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Autore: Mia    23/12/2005    6 recensioni
Anni trascorsi ad Azkaban hanno cambiato la mente di Sirius Black. Egli pensa a James Potter, a sua moglie Lily, ai suoi amici, al piccolo Harry... Pensa, ed infine sembra giungere ad una conclusione definitiva, irrevocabile, terribile...
Genere: Drammatico, Fantasy, Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcun fine di lucro.

 

Felpato

Ad Azkaban

Pensieri

 

È incredibile pensare di riuscire a pensare.

Credevo di non esserne più capace… credevo che la mia mente ed i miei pensieri fossero ormai controllati e preda inerme dei Dissennatori.

È meraviglioso riuscire a risorgere da quel baratro di dolore in cui ero sprofondato, distaccandomi dal mondo più di quanto già non fossi, essendo relegato in questa terribile prigione che è Azkaban.

Pur sforzandomi, non ricordo più nulla della mia permanenza qui, sebbene essa sia durata dodici anni… dodici lunghi, lunghissimi anni trascorsi nei tormenti. L’unica cosa che ricordo sono le mie urla, che si confondevano con quelle degli altri prigionieri in un inquietante concerto di dolore.

Le esperienze peggiori della mia vita, i brutti ricordi che avevo cercato di rimuovere dalla mente ormai da tempo, erano riemersi dai meandri più profondi del mio cervello: nulla sfugge a queste creature demoniache!

Ora però, sebbene in me risuoni ancora l’eco delle mie grida e quelle degli altri prigionieri mi ricordino in continuazione dove sono, la mia mente riesce a vagare molto più liberamente; solo rare volte essa ritorna ad essere dominata dal potere dei Dissennatori.

Il pensiero della mia innocenza si è fatto largo fra mille altri ed ora sta prevalendo… forse è sempre stato vivo dentro di me, perché altrimenti non riuscirei a spiegarmi il mio stato di lucidità mentale.

Credo sia stato il residuo di questo pensiero a darmi la forza di non impazzire.

Ora esso domina la mia mente, tanto che i Dissennatori quasi non hanno effetto su di me.

I miei pensieri felici sono ormai ben pochi, e queste malefiche creature hanno ben poco da sottrarmi…

James…

Lily…

Anche grazie a voi io sopravvivo qui dentro… sopravvivo… sì, ma a causa vostra io vivo in questo luogo buio e dimenticato.

La vostra morte è stata la mia condanna. Io, che nulla avevo a che fare con la vostra dipartita, sono stato catturato e trascinato in questo buco dell’inferno!

Sì… la mia volontà avrebbe facilmente potuto essere mutata, James… ti sarebbe bastato insistere, chiedermelo ancora ed io sarei stato il tuo Custode Segreto… ma non l’hai fatto e neppure Lily…

E lo so il perché: tu dicevi sempre che ero il tuo migliore amico, ma in realtà non ti fidavi di me; non ti sei mai fidato, James, e tanto meno Lily. Lei mi ha sempre odiato, fin dai tempi della scuola e nulla era cambiato, anche se “il prefetto Evans” faceva di tutto per darmi a bere il fatto di avere mutato opinione. I conflitti di due ragazzini, – diceva – da adulti fanno sorridere e non sono altro che lontani ricordi.

Sì, belle parole queste! ma la realtà dei fatti era molto diversa, anche per te, James.

Non ti sei mai fidato di me: credevi che fossi passato dalla parte Oscura, che mi fossi schierato dalla parte di Voldemort.

Hai preferito affidare la vita tua e di tua moglie a quel bastardo di Peter! Quell’essere viscido ed amorfo che si diceva nostro amico; quella feccia che non ha esitato un momento quando ha avuto la possibilità di consegnare voi, i Potter, al suo padrone.

Davvero credevi che, dopo aver rinnegato la mia famiglia, il mio sangue, le mie origini per te, potessi voltarti le spalle?! Davvero credevi questo, James?!

La nostra amicizia, a quanto pare, non era così solida come credevamo, se sono bastate delle voci maligne per far cadere la tua fiducia nei miei confronti.

La risata per la quale sono odiato e temuto da tutto il mondo dei Maghi – e forse anche dei Babbani – era una risata di odio, James.

Odio verso Peter e me stesso e la mia insicurezza, ma anche odio per te e Lily: voi non mi avevate dato fiducia, non avevate insistito affinché la vostra vita dipendesse da me, ed infatti si è ben visto da chi è dipesa… per causa vostra venivo trascinato ad Azkaban.

Ho scontato dodici anni in prigione, dodici anni in preda al dolore, ai tormenti ed ai rimorsi… i rimorsi, James! Ora non provo più alcun rimorso, ma solo odio: se sia stato il clima di terrore che si respira qui ad Azkaban ad annebbiare la mia mente con questo sentimento, oppure un sottile velo di follia che, nonostante tutto, mi ha preso senza che me ne accorgessi, oppure la conseguenza di un razionale ragionamento, non so; so solo che a causa vostra ho perso dodici anni della mia vita.

Ma forse non è tanto per quello… la mia vita non sarebbe più stata importante senza di voi, poiché allora vi credevo ancora i miei migliori amici, le persone più care che avessi al mondo e per le quali avevo rinnegato tutto e rinunciato a tutto.

No, forse non è tanto il pensiero degli anni perduti, ma il pensiero delle amicizie perdute, dell’odio che la vostra morte mi ha tirato addosso, assieme a tutte le calunnie…

Per causa vostra ho perso molte amicizie: la vostra… quella di Remus, che non è mai venuto a trovarmi in questi anni, poiché anche lui pensa che sia stato io ad uccidervi, – anche lui, come voi, non ha mai avuto fiducia in me: è proprio vero che gli amici si riconoscono nel momento del bisogno! – quella di Peter, così come quella di tutti coloro che mi conoscevano, i quali ora pensano di essere stati, chi per molto tempo, chi più brevemente, vicino ad un assassino…

Il fatto che Remus non mi sia mai venuto a trovare in tutti questi anni mi fa soffrire immensamente: perché non sei venuto almeno tu, Lunastorta?

La nostra amicizia dunque non contava proprio nulla?

Tu eri l’unico che mi rimaneva, dopo che James era morto ed aver scoperto che Peter era un lurido bastardo traditore!

Eri l’unico…

Eppure, neppure tu ti sei fidato, neppure tu mi hai dato una possibilità: hai chiuso definitivamente tutte le porte, escludendomi dalla tua esistenza e cercando di dimenticare sette anni della tua vita fra i più felici solo perché in essi c’era scritto il mio nome; così come quelli seguenti, anche essi dimenticati, spazzati via.

Non hai neppure voluto darmi la possibilità di fornirti la mia versione dei fatti, ma hai accettato ciò che il Ministro della Magia ti spacciava per vero, ed hai dimenticato improvvisamente che io avrei dato la vita per James.

Tutto quello che io avevo costruito in sette anni di scuola ed in numerosi anni di vita, era stato demolito da voci, da un articolo sulla Gazzetta del Profeta: tutte queste cose contavano – no, perché usare il passato? Ancora adesso è così – contano più di me, della mia amicizia… della nostra amicizia, Remus! Poiché un tempo essa non era univoca: non proveniva solo da me, ma tutti noi la davamo e la ricevevamo.

Ma anche questo l’hai dimenticato… l’avete dimenticato… tu, James e Lily.

Tutti questi pensieri dolorosi mi hanno stranamente riportato alla mente i bei tempi della scuola. Quei ricordi felici ora sono resi opachi da un velo di ipocrisia che solo adesso riesco a vedere, ma che, mi rendo conto, c’era sempre stato.

Il nostro primo incontro… lo rammenti James? Oppure hai preferito rimuoverlo dalla tua mente come il più brutto dei ricordi?

Io ad ogni modo lo ricordo.

Avevamo solo undici anni… – quasi non riesco a credere di essere stato così piccolo, giovane ed “innocente” – ed Hogwarts ci sembrava immensa, enorme.

Ci siamo incontrati per la prima volta nell’ufficio di Silente; io mi trovavo lì a causa di Gazza, ma non ricordo quale scherzo innocente gli avessi fatto; anche tu eri da Silente per lo stesso motivo, mentre Remus doveva discutere con il preside la questione della sua licantropia, sebbene noi allora non lo sapessimo.

Ricordo che eravamo seduti tutti e tre nella sala circolare, senza guardarci negli occhi.

I nostri sguardi si perdevano a fissare gli oggetti di arredamento, i nostri piedi che dondolavano avanti ed indietro su quelle sedie troppo alte per noi, qualunque cosa pur di non incrociare i nostri sguardi.

Fosti proprio tu a rompere il ghiaccio James, con il tuo solito modo affabile e gioviale che ci univa, ci permetteva di fare pace quando litigavamo; grazie al tuo sorriso ed alla tua simpatia hai gettato le basi di una amicizia, costruita un poco alla volta, che credevo solida, ma che invece è stata facile da demolire: è bastato il colpo di vento delle voci, del pettegolezzo per farla crollare.

Scendesti con un saltello dalla tua sedia, ti avvicinasti a Remus, il quale appariva molto più fragile e sperduto di me, e ti presentasti, chiedendogli poi il suo nome.

Io seguii questa scena con sufficienza e apparente distacco, ma poi, quando lui ebbe risposto e tu rivolgesti a me la stessa domanda, non esitai a risponderti anche io.

Ti dissi di essere Sirius Black, discendente della nobile ed antica famiglia Black, – ero ancora arrogante allora ed orgoglioso del mio sangue puro, benché il mio orgoglio ed il mio “onore” fossero stati punti sul vivo dopo che il Cappello Parlante mi aveva assegnato a Grifondoro invece che a Serpeverde come avrebbe voluto la tradizione – ma tu non ne fosti particolarmente impressionato: mi sorridesti e mi dicesti che per te era un piacere conoscermi.

A questo punto cominciammo a parlare dei motivi per cui eravamo lì: tu ridevi e ti burlavi di Gazza, vantandoti dello scherzo che gli avevi fatto, cosa nella quale io ti imitavo. Remus era più schivo, taciturno, ma anche lui non riusciva a trattenere delle timide risate davanti al racconto delle nostre marachelle, sebbene fosse restio a raccontarci il motivo per cui lui si trovava lì.

Alla fine, quando uscimmo dall’ufficio di Silente, eravamo amici e col tempo lo saremo diventati sempre di più.

Ora invece il tuo sorriso si è spento, James; la tua timida allegria non c’è più, Remus: entrambi mi avete abbandonato. L’uno morendo; l’altro evitandomi, dimenticandomi, rinnegandomi…

Riesco a focalizzare questi momenti della nostra giovinezza, perché essi ormai non sono più ricordi felici che i Dissennatori mi possono strappare, ma ricordi resi tristi dall’ipocrisia che li sporca e da anni di solitudine.

Mi avete tradito… voi mi avete tradito, non io: io avrei fatto di tutto per salvarvi, avrei dato la vita, voi invece non vi siete fidati di me, ed ora siete morti.

Cosa ho fatto per meritarmi questo? Per cosa dovevo essere punito con dodici anni ad Azkaban? Per cosa?! Per essere stato disposto a dare la mia vita per i miei amici? Per avervi amato troppo, tanto da dimenticare e rinnegare me stesso?

Morendo non avete abbandonato solo me, ma anche Harry…

Harry…

Lo ricordo ancora bambino… quanto eravate orgogliosi di lui.

Tu James, eri convinto che, un giorno, sarebbe diventato un grande giocatore di Quidditch: amavi farlo volare sulla tua scopa da corsa, mentre Lily, dal basso, ti urlava di farlo scendere, perché avrebbe potuto cadere e che eri un pazzo a fare certi giochi con il bambino.

Tutto questo Harry non lo potrà mai rivivere… io non lo potrò mai più rivivere.

Harry…

Perché Voldemort vi ha uccisi, James?

E se non fosse stato interessato a voi? E se il suo vero bersaglio fosse stato Harry…?

La Profezia… mi ricordo qualche cosa… qualche cosa di molto confuso su di una Profezia di quella pazza della Cooman. Non ho mai dato molto peso alle sue deliranti predizioni, ma so molto bene che, ogni tanto, esse si avveravano.

Quella su Harry era una di queste…

Non la ricordo… sebbene mi sforzi, la mia mente è ancora annebbiata, confusa dall’effetto dei Dissennatori.

Ma se davvero Voldemort fosse stato interessato ad Harry… ciò vuol dire che è lui l’ignaro responsabile della mia lunga permanenza qui ad Azkaban…

Sono stato rinchiuso qui per tutto questo tempo, anche e soprattutto per salvaguardare l’incolumità di Harry!

Harry… io non gli avrei mai fatto del male… lo adoravo: era come se fosse stato anche mio figlio.

Eppure… qualche cosa è cambiato dentro di me.

Ora il mio cuore, la mia mente e la mia anima sono state talmente prosciugate dai pensieri allegri e dalla felicità, che riesco a provare solo odio e tristezza…una tristezza immensa.

Ti odio, James: odio te e tua moglie che mi avete tradito, considerandomi non degno di fiducia, quando sarei stato l’unico in grado di proteggervi veramente.

Odio Remus, che al vostro pari si è fatto corrompere, dimenticandomi ed abbandonandomi quando più avrei avuto bisogno di un amico…

Odio Peter che mi ha privato di quella illusione in cui amavo rifugiarmi: la vostra amicizia.

Odio Voldemort che, uccidendovi, ha fatto crollare totalmente questa illusione già fragile, mostrandomi la sporca ipocrisia che ha incrostato tutta la mia esistenza.

Odio tutti quanti, Maghi e Babbani, per non aver capito nulla di quello che io ero.

Ed odio anche Harry, poiché è principalmente colpa sua se ora io sono rinchiuso qui, a patire le pene dell’inferno per una colpa che non ho commesso; per un crimine del quale non mi sono macchiato, ma che anzi avrei potuto evitare se solo mi fosse stata data fiducia.

Pensare a questo ha fatto rinascere in me il rimorso, ma io non ho intenzione di prestargli orecchio… mi dice che Harry non ha colpa, che il solo responsabile è Voldemort, ma io non ci credo… non ci voglio credere.

Troppi fatti spiacevoli sono venuti allo scoperto molto prima che tu e Lily foste uccisi: si è manifestata chiaramente la vostra sfiducia, la vostra assurda ed ingiusta paura.

Di me avevate paura, James! Di me: il vostro migliore amico!

Forse è vero che Harry non ha colpa, che tutto questo è successo a causa del Signore Oscuro, ma ti dirò che non mi importa più ormai, James.

Harry ha la sua colpa indiretta; lui è colpevole, sicuramente molto più di me…

Sì! Molto più di me! Perché io non sono colpevole… non lo sono…

Tu e Lily l’avete già pagata; adesso è il turno di Peter… e di Harry.

La pagheranno anche loro: sconteranno tutti gli anni che io ho trascorso qui per colpa loro e vostra.

Li ucciderò.

Li ucciderò entrambi.

Riuscirò ad uscire da qui, poiché ormai ho trovato la forza per andare avanti: il mio dolore, che inizialmente avevo odiato e maledetto dentro di me, adesso è il mio migliore amico, l’unico che mi dia conforto… quel conforto che Remus non mi ha dato…

Di una cosa però lo devo ringraziare: a lui devo il mio essere Animagus, che mi permetterà di uscire da qui.

Per ora sono ancora troppo debole per trasformarmi, ma presto ci riuscirò, poiché la mia forza di volontà è grande. Più grande di quanto pensaste tu, Lily e Remus.

Ho qui davanti a me l’edizione della Gazzetta del Profeta di Cornelius Caramell che gli avevo chiesto qualche tempo fa, durante la sua visita ai detenuti, per le parole crociate.

Inaspettatamente, quasi fosse stata un segno del destino, su di una pagina ho trovato la fotografia di una numerosa famiglia di Maghi dai capelli rossi, i Weasley; e lì, sulla spalla di uno dei ragazzi, ho visto lui.

Peter: l’avrei riconosciuto fra mille, inoltre la zampa mutilata mi ha aiutato a riconoscerlo.

Sulla Gazzetta c’era scritto che torneranno dall’Egitto in tempo per l’inizio delle lezioni ad Hogwarts, dove sono iscritti cinque dei ragazzi Weasley.

È lì che troverò Peter… ed anche Harry.

È giunto il momento di vendicarmi per i torti subiti, per tutti gli anni trascorsi ad Azkaban – dodici lunghi, lunghissimi anni – per l’odio ed il dolore.

Presto sarò libero e mi riprenderò ciò che per colpa vostra ho perso.

Andrò a Hogwarts ed ucciderò Peter… ed ucciderò Harry.

Questa volta il mio senso di colpa non mi fermerà; forse a lungo andare mi ucciderà, ma quando quel giorno arriverà io sarò almeno sicuro di avere avuto la mia vendetta.

Addio James: l’uomo che un tempo era il tuo migliore amico, non c’è più; ora esiste solo l’uomo vendicativo e spietato che gli eventi hanno fatto rinascere in me.

Presto rivedrai tuo figlio.

Addio.

  
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