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Autore: EffieSamadhi    18/01/2011    1 recensioni
“Ehi, questo è nuovo” commentò, sfiorando con la mano un tatuaggio all’altezza del cuore. “E’… sono…”
“Il nome di mia madre” completò lui, spostando la propria mano su quella di lei. “E quello di mio fratello. E il tuo.”
“Mancano Angel e Jerry” gli fece notare.
“Oh, loro sono qui” ribatté lui, indicando un altro tatuaggio. “Ma questo è un posto speciale. Mia madre, Jackie, tu… avete il mio cuore.”
Adia osservò il tatuaggio, poi alzò gli occhi nei suoi, guardandolo con amore. “Farò di tutto per meritarmelo, Bobby” bisbigliò, suggellando la promessa con un bacio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Four Brothers - Call Me When You'Re Sober.

2. Changes

 

 

            Quello che fino a pochi giorni prima era sembrato a Bobby un obiettivo di vitale importanza, ovvero trovarsi una donna, passò in secondo piano. Non che non sentisse più il bisogno di una donna, anzi: ma sentiva che prima aveva altro da fare.

            Era martedì, come il giorno in cui avevano fatto fuori Jack. Cazzo, sono passate solo due settimane? Sembra una vita, pensò Bobby, chinandosi a spazzare via un po’ di terra dalla lapide di famiglia. Il giorno dopo sarebbe stato mercoledì. Poi ci sarebbe stato un giovedì, e poi un venerdì. Pian piano, sarebbe arrivato un altro martedì, e Jack sarebbe stato una settimana più morto. Bobby odiava il tempo, quando questo giocava contro di lui.

            Si rialzò, spolverandosi i jeans, e si allontanò dal cimitero. Era ora di lasciare i ricordi là dove dovevano stare: nel passato. Mentre tornava in città, ripensò a quello che Jerry e Angel gli avevano raccontato a proposito del reverendo Chambers. Già che c’era, aveva cercato anche la sua tomba: una fotografia che lo ritraeva sorridente, e le solite frasi idiote: marito affezionato, padre adorato, uomo coraggioso. Il reverendo era un brav’uomo, sì, ma non era certo un santo. Così come, probabilmente, non era stata una santa nemmeno Evelyn.

            Parcheggiò e sorrise, al ricordo di sua madre. Non ebbe il tempo di crogiolarsi nella serenità, perché con la coda dell’occhio notò Adia Chambers entrare in un negozio dall’altra parte della strada. Angel ha ragione, zoppica un sacco, osservò, scendendo dall’auto e cercando di escogitare qualcosa per riuscire ad incontrarla in un modo che potesse sembrare del tutto casuale. Aspettò di vederla uscire, sorridendo al negoziante, poi iniziò a camminare verso di lei, apparentemente distratto.

            “Non è possibile!” la sentì esclamare. “Di nuovo tu?”

            “Oh mio Dio, non posso crederci! Adia Chambers? Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ci siamo visti?”

            “Lasciami passare, Mercer.”

            “Dai, non andare via così di fretta! Facciamo due chiacchiere, che dici? In memoria dei vecchi tempi!”

            “Ma quali vecchi tempi…” ribatté lei, cercando di dribblarlo, per quanto possibile.

            Bobby fu piuttosto abile a sfilarle di mano il pesante pacco che reggeva. “Su, andiamo. Non sia mai che Bobby Mercer faccia faticare una donna.”

            “Bobby Mercer, ti ordino di…”

            “Dai, rilassati, tesoro. Ti aiuto qui e poi andiamo a prenderci un caffè, ti va?”

            La ragazza si arrese, si risistemò il berretto e iniziò a camminare a fianco del cattivo ragazzo più strano a cui Detroit avesse mai dato i natali. Quando giunsero sul sagrato della chiesa, si fermò. “Credo di poter andare avanti da sola, grazie” disse, cercando di riprendersi il pacco, ma Bobby fu piuttosto bravo a portarlo rapidamente fuori della sua portata.

            “Ehi, guarda che oggi sono gratis, e sono tutto per te. Puoi fare di me quello che vuoi” ammiccò lui, sperando che lei captasse ogni singolo doppio senso. D’altra parte, era per provarci spudoratamente con lei, che era andato a cercarla.

            “Pensavo non andassi molto d’accordo con le chiese.”

            “Io? Con le chiese? Che cosa te lo fa pensare?”

            Lei fece spallucce. “Ah, lascia stare…”

            Una volta sistemato lo scatolone nel magazzino con gli altri, entrambi uscirono di nuovo nel pallido sole di quel martedì.

            “Allora” esordì lei, con voce incerta, “ho saputo di tua madre. È stato un shock per tutti. Mi dispiace di non essere venuta al funerale, ma non sono stata bene. Però ogni tanto vado da lei. Al cimitero” specificò.

            “Grazie, è un bel pensiero. Allora sei stata tu a portare i lillà.”

            La ragazza annuì. “Una volta mi aveva detto che le piacevano molto.”

            “Non sapevo vi foste parlate.”

            “Dev’essere stato cinque o sei anni fa. A volte veniva in chiesa. Le piacevano i sermoni di mio padre.”

            Ci fu silenzio, per qualche minuto. “Ho saputo di tuo padre” disse Bobby.

            Adia alzò lo sguardo su Bobby, per distoglierlo subito dopo.

            “Mi dispiace” aggiunse lui. Lei annuì, incapace di parlare. “Ho saputo anche di te” continuò Bobby.

            “Certo. Immagino volessi vedere con i tuoi occhi la povera piccola Chambers zoppa” rispose lei, con acredine. “Meglio vedere la gente rovinata, piuttosto che morta, vero?” Fece dietrofront e si allontanò, visibilmente in difficoltà, lasciando Bobby solo sul sagrato.

            “Donne…” sospirò ancora lui. “Non si sa mai come cazzo ci si deve comportare con voi.”

 

            Rientrato a casa, quella sera, incrociò lo sguardo divertito di Angel. “Allora? Oggi sei riuscito a farti anche l’ultima della lista?”

            “Fottiti, fratello, non ho un cazzo di voglia di parlare di quella stronzetta.”

            “Vedo che hai già cambiato idea” intervenne Sofi, affacciandosi alla cucina. “Siccome non sei ancora riuscito ad andarci a letto, non è più una pollastra, ma una stronzetta? Quanto siete stronzi voi uomini!”

            “Fratello, puoi dire alla Vida Loca di farsi gli affari suoi, una volta tanto?”

            “Scusa, tesoro, è un affare di famiglia” sussurrò Angel, spingendo la ragazza di nuovo verso i fornelli. Si sedette sul tavolino basso del salotto, proprio davanti al fratello. “Bobby, mi spieghi perché vuoi farti quella ragazza a tutti i costi? Insomma, siamo a Detroit! È pieno di donne, perché vuoi proprio lei?”

            Bobby rifletté per un paio di secondi. Perché siamo tutti e due soli, perché siamo uguali. “Perché non voglio che si dica in giro che una donna ha rifiutato Bobby Mercer.”

   
 
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