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Autore: SomeOtherSon    20/01/2011    6 recensioni
Erano le quattro. Erano le quattro di pomeriggio del 9 aprile 2010. Ero sdraiato sul letto, addormentato, con le cuffie nelle orecchie da cui ancora si sentiva musica rock a tutto volume. Con gli occhi chiusi e la musica ovviamente non percepii l’uragano che stava per abbattersi su di me.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 30 Seconds to Mars, Altri, My Chemical Romance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: tutti i personaggi di questa fan fiction non mi appartengono, non so se i fatti siano accaduti o no e non so niente sulle loro preferenze sessuali. 
 
Questa è la prima fan fiction che pubblico qui su EFP. In verità ne ho già scritta una a quattro mani con una mia amica ma questo è il mio vero debutto qui. Questa storia è nata come un regalo. Un regalo ad una persona speciale a cui voglio un mondo di bene...vita ti adoro, tanti tanti auguri per questi 18! (ok adesso mi commuovo ç_ç) comunque...spero vi piaccia...spero TI piaccia...buona lettura! :D
 
 
Erano le quattro. Erano le quattro di pomeriggio del 9 aprile 2010. Ero sdraiato sul letto, addormentato, con le cuffie nelle orecchie da cui ancora si sentiva musica rock a tutto volume. Con gli occhi chiusi e la musica ovviamente non percepii l’uragano che stava per abbattersi su di me. Nel bel mezzo della fase REM venni svegliato brutalmente dal peggiore dei miei incubi: Jared Leto, il mio migliore amico. Mi prese per le spalle scuotendomi violentemente. Aprii gli occhi e mi tolsi le cuffie pronto ad affrontare questa calamità naturale ma lui semplicemente mi abbracciò e mi strillò in un orecchio 
–BUON COMPLEANNO GEE!!!! Mi lasciò così lo riuscii a vedere in faccia: era contentissimo, aveva un sorrisone che gli arrivava da un orecchio all’altro. Segno molto preoccupante. Qualcosa che rendeva Jared così felice non era nulla di buono, almeno per me. 
-Jared si può sapere cosa cazzo ci fai a casa mia alle quattro di pomeriggio nel giorno del mio compleanno???- gli domandai sconcertato.
-Cosa cazzo ci faccio? Bè, è una sorpresa Gee. È il tuo compleanno dovresti aspettarti che non potrai rilassarti e fare quello che ti pare come vorresti. Soprattutto se hai il sottoscritto come migliore amico! Dai dai su alza quel culo che siamo in ritardo!
-Ma in ritardo PER COSA? Sono solo le quattro, dannazione!
-Dai poche storie muoviti su, su, SU!
Inutile quando decideva qualcosa Jared era inamovibile, maledettamente testardo.
Mi cambiai e mi misi le prime cose che mi capitarono sotto mano. Non avevo voglia di uscire di casa, figuriamoci di vestirmi! Jared mi guardò schifato senza riuscire a trattenersi ma stranamente non fece i suoi soliti commentini sul mio pessimo modo di vestire. ANCORA più strano. Scendemmo in strada e trovai una splendida limousine nera ad aspettarci. Guardai Jared interrogativo ma lui si limitò ad aprirmi la portiera da perfetto gentiluomo mentre con un inchino diceva –Prego monsieur si accomodi.- 
Io entrai in quella stupenda vettura e all’interno, accanto al divanetto di pelle nera c’erano un minibar pieno di qualsiasi cosa e un piccolo espositore con pasticcini, tartine, patatine e una mini torta con in numero 33 disegnato sopra con la glassa. Guardai il mio amico che radioso saliva in macchina e diceva all’autista di partire. Jared mi rispose con un sorrisone enorme per nulla rassicurante.
-Jared dove stiamo andando?- gli domandai un po’ ansioso. 
-Lo scoprirai presto. Senti qual è il tuo colore preferito?
-Cosa? Il mio colore preferito? Ma che razza di domanda è?
-Dai su non fare il difficile rispondi!- replicò testardo.
-Ok…bè mi piacciono il nero e il rosso ma probabilmente già lo sapevi visto che prediligo quei colori anche per i vestiti!
-Sì, sì, ok…- rispose distratto. Proprio non riuscivo a capire cosa avesse in mente. 
Ad un certo punto la limousine si fermò e aprendo la portiera scoprii che ci trovavamo davanti ad uno dei negozi di abbigliamento più costosi ed eleganti della città. Col panico che cresceva sempre di più mi avviai insieme dal mio compagno di merende (rigorosamente biologiche) all’interno del negozio. Appena entrati Jared ispirò a fondo con occhi scintillanti ed un sorriso entusiasta e disse:
-Ok Gerard. È tempo di shopping!- squittì entusiasta.
Inutile dire che le due ore successive le passammo rinchiusi lì dentro. Semmai aveste bisogno di un cambiamento di look o semplicemente di comprare qualcosa di nuovo NON chiamate mai Jared. Assolutamente. È un consiglio da amico il mio, lo dico per il vostro bene. Comunque alla fine trovammo l’abito perfetto per la sera. Elegante ma non troppo, nero ma gessato di rosso. Jared mi guardò soddisfatto e dalle tasche del trench beige prese un foulard a strisce rosse e nere che gli avevo visto addosso in un live sopra la cima di un grattacielo e dopo averlo piegato a dovere me lo legò intorno al collo. Si allontanò e quasi si commosse. 
-PER-FET-TO. Gerard ok prendi le tue cose e usciamo…-
-Ma come non mi dovrei cambiare? Dobbiamo pagare, chiamarti Jared Leto non mi sembra abbastanza come scusa per rubare!-
-Ehi! Ma per chi mi hai preso? Non mi abbasserei mai a fare queste cose io! Sono pur sempre Jared Leto e che diamine! No esci così mi sono messo già d’accordo con il direttore, già ho pagato tutto. Offre la casa!- e con un ultimo sorriso si allontanò. Sorrisi di rimando, era veramente un angioletto a volte…e ripeto A VOLTE. La maggior parte del tempo era un bastardo rompicoglioni che non poteva far altro che tormentare la mia vita. Altrimenti non stava bene, doveva per forza rendermi la vita un inferno. Ma gli volevo tanto bene ed era il mio migliore amico soprattutto perché lui c’era sempre, nei momenti belli ma soprattutto in quelli tristi, pronto ad ascoltare e a dare consigli, cercando nel contempo di tirarmi su con una delle sue battute idiote.
Così uscii dal camerino con il mio vestito elegante, un po’ in imbarazzo perché erano sono le 7 e 30 di sera e tutti ancora erano in giro in jeans e maglietta. Quanto li invidiavo. Ci rimettemmo in viaggio e mentre la limousine scorreva veloce per le strade affollate di LA, Jared prese da una borsa sotto il sedile un pettine e del gel.
-Dai vieni qui devo renderti presentabile! Hai un aspetto orribile lasciatelo dire…-
-Ehi grazie per i complimenti non c’è di che!- ribattei scocciato.
Con fare esperto Jared iniziò a domare i miei capelli e a farli diventare splendidi. Mi specchiai nei suoi occhiali impressionato notando che non aveva sporcato minimamente il mio vestito. Ci ritoccammo il kajal (nel mio caso dovetti fare tutto il lavoro da capo visto che prima che QUALCUNO mi svegliasse all’improvviso stavo dormendo beato sul mio letto) e ci preparammo per la serata . In teoria doveva essere una seratina tranquilla al pub solo io e lui. Ero un po’ amareggiato perché avrei tanto voluto passare quella serata con Frank ma pazienza. Ci saremmo visti il giorno dopo, non era un problema.  Verso le 8 giungemmo ad una stradina malfamata, illuminata solo da un lampione solitario, pure mezzo rotto. Mi fece uscire dalla macchina e non feci in tempo a capire dove eravamo che mi bendò con una spessa sciarpa nera.
-Ehi Jared che diavolo stai facendo! Toglimi questa cosa immediatamente!-
-Eh no caro mio, questa è una sorpresa non puoi sbirciare sennò non vale- ribattè. 
–Dai ti guido io non ti fidi?- mi chiese con una vocina innocente che non rispecchiava affatto lo stronzo che era a volte. 
-Si assai guarda…non vedevo l’ora di trovarmi vestito da pinguino bendato in questo vicolo, pure malfamato per di più. Dai prendimi per mano che se cado è colpa tua!-
-Ok allora…tieniti pronto!- esclamò con una voce improvvisamente eccitata.
Avanzammo un po’ nel vicolo e all’improvviso girammo a destra. Jay aprì una porta che cigolava piano e mi trascinò per mano giù per delle scale.
Scendemmo i gradini lentamente e mano a mano che ci avvicinavamo alla meta misteriosa un forte rumore mi investiva i timpani. Musica. Rock. Riconobbi la traccia che passavano in quel momento (Back in Black-AC/DC) appena un secondo prima di venire sbendato per vedere finalmente la folla di amici che ci stava aspettando e che mi gridò –SORPRESAAAAAAAAAAA!!!- 
Osservai meravigliato la sala per un attimo prima di girarmi verso il mio amico.
Lo guardai con gli occhi che luccicavano e lo abbracciai forte. Gli sussurrai un –Grazie Jay…- all’orecchio e lui mi rispose
-Gee per te questo ed altro. Ti voglio tanto tanto bene- e dette da lui queste parole valevano tantissimo, timido com’era per quanto concerne i sentimenti. 
Mi guardai intorno: c’erano tutti i miei amici. Ovviamente c’erano Shannon e Tomo, vicini che mi salutarono con la mano appena li vidi, poi c’erano i Green Day, gli Avenged Sevenfold, i The Used (e il mio stomaco fece una strana capriola all’indietro quando vidi Bert), e tante altre band e al centro, con i sorrisi più radiosi di tutti, i miei compagni d’avventura, i My Chemical Romance. Frank era quello col sorriso più radioso di tutti. Mi avvicinai piano e abbracciai tutta la band per poi dedicarmi solo a Frank. Mi guardò dritto negli occhi accarezzandomi la guancia.
 Sembrava volermi dire tante cose anche troppe, sembrava con quello sguardo volermi trasmettere il mondo intero. Ma disse semplicemente:
-Buon compleanno amore. Ti amo tanto. Sei la persona più importante per me, ti amo sopra ogni cosa.- Quelle parole per me valevano il mondo. Bastava saperlo vicino a me, che mi amava e io avrei potuto vivere felice. Qualsiasi cosa fosse accaduta, se lui fosse stato vicino a me io sarei stato pronto e avrei affrontato qualsiasi cosa. Dopo aver salutato tutti ed aver ricevuto gli auguri dai miei amici, finalmente iniziò la festa! Prima presi qualcosa dal buffet perché avevo una fame incredibile visto che ero in giro dalle 4 di pomeriggio. Poi sempre accompagnati dalla musica a palla iniziammo a ballare sulla pista illuminata da luci colorate. Iniziammo a scatenarci tutti insieme, perdendo la nostra identità e diventando solo dei corpi completamente posseduti dalla musica.
Persi completamente la testa, ballavo sfrenato sulla pista non vedendo nemmeno dove mettevo i piedi, tutto ciò che mi importava era ballare e ballare ancora…ma dove l’avevo presa tutta quell’energia? Guardai distrattamente il bicchiere di vodka lemon che avevo in mano…non ricordo bene quanti ne avevo bevuti di quelli ma sicuramente non pochi viste le condizioni in cui stavo. 
Da un certo punto in poi non ricordo più nulla. Il vuoto. So solo che passò non molto tempo (o almeno così sembrò) da quel momento fino a quando riaprii gli occhi che venivano colpiti dalla luce forte del sole. Doveva essere già tarda mattinata. Sbattei le palpebre e mi resi conto di trovarmi su un letto. Mi faceva male tutto e avevo in bocca quel saporaccio orrendo che è tipico del dopo-sbornia. 
Mi girai verso la persona accanto a me sul letto…oh sicuramente c’era il mio Frank…ehi ma aspetta…QUELLO NON ERA FRANK! Era Bert! Cacciai un urlo potentissimo che fece tremare le finestre e mi alzai di scatto anche se barcollavo un po’ ma non me ne importai. Dovevo trovare Frank…non avevo idea di dove fossi ma quella mi sembrò una stanza d’albergo. Bene. Se Bert e io eravamo lì gli altri ragazzi delle varie band non dovevano essere lontani, di solito quando ci riunivamo prendevamo sempre le stanze d’albergo vicine. Uscii dalla camera scalzo e in boxer, non me ne fregava niente, volevo sapere dov’era Frank. Feci un paio di figuracce aprendo le porte di Shannon e di Billie Joe Armstrong che erano tutti e due un tantino “impegnati”. Ma non me ne importò, dovevo trovare LUI. Alla fine lo trovai. Ma non l’avessi mai fatto. Lui era nel letto, splendido come sempre, coperto da un soffice lenzuolo solo fino alla cinta. Rimasi immobile sulla porta, senza sapere bene che fare, senza sapere bene cosa dire. E fu in quel momento che mi crollò il mondo addosso e mi sentii morire. Jared uscì dal bagno in accappatoio e infradito, dopo quella che sembrava una doccia rigenerante in seguito a un’appagante notte di sesso sfrenato. Si girarono entrambi verso di me. Jared si portò inorridito le mani alla bocca mentre Frank cercava di alzarsi mentre diceva:
-Amore non è ASSOLUTAMENTE come sembra posso spiegarti tutto dammi solo un momento…-e nel frattempo lottava con i boxer che non volevano collaborare mentre lui tentava di rivestirsi in fretta. Io feci per andarmene ma venni bloccato da una mano di Frank che mi teneva e io non potei far altro che urlare…e urlare..e urlare ancora…urlavo…AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
…………………………………AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!
 
 
Mi risvegliai di colpo. Erano le 4 e 10 del 9 aprile 2010. Ero sul mio letto con le cuffiette che ancora mandavano la musica dell’I-Pod a tutto volume. Alzai il busto dal letto per mettermi seduto e mi guardai intorno. Tutto sembrava come prima che Jared mi venisse a prendere e tutto quel casino non succedesse…ma un momento…tutto quello non era successo…lui stava SOGNANDO…Gerard si sciolse e dopo lo spavento iniziale iniziò a ridere, tanto che gli cominciarono a dolere gli addominali. Quando smise con le lacrime agli occhi si diede dello stupido, in primis perché Frank non avrebbe mai fatto una cosa del genere, nemmeno ubriaco fradicio e avendo preso un mix letale di stupefacenti e secondo…perché Jared era una peste si ma non sarebbe arrivato a rapirlo dalle 4 di pome…
“DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!!!!!” Era il campanello. 
OH NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!
   
 
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