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Autore: Juliet    23/12/2005    8 recensioni
Vilandra, il suo rapporto con il fratello, con il marito Rath e con il suo amante Kivar. I pensieri di una donna che vede morire la sua famiglia a causa del suo tradimento.
[Vilandra/Zan]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabel Evans Ramirez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è stato Vilandra

Categoria: Roswell

Titolo: As a Princess, I was Vilandra

Autrice: Juliet

Personaggi&Pairings: Max Evans, Isabel Evans

Rating: Arancione

Avvertimenti: One - Shot





As a Princess, I Was Vilandra





Il mio nome è stato Vilandra.



Lo è stato su un altro pianeta, lo è stato in una situazione completamente diversa, ma è stato il mio nome. La Principessa di Antar, la sposa di Rath, il tuo coraggioso e leale braccio destro. Ho amato il nemico, ho sovrapposto la passione che mi accecava a tutto quanto avevo sempre, egoisticamente, dato per scontato non mi sarebbe mai stato sottratto. Era così ovvio, per me, il tuo affetto, da non aver pensato nemmeno per un attimo che avrei potuto perderlo.

Ricordo bene quella notte, quando Kivar e i suoi uomini sono entrati nel Palazzo Reale, seguendo le mie istruzioni. Ricordo che avevo paura, paura che qualcosa di imprevisto si sarebbe verificato e tremavo, nella mia stanza. Ancora una volta, egoisticamente, temevo che sarebbe stato scoperto il mio coinvolgimento nel loro arrivo, prima che riuscissero a chiederti udienza e convincerti a rivedere parte della tua politica.

Come ero ingenua, come ero stata stupida.

Nella mente di Kivar non era mai stata presente l’idea di parlare civilmente con te. Ha fatto un massacro, ti ha colpito alle spalle. E io ricordo il tuo viso, perché ero presente, nascosta come mi aveva ordinato il tuo assassino, ma osservavo la scena. Sei caduto in ginocchio e guardavi nella mia direzione, Zan, gli occhi vitrei, ma sono sicura che tu mi abbia riconosciuta prima di stramazzare al suolo. Ho urlato, vedendoti a terra, ho fatto per correre verso di te, per obbligarti a rialzarti, perché non potevi morire e abbandonarmi, non poteva essere tutta colpa mia la tua esecuzione premeditata.

Mi ha bloccata, Kivar, mi ha fermata, è sempre stato molto più forte di me. Mi impediva ogni movimento, nonostante lottassi con tutta la mia forza per liberarmi, gli occhi fissi sul tuo corpo forse già privo di vita. Avrei dato qualunque cosa per poterti raggiungere, per poterti chiedere scusa prima che mi abbandonassi definitivamente, ma Kivar me lo impediva, sottraendomi tempo prezioso. Non potevi morire senza che io ti avessi raggiunta e ti avessi perlomeno stretto la mano, mentre te ne andavi.

Erano pensieri assurdi, me ne rendo conto, quelli che mi affollavano la mente facendomi quasi dolere la testa, ma in quel momento ricordo che mi sembravano i più sensati e importanti pensieri che avessi potuto concepire.

Ricordo che è arrivato Rath, in quel momento. Che mi ha vista dimenarmi, una manica della lunga veste scura strappata, dimenarmi fra le braccia del nemico, urlando parole senza senso o forse semplicemente il mio dolore, non lo ricordo e nessuno lo ricorda. Ha cercato di salvarmi, di sottrarre alla dolorosa presa del capo dei Ribelli di Antar proprio me, la sua amante, la colpevole di quanto stava accadendo, la puttana che lo aveva tradito due volte. Eppure ha cercato di raggiungermi, sebbene avesse capito tutto, ne ho avuto la certezza incontrando i suoi occhi.

Anche lui è caduto a pochi metri da me, non ho potuto toccare nemmeno lui, un’ultima volta. Ho visto il suo sangue scorrere sul pavimento lucido, venire verso di me, e ho cessato di lottare. Mi sono abbandonata, svuotata completamente di ogni forza, rabbia, sensazione avevo provato fino a pochi attimi prima. Kivar mi ha trascinata via, quasi dolcemente, mentre io non potevo far altro che fissare il Salone dal quale non sareste più usciti, né tu né Rath, i capelli mezzi sciolti sulle spalle, il vestito distrutto. Il viso inondato di lacrime.

Kivar ha cercato di calmarmi, mi ha baciata e in quel momento mi sono come riscossa dal torpore che mi aveva avvolta, stringendomi tanto da farmi mancare il fiato. Gli ho sputato addosso e mi ha colpita al viso, voltandomi la faccia dall’altra parte, tanto forte è stato il suo schiaffo, ma ormai non sapevo più che cos’era la paura, che cos’era il dolore fisico. Avevo conosciuto e stavo assaporando ancora quello morale, quello che ti dilania all’interno, che ti brucia e ti congela allo stesso tempo, che ti fa capire tutto quello che hai stupidamente ed egoisticamente ignorato senza alcun problema fino a quel momento. Non ricordo cosa gli ho urlato, quali siano state le mie precise parole, ma so che sono state le più vere che avessi mai pronunciato, marchiate dal dolore che mi rendeva quasi agonizzante. Ricordo il pugnale che mi è stato conficcato nel ventre, mi ha fatto sussultare appena, più di sorpresa che di dolore. Ricordo che ho riso, guardando l’uomo che avevo amato tanto estrarre la lama del mio corpo, mentre scivolavo ai suoi piedi. Ho riso quasi follemente e mi sono accasciata ai suoi piedi. Se ne è andato mentre il mio sangue imbrattava ulteriormente il Palazzo, lasciandomi libera di radunare tutte le forze che mi erano rimaste per strisciare via. Se dovevo morire volevo farlo accanto a te, non mi importava quanto eri distante, ci sarei arrivata. Perché avevo paura di affrontare la morte senza te al mio fianco. Volevo poter stringere la tua mano, certa che ti avrei raggiunto ovunque fossi finito per colpa mia. Un pensiero egoistico fino alla fine.

Non sono riuscita a raggiungere il tuo corpo. Mi sono fermata molto prima, le braccia gelide e leggerissime che tremavano ormai così tanto da non riuscire più a permettermi di avanzare. Ho poggiato la testa sul freddo pavimento, chiudendo gli occhi lentamente. Non avevo fretta. E forse tu saresti venuto a cercarmi.



Il mio nome è stato Vilandra.





***



Bene, questa è la prima FanFiction che pubblico su Roswell, un telefilm che adoro e che mi ha regalato talmente tante emozioni da avermi gettato in crisi quando ho sentito che la terza sarebbe stata l’ultima serie, avermi fatto rider, gioire e avermi fatto piangere come una fontana insieme ad un’amica per tutta la durata dell’ultima puntata. Il matrimonio di Liz e Max ha fatto sì che continuassimo ancora per un bel po’…^_^

Ora che mi sono presentata e vi sarete resi conto del fatto che sono completamente pazza (ehm ehm) passiamo al delirio che vi ho proposto.

Ho sempre adorato Isabel, un personaggio fantastico, e in questa fic ho provato a immaginare come deve essere stato per la allora Vilandra assistere alla morte, del fratello soprattutto( adoro il rapporto di protezione che c’è fra Max e Isabel), del marito e al finale, ancora peggiore tradimento di Kivar.

Spero vi sia piaciuta, ho tenta di scriverla in maniera confusa, personale, coinvolta, come avrebbe potuto scriverla Vilandra… spero di esserci riuscita e che tutto questo vi lasci qualcosa. Un bacio,

Juliet

PS: se mi lasciate un commento mi fa piacere!^_^

  
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