BUONSERA PUBBLICO D:
Premetto che questa è la mia prima fic decente ed è anche la prima che pubblico DD:
Sicura che nessuno la leggerà e che, a quei pochi sfortunati, non piacerà non so cosa dirvi DD:
L’ho pensata stasera mentre pedalavo su quella maledetta cyclette e niente l’ho buttata giù ._.
Sono ovviamente accettate critiche (oh yeah) e complimenti (<- non ci saranno mai ._.)
Mmh, buona lettura D:
*va a switcharsi lie to me*

Fsssssssssh, fssssssssh.
Il fruscio lieve e quasi piacevole delle cyclette riecheggiava per la palestra semi deserta, attraversando tutte le stanze, fino alla home. Era una palestra decisamente grande, forse fin troppo, ma in compenso vantava di avere come clienti molti VIP di Hollywood che decidevano di iscriversi per rimettersi in forma dalle feste per un qualsiasi imminente award.
Nella home ovale e accogliente, abbellita con quadri e televisioni a schermo piatto che pubblicizzavano prodotti per la ginnastica, un uomo dai capelli biondo che dava abbastanza sul cenere, aspettava sulle poltroncine accuratamente disposte intorno ad una delle tv.
L’uomo sembrava spazientito e tamburellava le dita sulla gamba accavallata. Possibile che ci metta così tanto? Sbirciò l’orologio, sbuffando e tirando indietro la testa.
Alzarsi o aspettare lì seduto? Valutò le ipotesi: se si alzava e andava a prenderlo personalmente correva il rischio di interrompere la lezione e quindi sorbirsi una paternale infinta;d’altro canto, se rimaneva lì seduto, il rischio di perdere per sempre il suo uomo era in aumento causa cyclette-assassine. Possibile? Scosse la testa scacciando quel pensiero e sbuffando nuovamente si alzò. Avrebbe corso il rischio pur di rivederlo.
Si avvicinò al bancone dove una ragazza bruna piuttosto carina era intenta a messaggiare col telefono.
Si schiarì la voce e la ragazza sussultò, presa dallo spavento improvviso.
-Posso… posso esserle utile?- chiese, cercando di assumere un tono di voce tranquillo, mentre si aggiustava i capelli. Aveva focalizzato chi le stesse parlando e non voleva fare una brutta impressione.
-Si, vorrei chiederle un favore…- l’uomo si sporse sul bancone, avvicinando pericolosamente il volto a quello della ragazza che, si vedeva lontano un miglio, non era abituata a quel via vai di gente famosa. –Sarebbe possibile passare queste sbarre e andare nella sala spinning? E’ urgente.- L’uomo sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori e seppe che ce l’aveva fatta, infatti, la ragazza ormai in un coma permanente, annuì impercettibilmente e fece scattare il sensore, dando via libera al biondo.
 
E’ stato abbastanza facile. Jude Law trotterellava felice, con un sorriso lussurioso dipinto sul volto. Cercò la sala di spinning orientandosi col suono prodotto dalla cyclette. La stanza era in fondo al corridoio ricco di armadietti che si stagliava dopo aver girato il primo angolo a destra. Una porta trasparente divideva le cyclette dal resto della palestra, permettendo anche alla gente di sbirciare dentro.
Il nostro attore si avvicinò quatto, appostandosi accanto alla porta e buttando un’occhiata veloce dentro, per sapere a che punto erano. Non l’avesse mai fatto.
Il suo amato era l’unico in sala, tipico. Pompa i suoi addominali fino alla morte. Ma ciò che catturò l’attenzione di Jude -che dovette tenersi alla maniglia per non cadere- fu il torso nudo e madido di sudore che si muoveva sinuosamente ad ogni pedalata.
Con grande fatica riuscì a riprendersi e aprì piano la porta, sgusciando dentro.
-Dove sono tutti?- chiese alzando la voce per farsi sentire.
Robert, che intanto non si era accorto della sua presenza, sussultò appena. Era ormai abituato alle comparse magiche del suo amante, e sorrise ampiamente.
-‘Sera anche a te, Juddsie- sistemandosi attorno al collo l’asciugamano bianco, compagno di grandi sudate, scese dall’attrezzo e gli si avvicinò buttandogli le braccia al collo e accogliendolo con un caloroso bacio che lo fece nettamente impazzire.
Robert si staccò di colpo, osservando la faccia da pesce lesso comparsa sul volto del biondo per quell’allontanamento improvviso e rise sonoramente.
-E’ troppo facile così- constatò, andando a prendere la sua bibita energetica, scolandosela tutta in un colpo.
-Sei un fottuto bastardo- sentenziò Jude, andandogli incontro.
-Ahahah. Se la pensi così, possiamo chiuderla qui- il moro, con un sorriso che andava da orecchio a orecchio, si tamponò la fronte fissando divertito il volto di Jude che aveva subito un cambiò di colore invidiabile.
-Tranquillo, scherzavo solo- aggiunse subito, accarezzandogli i capelli.
Jude riprese il suo colore originario e sbuffò arrabbiato.
-Daiiii- insistette Robert, diretto a marcia indietro, alla porta per non distogliere lo sguardo dall’amante. Il biondo ci mise poco a raggiungerlo, bloccandogli la strada.
-E no, adesso mi servi- lo strinse ancora più a sé, baciandolo freneticamente.
-Okay, ma spera che nessuna venga a controllare- borbottò il moro, lasciandosi andare.
Jude mugugnò qualcosa che assomigliava ad un tranquillo, siamo liberi e si lasciò trasportare da quella marea di brividi dovuti a tutti quei baci e a quelle toccatine.
Fecero l’amore sul pavimento più volte, appannando maggiormente i vetri già in pessime condizione, tanto che sembrava essere in una sauna. Fortunatamente la ragazza, ancora in stato di catalessi, non venne a controllare nessuna di quelle sale e chiuse la palestra ancora sconvolta.
 
 
-Lo sai che ti amo, vero?- sussurrò Jude all’orecchio del moro.
-Certo. E tu lo sai che ti amo?-  gli domandò di rimando Robert.
-Certo.-