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Autore: visbs88    20/01/2011    2 recensioni
Raki sfida il deserto, dopo essere stato cacciato dal suo paese natale.
Scritta per l'iniziativa "Un prompt al giorno", prompt "Sabbia".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claire, Raki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi di ritorno! Era da un po’ che non rompevo qui, vero?
Temo che i lettori de “La Luminosa” dovranno aspettarmi ancora per un bel po’ ç.ç scusatemi!
Dedico questa nuova ff a eien91, bluemary e Hamish per aver recensito “Ningen no kokoro”, e a alla prima per averla messa nelle preferite! Grazie!
Ed ora, nuova ff, nuovo tormento!
Buona lettura! XD
 
Solo sabbia.
Dune ininterrotte, una distesa infinita di granelli sottili sollevati dal vento ardente. Il sole splendeva, caldo più che mai, mentre l’aria torrida lo avvolgeva.
Solo sabbia. Era questo che Raki vedeva.
Non una sola goccia di acqua, non una pianta, non un insetto, nulla: solo sabbia.
Trascinava i piedi sul terreno che lo ostacolava quanto poteva, facendolo affondare e faticare per riuscire a muovere un altro passo.
Da quanto tempo andava avanti così? Non lo sapeva. Forse anni, forse secoli, forse millenni. Giorni e giorni, ore e ore a patire fame, sete, caldo e solitudine.
Sentiva di star per crollare.
Non riusciva più nemmeno a piangere, era troppo disidratato anche per quello. Piangere lacrime amare, maledicendo il destino e la stupidità dei suoi compaesani.
La Claymore aveva ucciso lo Yoma del suo villaggio. Perché non avrebbe dovuto uccidere anche lui, se fosse stato un mostro?
Ma la paura aveva accecato gli uomini, che non avevano voluto aiutarlo, che avevano aggiunto altro patimento al suo dolore per la perdita di padre, madre, fratello, zio. Paura di un ragazzino che aveva visto l’orrore, la morte in faccia, paura di un debole che non era riuscito a difendersi da solo, né a proteggere chi amava. Eppure, paura.
Gli avevano chiesto di perdonarli. Non era possibile. Perché non avevano provato a capirlo? Lui non era uno Yoma! Gettato giù da un dirupo come un giocattolo che non diverte più, qualcosa di inutile, eliminato come un oggetto che avrebbe portato distruzione. Avrebbero voluto ucciderlo. Ma Raki era andato avanti, senza essere intenzionato a tornare indietro. Quegli uomini avrebbero avuto paura di lui, non l’avrebbero mai e poi mai riaccettato nel suo villaggio. La cosa lo faceva soffrire.
Si trascinava sfidando le tempeste di sabbia che lo avvolgevano, i granelli che si infilavano negli occhi, fra i capelli, nei vestiti a brandelli, nelle narici, fra le labbra. Pensava alla Claymore.
Lei avrebbe capito il suo stato d’animo? Non comprendeva il perché tutte le persone, solo a vederla, mormorassero frasi terrorizzate, si ritirassero nelle case, schivandola, additandola, chiamandola mostro. A Raki, tutto era parsa meno che uno mostro. Era una bella ragazza, sottile, snella. Se l’era immaginata robusta come un uomo, magari, o con fattezze più animalesche. Invece, l’unica cosa che tradiva il suo essere una mezza Yoma erano gli occhi color argento, freddi, impenetrabili, nei quali gli era parso di aver scorto un’ombra di dolore. La vita di quelle guerriere non doveva essere facile. E ciò, in quella Claymore, era riflesso nelle iridi argentate.
Si ripeté per l’ennesima volta che lei lo avrebbe ucciso, se fosse stato uno Yoma.
Lo avrebbe eliminato come aveva fatto con quello vero, perché trattenersi?
Avrebbe almeno voluto conoscere il suo nome. L’avrebbe ricordato, la Claymore sbagliava nel credere che l’avrebbe dimenticato. Una persona del genere rimane impressa nella vita della gente che incontra.
Gli era parsa normale, nel suo portamento austero, nelle sue parole calme e controllate, nel suo freddo mutismo, velato da una sottile coltre di malinconia. Poi, l’aveva vista combattere, gli aveva salvato la vita, anche se involontariamente, forse. Crudele, spietata. Ma d’altronde, era questo che meritavano gli Yoma, no? Perché avrebbe dovuto risparmiarlo?
Una sagoma apparve in mezzo alla polvere sollevata dal vento.
Aveva anche le allucinazioni. Aveva pensato troppo alla Claymore. Gli pareva di vederla, era proprio lei. La riconosceva, il corto mantello mosso dall’aria asfissiante, quel caschetto che ricordava perfettamente. Veniva incontro a lui, insensibile alle forze della natura, insensibile al calore del deserto.
Che fosse davvero solo un’illusione? Sembrava così vera. Quanto avrebbe dato perché lo fosse. Lei lo avrebbe aiutato se avesse potuto, di questo ne era stato certo fin da subito. Si fidava più di quella ragazza che dei traditori.
Era sempre più vicina.
E quando stava per fare uno sforzo, per scoprire se era davvero lei, tutto divenne nero. Fu sopraffatto dalla stanchezza, dalla fame, dal dolore, e svenne.
Claire lo afferrò appena prima che si accasciasse sulla sabbia ardente. Lo tenne in braccio senza sforzo, osservando seria il volto tirato, macchiato qua e là di sangue.
L’avevano cacciato dal paese, quindi.
Non poteva lasciarlo lì, sarebbe stata colpa sua se fosse morto. Ma anche se non ci fosse stata quella ferrea regola di non uccidere gli umani, non l’avrebbe abbandonato a sé stesso, a morire.
Ricordava bene la diffidenza che tutti provavano per lei in passato, per quella bimba accompagnata da quello strano individuo. Muta, riservata, sempre paurosa di avvicinarsi a qualcuno. Sola.
Teresa… Teresa l’aveva strappata a quel mondo.
Scrutò il volto di Raki. Pensò a quando Teresa l’aveva gettata senza troppi riguardi nell’acqua del laghetto, dicendole di bere e lavarsi perché puzzava. Non provava nessun rancore verso i modi bruschi della numero uno, l’aveva salvata. Pensò che forse Teresa avrebbe salvato quel ragazzino. Magari lei, Claire, avrebbe usato modi un po’ più gentili. O non si sarebbe fatta vedere affatto. Dubitava che il ragazzo fosse stato abbastanza cosciente da distinguerla chiaramente nella tempesta di sabbia in corso.
Vide sé stessa in quel corpo sfinito. Vide Teresa nella Claire adulta.
Con decisione, sistemò meglio il corpo inerte del ragazzino tra le proprie braccia, quindi cominciò a correre nel deserto, diretta alla città più vicina, dove peraltro doveva svolgere un lavoro. L’avrebbe lasciato lì.
Si era ripromessa di prendere esempio da Teresa, e non era una da rimangiarsi la parola.
Per questo, corse attraverso la sabbia che forse avrebbe voluto ostacolarla.
Ed ogni tanto, mentre gli occhi si posavano per brevi attimi sul volto del ragazzo, l’espressione sul volto freddo della guerriera cambiava.
Non più solo indifferenza, nello sguardo d’argento. Bensì anche delle emozioni.
Anche tenerezza.

 
Ed ecco qui un micro tributo alla coppia Claire/Raki. Certo, non si conoscevano ancora, ma dopotutto sono carini insieme. A volte lui è pesante, ma alla fin fine non mi dispiace.
Spero che vi sia piaciuta!
Visbs88
   
 
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