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Autore: Berenike    19/01/2011    16 recensioni
3 Febbraio: la detectice Kate Beckett si dirige in centrale, come ogni mattina. Ancora non sa però che quel giorno sarà molto divero da tutti gli altri...
Le farà infatti visita in centrale Gina, preoccupata per il suo piccolo Richard. Riuscirà Kate a rimanere neutrale e a non sparare alla bella fidanzata dello scrittore?
Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una Barbie di nome Gina

Ed io che pensavo che quel 3 Febbraio fosse una giornata come tutte le altre! Non sapevo quanto mi sbagliavo... Se avessi potuto prevedere cosa sarebbe successo, sarei rimasta a casa, dandomi malata ed evitando il distretto per almeno una settimana.
Non parlo di minacce, né di criminali, non mi riferisco a stupri, sparatorie, cadaveri, rapimenti...
Se possibile, mi è successo di peggio.
Molto peggio.
Ma partiamo dal principio.


-Castle? - risposi al telefono. Riconobbi subito il tono della suoneria che lo scrittore si era istallato nel mio cellulare. Tipico di lui.
-Beckett, posso prendermi la giornata libera? - Mi chiese supplicandomi.
Io, come sempre, mentii.
-Castle, questo non è il tuo vero lavoro e io non sono il tuo capo! Non devi chiedermi la giornata libera... - Mi odiai per quello che avevo appena fatto. Avrei preferito dirgli:
No che non puoi! Vieni subito qui, da me...
-Quindi posso? - chiese ancora, come un bambino. Io cercai di ignorarlo; ero brava a mentire, ma non così tanto.
-Fai quello che vuoi, non voglio saperne niente. - Falso, per la seconda volta nella conversazione. A volte riuscivo a sorprendere perfino per me stessa. In realtà ero curiosa di sapere cosa fosse successo di così importante da impedire a Castle di venire al distretto, ma come al solito non chiesi nulla. Lo scrittore forniva sempre tutte le informazioni senza che gli venissero richieste direttamente.
-Sai, oggi è il compleanno di Gina, così festeggiamo...- Appunto.
Per una volta però, avrei preferito non sapere nulla. Gina, certo. C'era da aspettarselo.
Come se sentire il suo nome di prima mattina non fosse abbastanza, la sentii urlare di sottofondo, come se nominare il suo compleanno attivasse contemporaneamente un gridolio continuo.
Castle sembrò imbarazzato, perchè chiuse subito la conversazione.
E appena le mie orecchie non sentirono più la sua voce, l'unica cosa che riusciva veramente a calmarmi, la mia mente partì in quarta, formulando le più assurde supposizioni.
Guardai l'ora: era ancora presto; forse erano ancora a letto, nudi... Forse stavano facendo l'amore, forse avevano appena finito di fare la battaglia con i cuscini.
Il mio stomaco brontolò per quell'immagine; Castle nudo non era certo da buttare ma Gina mi dava il voltastomaco. Sopratutto la mattina presto.


Immaginatevi quindi il mio stupore quando, nel tardo pomeriggio, mi vidi arrivare l'ex moglie nonché editrice nonché fidanzata di Richard, Gina, in centrale.
Era vestita con un completo rosa da Barbie, una piccola borsetta in cui probabilmente avrei trovato difficoltà a farci entrare il mio distintivo e indossava ancora gli occhiali da sole con le lenti a specchio.
Guardai fuori. Nebbia. Una giornata perfetta per gli occhiali da sole!
Mi ricredetti da ciò che avevo pensato quella stessa mattina... Gina mi dava il voltastomaco anche verso sera.
Mi guardai intorno in cerca di Castle, ma non lo trovai da nessuna parte. Intanto, Gina avanzava con passo deciso verso la mia scrivania; io dalla mia parte cercai di ignorarla, senza molto successo.
I miei occhi non riuscivano a staccarsi dalla sua giacca rosa.
E poi la mia mente rielaborò quell'immagine, l'immagine di Gina nuda, seducente, tra le braccia di Castle.
Dalla rabbia, mi morsi il labbro così forte che iniziò a sanguinare.
-Beckett! - mi salutò Crudelia de Mon, dall'alto della sua regalità.
-Gina, ciao! - mi alzai per salutarla. Dovevo farlo per Castle, buon viso a cattivo gioco, come sempre.
-Detective, sanguini! Aspetta che ti prendo un fazzoletto... - la strega aprì la sua micro borsa e ne estrasse un pacchetto di fazzoletti. La guardai impietrita.
Ma allora era davvero una strega!
Mi tamponai il labbro con il fazzoletto che mi aveva tanto gentilmente offerto; mi accorsi solo in un secondo momento che quel fazzoletto profumava di fragola e vaniglia ed era di una morbidezza inconsueta per della carta normale.
Ricchi! , pensai, continuando a sorridere.
-Posso parlarti? - m chiese, togliendosi la giacca ed appoggiandola sopra i documenti che stavo finendo di compilare.
Stai calma Kate, stai calma, stai calma, stai calma!!
La mia mano scivolò sulla pistola istintivamente, poi mi bloccai. Sorrisi.
-Certo! - risposi, come se la sua presenza lì fosse un miracolo meraviglioso. La mia mano tornò sulla pistola.
Kate, cerca di controllarti! Fallo per Castle!
Seguii la versione femminile di Dracula fino alla stanza caffè, e mi sorpresi quando chiuse la porta dietro di me... Voleva uccidermi e rubare la mia identità?
Mai fidarsi di una strega.
La guardai ancora sorridendo. Pensai che dopo quello sforzo immane dovevo sicuramente avere un posto assicurato in paradiso...
-Gina, dov'è Castle? Stavi aspettando lui? Pensavo fosse con te... -
Lei spostò una ciocca di capelli biondi dalla propria spalla con fare regale e delicato. Sembrava un dolce fiore di montagna sbocciato in mezzo alla neve.
Peccato che l'unico sentimento che mi suscitasse era quello di calpestare quel tenero fiorellino e cancellarlo dalla faccia della terra...
-Richard? No... Lui è a casa a prepararsi per la cena di questa sera! Io sono qui per te... - Mi si avvicinò con fare minaccioso. Ma era consapevole che avevo una pistola con me?
Sperai con tutto il mio cuore che tentasse di uccidermi, così che se le avessi sparato e l'avessi uccisa, sarei stata assolta per legittima difesa.
Io questa volta non risposi, le diedi le spalle e mi feci un caffè. Sentivo che ce ne sarebbe stato bisogno.
-Bella quella macchinetta... - continuò la Dea della Stupidità.
-Si, l'ha regalata Castle al distretto... - risposi io. Ora sapevo come si sentissero i criminali sotto interrogatorio, ed era un'emozione che non mi piaceva affatto.
-Castle sa che sei qui? - Volevo ribaltare i giochi, far capire che ero io la detective; ero io quella che faceva domande.
-No... E non ci sarà alcun bisogno di farglielo sapere. - Fece una pausa molto d'effetto. Chissà se Martha sapeva di avere una nuora attrice? - Consideralo il tuo regalo di compleanno per me... -
Cercai di farle gli auguri, ma un sorso di caffè per poco non mi soffocò e per questo non ne uscirono che suoni senza senso.
-Se vuoi ti porto a bere un drink dopo! - cercai di proporre. La mia voce mi aveva forse tradito nella parola drink, spero non avesse capito che intendevo un drink avvelenato...
-Volentieri! Magari un'altra volta però ok? - Forse non era così brava come pensavo, come attrice. Poi continuò, riprendendosi ed avvicinandosi ancora a me.
-Sono qui per parlare di te e... Richard. Sai come fidanzata io ho il dovere di sapere tutto ciò che accade per cui volevo chiederti... Cosa accade tra... voi due? -
La conversazione stava prendendo la piega sbagliata. Mi portai i capelli dietro l'orecchio, come facevo sempre quand'ero nervosa. Ma in quel momento ero così agitata che avrei dovuto tagliarmeli a zero.
-A cosa ti riferisci? - risposi, per prendere tempo. Dovevo pensare velocemente ad una risposta intelligente e neutrale... Gina non doveva capire che ero follemente innamorata del suo fidanzato.
-Insomma, Rick mi parla sempre di te! Mi ha detto tutto riguardo la vostra collaborazione, i casi che seguite e anche di quelle due notti di fuoco che avete passato insieme... -
Il mio cuore si arrestò e per poco non morii li, nella stanza del caffè.
-Noi cosa? Non siamo mai andati a letto insieme! -
Gina rise sonoramente. Non ci potevo credere...
-Perfetto, grazie mille! Non avrei mai potuto chiederlo a lui direttamente, questo sistema funziona sempre! -
Sentii la mia mano sfiorare la pistola, per la terza volta in cinque minuti. Penso che se mi avessero chiesto chi uccidere in quel momento tra Osama Bin Laden e Gina, non avrei avuto dubbi.
Gina.
Io cercai di sorridere ma non ne uscì che un ghigno.
-Dai, rilassati! - mi disse lei, dandomi una pacca sul braccio. Stava rischiando la vita e nemmeno lo sapeva.
Questa Castle me la paga...
-Ora che ho scoperto che tra di voi non c'è nulla, posso confidarti un segreto... -
Oh, no. Un segreto di Gina no! Sapevo che non sarebbe stato nulla di buono.
-Sai – me lo disse quasi in un sussurro, così che solo io potessi sentirla – da quando Rick lavora ai casi con te, è un leone a letto! E' così passionale, così focoso, così aggressivo... Mi prende e mi... -
-Va bene Gina, basta così. - questa volta fui io a fermarla. Lei mi guardò per scoprire cosa mi avesse dato fastidio di quella confessione. Era un test anche quello?
-Scusami – cercai di giustificarmi – è solo che io e Castle abbiamo un rapporto puramente professionale... Non me lo sono mai immaginato in certe circostanze... Non so se mi capisci... -
Ero orgogliosa della mia risposta. Se avessi avuto il blocchetto sotto mano mi sarei segnata quella frase per la prossima conversazione con la fidanzata dell'uomo di cui sarò innamorata.
Rapporto professionale... E brava Kate!
Anche Gina sembrò soddisfatta della risposta, così mi sorrise e si allontanò appena.
-Hai ragione, scusami! Ma sai lui parla sempre di te... E Beckett che risolve i casi, Beckett che è coraggiosa, Beckett che mi salva la vita, Beckett che è intelligente, Beckett che è bellissima, Beckett che oggi era triste, felice, arrabbiata, imbronciata... -
Sentii il mio cuore battere all'impazzata. Era gioia, non più tristezza. Avrei voluto abbracciare Gina fino a stritolarla.
-Insomma – continuò – mi sembra di essere fidanzata con Kate Beckett piuttosto che con lui! Eccetto a letto, sai Rick è una bomba! - ecco l'abbraccio virtuale era finito. Io sorrisi. Mi aveva appena reso la donna più felice del mondo. Più o meno...
Non potevo avere Castle fisicamente, ma almeno riempivo la sua mente ed i suoi discorsi.
Chissà perchè lui non mi parlava mai di Gina? Risi tra me e me.
-Quindi tu non provi proprio nulla per il mio piccolo Richardino vero? - Gina mi guardò con i suoi grandi occhi verdi. In circostanze normai avrei fatto fatica a mentire ad una domanda simile.
Io amavo ed ero consapevole di amare e di volere Richard Castle. Un giorno senza lui era come un anno senza ossigeno ma...
Lo aveva appena chiamato Piccolo Richardino? Nella mia mente nulla funzionò più correttamente, tutto andò in tilt ed io risi in faccia alla Barbie come se avesse appena raccontato la barzelletta più divertente del mondo.
Risi fino alle lacrime, pensando che appena avessi visto Castle, avrei dovuto chiamarlo così e prenderlo in giro fino alla fine dei tempi.
Gina non si offese da questa mia risposta, al contrario la interpretò come un mio totale rifiuto all'idea di poter amare un simile uomo.
Qualunque cosa avesse capito, andava bene... Purché non fosse la verità.


Gina se ne andò poco dopo, felice come non mai. Aveva ottenuto tutte le risposte che desiderava, e la conferma che il suo tesoruccio fosse al sicuro tra le mie grinfie malefiche.
E qui, penserete voi, si conclude la mia storia. Ed è quello che pensai anche io alla fine di quel maledettissimo 3 Febbraio.
Ma la mattina del giorno seguente fu subito chiaro che mi sbagliavo. L'incubo non era ancora finito.


-Buon giorno Castle! - lo scrittore si presentò al distretto puntuale, come sempre.
Strano, pensai, non mi ha portato il caffè.
Non ottenni risposta al saluto. Mi guardò per qualche secondo e poi, stanco e depresso come se fosse stato sveglio tutta la notte, si girò dall'altra parte.
-Ehi, tutto bene? - gli chiesi, sperando di non pentirmi di quella domanda. Avrei voluto stringerlo e fargli sentire quanto mi importasse che fosse felice, che tornasse a sorridere...
Si girò verso di me, lo sguardo deluso, arrabbiato, ferito.
-Gina mi ha detto di essere venuta qui ieri. -
Ecco spiegato il motivo. Si sentiva in colpa perchè la sua fidanzata/strega/Barbie mi aveva fatto un interrogatorio e mi aveva sentenziato per la pena di morte.
-Ah, non ti preoccupare, chiacchiere tra donne! -
Un attimo... Io stavo difendendo Gina? Cos'ero disposta a fare pur di rendere felice l'uomo che amavo?
-Si, mi ha raccontato delle vostre chiacchiere! - Forse mi ero sbagliata. Non era con Gina che era arrabbiato. Ma con me. Cosa avevo fatto di male, oltre a sorridere e a mentire per lui? - Mi ha anche detto di come hai riso dell'idea di una nostra eventuale relazione. -
Abbassò lo sguardo ferito. La sua delusione era palpabile. Quando tornò a guardarmi aveva gli occhi lucidi, si alzò in piedi mi sussurrò:
-Ti fa così ridere l'idea di me come uomo? Non pensi che anche io possa essere dolce, affettuoso, virile? Ti fa ridere che io possa cucinare per la mia famiglia e giocare con mia figlia? Ti fa così ribrezzo l'idea di fare l'amore con me, di svegliarti la mattina e trovarti al mio fianco? -
Richard fece per andarsene, ma una volta arrivato all'ascensore si trattenne, ed andò nella sala caffè.
Quella maledetta sala era diventata per me un incubo. Ieri Gina, ed ora questo.
Lo seguii furiosa, riuscendo a pensare solo al fatto che avrei dovuto sparare alla Barbie il giorno precedente: mi sarei risparmiata quest'umiliazione.
-Tu... Sei... Un idiota! - mi dispiace, ma questa è l'unica cosa sensata che uscì dalla mia bocca. Non riuscivo a credere che Castle stesse male per qualcosa che avevo detto io, dopo tutti i miei sforzi per non contraddire le sue scelte sentimentali – Pensi davvero che avrei dovuto dire alla tua fidanzata cosa c'è tra noi? -
Kate, fermati mi disse la mia testa. Mi ero spinta troppo oltre?
-Cosa c'è tra noi, Kate? - Il mio mondo andò a frantumi. Sapevo che prima o poi avrei dovuto combattere con questa domanda, ma non pensavo succedesse così presto...
Deglutii sonoramente, continuando a guardare le occhiaie di Richard mentre mi immaginavo il suo corpo caldo girarsi e rigirasi nelle coperte a causa mia....
Cosa dovevo rispondere ora? Dovevo forse avvicinarmi a lui, baciarlo? O dovevo rimanere distaccata, mentire e mentire ancora, per il resto della mia vita?
-Non lo so, Richard. Ma qualunque cosa ci sia tra noi, non era il caso di rivelarlo a Gina. Non lo pensi anche tu? -
Forse la sincerità era l'arma migliore. Una sola cosa era certa: l'editrice di Castle aveva i secondi contati. L'avrei cercata in tutti i centri estetici di New York pur di trovarla e torturarla fino alla morte per supplica..
-Hai ragione, scusami. - Richard si alzò, andando verso la lavagna luminosa.
Dovevo dire qualcosa, dovevo fargli capire che c'era qualcosa di più di quel qualcosa, tra di noi.
-Richard – lo chiamai, sperando si fermasse. Si fermò appena sentì il proprio nome – io penso spesso a te sotto quel punto di vista, come uomo... Io penso spesso... a te. -
Castle non si girò, ma sussurrò appena udibile, in modo tale che solo io potessi sentire:
-Anche io ti penso spesso, Kate. -
Il mio cuore saltò ed esultò insieme alle mie mani ed alle mie gambe che iniziarono a ballare nella sala caffè. Non era da me, lo so...
Ma anche le detective a volte esultano.


Ed in quel momento, pensai che Gina ci aveva unito più che mai, nonostante il suo vero intento fosse quello di separarci.


Forse avevo fatto bene a non ucciderla, a tenerla in vita.
Per il momento.






ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Spero che questa one shot vi sia piaciuta come ha divertito me scriverla!
Ho pensato: povera Gina, non è mai presente nelle nostre storie... perchè non darle un pò di spazio?
Al posto però di condurre io la narrazione in terza persona, ho lasciato la parola a Kate che, esteriormente, appare come nel telefilm: sorridente, dolce, disinteressanta...
Ma dentro... dentro è una donna innamorata, gelosa della propria rivale in amore che, come se non bastasse, è anche un'insopportabile Barbie!
Sappiatemi dire cosa ne pensate... Incrocio davvero le dita perchè a me questa storia piace tanto e pubblicarla può anche significare che mi smontiate in due secondi per cui... SOTTO CON LE RECENSIONI!
Berenike
   
 
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