Shinichi era
lì. Sdraiato su un lettino, pallido, privo di conoscenza, ma
finalmente reale, davanti ai suoi occhi. Si precipitò
accanto a lui, gli toccò il viso, le spalle, cercando di
scuoterlo.
-Svegliati, Shinichi svegliati!
-Non muoverlo!
Ran si bloccò di scatto. Rivolse finalmente la sua
attenzione verso la ragazza che aveva parlato, di cui aveva
distrattamente registrato la presenza pochi secondi prima. Era lei che
piangeva.
-Non muoverlo- ripeté lei- ha del veleno in corpo, rischi di
peggiorare la situazione.
Era bionda, alta, affascinante, anche con il viso ancora rigato di
lacrime. Ran la guardava dritto negli occhi, quegli occhi azzurri e
freddi come il ghiaccio che, ne era sicura, già in passato
l’avevano scrutata allo stesso modo. D’un tratto
Ran capì, e le parve di averla riconosciuta sin dal primo
istante.
-Ai…
Shiho si irrigidì e istintivamente si allontanò
di qualche passo.
-Ai che cosa è successo? Perché tu sei qui? E
perché lui non…- le mancò la voce
–perché non si sveglia?
Shiho gettò uno sguardo a Ran, visibilmente terrorizzata. Si
chiese se avrebbe dovuto provare ad esserle di conforto in qualche
modo. Dopotutto, fino a pochi momenti prima era lei stessa la ragazza
disperata che scuoteva il corpo inerme di Shinichi, che piangeva sulla
sua spalla. Ma ora che Ran era lì presente, sentiva che in
qualche modo quel ruolo non le apparteneva più.
-Ho dovuto somministrargli una sostanza pericolosa, non resta che
sperare che il suo corpo riesca a contrastarla- rispose freddamente. Si
fece avanti per tastare il polso di Shinichi. Ancora troppo veloce.
La voce di Ran si fece d’improvviso tagliente.
-Cosa significa che hai dovuto somministrargli una
sostanza?
Shiho rimase in silenzio diversi secondi, non trovando lei stessa
risposta a quella domanda.
-Credo che tu mi debba delle spiegazioni- disse, la voce che tremava.
-A te non devo proprio nulla.
-Hattori mi ha spiegato che tu eri una di loro, che hai collaborato con
Shinichi… e ora…- non si accorse nemmeno di
alzare il tono della voce.
-Mouri parla piano!
-L’hai tradito.
Quella di Ran non era una domanda, ma un’affermazione,
un’accusa. Incapace di reggerla, Shiho si
allontanò ancora di più.
-L’ho tradito.
Le sue parole furono poco più di un sussurro, ma Ran le
comprese perfettamente.
-L’ho tradito, sì, è vero.
L’ho trascinato in questo maledetto posto per cercare di
salvarmi la pelle… Ed è stato inutile, sapevo
già che lo sarebbe stato. Sei contenta ora?
Ran non la perse di vista, mentre si dirigeva verso il bancone e
afferrava una provetta.
-Come hai potuto?- chiese, dopo lunghi istanti di silenzio -Dopo tutto
quello che lui ha fatto per te…
-MA COSA NE SAI TU!
La rabbia di Shiho esplose, la provetta si frantumò sul
pavimento della stanza.
-Che cosa vuoi saperne! Tu non puoi nemmeno immaginare cosa ho passato
io… Amata, coccolata da tutti… La dolce e gentile
Ran…
Shiho si rendeva perfettamente conto di come le sue parole suonassero
inopportune, ingiuste, assurde, ma era da troppo tempo che premevano
per uscire, e lei non era più in grado di fermarle.
-Tu… tu non sai niente- concluse.
Per un lungo istante le due ragazze si squadrarono, Shiho con il
respiro affannato, Ran apparentemente tranquilla. Fu la seconda a
prendere la parola.
-Hai ragione Shiho, io non so niente. Per mesi ho aspettato, ho
sofferto senza sapere niente, e sono anche pronta a continuare a
farlo…
Lo sguardo di Ran si fece più deciso, la voce più
dura.
-…Ma mai, per nessuna ragione, lo metterei in pericolo, mai
e poi mai lo tradirei. Morirei mille volte piuttosto. Puoi credermi.
E Shiho le credeva. Le credeva perché la fierezza e
l’amore che tracimavano da quegli occhi non potevano mentire.
Le credeva, e questo le fece ancora più male.
Il silenzio che calò dopo le parole di Ran fu interrotto
solo diversi secondi dopo, da un gemito. Shinichi
mosse lievemente una mano e gemette di nuovo. Le due ragazze gli furono
subito accanto.
-Shinichi…- sussurrò Ran, stringendogli
delicatamente un braccio.
Il ragazzo sollevò lentamente le palpebre, e per un lungo
istante lui e Ran rimasero in silenzio, guardandosi negli occhi. Shiho
non poté fare a meno di chiudere i suoi.
-Ran…
La voce gli uscì debole e roca, come se non
l’avesse usata per giorni interi.
Provò subito a sollevare i busto puntellandosi sui gomiti,
sostenuto da Ran e Shiho. Guardò prima l’una e poi
l’altra, confuso e spaventato come Ran non l’aveva
mai visto.
-Ma cosa… che cosa ci fai qui?
-Aspetta, resta tranquillo ancora un po’- intervenne Shiho,
sfiorandogli la fronte. –Scotti- sentenziò, e il
suo viso assunse un’espressione preoccupata. Gettò
un’occhiata a Ran. –E ora?- chiese, più
a sé stessa che alla ragazza.
Shinichi si mise lentamente seduto e subito divenne ancora
più pallido. Ran fece per parlare, ma lui scosse il capo.
-Sto bene- disse, con voce un po’ più ferma. La
guardò dritto negli occhi con un’espressione molto
seria, poi scosse di nuovo la testa e sbuffò.
-Tanto è inutile, potevo anche risparmiarmi la
telefonata… Tu non cambi mai- sospirò.
Le rivolse un sorriso stanco, e a Ran sembrò la cosa
più bella che avesse mai visto. Fece per ricambiare, ma le
sue labbra si incrinarono in un modo diverso, mentre le lacrime le
appannavano la vista. Un attimo dopo era tra le sue braccia, dove aveva
desiderato stare per mesi, dove voleva rimanere per sempre.
-Hai deciso di giocare a nascondino, eh?- l’uomo rideva,
mentre si aggirava fra i pannelli della stanza. La sua voce la faceva
rabbrividire. –Bene, anch’io ne ho voglia. Chiusi
qui dentro, soli, abbiamo tutto il tempo che ci serve.
I passi si avvicinavano e il panico di Kazuha crebbe a dismisura, fino
a mozzarle il fiato. In testa aveva un unico pensiero,
un’unica speranza di salvezza. Raggiungere Heiji.
Più silenziosamente possibile, si sdraiò a terra
e prese a strisciare sotto alle scrivanie, protetta solo dal buio della
stanza. Vedeva il fascio di luce della torcia dell’uomo
muoversi in ogni direzione, e più di una volta temette che
l’avesse colpita. Quando fu lontano a sufficienza,
uscì dal suo riparo e si gettò oltre il pannello.
Con le pupille dilatate dall’oscurità
riuscì finalmente a scorgere Heiji, nascosto due uffici
più in là rispetto a lei, con la pistola fra le
mani che seguiva i movimenti della luce. Se fosse stata più
fredda, più in sé, si sarebbe sicuramente chiesta
cosa avrebbe fatto Heiji al posto suo, e avrebbe sicuramente capito che
doveva solo rimanere ferma e aspettare che il ragazzo eliminasse il
pericolo. Ma, in quel momento, il suo sollievo nel vederlo fu tale che
seguì il suo primo istinto. Si lanciò verso di
lui, ma a metà percorso urtò qualcosa con il
piede. Quel piccolo rumore risuonò nel silenzio innaturale
della stanza più forte di uno sparo. Heiji si
voltò e, quando la vide, sul suo volto spuntò il
panico. Poi la luce le ferì gli occhi e non
riuscì a vedere più nulla. Solo uno scoppio
assordante, poi il dolore.
Mi raccomando, aspetto i vostri commenti^^ Ditemi che vi piace, che vi fa schifo, che dovrei vergognarmi ad aggiornare una volta al millennio… quello che volete XD Sono sempre felice di sentirvi anche tramite la funzione contatta, se avete voglia di fare due chiacchiere ;)
Un bacio!