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Autore: Ezrebet    20/01/2011    0 recensioni
Nella notte, Alice si lascia andare, lascia che il suo bisogno sia soddisfatto dal peggior incubo.. Ma non c'è proprio nessuno che voglia aiutarla..? Ecco la prima storia di una raccolta..
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Annusare l’aria per trovare la traccia. Una vecchia abitudine che tornava sempre utile. Ma la traccia quella notte era mescolata ad altro. Smog.  Lo smog rende sempre tutto più difficile.
 

La sua esperienza gli consentì anche quella volta di superare l’ostacolo. Gli bastò chiudere gli occhi e concentrarsi, come il Maestro gli aveva insegnato. Niente più luci al neon, niente più clacson, niente più fumo.
Ed eccolo, l’odore. Flebile ma persistente. Lo stava guidando, l’avrebbe condotto fino all’origine. Le sue narici erano allenate. Piano piano, cominciò a distinguere in modo netto la traccia dal resto.
Le due di notte e i marciapiedi erano ancora pieni di gente. Si spostavano da un locale all’altro, il vociare era intenso ed ogni tanto risate sguaiate rompevano la monotonia. Roman fendeva veloce la folla, lo sguardo fisso davanti a sé, come quello di un segugio in punta. Era, un segugio.
 
Trovò subito il vampiro. Lo riconobbe tra i passanti. Rimase a debita distanza, mentre quello si aggirava tranquillo, mescolandosi alla gente con naturalezza. Lo osservò attentamente. Era alto, elegante, i capelli ben pettinati, il sorriso sulle labbra pallide, lo sguardo acceso.
Una delle cose che più lo colpivano dei non morti era lo sguardo. Avevano sempre occhi lucenti, espressivi, in grado di sedurre. Niente a che vedere con il nero della morte in cui sguazzavano. Erano occhi vivi.
Rise tra sé. Di vivo, non avevano niente.
O forse una cosa, rifletté. La fame.
Lo seguì, senza avvicinarsi troppo, altrimenti l’avrebbe percepito, perché i sensi dei vampiri sono la loro miglior arma di difesa. Il vampiro continuava a camminare e si dirigeva deciso verso la sua meta.
In qualche covo, pensò Roman. Magari, da qualche parte in questa caotica città, c’è una colonia vampirica che prospera. L’idea lo turbò. In parte perché era sempre incredibile scontrarsi con l’assoluta cecità umana: omicidi o suicidi inspiegabili, furti impossibili, stranezze che per lo più venivano abbandonate in fondo a qualche schedario in Questura. In parte perché la battaglia era il momento che più aspettava dall’inizio della caccia.
Piombare in un nido di non morti e farli a pezzi, oppure bruciarli, o impalettarli nel sonno. Non negava a sé stesso che la sola idea di uno scontro lo eccitava sempre.
L’inseguimento s’interruppe davanti ad una casa con un bel giardino, appena fuori dal centro, circondata da una cancellata alta ed appuntita. Guardò il vampiro scivolare tra le sbarre del cancello come un’ombra.
Ecco uno dei loro poteri più odiosi, la metamorfosi. Quel modo di sparire come fumo, di distorcere lo spazio a proprio piacimento. Non tutti lo sapevano fare, solo i più vecchi ed esperti.
Dunque, ho davanti un vampiro più che centenario.
Da dove si trovava riuscì a scorgere la sua scalata. Salì lungo il muro veloce come un ragno e si fermò di fianco ad una finestra aperta e buia. Un attimo dopo, era sparito, assorbito dal nero della stanza.
Roman rimase appoggiato al muro della casa di fronte, gli occhi fissi sulla finestra spalancata, un pensiero fastidioso in testa. Sembrava tanto un appuntamento.
Non posso intervenire ora. Se lo facessi, spezzerei l’unica chance di sopravvivere di qualcuno. Qualcuno che l’ha invitato ad entrare.
 
Lo vide qualche minuto dopo. Corse a testa in giù fino a terra, del tutto simile ad un millepiedi. E di nuovo, uscì in strada. In ordine e affascinante come quando era entrato, sparendo ben presto nella notte.
Non era necessario stargli alle costole, per il momento. Si era nutrito ed andava a dormire. No, non aveva senso andargli dietro. Sarebbe tornato.
Ciò che più gli interessava, in quel momento, era sapere chi, oltre quei vetri, si concedeva al morso del vampiro.
  

   
 
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