangere; singhiozzava e tremava come una bimba piccola alla quale è stato sottratto il giocattolino più caro.
Solo quando due braccia che ben conosceva l’avevano condotta fuori da quell’armadio, si era resa conto che lui l’aveva seguita; non lo aveva sentito avvicinarsi, non una parola era uscita dalla sua bocca quando quel ragazzino aveva pronunciato quella stupida frase. Eppure, non poteva immaginare un posto migliore se non quello del suo torace su cui stava riversando un mare di lacrime; non poteva immaginare un profumo migliore che riuscisse a rassicurarla come stava invece facendo quello di lui. Non poteva desiderare nessun’altra persona che non fosse Demian.
- “Shh, va tutto bene…” -
Le aveva detto lui dolcemente, continuando a stringerla come quando erano piccoli e lei si faceva male inciampando sui suoi stessi passi e cadendo rovinosamente a terra. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era sempre stata maledettamente maldestra, specialmente quando sapeva che lui era nei paraggi, sempre pronto a consolarla e a proteggerla qualsiasi cosa fosse.
- “Anche tu…”- Aveva provato a dire tra un singhiozzo e l’altro. - “Anche tu credi che io… Abbia le tette… Grandi?” - Gli aveva chiesto con la più disarmante innocenza che ancora possedeva.
Demian l’aveva guardata negli occhi, aveva poi abbassato leggermente lo sguardo sul suo seno e poi lo aveva rialzato per incrociare il suo.
- “Io credo… Credo solamente che il ragazzo di cui un giorno ti innamorerai… Sarà molto fortunato…” -
Le aveva risposto con una sincerità che ebbe il potere di scioglierla completamente, facendole dimenticare il motivo per cui calde lacrime salate bagnavano ancore le sue guance.
Quegli occhi azzurri e luminosi la scrutavano come se volessero annegare in quelli neri e profondi di lei.
Erano ancora stretti in un unico abbraccio e improvvisamente la distanza tra i loro volti era diventava talmente esigua da confondere i loro respiri.
Era stato un quasi impercettibile turbamento negli occhi di Rose a decidere il finale di quella situazione.
Era bastato un piccolissimo guizzo di insicurezza, e Demian aveva ammorbidito l’abbraccio, allontanandosi lentamente senza comunque distogliere gli occhi da quelli di lei.
Se solo avesse interpretato quel piccolo movimento nel modo corretto; se solo avesse capito che il turbamento di Rose era stato causato dal fatto che non aveva la minima idea di come si baciasse un ragazzo, e non dal fatto che non fosse sicura di volerlo fare.
Chissà come sarebbero andate le cose se invece le loro labbra si fossero realmente incontrate in quel momento.
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Riemerse da quei ricordi e sospirò, tracciando adesso che poteva, adesso che ne aveva tutto il diritto, il contorno di quelle stesse labbra che aveva desiderato così a lungo.
Aveva voglia di baciarle, di morderle ancora una volta come aveva fatto tutta la notte, ma non voleva svegliarlo; sembrava così beato mentre dormiva sdraiato sul suo corpo, con una mano apparentemente mollemente appoggiata sul suo seno. Poteva percepire la possessività scaturire da quelle dita; nonostante dormisse, sembrava comunque che continuasse a vigilare su di lei, imponendo la sua presenza a chiunque le stesse vicino.
Chiuse gli occhi e beandosi di quella sensazione estremamente piacevole derivante dal percepire quel senso di protezione scalpitare da ogni gesto di Demian, volontario o involontario che fosse, lasciò che i ricordi la cullassero di nuovo.
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Dopo quel quasi-bacio, era stato Demian ad allontanarsi; ogni volta che uscivano insieme, lui si portava dietro qualche altro amico o qualche bisbetica amichetta che riusciva a farla innervosire come non mai. Come quella insopportabile Veronica, che non si faceva nessuno scrupolo nello strusciarglisi addosso in pieno pubblico.
Veronica era bionda, Veronica era bella, Veronica era intelligente.
La sua testolina ci aveva messo un attimo a fare due più due e ad arrivare alla (errata) conclusione che fosse lei, la ragazza alla quale Demian era interessato.
Le era sorta l’idea che non sarebbe mai stata abbastanza per Demian, e che probabilmente, stavano raggiungendo un punto in cui la loro amicizia si sarebbe irrimediabilmente incrinata.
Per questo motivo un pomeriggio aveva deciso di uscire da sola, raggiungendo la compagnia di scapestrati che era solita frequentare in presenza del suo migliore amico. Non aveva pensato alle conseguenze che sarebbero potute insorgere.
La maggior parte degli amici di Demian purtroppo, non faceva parte di quella categoria di bravi ragazzi che Rose era solitamente abituata a frequentare nei pomeriggi liberi da scuola e compiti. L’avevano accolta stranamente con più calore del solito al suo arrivo, e alla loro richiesta di andare a fare tutti insieme una bella passeggiata, lei aveva accettato senza obiettare.
Non avrebbe mai potuto sospettare che quella semplice passeggiata, si sarebbe poi trasformata in uno degli incubi peggiori mai vissuti in tutta la sua vita. Infatti non appena si erano lasciati alle spalle anche gli ultimi edifici del quartiere, inoltrandosi così nella spiaggetta deserta sotto il pontile, l’atteggiamento dei ragazzi era mutato all’improvviso. Erano giovani dell’età compresa tra i 16 e i 18 anni, sprezzanti del pericolo, ma soprattutto, totalmente estranei all’uso abitudinario del cervello e soprattutto privi di una qualsiasi forma di moralità. Quasi sicuramente, non avrebbero mai immaginato di poter suscitare in lei tanta paura; erano abituati ad uscire con ragazze che non si facevano nessuno scrupolo nel farsi vedere senza magliettina o nel farsi accarezzare senza permesso, indi erano convinti che anche lei non avrebbe opposto tanta resistenza.
Solo che avrebbero dovuto capire che Rose non era come le altre, non appena quest’ultima aveva subitaneamente schiaffeggiato in pieno volto il ragazzo che aveva osato stringere la mano sul suo sedere. Invece quei burberi avevano riso, e prendendolo come un gioco a chi riusciva ad osare di più, l’avevano trattenuta per le braccia e avevano cominciato a toccarla.
Rose aveva iniziato a gridare finendo per rimanere senza voce; piangeva e cercava di strattonarsi con tutte le forze, ma gli amici di Demian non facevano altro che sbellicarsi dalle risate.
Si sentivano fighi.
Si sentivano forti.
Invece erano stati talmente stupidi da non aver neanche udito il sopraggiungere di un altro ragazzo se non quando un pugno di quest’ultimo era andato ad assestarsi per bene contro lo zigomo di uno degli assalitori. A questo tiro ne era seguito un altro, e poi un altro e un altro ancora, scagliati con tutta la rabbia che Demian aveva dentro di se.
Poi, quando aveva deciso che forse la lezione poteva bastare, l’aveva presa per un braccio e l’aveva portata via, correndo il più lontano possibile da quel luogo che ne era sicuro, da quel momento in poi avrebbe odiato con tutte le sue forze.
Si era fermato solo quando aveva ritrovato il coraggio per guardarla di nuovo in faccia; se non si era mai voltato, non era stato perché si sentiva furioso con lei, o perché la reputava un’incosciente per essersi allontanata senza dirgli nulla. Semplicemente, aveva timore di leggere nei suoi occhi quella paura che lo avrebbe indotto a tornare sui suoi passi, a tornare da quegli amici che avrebbe volentieri picchiato ancora e all’infinito.
Aveva un labbro sanguinante; nella lotta non si era neanche accorto che qualcuno aveva provato a difendersi.
Quando si era voltato, la prima cosa che Rose aveva fatto, stupendolo non poco, era stato di alzare timidamente la manina e accarezzare con dita tremanti quel punto in cui era stato ferito.
Lei non aveva saputo decifrare l’espressione del suo volto; Demian si era semplicemente perso a guardarla per un’infinità di tempo che non comprese.
E sarebbe rimasto incantato ad osservarla ancora per molto se una pioggerella leggera, preannunciante l’arrivo di un temporale violento e burrascoso tipico del mese di Agosto, non li avesse costretti ad abbandonare la loro immobilità per cercare rifugio altrove.
Quando però lui aveva nuovamente mosso un passo per allontanarsi, Rose gli aveva stretto forte una mano nella propria; non voleva separarsi da lui, non voleva tornare a casa e far finta che nulla fosse accaduto tra di loro. Perché ormai aveva capito: quelle parole non dette, quegli sguardi fugaci che aveva scorto in lui e con lui negli ultimi mesi, volevano dire qualcosa che non poteva trovare giustificazione nella loro sola amicizia.
- “Non ti porto a casa…” - Le aveva sussurrato, intuendo i suoi pensieri semplicemente leggendole negli occhi.
Aveva lasciato che lui la conducesse via di nuovo, seguendo i suoi passi e rincorrendo quella scia inconfondibile che sapeva unicamente di lui: mare, zucchero filato e sole. Il profumo di Demian riempiva i suoi polmoni di aria così pura e fresca che era sicura non avrebbe mai più ritrovato in nessun altro. Lui era il suo migliore amico; lui era il suo più caro confidente. E lei, nella sua tenera età di quattordici anni, era sicura che sarebbe stato anche l’unico uomo capace di renderla felice per tutta la vita.
Erano giunti sotto la sporgenza di una piccola scogliera; una piccola grotta che sembrava essere stata scavata dal mare solamente per loro. Entrambi erano bagnati da capo a piedi ma in confronto, lei sembrava un piccolo pulcino inzuppato in un bicchiere di latte. Tremava come una foglia, ma non era certa che quel tremore fosse dovuto al fatto che il freddo della sera stesse scendendo su di loro. Piuttosto era la sensazione che, usciti da quella grotta, nulla sarebbe più stato uguale a prima a renderla incredibilmente inquieta.
- “Hai freddo?” - Le aveva chiesto lui, sempre con quel tono premuroso che adesso però, le faceva tremare le ginocchia.
Lei aveva fatto cenno di no con la testa, guadagnandosi una risatina da parte di lui che però non arrivò mai ad illuminare quei suoi bellissimi pozzi azzurri.
- “Sei sempre stata così testarda; hai sempre voluto mettere in mostra il tuo coraggio, facendo cose azzardate e comportandoti nei modi più sconsiderati possibile, e non ti sei mai accorta che così facendo hai sempre e solo dato modo di farci preoccupare. Mi hai sempre detto di non dover dimostrare nulla a nessuno, che sono speciale semplicemente mostrandomi per quello che sono, ma in realtà eri tu a non capire; sei sempre stata tu con le tue prove di coraggio inutili, a voler dimostrare di essere qualcuno che in realtà non sei. Tu non sei coraggiosa Rose; non lo sei mai stata e mai lo sarai. Ma non è per questo che sembrerai meno splendida di quello che sei; hai sempre rischiato di farmi perdere la testa un’infinità di volte, senza mai accorgerti che invece io ti volevo bene perché…” - Non era riuscito a concludere la frase, temendo anzi di aver rivelato anche troppo. - “Perché l’hai fatto Rose? Perché sei uscita senza dirmi niente?” -
Lei era rimasta a guardarlo per tutto il tempo; aveva osservato le sue labbra muoversi contrite, e sebbene il suo cervello avesse assimilato correttamente le sue parole (facendola sentire tra l’altro anche un tantino stupida, imbarazzata e smascherata), il suo cuore aveva ripreso a battere furioso perché nella sua mentre continuava a proiettarsi l’immagine di quelle labbra premute con desiderio sulle sue.
Non riusciva a smettere di pensare a quella foto troppo nitida che le offuscava la vista; aveva balbettato qualcosa di incomprensibile in risposta alla sua domanda, e poi si era arresa al fatto di essere sicura di stare letteralmente impazzendo. Si era appoggiata stremata contro una parete di quella minuscola caverna, e aveva preso a fissarsi la punta delle scarpe come se quel gesto potesse riuscire ad aiutarla a rimanere ancorata a terra.
Non sapeva cosa dire; non sapeva cosa fare e la sola presenza di Demian a pochi passi da lei bastava a destabilizzarla completamente; com’era possibile che lui riuscisse a farla sentire così? Com’era possibile che quella stupenda amicizia che li aveva legati così tanto, adesso stesse cedendo il posto ad un amore impossibile che sembrava solo capace di allontanarli ogni momento di più? Forse era solo lei a vedere tutto nero. Forse erano i suoi occhi a vedere tutto sfumato e confuso, e soprattutto senza un possibile finale roseo. Si era resa conto improvvisamente che non sarebbe riuscita a contenere ancora per molto quelle fastidiosissime lacrime che sentiva pungere dietro le palpebre.
Demian dal canto suo, non era messo meglio: aveva le mani sudate, il respiro irregolare ed era bastato uno sguardo un po’ più approfondito su di lei a rendergli la bocca improvvisamente riarsa. Perché sebbene lui avesse cercato sempre e in ogni modo di proteggerla da tutto e da tutti, in quel momento non era sicuro di riuscire a proteggerla da se stesso.
Rose era cresciuta all’improvviso; era sempre stata una bambina piuttosto carina, ma non avrebbe mai creduto che sarebbe potuta sbocciare in questo modo, diventando quel bellissimo fiore delicato che aveva stregato tutti i ragazzi del paese. Il tutto era aggravato dal fatto che quella stra-maledetta pioggia, aveva fatto aderire la magliettina di Rose al suo corpo quasi come fosse una seconda pelle; ed era inutile cercare di distogliere lo sguardo da quelle curve armoniose che preannunciavano il nascere della stupenda donna che sarebbe sicuramente diventata.
Imprimendosi una calma che in realtà non possedeva, aveva avanzato un passo verso di lei, raggiungendola e alzandole delicatamente il viso per incontrare i suoi occhi; lo sapeva, sapeva che quella si sarebbe rivelata una mossa azzardata, perché improvvisamene la voglia di baciarla era diventata insostenibile. E lo sguardo di lei che sembrava non chiedere altro che quel desiderio si avverasse, non lo aiutava affatto.
Così si era avvicinato, lento ma deciso verso il suo volto, e quando il respiro di lui si era mescolato a quello di lei, aveva sentito una strana frenesia attanagliargli la bocca dello stomaco e inebriarlo di emozioni che non aveva mai provato prima.
- “Aspetta…” - Le aveva sussurrato lei allora, e in quel momento Demian avrebbe preferito che un macigno enorme gli cadesse in pena testa, piuttosto che sentire pronunciare da quella boccuccia di rosa quella maledetta parola.
- “Io non ho mai…” - Aveva continuato lei, con voce talmente flebile che a malapena era riuscito a distinguere quanto appena detto.
Poi, le guance di lei si erano tinte di rosso, e lui aveva capito ciò che Rose aveva omesso.
Lei non aveva mai baciato; quelle labbra non ne avevano mai sfiorate altre, e il desiderio in lui crebbe a dismisura. Non poteva essere; Demian pensò che forse non era neanche legale desiderare così tanto intensamente qualcosa, come stava invece facendo lui.
Aveva aggrottato le sopracciglia e non si era mosso, rimanendo con le mani sui suoi fianchi e addosso un’espressione da perfetto inebetito. Rose aveva sorriso abbassando nuovamente lo sguardo; il fatto che lo avesse stupito doveva risultarle piuttosto palese.
- “Sai…” - Aveva continuato poi timidamente - “Ho sempre pensato che il mio primo bacio… Lo avrei dato proprio a te…” - Aveva ammesso diventando, se possibile, ancora più rossa in viso ed in modo indicibilmente irresistibile.
Lui aveva deglutito a fatica, iniziando a pensare che se non si fosse dato anche lui una mossa, quel tenero petalo che aveva tra le mani, sarebbe volato via da un momento all’altro.
- “Io sogno questo momento da anni.” - Le aveva risposto, così sicuro e convinto che Rose aveva rialzato la testolina per guardarlo di nuovo in viso.
- “Non so come fare…” - Aveva dichiarato allora, colta improvvisamente dal panico più assoluto. E se avesse sbagliato qualcosa? E se dopo quel bacio lui avesse capito che di lei non gli importava assolutamente nulla?
- “Chiudi gli occhi…” - Le aveva detto dolcemente, portandosi le mani di lei dietro la nuca.
Poi lentamente, aveva avvicinato il suo volto e l’aveva baciata. Dapprima fu un bacio castissimo, così pudico che si vergognò perfino di averlo dato. Così, vedendo che lei aveva ancora gli occhi chiusi, tornò sulle sue labbra iniziando ad assaporarle piano, gustandole e abbandonandosi completamente al sapore unico di lei.
Rose si era trovata spiazzata dalle sensazioni che stava provando; non avrebbe mai immaginato che semplicemente attraverso un bacio, si riuscissero a provare emozioni così intense e accattivanti come quelle che sentiva nascerle dentro.
Si era lasciata trasportare da quel bacio, stringendo i suoi capelli tra le dita e appoggiandosi totalmente al corpo di lui. Senza accorgersene, aveva aperto leggermente la bocca e un attimo dopo si era ritrovata a giocare con la sua lingua; non era propriamente sicura di come e cosa bisognasse fare in quei momenti, ma aveva lasciato che a guidarla fossero l’istinto, e il fatto che i sospiri di Demian si stavano facendo sempre più frequenti. Aveva aperto piano gli occhi, giusto per bearsi dell’espressione che egli aveva sul volto; anche lui con le palpebre abbassate, anche lui con quel rossore sulle gote che lo rendeva se possibile, ancora più bello di come già le appariva. Così li aveva richiusi, riempiendo di trasporto quel bacio che avrebbe sempre e per sempre ricordato come il suo primo vero unico bacio.
Nei giorni che seguirono quell’indimenticabile episodio, Demian le aveva detto che preferiva che momentaneamente la cosa restasse segreta. Lei non aveva avuto nulla da obiettare, anche perché quando erano soli, lui era il più romantico dei romantici che aveva mai incontrato. Ormai non aveva più paura di baciarlo, e ogni volta che poteva, univa le sue labbra a quelle di lui, portandolo molte volte oltre ogni limite di sopportazione; se infatti era riuscito ad infrangere la barriera del bacio, non sapeva però se lei fosse pronta a raggiungere altri livelli.
Aveva comunque deciso che avrebbe azzardato un approccio un po’ più audace, magari con qualche carezza innocua alla quale, se lei avesse reagito negativamente, si sarebbe subito tirato indietro.
Era la sera di Ferragosto, e come ogni anno si erano attardati ad osservare i vari fuochi allestiti sulle spiagge romagnole; lei non aveva problemi di coprifuoco, in quanto i suoi genitori sapevano che se Demian era con lei, allora niente e nessuno avrebbe mai potuto torcerle un capello.
Subito dopo la mezzanotte, l’aveva condotta in una spiaggetta tranquilla, circondata da alberi e praticamente isolata dal resto della cittadina; aveva steso un telo sulla sabbia umida e si erano seduti tenendosi abbracciati. Mancavano pochi giorni alla data in cui Rose avrebbe dovuto tornarsene alla sua città natale, e per questo motivo non riusciva a godersi a pieno quei momenti bellissimi trascorsi in sua compagnia. Contrariamente, Demian non vi pensava affatto, o meglio, preferiva non ricordare in quei momenti, che Rose non sarebbe rimasta lì con lui per sempre.
Le aveva accarezzato i capelli dolcemente, e sempre dolcemente aveva iniziato a baciarla, cercando di trasmetterle tutto ciò che sentiva di provare per lei; se fosse amore o meno, questo Demian ancora non lo sapeva. ‘Sono ancora troppo giovane’, si diceva quando scorgeva negli occhi di lei quella scintilla inconfondibile che avevano le persone innamorate. Tuttavia le voleva un gran bene, e sicuramente quello che desiderava in quel momento era poter stare con lei e stringerla tra le braccia come stava facendo.
Nel frattempo, Rose stava ancora una volta minando le sue abilità di autocontrollo; lei era così inesperta e innocente da non rendersi minimamente conto che il modo in cui muoveva la lingua nella sua bocca, e il modo in cui si stringeva addosso a lui, lo stavano portando al completo manicomio. Aveva ipotizzato che forse quello era il momento giusto; aveva pensato che forse una carezza un po’ più intima, non avrebbe fatto la differenza. Così, lentamente, come solo chi si aspetta una brutta sorpresa dall’altra parte sa fare, era risalito con la mano sui suoi fianchi, andando delicatamente a posarsi sopra il suo seno sinistro. Lei non aveva disdegnato affatto, o meglio così gli era parso di intendere, e aveva perciò continuato a muovere la sua mano cercando di farle provare il più piacere possibile. Poi, l’aveva fatta sdraiare sul telo e continuando a baciarla, si era posizionato sopra di lei; non aveva notato che in questo modo, la gonnellina di lei si era irrimediabilmente alzata e che i semplici pantaloni di lino di lui, offrivano ben poco riparo a ciò che vi si nascondeva sotto. Quando aveva premuto involontariamente il suo bacino su quello della ragazza, aveva udito la prima timida protesta, smorzata però dal fatto che le loro bocche fossero ancora avvinghiate l’una all’altra.
Demian si sarebbe aspettato di tutto: negazioni, proteste, possibili ammutinamenti da parte di Rose, ma una cosa che proprio non aveva messo in conto, era stato il fatto che invece il problema sarebbe potuto essere proprio lui. Non aveva pensato che, trovandosi in un contatto così intimo con lei, non sarebbe più stato in grado di trovare la forza per fermarsi; si sentiva posseduto, travolto, sconvolto dall’inebriante sensazione di calore che scaturiva dal corpicino di lei e ne voleva sempre di più. La sua mano aveva raggiunto il contatto diretto con la pelle di lei, e come un automa aveva raggiunto nuovamente il suo seno, questa volta senza nessuna costrizione a nasconderlo.
I suoi baci si erano spostati sul collo, tracciando scie di fuoco sulla pelle candida di lei; Rose non sapeva cosa fare. Quei gesti di Demian le avevano acceso qualcosa dentro che non sapeva spiegare. Però aveva compreso che se non lo fermava subito, sarebbero inevitabilmente finiti a compiere quel passo che tuttavia, non si sentiva ancora pronta ad affrontare.
Non era arrabbiata con lui; poteva capirlo benissimo in quanto anche lei, se non avesse ragionato con la testa ma solo con quella cosa che solo gli uomini possiedono, si sarebbe lasciata andare senza opporre alcuna resistenza. La cosa che però la stava ferendo senza possibilità di rimedio, era che Demian non sembrava intenzionato a fermarsi; nonostante le sue proteste, lui continuava a divorarla di baci, ad accarezzarla con mani audaci, e a farle sentire quanto forte fosse il desiderio di lei. Stava tremando di paura, e per un attimo aveva sperato che tutto ciò fosse solo riconducibile ad un orribile incubo.
Non era possibile che proprio lui si stesse comportando in quel modo, non dopo che l’aveva soccorsa dai suoi ex compagni di avventura qualche giorno prima. Aveva tentato di divincolarsi, ma le sue mani e il suo corpo le pesavano addosso come un qualcosa di insormontabile. In fine aveva radunato tutte le sue forze, e lo aveva fatto; così come lui aveva sferrato pugni rabbiosi per cercare di liberarla dai suoi assalitori, lei gli aveva scagliato un calcio oltremodo violento proprio sull’unico punto con il quale Demian stava ragionando. Era stata immediata la reazione di lui, che si era rannicchiato in un angolo con il volto deformato dal dolore. Rose, che non si era neanche resa conto di quanto appena accaduto, si era rialzata a fatica ed era scappata via, questa volta da sola e con una meta ben precisa: a casa sua, nella sua cameretta, dietro la sua porta chiusa a chiave.
Erano stati inutili tutti i messaggi di scuse e i tentativi di approccio che Demian attuava per riuscire ad avvicinarsi a lei; Rose era rimasta così ferita che non avrebbe potuto dire o fare nulla per riparare al danno che aveva commesso.
Lei aveva ripensato più e più volte al comportamento che aveva tenuto tutte le volte che era stata in sua compagnia, e non le era mai sembrato che avesse fatto o detto cose che avevano potuto indurlo a perdere la ragione come invece era successo. Tutto ciò che sapeva, era che si sentiva svuotata, completamente e totalmente, senza che nessun altro pensiero riuscisse ad eliminare o ad accantonare, almeno per qualche minuto, quell’indicibile evento.
Mancava poco più di una settimana alla partenza ormai, e il suo comportamento aveva destato sospetti persino tra i suoi genitori; nessuno aveva creduto alla storia che il forte dolore allo stomaco dovuto al ciclo, l’avesse indotta a rinchiudersi per cinque giorni di fila nella sua stanzetta, sola ed isolata da tutto e da tutti, e soprattutto, senza nemmeno la presenza di Demian a tenerle compagnia.
Così, passati i cinque giorni, si era vista costretta ad uscire di casa, e fu impossibile allora cercare di evitarlo. Lo aveva guardato diritto negli occhi per un lungo istante, lanciandogli sguardi di completa furia e delusione. Poi quello stesso sguardo si era fatto un attimino più morbido (ma solo poco poco) e lo aveva osservato un po’ meglio: era sciupato, aveva due occhiaie profonde e violacee intorno agli occhi e dal suo viso non scaturiva nessun’altra emozione se non quella di un dispiacere che lo stava torturando in profondità. Era pentito, eccome se lo era, ma non le sembrava proprio il caso di perdonarlo così facilmente. Avrebbe dovuto sudare a lungo prima di tornare a meritarsi di nuovo la sua fiducia.
Era riuscita a resistergli due interi, lunghissimi ed infiniti giorni.
Dopodiché anche per lei era stato impossibile tollerare la sua lontananza; lo aveva raggiunto nel solito posto in cui si radunava con gli amici, e dove fortunatamente, non vi era più alcuna traccia degli idioti (sempre che questo termine basti a definirli) che l’avevano aggredita qualche settimana prima.
Si era nascosta dietro un cespuglio, attendendo il momento più propizio per raggiungerli senza sembrare una perfetta intrusa; quel giorno, c’erano anche altre ragazze con loro, compresa quella Veronica che ogni volta riusciva a farle venire i brividi. Si era rabbuiata un attimo nel momento in cui aveva visto la ragazza salire sul motorino di Demian e quindi sfrecciar via entrambi, allontanandosi così dal resto della combriccola. Aveva fatto una corsa folle per cercare di stargli dietro e contemporaneamente cercando di non farsi notare. Si erano fermati sotto un portico anonimo ed un istante dopo, i suoi occhi stavano assistendo ad una scena che non avrebbero mai dovuto vedere; d’un tratto le tornarono in mente i messaggi che Demian le aveva scritto qualche mese addietro, quando le aveva confidato di essersi invaghito totalmente di una ragazza. E Rose in quel momento, aveva la prova evidente che i sospetti che aveva su quella tizia erano fondati. Era Veronica la ragazza sulla quale Demian aveva puntato gli occhi, e per qualche stupido motivo aveva ingenuamente creduto che invece quei messaggi fossero rivolti direttamente a lei.
E mentre i protagonisti di quella scena si baciavano senza nessuna remore, lei piangeva; era una spettatrice anonima, in un quartiere anonimo, a disperarsi di un amore che di autentico non aveva nulla, se non il ricordo della dolcezza di quei baci che sarebbero rimasti indelebili nella sua mente.
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Riemerse da quegli incubi di soprassalto, tremante e stordita da quel ricordo lontano. Anche lui si svegliò, scosso dai brividi che avevano percosso il corpo della donna sotto di lei.
- “Ehi…” - Le sussurrò dolce.
- “Ehi…” - Gli rispose nello stesso modo lei, soltanto con quel pizzico di asperità in più nella voce che a lui non era sfuggito.
- “Cos’hai? Ti sei… Ti sei pentita?” - Le chiese di nuovo, con una paura che gli formò un nodo in gola.
Lei sorrise a quell’espressione preoccupata, lo stesso sorriso che non era riuscita a trattenere quando tanti anni prima in quella grotta semi-nascosta, lui si era stupito del fatto che lei non avesse mai baciato nessun altro ragazzo prima d’ora. Non gli rispose, limitandosi a sporgersi verso di lui per baciargli le labbra, incurante del fatto che il lenzuolo che la copriva, fosse scivolato sul letto lasciandola completamente nuda alla sua vista.
Demian accolse quel bacio come una boccata d’aria fresca, stringendola tra le sue forti braccia e cullandola in un tenero abbraccio; era incredibile come ogni volta lui riuscisse a farla sentire così bene tenendola in quella morsa di calore, possessività e tenerezza senza fine.
- “Vuoi dirmi a cosa stavi pensando?” - Le chiese baciandole la fronte.
Lei corrucciò il musetto e lo baciò ancora, facendogli capire che erano questi, i baci che desiderava ricevere da lui.
Era sempre stata troppo esuberante; lo sapeva, ma ogni qualvolta si ritrovava in sua compagnia non riusciva mai a dosare correttamente i suoi eccessi di felicità.
E questa volta lui sapeva che non doveva trattenersi; non doveva più allontanarla perché temeva che altrimenti sarebbe incappato in qualcosa molto più grande di lui ed impossibile da gestire. Lui poteva toccarla. Lui poteva averla, adesso che sapeva che era sempre stata solo ed esclusivamente sua.
- “Ripensavo a quel giorno…” - Concesse lei, mentre la bocca di Demian scivolava silenziosa sul suo collo.
- “Quale giorno?” - Fece lui, perseguendo con dedizione quella deliziosa tortura alla quale stava dedicandosi.
- “Il giorno in cui la tua bocca stava divorando quella di un’altra…” - Sentenziò ancora Rose, questa volta con una punta di accusa palesemente espressa.
- “Non capisco cosa tu voglia dire”- Le rispose, staccandosi da lei per poterla guardare negli occhi.
- “Vi ho visti quella mattina. Tu e Veronica vi stavate baciando in una vietta squallida. E’ per questo che me ne sono andata.” - Ammise lei, sentendo il dolore causato da quel ricordo pungerle lo stomaco.
- “Vuoi dire che sei scappata solo perché mi hai visto baciare un’altra?” - Le chiese lui afferrandola per le spalle. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Notti e notti insonne solo perché lei non aveva capito assolutamente nulla.
- “Avresti dovuto chiedermi” - Disse ancora, cercando di trattenere la furia che sentiva nascergli dentro il petto.
- “Che cosa? Chiederti perché avevi finto di volermi bene per poi sgattaiolare tra le braccia di un’altra che sicuramente non si sarebbe tirata indietro a qualsiasi tua richiesta? E poi mi avevi già detto di tenerci particolarmente a lei…”
- “Stai farneticando Rose. Io non stavo ‘sgattaiolando’ da lei e tantomeno ti avevo mai detto una cosa simile” -
- “E allora sentiamo, chi era quella misteriosa ragazza della quale mi avevi detto di esserti invaghito?” - Era arrabbiata, arrabbiata perché Demian ancora una volta, non voleva ammettere le sue colpe. Erano passati anni, perché doveva ancora mentire?
- “Vuoi sapere chi era quella ragazza? Mi stai dicendo che davvero, non hai mai capito di essere sempre stata tu? Dio Rose, eppure mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro. Non ho mai voluto che qualcuno ti si avvicinasse, ho sempre insistito affinché i tuoi genitori non ti lasciassero uscire con qualche sconosciuto. E tu hai buttato tutti questi anni all’aria solo perché non hai avuto il coraggio di chiedermi nulla? Per una volta che avresti dovuto azzardare, tu non hai rischiato? Non ti sei mai chiesta come mi sono sentito io? Mi hai lasciato senza neanche dirmi una parola Rose. Sei sparita nel nulla, sei uscita dalla mia vita così come c’eri entrata…” -
Eccome se si era posta tutte queste domande; fino all’ultimo aveva pregato affinchè tutto ciò che aveva visto non fosse stato vero, ma poi, nella sua testolina da quattordicenne, aveva fatto si che il dolore la sommergesse, costringendola a supplicare ai suoi genitori di ripartire subito e di non far più ritorno in quella cittadina che l’aveva accompagnata ad ogni vacanza estiva da quando aveva 5 anni, spingendola ad abbandonare per sempre l’unico ragazzo che era riuscito ad entrarle nel cuore e contemporaneamente a distruggerglielo.
Aveva letteralmente buttato via il vecchio numero di telefono, e aveva poi estorto la promessa ai suoi di non tentare mai più di far riallacciare in qualche modo il loro rapporto. Non aveva mai detto loro il motivo di quella decisione; si era limitata a tenere per se tutto quel dolore che si era trascinato dietro per anni.
Era stata una fortuna per lei, conoscere alle superiori le tre ragazze che sarebbero poi diventate le sue amiche del cuore; l’avevano aiutata a superare almeno in parte, il ricordo di quell’amore spezzato, e le avevano ridato la speranza di riuscire ad incontrare un giorno un altro uomo dei suoi sogni.
Questa farsa era durata ben 10 anni; nonostante Rose avesse cercato in tutti i modi di eclissare totalmente quel capitolo della sua vita, c’era qualcosa dentro di lei che le aveva sempre impedito di voltare pagina. Qual qualcosa era dovuto al fatto che crescendo, aveva capito di aver sbagliato. Aveva capito che scappare non l’aveva aiutata per niente e che come minimo, se lui era davvero così importante per lei come aveva più volte affermato, avrebbe dovuto chiedergli spiegazioni. Avrebbe dovuto parlargliene e soprattutto non avrebbe dovuto abbandonarlo così all’improvviso senza nessuna spiegazione.
E resasi conto dell’errore commesso, aveva deciso che si sarebbe recata per un’ultima volta in quella cittadella, che avrebbe tentato per un’ultima volta di incontrarlo e se nel caso ci fosse riuscita, gli avrebbe parlato, sempre che lui glielo avesse permesso.
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Era partita una mattina di giugno, portandosi dietro le tre migliori amiche dalle quali non si separava mai; avevano alloggiato nella casa di proprietà dei suoi genitori, la stessa casa che l’aveva ospitata quando era bambina.
Ritrovarsi intorno quelle mura, l’aveva fatta scoppiare in un pianto ininterrotto e disperato; ma non erano state lacrime di dolore. Era stato come una liberazione, come se finalmente il suo cuore avesse ritrovato un attimo di pace in quell’inferno che si era costruita tutt’attorno.
Quando erano uscite di casa, lei aveva ripercorso a piedi tutte le viuzze che aveva attraversato con lui, e si era stupita di vedere che nulla sembrava cambiato nonostante fossero passati tutti quegli anni. Solo che senza Demian, i fiori non avevano più quel colore unico; gli alberi non avevano più quella forma buffissima che intravedeva attraverso gli occhi di lui. L’aria non aveva più quel profumo di mare, zucchero filato e sole.
Era stato per caso che, mentre usciva dal piccolo negozio di souvenir all’angolo della strada, si era imbattuta diritta contro una signora tutta distinta. Aveva alzato lo sguardo dispiaciuta, e quando aveva incrociato i suoi occhi (occhi azzurro intenso ma meno brillanti rispetto a quelli di lui), qualcosa nel suo petto aveva ricominciato a battere furioso. Era il suo cuore, riacceso da quella speranza che credeva di aver perso per sempre.
Anche Claudia, la mamma di Demian, l’aveva riconosciuta subito; avevano riso di nuovo insieme, commosse da quell’emozione di rivedersi dopo così tanto tempo. Rose non le disse il perché si trovasse nuovamente li; non le chiese di lui perché non sapeva come avrebbe potuto risponderle. Dopotutto, anche loro avevano fatto di tutto per cercare di far riappacificare il loro figlio con quella bambina splendida che fin da piccola era stata la sua migliore amica. Infine si erano dette arrivederci, con la sincera speranza che quel saluto non si sarebbe poi tradotto in un addio. Rose si era allontanata ancora una volta con un peso all’altezza del petto; più la distanza tra lei e Claudia si acuiva, più pensava che forse era arrivata troppo tardi. Magari lui si era sposato, aveva avuto dei figli e forse non viveva neanche più in quella cittadina. Per l’ennesima volta, erano state le sue amiche a spronarla, ad urlargli di non arrendersi e di cercare ancora.
E lei lo aveva fatto; aveva girato tutti quei posti che a lui piacevano tanto, si era recata nei locali più frequentati del paese, ma dopo quattro lunghissimi giorni, non aveva ancora trovato assolutamente nulla.
Al quinto giorno, demoralizzata come non mai, le sue amiche avevano deciso di portarla a divertirsi; se non altro pensavano che così facendo, magari Rose avrebbe ritrovato quella speranza che pian piano stava venendo a mancare.
E mai come quella volta, Rose si era sentita così in debito con loro; perché fu proprio in quella discoteca bizzarra, piena di persone esuberanti e di dettagli singolari, che lo trovò. O meglio, si era ritrovata stretta la sua mano attorno al polso nel momento in cui un uomo sulla quarantina si era permesso di importunarla; per prima cosa, aveva avvertito il suo profumo. Aveva avvertito la sue essenza che, spietata e inconfondibile, l’aveva travolta lasciandola per un momento stordita. Poi aveva avvertito la sua presa ferrea ma dolce su di se; aveva osservato quella mano, molto più grande rispetto a come la ricordava. Aveva percorso con lo sguardo il suo braccio virile, risalendo sul suo petto e accorgendosi di quanto più in alto risultassero le sue spalle. Lei in confronto, sembrava una micina accanto al leone più forte della savana. Trovò estremamente difficile riuscire ad alzare gli occhi sul suo viso. Forse perché temeva di aver sbagliato; forse quel profumo, non era più il suo. Forse rivedendolo, avrebbe scorto nel suo sguardo quell’indifferenza palese che l’avrebbe annientata. E poi era imbarazzante per lei, scoprire che per l’ennesima volta era dovuto correre in suo aiuto; come se ogni qual volta si trovassero nello stesso luogo, lei riuscisse a dimostrare la sua totale incapacità di tenere a bada il mondo che la circondava.
Poi però, lo aveva fatto. Aveva alzato lo sguardo timorosa, ma con un desiderio disarmante che non aveva mai provato prima. E lo aveva visto; aveva seguito il contorno di quei capelli neri come la notte, ripercorso il profilo del suo viso, della sua mandibola squadrata, di quelle labbra rosse e carnose che le avevano immediatamente sconvolto i sensi. Poi lentamente, i loro occhi si erano incrociati; quel bagliore azzurro intenso, l’aveva accecata un’altra volta, rubandole il respiro e bloccandole il cuore nel petto. La sua espressione però, non era più quella dolce, protettiva e un po’ furba di un tempo; era cambiata. Lui era cambiato e se ne era accorta quando Demian, trascinandola fuori dalla pista da ballo, l’aveva condotta all’uscita della discoteca e l’aveva guardata con sguardo severo e ammonitore, rivolgendole un’unica frase senza saluto né cortesia.
- “Torna a casa e non rimettere più piede qui dentro; non è posto per te questo” -
E se n’era andato, lasciandola lì a tremare come una foglia, senza neanche averle dato il tempo di parlargli, di spiegargli. Si era allontanata sentendosi lacerare il petto; continuavano a rimbombarle in testa le sue parole, come se con quella frase lui avesse inteso che non c’era più posto per lei nella sua vita. E non avrebbe mai potuto procurarle dolore più grande.
Le era crollato addosso tutto ciò in cui aveva sempre creduto; tutte le speranze, tutti i ricordi, tutti i suoi sogni.
Ciò che le faceva più male, era sapere che tutta quella situazione l’aveva creata lei; lei se n’era andata, lei era sparita, lei era stata la prima a fingere che lui non fosse mai esistito.
Non aveva cercato le sue amiche perché credeva che omettendo l’accaduto, sarebbe riuscita a far passare quell’episodio come qualcosa di mai avvenuto. Credeva di riuscire a far finta di non averlo mai più incontrato, sperava che sarebbe riuscita a ricominciare a vivere senza di lui, senza il ricordo del suo profumo, senza il ricordo di quegli occhi che un tempo, l’avevano guardata con amore, facendola sentire unica e insostituibile come mai più nessuno sarebbe riuscito a fare.
Con disappunto delle sue migliori amiche, aveva fatto creder loro che la notte prima si era sentita poco bene, decidendo così di rincasare sola e, per evitare che anche loro si trovassero costrette ad abbandonare la serata a causa sua, avvertendole solo quando ormai si era ritrovata al riparo in un taxi anonimo.
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Il dolore di quel flashback fu talmente grande, che si sentì mozzare il fiato. Erano passati soltanto pochi giorni, e quello sguardo duro e spietato che aveva incontrato sul volto di lui in discoteca, era ancora difficile da dimenticare; soprattutto se in quel momento, gli occhi Demian avevano assunto lo stesso tono freddo e letale.
- “Non puoi biasimarmi… Tu avresti fatto la stessa cosa…” -
- “La stessa cosa?” - Le rispose lui incredulo - “Avrei potuto fare di tutto Rose, ma non avrei mai lasciato che le mie paure mi obbligassero a lasciarti, ad abbandonarti come una povera illusa, spezzandoti il cuore come invece tu hai fatto con me. Ho impiegato anni per tentare di dimenticarti: poi ho capito che era impossibile, e che avrei vissuto con il tuo ricordo per il resto della mia vita. Ti ho odiata; ti odio ancora per il male che mi hai causato, ma adesso che sei qui con me, non posso fare altro che cedere. Io non sono nulla senza di te; l’ho sempre saputo, ma ora… Ne ho la conferma.” -
Rose era rimasta senza parole. Per la seconda volta in meno di ventiquattro ore, lui l’aveva oltremodo stupita e vinta in tutti i sensi.
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La prima volta era stato quando il giorno prima, aveva lasciato che le ragazze uscissero da sole per l’ultimo giro della città; contrariamente a quanto aveva falsamente dichiarato Rose, loro non avevano rinunciato alla speranza di ritrovare Demian per il bene della loro migliore amica.
Era rimasta per un tempo indefinito sdraiata sul divano del soggiorno, pensando e ripensando a come fare per eliminare dalla sua mente il ricordo delle ultime ore. Poi, il pesante bussare alla porta l’aveva ridestata e l’aveva obbligata ad andare ad aprire; fu quasi un miracolo che le sue gambe cedettero solo quando lui l’aveva ormai presa in braccio e stretta al suo petto. Aveva richiuso la porta con un calcio e l’aveva inchiodata alla parete, stringendosi le sue gambe attorno alla vita con quell’atteggiamento di totale possessività che aveva sempre assunto nei suoi confronti. L’aveva guardata negli occhi, le aveva asciugato le lacrime che avevano preso a scivolarle copiose sulle guance, e poi l’aveva baciata; non una parola, non una sillaba era uscita da quella bocca che sembrava attendere quel momento da tutta una vita. Era brusco e frenetico, e solo quando lei aveva emesso un flebile lamento di dolore, si era accorto di stare oltrepassando ogni limite.
- “Credevo che sarei morto senza più rivederti…” - Le aveva detto, stringendola ancora tra le braccia.
Lei aveva sorriso, per quanto in quel momento si sentisse priva di ogni capacità di movimento e di pensiero, e aveva appoggiato la fronte sulla sua. - “Io credo di essere morta nel momento in cui ho temuto di averti perso per sempre…” -.
Si erano baciati a lungo, questa volta con desiderio e dolcezza, assaporandosi con un gusto del tutto nuovo derivante dalla consapevolezza e dalla felicità di essersi ritrovati di nuovo. Erano stati così incoscienti; lei era stata così maledettamente giovane e stupida pensando di riuscire a lasciarsi tutto alle spalle, pensando di riuscire a lasciarsi lui alle spalle.
Era come se non si fossero mai separati, come se per tutto quel tempo fossero rimasti sempre insieme, come se quel baciarsi e accarezzarsi non fosse qualcosa di completamente nuovo e diverso; qualcosa di inaspettato e di unico che avevano sempre immaginato nei loro sogni più segreti, convinti che sarebbero rimasti per sempre pensieri irrealizzabili.
E adesso che potevano toccare con mano quel desiderio nascosto, stavano scoprendo quanto la realtà fosse ben diversa dal sogno; perché sebbene l’immaginazione avesse sempre regalato loro piacevolissime immagini e sensazioni, nulla era paragonabile all’emozione che stavano provando nello sfiorarsi e  nello scoprirsi a vicenda.
Rose, distesa su quel divano sotto il corpo dell’unico uomo che avrebbe voluto per il resto della sua vita, era convinta che non avrebbe mai più permesso a niente e a nessuno di separarla da ciò che gli spettava di diritto. E Demian bramava dalla voglia di averla interamente; voleva il suo corpo, voleva i suoi pensieri e più di ogni altra cosa, desiderava il suo cuore.
- “E’ un sogno che si avvera…” - Le aveva sussurrato, mentre mani esperte la liberavano del primo indumento che contribuiva a rendere insopportabile la distanza tra i loro corpi.
Lei era stata attraversata da mille brividi; Demian non poteva neanche lontanamente immaginare quanto quella frase in realtà suonasse molto più veritiera se pronunciata dalle sue di labbra. Certo, se continuavano di quel passo, lo avrebbe compreso da li a poco: aveva deciso che lui sarebbe stato il suo primo uomo, quando l’aveva baciata per la prima volta e nonostante poi le loro strade fossero state irrimediabilmente divise per tutti quegl’anni, quella stessa decisione non le aveva permesso di riuscire a concedersi ad un altro. Non si era mai sentita veramente coinvolta, non era più riuscita a provare quel trasporto che invece percepiva in maniera così disarmante con Demian. Così, all’alba dei suoi 24 anni, Rose si ritrovava ad essere ancora vergine. Non era un qualcosa di cui amava vantarsi, né allo stesso tempo sentiva di disprezzare. Semplicemente, voleva essere sicura di trovare la persona giusta e per lei, per la sua mente, per il suo cuore, non c’era persona più giusta di lui.
- “C’è una cosa che devo dirti…” - Aveva dovuto fermarlo ad un certo punto, perché altrimenti sarebbe stato dolorosamente traumatico per entrambi, soprattutto per lei. - “Io…” - Era arrossita, e le sembrava di essere diventata ancora una volta, una minuscola cosuccia sovrastata da un corpo perfetto e muscoloso come quello di Demian. Poi, aveva ripensato al ragazzo che aveva di fronte, si era ricordata chi era e tutto quello che avevano condiviso insieme e lo aveva guardato negli occhi. - “Io non ho mai fatto l’amore con nessuno…” - Aveva ammesso imbarazzata, tornando ad essere solo per un momento la ragazzina impaurita di quattordici anni.
Demian si era preso tutto il tempo per assimilare correttamente quelle semplici parole, facendo per la seconda volta in vita sua e per giunta con la stessa identica persona, la figura del perfetto imbecille. Immobile come una statua (se non per quel cuore maledetto che sembrava volesse uscirgli dal petto da un momento all’altro), completamente nudo sopra il corpo di quella giovane e splendida donna che (data la delicatezza della situazione) reclamava un suo segno di vita, e con la bocca aperta a modi pesce lesso spalmato in padella.
Non era possibile; non era assolutamente possibile che lei gli stesse offrendo l’ennesima e impareggiabile opportunità di essere lui il primo per la seconda volta. Non era preparato e tantomento si sentiva adeguato alla situazione; non si sentiva adeguato per lei. Poi però, aveva compreso subito che non avrebbe mai voluto che la situazione fosse stata diversa. Lui il primo, lui il solo e la stessa cosa valeva per lei: era l’unica donna della sua vita, e non avrebbe mai più desiderato nessun’altra all’infuori di lei.
Si era sollevato in piedi, passandole poi un braccio dietro le spalle e uno sotto le ginocchia per prenderla in braccio. Non potevano farlo li, su quel divano che aveva ospitato troppe persone; desiderava qualcosa di candido per lei, qualcosa che avesse avuto come protagonisti solo loro due, qualcosa come quel lettino che avevano condiviso quando erano piccoli, e che gli aveva fatto aprire gli occhi quando una notte svegliandosi, si era reso conto di quanto graziosa e perfetta fosse la sua compagna di giochi.
Ed era stato incredibile, l’esperienza più sublime che avesse mia vissuto in vita sua; fondersi con il suo corpo, diventare una cosa sola, sentirla arrivare al limite ed andare oltre.
E solo in quel momento avevano capito entrambi di appartenersi, o meglio ancora, si erano resi conto di essersi sempre appartenuti, anche quando erano lontani, anche quando la distanza e le incomprensioni sembravano averli separati per sempre.
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E adesso era arrivato davvero il momento di chiarirsi, di confidarsi tutto ciò che non si erano mai detti e di scoprire se sarebbero riusciti a trovare quel punto di incontro per poter stare finalmente insieme.
- “Non sai cos’ho provato quando ho capito l’errore che avevo fatto. Ma ormai era troppo tardi; erano passati mesi e credevo che a quel punto non mi avresti mai perdonato. Non avrei potuto sopportare di vedere la delusione nei tuoi occhi. O peggio ancora, di vederti felice insieme ad un’altra e scoprire che ti eri completamente dimenticato di me.” - La voce le tremava, e lo sguardo fermo di lui non faceva altro che farla sentire ancora più stupida di quanto già non si sentisse. - “Ti prego… Demian io non voglio più litigare. Non voglio più ricordare tutto quel dolore e quel senso di vuoto che ho provato ogni qualvolta sentivo che nessuno avrebbe mai potuto colmare il bisogno che avevo e che ho di te. E voglio dirti un’altra cosa” - Aggiunse, prima che lui riuscisse ad interromperla e a farle perdere del tutto il coraggio che stava faticosamente racimolando per riuscire a rivelargli quello che sentiva per lui - “Io non posso sapere se tra un giorno, tra un mese o tra un anno saremo ancora qui, insieme. Non so nemmeno se sei fidanzato, anche se dopo quanto è successo ieri notte… Spero vivamente di no. Non so se siamo ancora compatibili come quando eravamo bambini, o se sei disposto a volermi vedere ancora. L’unica cosa che so per certo, è che se non ci provo, se non rischio adesso con te, allora non troverò mai più nulla nella vita per cui valga la pena farlo.” - Aveva il fiato corto, le mani sudate e il battito del cuore talmente irregolare da rischiare di farsi venire una crisi cardiaca.
- “Ma non lo hai ancora capito?” - Le chiese lui, sorridendole dolcemente.
Rose lo guardò un po’ accigliata e per un attimo, temette che stesse per dirle che invece lui da lei, aveva già ricevuto tutto quello che aveva desiderato.
Si piegò su di lei, imprigionandola sul letto con tutto il peso del suo corpo. - “Io ti amo Rose. Lo so da quando avevo quindici anni e tu eri una piccola e terribile bambina di undici. Lo so da quando ho fatto a pugni per la prima volta in vita mia con tuo cugino Kevin, quando aveva tentato di rubarti il gelato che ti piaceva tanto e ti aveva fatto piangere solo per il gusto di vederti in lacrime. Lo so da quando ho iniziato a stressare ogni giorno dell’anno mia madre perché chiedesse alla tua la data esatta in cui sareste arrivati. Lo so da quando ho iniziato ad odiare ogni minuto della mia vita in cui tu non eri al mio fianco. Non so cosa mia hai fatto, ma posso assicurarti che non riuscirai più a liberati di me…” - E aveva sigillato quella promessa, baciandola su quelle labbra che sapevano unicamente di miele, di vita, di lei.

  

Buongiorno a tutti!
So che non ho ancora concluso l’altra mia storia, e che sono già diverse settimane che non aggiorno, ma il problema è che sebbene sappia come concluderla, non trovo le giuste parole per riuscire a terminare decentemente un capitolo…
Spero sia una cosa passeggera, e comunque vi garantisco che la storia avrà una sua fine!
Detto questo, la one-shot che avete appena letto è qualcosa a cui non avevo mai pensato; sinceramente, terminata la storia che ho in corso, non avrei mai pensato di riuscire a scrivere più qualcos’altro, ma quando ho iniziato a buttar giù le prime righe di questo racconto, mi sono accorta che le parole uscivano praticamente da sole.
Così ho pensato che sarebbe stato carino condividerlo con tutti voi, e ne approfitto per dire che vorrei dedicare questo scritto a tutte le splendide ragazze che mi hanno sempre seguita nonostante i miei racconti non siano poi proprio il massimo…!
Ringrazio tutti coloro che avranno il piacere (o il dispiacere…!) di leggere questa mia pazzia, con la speranza che in caso positivo, vi abbia fatto sognare un po’ com’è successo a me scrivendola.
Grazie ancora a tutti voi,
Un abbraccio,
Rossella 
  
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