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Autore: TuttaColpaDelCielo    18/01/2011    14 recensioni
Mangiavo ciliegie per non dimenticare il sapore delle tue labbra.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo che la prima volta che ci siamo baciate pioveva.
Avevi i capelli bagnati incollati alle guance e gocce gelide ci scendevano lungo la schiena, facendoci tremare. O forse tremavamo di noi e non ce ne rendevamo conto, forse tremavamo delle nostre labbra ad assaporarsi lentamente, e credo che non dimenticherò mai il tuo lucidalabbra alla ciliegia e il tuo corpo scarno contro il mio, pelle diafana e ossa fragili e il sangue ogni mese dimenticato da anni, ormai. Ti stringevo a me mentre la pioggia ci scorreva addosso e temevo di stringere troppo forte e spezzarti e avrei voluto divorare ogni singolo centimetro della tua pelle e poterti baciare di fronte a tutti senza paura che quei sussurri ti facessero male.
Sembrava fossi io a condurre il gioco.

Ricordo lo scricchiolio delle foglie secche mentre correvamo nel bosco, le risate, mani intrecciate e carezze e sorrisi e il calore del tuo collo a cui mi appoggiavo quando volevo sentirti più vicina. Non mi bastavi mai, mai, avrei voluto tenerti stretta a me per sempre imparando a non ferirti.
Ti stavi insinuando sotto la mia pelle e io ti stavo facendo spazio perché insieme eravamo così felici.

Ricordo incomprensioni e sguardi malevoli, lacrime trattenute, veleno sputato sottovoce, la voglia di farti male e di proteggerti – e il treno a fare da sfondo, perché il dolore arrivava sempre prima dei saluti, quando ti artigliavo le braccia per non lasciarti andare via e riuscivo solo a dirti che eri una maledetta stronza e che ti amavo da non riuscire a respirare senza di te. Era già odio, o forse lo era sempre stato, o forse lo sembrava e basta.
Ti eri annidata nel mio corpo e iniziavi a corrodermi da dentro.

Ricordo decine e decine di addii, eppure finivamo sempre a risentirci, in un modo o nell’altro. Un’email, un sms, una telefonata. Ti vedevo sempre distante quando non avrei nemmeno dovuto guardarti e mi si spezzava il respiro ogni volta che storcevi la bocca in quel ghigno osceno che non era nemmeno un’ombra del tuo vecchio sorriso – non ti riconoscevo più, davvero, e preferivo guardarti e basta perché ogni volta che parlavi la tua voce lasciava cicatrici sulla mia pelle.
Mangiavo ciliegie per non dimenticare il sapore delle tue labbra.

Ricordo il tuo sguardo incontrato giorni fa, quando ormai credevo di aver superato tutto. Ho bruciato le nostre foto, smesso di mangiare frutta, confinato la tua immagine in uno dei cassetti della memoria da non aprire mai. Eppure qualcosa è sfuggito, forse non sono riuscita a girare bene la chiave, sei ancora lì insinuata sotto la mia pelle a corrodermi e non posso impedirmi di soffrire dopo aver visto i tuoi occhi vuoti, il tuo corpo ancora più magro, le tue labbra smorte. Avevi detto di stare bene – ancora una volta non avrei dovuto fidarmi. Ancora una volta te ne sei andata tu, io non ce l’ho fatta, sono rimasta a guardarti mentre ti allontanavi piano con le borse della spesa e le spalle curve.
Ho comprato un lucidalabbra alla ciliegia.

   
 
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