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Autore: Akane    23/12/2005    2 recensioni
Secondo seguito di Till i collapse, la mia famosa storia a 40 cap, protaginista un certo famoso parto, il titolo non c'entra con la trama e i pov di questo breve capitolo unico sono solo due. preparatevi alle risate(unico scopo di questa storia) e buon natale a tutti!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'e'
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NEVER ENOUGH

NEVER ENOUGH

 

 

PREMESSA: Ragazzi, vi presento il mio regalo di natale! Il seguito di Till i collapse(uno dei tanti che ho in mente). Ho pensato che il periodo natalizio fosse l'ideale scriverne un altro, per cui eccomi qui. Ovviamente lo dedico a quelli che mi hanno sempre commentato, in particolare: Yuyu, Slanif e Capitan Momoko che hanno recensito Just lose it, il primo seguito di Till i collapse(Till i collpse la rilegherò in un libro dopo averla fatta correggere...). La scelta dell'argomento ovviamente non c'entra una mazza con il natale, ma mi piaceva farlo, era l'unico cap già progettato bene e poi a me questo fa ridere tantissimo. D'altro canto nemmeno il titolo c'entra nulla con la trama...ma mi piaceva la canzone e poi è di Eminem!

Quando Astrid dovrà partorire...come succederà? Chi la seguirà? Ci sarà il suo adorato principe azzurro oppure...chi? Ed il suo umore?

Sicuramente le scene che vi presento sono magari banali(vedi il viaggio da casa all'ospedale), ma l'ho fatto apposta, ho sempre sognato scrivere cose del genere. Protagonisti Astrid, Jun ma più di lui...eheh...mica ve lo dico, anche se leggendo lo capite subito! 

In primo piano la partoriente e l'accompagnatore! Sempre in prima persona alternata.

Credo di aver detto tutto.

Auguri di buon natale e felice anno nuovo.

Buona lettura. Baci Akane

PS: lo scopo di questa storia è solo quello di far ridere, per cui i POV sono solo da parte di Astrid e ‘lui’.

 

___________________________________________________________________

 

NEVER ENOUGH

 

"E' una tale rottura di scatole quest'attesa...non ne posso più, giuro! O nasce o lo estraggo io con uno sturacessi! 5 falsi allarmi! 5 volte siamo corsi su e giù dall'ospedale pensando che fosse la volta buona, tutte e 5 accompagnata da Jun, è stato a casa molto, in questi giorni, da lavoro, è il vantaggio di essere co-allenatore in una squadra di calcio!

Dico: porca vacca, perché cavolo se ne sta ancora qua dentro, ma chi lo vuole! Dannazione, mi fa impazzire, non che normalmente io sia sana di mente, però ora mi sembra proprio di non starci più! Cioè...è insopportabile!

Jun, voglio Jun, quand'è che torna? Chi tormento io?

Voglio Jun, quello che nelle parti ha solo goduto mollando a me il groppone!

Io sono troppo giovane per fare la mamma! Mondo ladro!

- JUUUUUUN! VIENI SUBITO QUA, MERDACCIA!-

La casa vuota e silenziosa mi risponde deprimendomi!

Sono sola, mi hanno lasciato tutti sola e se invece arriva il momento, poi io che faccio? Uffa! Incoscienti tutti!

Mia mamma in giro a far spese per sta bestia, Jun a lavoro, gli amici e la marea di parenti tutti defilati. Salvo poi farsi vivi al momento più bello, quando nasce...e tutti baci e abbracci....intanto ora che sono una noiosa balena lamentosa, mi lasciano al mio destino....crudeli...venite, venite pure, dopo...'oh, ma che bello....che dolce....somiglia tutto a lui...' SI A QUEL DEGENERE CHE NON HA FATTO NULLA PER MERITARSI MIO FIGLIO!

Vedrete chi se lo gode!

Mi alzo scotolando lo zucchero in cui ho intinto le fragole! Me le sono mangiate tutte in pochi minuti, ma mi facevano una gola...erano in frigo e mi dicevano: mangiami, mangiami! Ed io come potevo resistere?

Dondolando come una papera, mi tengo la schiena dolorante e vago come una povera anima in pena per la sala, il dvd del concerto dei Linkin Park è finito e penso mi rassegnerò a mettere su un film, così mi addormento.

Ma dai, magari metto Pirates of Carribean e rido un po’ con quei fighi…oppure il mitico Fast and furious visto e rivisto mille volte, mi sposerò con Vin Dysel, ma una scappatina con Paul Walker non mi dispiacerebbe nemmeno. Altrimenti taglio la testa al toro e sbavo su Interview with the vampire…Brad e Tom mi chiamano!

Si, suvvia, quasi quasi…oppure potrei sempre sfogare le mie pene guardando Higlander, ogni volta mi ci esalto troppo e finisco per combattere con spadone immaginarie gridando:

- NE RESTERà SOLTANTO UNO!-

Alzo le braccia al cielo e tiro indietro la testa mentre grido questa mitica frase.

È qua che la voce da dietro la finestra aperta, arriva a me. Una voce familiare dallo stampo freddo e fastidiosamente tagliente.

- E dubito che sarai tu! -

Spalanco gli occhi riconoscendolo, mi giro e lo vedo là, appoggiato al bancone con l’aria divertita come se fosse ad un funerale: in due parole sembra stia guardando uno zombie!

- e dico io! Fra tutti proprio, ma proprio, ma proprio tu, dovevi venire?-

Sbuffo come una teiera, non è possibile.

Dio, perché sei così crudele? Che ho fatto? Perché mi hai mandato Karl?

Quell’avvoltoio…

- non posso entrare?-

Rimane con quel suo tono odioso, che non so definire più in altro modo.

- NO!-

Spontanea sbotto, lui mi lancia uno sguardo eloquente, alza un sopracciglio ed io lo imito, ho imparato a farlo anche io, quella mossa con la faccia!

Così invece di aggiungere altro si gira e muove qualche passo per andarsene, io mi rendo conto in un nano secondo, quando sto per esultare, che Karl dovrebbe essere ad allenarsi con Jun e compagnia bella.

Faccio con fatica una corsa alla finestra e mi affaccio, poi poco carinamente grido:

- senti tu essere insipido! Perché sei venuto? Cioè non intendevo venuto come venire, cioè quella cosa che fai con Genzo, per carità…intendevo…perché sei passato? E Jun? EH? EH? EH? DOV’è IL MIO AMORE? LA LUCE DEI MIEI OCCHI? LO STRONZO CHE DOPO AVER MESSO IL PIACERE, MI HA LASCIATO LA PATATA BOLLENTE?-

Lui mette male un piede e quasi cade, poi si ferma e mi fissa con un leggero rossore in volto.

Forse quella sua espressione buffa e severa vuole dire che sono pazza.

Che novità!

Non si riprende subito, se ne sta zitto pensando se è il caso di fingere indifferenza come se non mi conoscesse, oppure di uccidermi a parole! Non alzerebbe un dito su una donna incinta, effettivamente è anche un vantaggio, appena espello vedi mo’ che fine mi fa fare per tutto quel che gli ho detto in questi 9 mesi!

Si torna ad avvicinare, mi guarda da vicino infine laconico dice”

 

- è scappato lontano, via da te, voleva che te lo dicessi!-

 

“Questa poi, mi massaggio il livido che si sta formando sulla sommità del capo.

Che pugno niente male, forse  la forza delle donne gravide aumenta.

Ma chi me lo ha fatto fare, di venire da questa folle persona?

Perché mi sono venuto a trovarla?

Sapevo che era sola…ed infatti non è stata una mia idea. Jun vedendo la mia noia giornaliera durante gli allenamenti, Genzo è andato a fare commissioni per i fatti suoi, mi ha chiesto di venire a dare un occhiata, che non si fidava della sua donna.

Giustamente ha anche ragione, ma mandare me solo perché non ero utile agli allenamenti, mi è sembrata una punizione troppo esagerata.

Devo parlarci, con Jun!

Fra un insulto e l’altro riesco a spiegarle che mi ha mandato suo marito per vedere di lei, così, sempre fra quei famosi insulti, mi fa entrare, cosa che io non le ho chiesto, stavo bene separato dalla casa!

La litania, ad ogni modo, inizia:

- E tutti mi hanno lasciato sola! Io sono incinta di 9 mesi, a momenti espello e tutti se ne fregano andandosene! Certo che Jun deve anche lavorare, ma gli altri devono andarsene a fare shopping proprio in questi giorni? Nessuno mi chiede come sto, nessuno guarda di me, nessuno mi caga! Ed io se anche sto male mi attacco al tram!-

Alla fine delle sue disgrazie, dovrebbe starci un ringraziamento sulla mia visita, ma non penso lo farà, mi detesta troppo, è questione di pelle, lo è sempre stato.

Con fatica e pazienza mi accingo a passare qualche minuto con Astrid, giusto per accertarmi che non partorisce proprio oggi.

Certo, e se succede che faccio?

Meglio che me ne vada, non vorrei mai vederla in quello stato!

Mi ammazza!

- MA KARL, MI ASCOLTI?-

- come no, certo!-

La mia naturalissima risposta che lei non gradisce.

- vieni qua che ho voglia di strozzare qualcuno, capiti benuihihihiaihaihaihaih….cazzo cazzo, che male, no, dai non può essere…-

Improvvisamente si lamenta, succede spesso, ma questo lamento sembra diverso, non ero mai presente ai 5 falsi allarmi precedenti e non so se faceva così, ma non credo abbia mai fatto di proposito.

In pochi secondi mille considerazioni tecniche e fredde mi passano per la testa, mentre la guardo distaccato piegarsi in due e tenersi…si, la pancia, il basso ventre gonfio.

Ha una brutta cera e comincia a sudare.

Si sforza di sopportare il dolore, deve avere alcune fitte che ringrazio Dio io non proverò mai.

- O porca merda, spiegami perché ora, qua con te!-

Ma che sta dicendo?

Mi avvicino per sentirla meglio, poi improvvisamente ha uno scatto e urla come una forsennata facendomi indietreggiare di colpo:

- VAFFANCULO, KARL! VATTENE! COSA CI FAI QUA TU AL POSTO DI JUN?

 VOGLIO JUUUUUN! JUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUN DOVE CAZZO SEI! VIENI SUBITO QUA! DANNAZIONE NON è GIUSTO NON VOGLIO SIA ORA COSì! VIENI QUAAAAAAAAA!-

Oh Cristo Santo, è veramente il momento?

Mi guardo intorno sperando che appaia qualche angelo salvatore, ma questa casa non è mai stata più vuota di così.

- è ora?-

Chiedo cauto sperando mi dica di no che sta scherzando.

Lei pianta i suoi occhi iniettati di sangue, color grigio topo, nei miei azzurri leggermente spauriti, infine parte con le cose sconnesse:

- No, è un rito woodoo contro di te! Vattene, sottosviluppato e portami qua subito Jun! NON VOGLIO CHE SIA ORA!-

Ma si siede a terra dal dolore che sente, altre fitte, si stringe la pancia forte e la vedo diventare di colori strani.

Porco mondo, qua, ora, con me…perché ha aspettato adesso?

- Dai, andiamo…-

Mi riprendo, ormai ci siamo e non ha senso aspettare mariti e miracoli.

- avviamoci o rischi di farlo qua, Jun lo chiamiamo per strada così arriva direttamente là.-

Torno in me e freddamente organizzo ‘l’escursione’ all’ospedale!

Lei mi fissa come se fossi un extraterrestre, poi ricomincia con i suoi scleri:

- E TU CHE VUOI DA ME! VATTENE, TI HO DETTO CHE VOGLIO JUN! NON PARTORIRò MAI! TORNA INDIETRO DANNATO FIGLIO! VOGLIO IL MIO PRINCIPE AZZURRO, NON QUESTO SORCIO CADAVERICO! TORNA INDIETRO FETO DISOBBEDIENTE!-

Scuoto il capo, è ormai andata, irrecuperabile, meglio che la tiri su di peso, altrimenti finisce male.

Il dolore la fa impazzire.

- Astrid, non dire sciocchezze, è pericoloso aspettare ancora…-

Ho un tono basso e perentorio, come parlassi con una bambina, ed infatti non è poi tanto diverso.

- NO, NON VENGO! NON LO FACCIO ADESSO! VOGLIO JUN!-

- Astrid, andiamo…-

- HO DETTO CHE NON VENGO CON TE!-

1...2...3...si, mi basta fino a tre.

Chiudo gli occhi e li riapro nel gelo più totale.

- adesso basta!-

La prendo per le braccia e la sollevo di peso, poi trascinandola contro la sua volontà, fra urla di dolore e di insulti, ormai non si capisce nulla, esco di casa.

Per arrivare alla macchina sembra abbia un mancamento, cede e finisce per appoggiarsi a me, la divina provvidenza esiste e mi ha assistito. Se non fosse successo, non sarei mai riuscito a metterla in macchina, la infilo poi la chiudo a chiave.

Ora, via verso l’ospedale!”

 

“La confusione mentale sparisce, anche se comunque stento a credere e capire che sono su una macchina che va verso l’ospedale…ma soprattutto stento a concepire che il guidatore è KARL! Il mio acerrimo nemico! L’ex di mio marito! Il sadico bastardo stronzo idiota inutile snob antipatico Karl!

Dio, perché con lui?

Non so da cosa sono dovute le lacrime che mi scendono ora, è tutto un miscuglio.

Le doglie sono ad intervalli, mentre riesco a respirare, insulto o Karl o il traffico.

Alla fine mi trovo a ordinargli di sbrigarsi, effettivamente sto male e non ne posso più.

Queste contrazioni sempre più frequenti che mi contorcono le budella, mi viene la nausea, vorrei vomitare ma penso che butterei fuori l’anima e il bambino….ecco, quasi quasi…

Sento la macchina fermarsi e no capisco perché:

- CHE DIAVOLO è SUCCESSO?-

No, non posso sentirlo, la banalità delle banalità. Una donna incinta sta per partorire e la folle corsa in macchina si ferma per uno stupido…

- incidente sulla strada principale!-

Mi guardo intorno e noto che siamo completamente imbottigliati, avanti e dietro.

- oh, mio Dio, questa volta non ce la faccio, vedrai che non ci riesco, finisce male.  Addio mondo crudele!-

Delirio completamente.

Karl mi lancia uno sguardo freddo, io lo ricambio con uno di fuoco, sudo come una disperata, anzi, SONO una disperata…che sta per partorire!

Arriva il vigile e Karl ci parla, lo sento composto e diplomatico:

- mi spiace, signori, ma c’è da aspettare un bel po’, c’è stato un incidente proprio qua…-

- mi scusi, ma noi abbiamo una fretta particolare…la signora qui accanto sta per partorire…-

- capisco, ma io non posso farci nulla, stanno facendo di tutto per liberare la strada quanto prima ma ci sono dei feriti e…-

Allungo la mano e passo sopra Karl, afferro la camicia del vigile e lo tiro con violenza dentro l’auto, sbatte la testa e mi guarda spaventato, devo avere un aria poco umana, in questo momento, ma non è una voce femminile a parlare….lasciamo perdere che tipo di voce è:

- SENTI DOLCEZZA STO PER MORIRE E SE NON LIBERI UN PASSAGGIO IN MEZZO A QUESTI PESCI, GIURO CHE TI PORTO CON ME NELL’ALDILà!-

- e ne è capace…-

Aggiunge Karl sempre freddo.

Noto l’uomo annuire pallido.

- farò il possibile…-

Stringo la presa e lo scuoto ancora:

- NON IL POSSIBILE! SI E BASTA! LA STRADA SUBITO SI LIBERERà!-

Lui annuisce energicamente, è spaventato ma questo è nulla confronto a come sto, poi mi riappoggio al sedile e stringendo spasmodicamente l’auto ripenso alle mie disgrazie:

Che ho fatto per meritarmi tutto questo?

Partorire con Karl, un incidente, dolore, partorire, dolore, aspettare, doglie, corse folli, il principe mio che non c’è, questo diavolo, dolore…perché Karl?

Ormai non ho più la forza di parlare, mollo solo un serie di parolacce in direzione di tutti, non so quando ci muoviamo, subito forse, ma mi sembra un tempo interminabile. Ci muoviamo.

Si, non ci posso credere, succede veramente, la macchina in moto di nuovo….di nuovo….si, grazie…si…

Oddio…respiro, devo ricordarmi di respirare, come mi hanno insegnato, veloce, espelli il dolore col fiato, concentrati, Astrid, ce la puoi fare.

- PORCO CANEEEEEEE! AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!-

Il frenone da capogiro mi fa riaprire gli occhi.

Siamo arrivati!

Il paradiso dove starò meglio! Espelliamo il dolore! Via via, largo!”

 

“Credo mi stiano punendo per qualche motivo importante, altrimenti non mi spiego il martirio a cui mi stanno sottoponendo.

È violenta già di suo, figurarsi quando sta male, considerando che i dolori del parto sono i più dolorosi insieme alle coliche renali, allora sono a posto.

Probabilmente Jun non aveva nulla da espiare, per questo hanno voluto risparmiarglielo!

Con il sangue freddo a stento mantenuto, scendo e faccio scendere anche lei, non è mai stata così docile e aggressiva insieme, è sorprendente.

Mi fa fare tutto, se la sgozzassi forse mi ringrazierebbe…sta proprio male, poverina…vista così, nonostante i modi, mi fa pena…anche se però ricordando tutto quello che mi ha sempre combinato, tutto sommato è normale che soffra così!

 

Ok, a questo punto, però, mi chiedo…va bene scambiarmi per il marito di questa pazza, cioè, essendo io ad averla accompagnata è normale, ma una volta che spieghi come sono le cose…io che ci faccio ugualmente vestito di tutto punto, nella sala parto, al posto del marito vero che non arriva?

E la domanda mia rimane senza risposta:

Che ho fatto di male?

Limito le mie parole al meno possibile, tanto è lei che pensa a dirle anche per me, ormai sono il suo bersaglio preferito, è questione di attimi.

Attimi, però, interminabili. Non mi azzardo a dire: ‘Astrid, la mia camicia…il mio braccio…’

Tanto è inutile rischierei di più. Eppure come sfogo poteva scegliersi qualcos’altro, mi fa male…la mia povera camicia, me la ha strappata, dovrò buttarla…spero che non sia da buttare anche il mio braccio, poi.

- non ce la faccio….ahia, perché tu sei tu e non sei lui?-

Frasi sconnesse, sta per contagiare anche me nella sua follia, ormai il più lo ho fatto, manca poco, no?

Cosa aspettano ancora?

Ho lascito passare tutto, oggi, ho sopporto veramente di tutto e dopo questa prova non ho debiti con nessun Padre Celeste!

In questo momento la porta della sala parto dove siamo noi, si apre…spero siano i dottori, Astrid riprende con un attacco di isteria, io mi giro e seccato dico:

- potreste sbrig…-

Mi fermo poiché non sono i medici, ma molto, molto, molto meglio…chi meglio dei medici?

Jun, il principe azzurro della strega, il bello della bestia!

La bionda in un bagno di sudore e dolori muta la sua espressione in un blocca immagine, la sua smorfia è indecisa se rimanere o scemare, ne approfitto per riprendermi il braccio, gli faccio un cenno e lo ringrazio con tutto il cuore, ho sempre detto che è un Dio sceso in terra, un monumento ci starebbe bene!

- oh, Jun….hai visto…con quell’orco…ed io che volevo mi accompagnassi tu….che viaggio infernale…l’insensibile non mi ha detto nemmeno una parola di conforto….che orco!-

La guardo male e gelido, probabilmente non ha fitte di dolore, altrimenti insulterebbe perfino il suo amore. Gli devono essere cessate brevemente, ma aspetta che riprendano e…

Lui l’accarezza dolcemente chinandosi su di lei, le scosta i capelli biondi dalla fronte e gliel’asciuga, fa gesti molto teneri, tipici nel suo stile, quei due ormai hanno un legame che è incredibile…se lei fosse sempre così forse non desidererei che le corde vocali le si tranciassero di netto!

Ecco, però, che il bel quadretto della famigliola felice e tenero, si rompe, l’abbraccio culmina in uno strozzamento di Astrid nei confronti del povero Jun…eppure non riesce a farmi pietà più di tanto, fino ad un momento prima ero io al suo posto, ora è giusto che sia lui.

Probabilmente come immaginavo le fitte le sono tornate e così anche lei si è ritrasformata in bestia feroce.

Lo stritola forte gridandogli nelle orecchie, ci manca poco che gli torni un infarto.

Eppure quel che ammiro di lui è la grazia e la semplicità con cui ancora si districa dai suoi abbracci a piovra, come con la pacatezza parla, la gestisce, non si inclina.

È unico e penso che solo lui era possibile e perfetto per lei.

 

Ecco che il parto inizia:

- spinga signora!-

- PORCA TROIA, STO SPINGENDO, EH?-

- ancora, respiri e una bella spinta, forza…-

- aaahhh, nooooo, basta, torno domani, non ne posso più smettetela!-

Suo malgrado, a quanto pare, esce la bambina, l’urlo di rito indica che è in piena forma nonostante le mille scorribande della madre. Non mi soffermo a guardarla, in questo momento non sono così sentimentale da guardare un cosino sporco di sangue, minuscolo, con un cordone attaccato…credo che…un occhiata fugace gliela potrei dare…ma rimarrei shockato, ho la netta sensazione che quanto visto di sfuggita mi possa bastare per capire che non sono affatto tagliato per queste cose…dopo, quando lo sistemeranno, lo puliranno e lo metteranno a dormire. Dopo lo guardo e diventerò umano. Prometto. Ora non ce la faccio, sono stanco io per lei e poi sono fatto così.

Qualcosa però attira la mai attenzione, non ho fatto in tempo a notare le reazioni degli altri, che i dottori sono di nuovo in agitazione, li sento dire:

- Ce n’è ancora uno, signora…spinga ancora!-

La risposta è veloce ed immediata, col male che effettivamente le torna, probabilmente. Ormai la conosco troppo bene:

- che cazzo dite? Mica ne voglio ancora! Uno basta e avanza!-

- spinga ancora, un ultimo sforzo!-

Come se lei non avesse effettivamente detto la cavolata!

- bugiardi traditori! Non mi avevate detto che dovevo soffrire ancora!-

- spinga forza!-

- facile dirlo, non ci riesco-

e poi...

- JUN, PORCA VACCA NERA è COLPA TUA, LO SAI? MALEDETTO!-

- forza, prenda un forte respiro e poi spinga!-

- Se non te lo leghi, la prossima volta li faccio partorire  te da quel buchino che hai!-

Poi segue il consiglio dei dottori, prende un ultimo respiro profondo e spinge con un urlo che si sente in tutto il reparto, questa volta le escono anche le lacrime, è proprio svuotata d’energie e farne due di fila non è uno scherzo, immagino, ma le sue risorse, si sa, sono infinite…è da ammirare solo per questa piccola impresa. Esce l’ultimo, un maschietto.

Ovviamente non glielo dirò mai, immagino abbia fatto un buon lavoro, grida e urla tanto, però ci sono cose che le riescono bene…

- Jun, con te ho chiuso! Il primo che mi dice di spingere di nuovo lo squarto!-

E detto questo crolla esamine, senza forze veramente, nemmeno di parlare, irriconoscibile dalla solita Astrid tutta movimenti ed insulti.

I due gemelli vengono avvolti in una copertina ciascuno, prima di venir lavati e ripuliti, li consegnano ai genitori.

La piccola al papà e il maschio alla mamma.

Mi faccio in disparte e osservo la scenetta.

Sono un bel quadretto, una vera famiglia.

Eh si, le loro espressioni dolci, stanche ma realizzate…e quella luce che solo dei genitori hanno…che teoricamente dovrebbero avere tutti.

Sto diventando troppo sentimentale, i bambini fanno proprio male!

Ad interrompere arriva Genzo che trafelato per la notizia del parto, è corso qua. Non sa nulla di tutta la maratona e il caos…ma lo prevengo, prima che entri, esco io, lo afferro per avanti spingendolo, gli metto una mano sulla bocca e guardando dentro la stanza che richiudo dietro di me, mormoro:

- ssst…lasciamoli stare un attimo…-

Già…con questo senso di malinconia, nostalgia e sentimento strano, sentire la presenza di Genzo accanto a me, mi sostiene, mi dà la giusta forza per concludere questa parentesi di giornata.

Loro hanno la nuova famiglia, io ho questo, che non muterà mai.

Le sue mani si posano incerte sulla mia schiena, senza capire bene che succede se non che c’è un bimbo di troppo, là dentro.

- ma che…-

- ho sentito che li chiamavano Rei e Kira…sono i nuovi amici di Sakuya…-

Io ho Genzo e perché no…quel piccolo nuovo arrivo, il fratello del mio fidanzato.

A nostro modo, una famiglia anche questa.”

 

FINE

   
 
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