Dunque… ecco l’ultimo capitolo. Scusate la cortezza.
Spero che vi piaccia e che sia una fine appropriata per la storia.
Vi ringrazio moltissimo per aver
seguito questa storia e ringrazio soprattutto quelli che l’hanno recensita.
Siete bravissimi!
E poi… non ci sono parole per
esprimere la gratitudine che ha meritata Alchimista per aver coretto la storia!
Mille grazie!
EPILOGO
I see skies of blue
and clouds of white,
the bright blessed day,
the dark sacred night.
And I think to myself:
What a wonderful world!
(Louis Armstrong, What a Wonderful World)
C’era il sole. Era un giorno caldo. Dentro, però - nello studio del dottore
Steiner - c’era una fresca aria gradevole.
«Dunque, dott. Eppes. Abbiamo analizzato i suoi prelievi del sangue».
A Charlie sembrava di stare sui carboni ardenti mentre il dottore Steiner
guardava i suoi documenti. L’adrenalina inondava il suo corpo tanto che la
spossatezza che l’aveva accompagnato durante i mesi scorsi era sparita, come
andata in secondo piano. Quella era l’ora della verità. Ce l’aveva fatta? Aveva
davvero superato la malattia? Oppure i mesi passati nel tormento erano stati
solo un periodo di rodaggio che avrebbe abbreviato l’attesa dell’inferno?
Gli avevano dato moltissime medicine durante la chemioterapia. E Charlie non
aveva potuto cacciare del tutto il pensiero che, temporaneamente, sarebbe stato
meglio se non avesse ricevuto affatto le compresse e le fleboclisi. Ma,
ovviamente, erano stati necessarie.
E ovviamente, anche il trapianto del midollo era stato necessario. Charlie era
stato così felice e sollevato dal fatto che Don - che al momento stava nella
sala d’aspetto, non meno nervoso di lui, insieme a suo padre – avesse superato
l’intervento senza alcun danno, che quasi aveva dimenticato la propria
stanchezza e i propri dolori, almeno per un po’.
Proprio come in quel momento. Quasi non si accorgeva dei dolori, ma la tensione
che minacciava di farlo a pezzi non era meno tormentante. E non sapeva per
quanto tempo ancora l’avrebbe sopportata. Più di una volta, durante le
settimane scorse, si era sentito allo stremo. Sfinito. Non aveva voluto fare
più nulla. Era stato stanco della vita, delle sofferenze, dei dolori. C’erano
stati giorni in cui ogni speranza di miglioramento sembrava pura utopia.
Ma poi, c’erano stati anche giorni migliori. Giorni in cui si era sentito
meglio e aveva potuto passare un po’ di tempo con i suoi amici e la sua
famiglia. Se non ci fossero stati quei giorni, probabilmente Charlie si sarebbe
dato per vinto. Erano stati quei giorni che l’avevano aiutato a tener duro. Quei
giorni e l’appoggio di quelli che l’amavano. Amita… Larry… suo padre… Don…
Don.
Automaticamente, Charlie sorrise al suo pensiero. Non c’era un dubbio: senza
Don non ce l’avrebbe fatta. E non solo per la questione del midollo osseo.
Don aveva mantenuto la sua promessa. Era stato lì per Charlie, sempre.
Qualche volta era rimasto accanto al suo letto per tutta la notte, paziente,
sostenendolo. Di tanto in tanto Charlie aveva avuto la sensazione che suo
fratello fosse disperato, quando era al suo fianco, come se il desiderio di
correre via dalla sua camera fosse sempre più forte per quanto avesse provato a
nasconderlo.
Qualche volta, quando Don aveva
creduto che Charlie dormisse, Charlie l’aveva sentito pregare a voce bassa, ma
in modo fervido. E la volontà di Charlie di sopravvivere dopo quelle situazioni
era aumentata straordinariamente.
«Lei sembra aver superato la chemioterapia e il trapianto abbastanza bene».
Charlie annuì convinto. Il dott. Steiner stava forse venendo al dunque
finalmente?
«Eseguiremo un nuovo test fra qualche settimana» riprese il medico, «solo per
esserne certi. Comunque la diagnosi è alquanto chiara. Dott. Eppes – lei è
guarito».
Fine.