Salve a tutti… prima di farvi
leggere il primo capitolo di “Profumo di Menta” volevo dirvi che questa storia
è ambientata a New York, ai giorni nostri. Mi sono informata per non commettere
troppi errori madornali ma essendo una giovane liceale e non essendo mai stata
in America, vi chiedo di perdonarmi qualche errore di ubicazione… comunque se
mi farete notare l’errore lo correggerò!
Mi raccomando, commentate!
Buona Lettura,
Diomache.
PROFUMO DI MENTA
CAPITOLO
I : IL NODO DEL DESTINO
La moto sgomma furiosa per le
deserte strade della città. La lieve brezza mattutina sfiora il conducente
della moto nera che sembra essere una freccia disumana che vola per le vie
ancora addormentate di New York. Il cielo è colorato di un azzurro lieve e
dolce che preannuncia l’imminente sorgere del sole. Nelle strade poche
automobili, timide e silenziose, iniziano la loro giornata. Presto sarebbe
diventato il solito mondo, il solito caos. Il conducente della moto sale di
marcia per avere più velocità e imbocca traverse e vicoletti che lo allontanano
sempre di più dal centro della Grande Mela. È nel quartiere di Soho. Frena
davanti ad una delle case popolari. Leva il casco e smonta dalla sua
‘cavalcatura’. Dal casco nero spuntano per contrasto capelli biondi e spettinati,
un volto dai lineamenti bellissimi e decisi, arricchito da un paio di occhi
azzurri ed intensi ma decisi e freddi come il ghiaccio.
È Dicembre.
Il giovane indossa un giubbetto
di pelle nera e un paio di jeans.
Il fisico è possente con
muscoli ben delineati e un corpo asciutto, allenato, forte.
È Thomas Bishop ma è conosciuto
come Tom. Entra nel portone del palazzo, infine giunge davanti alla porta dove
è scritto un “Hurst” un tempo d’oro, ora arrugginito e mezzo ammuffito.
Bussa. Qualche minuto dopo la
porta si apre e compare sulla soglia un ragazzo giovane quanto lui, mezzo
addormentato ed insonnolito, dai capelli castani, ricci ed arruffati.
“Tom,
che è successo? Come mai te ne piombi qui nel cuore della notte??”
“Ti devo parlare.” Dice Tom.
Michael lo fa accomodare senza tante cerimonie non necessarie, si conoscono da
troppo tempo.
“hanno mandato Billy
all’ospedale” dice Tom senza girarci
troppo intorno.
Michael sbianca. “che cosa?? Ma
non è possibile, ieri sera siamo andati a giocare al biliardo.. c’era anche lui, l’ho visto!!”cerca di opporsi a
quella infamante verità.
“si, c’era. Ma stanotte l’hanno
pestato, cercando di farlo fuori… ma lo sai, tuo cugino ha la pelle troppo
dura. Si è buscato solo un mese d’ospedale.”
“chi?” domanda Michael con un
ghigno di rabbia. “chi è stato??”
“Danny Moore. Lo sanno tutti
che è stato lui. Oggi lo ammazziamo di botte” Pronuncia questa frase come fosse
la cosa più ovvia del mondo, come se avesse detto ‘oggi vado a fare la spesa’.
È orrendo quanto il crimine possa
impossessarsi delle anime degli uomini e abituarsi a loro, come un ragazzino si
abitua ai brufoli adolescenziali.
“hai impegni questa sera?” ora il viso di Tom è molto più
tranquillo e rilassato, sembra quasi sul punto di ridere. “avevamo pensato di andare
a Little Italy a mangiarci qualcosa e
poi da Fred, sta sera il buttafuori è lui, non ci dirà nulla anche se facciamo
un po’ di casino.” Lo rassicura.
Michael sorride, per un po’,
dimenticando il disonore di suo cugino.
“ok, vengo. Quando c’è da fare
casino vengo sempre, lo sai, no?”
“bene, intanto presentati oggi
pomeriggio verso le sette da El che ci accordiamo per pestare Danny, va bene?”
“benissimo. Che fai
stamattina?”
“non crederai mai a quello che
sto per dirti.” Tom sorride, la solita aria furba e tremendamente affascinante,
dipinta sul viso.
“no, fammi indovinare.. vai da
Hook?- Tom scuote la testa -a farti un altro tatuaggio?- ancora non ci siamo.
-ci sono ci sono… vai ai colloqui di tua sorella!”
“il cielo me li scampi, quelli. Non riesco mai a non perdere le
staffe!”
“ok, se sei così tranquillo
vuol dire che è una cosa… piacevole?”
“tutt’altro. Ma mi diverte
perché è la prima volta in tutta la mia esistenza.”
“no, così non vale, adesso me
lo dici. Avanti.. Dove vai stamattina??”
Tom sorride. “ in biblioteca.”
Michael lo guarda, impaurito. “
ma tu stai male!!!!”
Tom scoppia a ridere ma Michael
ribatte. “Tom, si vede che non stai bene! tu in biblioteca??? Se campasse
ancora mia madre direbbe che è arrivata la fine del mondo!”
“be almeno per me la fine del
mondo è arrivata! Devo prendere materiale per una ricerca per Diana. Non sai
che palle!”
“perché non ci mandi la
peruviana? Ma si, mandaci la peruviana in biblioteca e vieni con me che andiamo
a fare colazione.. in quel posto nuovo… si, dai, tanto lì non ci fanno pagare…”
“non posso far fare tutto alla
peruviana! Quella vecchia pulisce, stira, lava, asciuga e si occupa di Diana.
Non posso mandarla pure in giro per New York, non ti pare?”
“bah, io pensavo che la
governante fosse una specie di serva.. e invece la devi pagare e poi non ti va
manco in biblioteca!!! Roba da pazzi!!”
“già, pazzo io che ti sto a
sentire! Senti, non esiste, io oggi devo andare in biblioteca. Non posso
sovraccaricarla di lavoro, la peruviana, altrimenti mi crepa. E dopo chi ci
pensa a mia sorella? Ci pensi tu?”
Michael sbuffa mentre prende
una birra dal frigorifero.
“io allora vado. Ti aspetto
oggi pomeriggio, solita ora, da El.”
“aspetta, Tom.- Lo richiama
Michael. - … ho un’idea che mi frulla in testa e non riesco a dormire se prima
non te la dico” spiega Michael, poi fa un altro sorso di birra.
“allora spara e vedi anche di
essere convincente… le conosco, io, le tue idee..”
La mente di Tom corre
velocemente al giorno in cui sono diventati amici, al liceo, alle salate, alle
sospensioni, ai rimorchi, a quando hanno incontrato altri amici, a quello che
sono ora.
“ehi, mi ascolti si o no?” la
voce di Michael lo riporta alla loro conversazione.
“avanti, mi stai facendo
addormentare, me la vuoi dire o no questa idea??”
“in realtà non l’ho avuta
io.”ammette Michael.
“bene, già mi piace di più!”
“vuoi risparmiarmi il tuo
umorismo mattutino e starmi a sentire?”
Tom finge d’alterarsi. “sei tu
che parli come un contagocce, quindi se non vuoi farmi perdere la pazienza,
farai meglio a dirmi cos’è ‘sta storia e subito!!!!”
“e va bene. L’idea è di Dawson.
Dice che è una settimana che tiene d’occhio un vagone blindato che porta gli
stipendi ad un supermercato.”
“be, interessante.” commenta
Tom “ ma in un supermercato ci sono
pochi impiegati. Di che supermercato si tratta???”
“ è un centro commerciale, non
un supermercato.”
Tom sorride. “la faccenda si fa
molto interessante.”
“già, gli impiegati sono circa
cinquanta. Dawson ha già elaborato un
piano.”
“non sarà la rapina del secolo,
ma ci accontenteremo. Un centro commerciale per questa settimana va bene.
Quando è fissato il colpo??”
“questo non lo so. Ha detto
Dawson che voleva il tuo parere, ci sarai, vero?”
“certo. Sono mai mancato?
Allora ci vediamo dopo” dice Tom, in tono di congedo, fa per andare, poi si
ferma sulla soglia e si gira, come se avesse dimenticato qualcosa di molto
importante. “scusa la tua ex… si, quella Katie non lavora in un centro
commerciale grande??”
Michael sorride. “come hai
capito che avremo rapinato quello?.”
Il sorriso di Tom, per un
momento, si spegne. “intuito. Ma a te cosa è saltato in mente? La vuoi rapire?”
“No.” risponde Michael,
abbassando lo sguardo. “solo rivederla.”
Tom scuote la testa. “pensi
ancora a lei?”
“come non potrei??” la voce di
Michael esprime una tristezza ed una malinconia che il suo aspetto malandato e
buffo non trasmetterebbe mai, altrimenti.
Tom gli prende le spalle con le
mani e lo scuote un po’.
“dimenticala. È solo una
donna!!”
Questa volta è Michael a
scuotere la testa. “non ce la faccio. Io la amo ancora.”
“ah- sbuffa Tom. - ancora con
questa storia dell’amore?? E piantala!”
Michael scoppia a ridere. “un
giorno ti innamorerai anche tu.”
“No.” risponde Tom, serio. “non
permetterò mai a nessuna di farlo. Lo giuro.”
“oh, non giurare. Nella vita
non si sa mai.”
Tom scuote ancora la testa per
quel moralismo ritrovato di Michael ed esce dalla sua abitazione. No, a lui non
può succedere, a lui non accadrà mai, lui non ha bisogno d’amore. Rimonta sulla
moto e sgomma via, a tutto gas, impennandosi per un attimo su una ruota sola,
poi continuando normalmente la corsa, fra le ora attive vie di New York.
La sveglia a forma di gallo
scandisce i secondi con precisione.. è l’unico rumore udibile nella stanza
della ragazza che ancora dorme profondamente. Il vento freddo filtra dalla finestra rimasta
accidentalmente aperta e muove leggermente le tende rosa della camera e lo
scacciaspiriti che diffonde nell’aria il suo dolce rumore metallico. La ragazza
sembra avvertire quell’aria fredda e nel sonno stringe forte a se le coperte.
La sveglia emette due
ticchettii più forti, poi il canto forte ed impertinente del gallo si diffonde
nella stanza.
Rose spalanca gli occhi. Prende
il cuscino e se lo mette in testa attendendo che smettesse mentre si volta
dalla parte opposta, cercando di riprendere sonno. Di solito è abbastanza brava
a riprendere sonno, anzi è una delle sue specialità. Speranza vana.
Si ricorda, infatti, d’aver
azionato anche la seconda sveglia. E puntuale come un’orologio svizzero la sveglia
suona. Rose la chiama la seconda sveglia ‘infallibile’ perché è collegata alla
radio, e sarebbe stato praticamente impossibile non svegliarsi.
E quello non sarebbe bastato
c’è sempre Camilla. La sua bellissima gatta cammina sulle coperte e le sfiora
il viso con il musino la guancia. Rose tenta di protestare.
“via.. via..” la scaccia
debolmente ma subito dopo, si aziona la radio.
“buon giorno amici e amiche di
Cream and Chocolate! La radio più dolce di tutta New York vi augura una buona
giornata! Allora pasticcini, siete svegli o state ancora sonnecchiando nel
letto??”
“ecco.. appunto…” borbotta Rose
con la voce impastata di sonno. La ragazza si alza dal letto, rovinando
tragicamente a terra a causa del lenzuolo che le si è intrecciato tra le gambe.
“ ahi….- si lamenta massaggiandosi il sedere.- cominciamo bene, cominciamo…”
Commenta mentre si alza da terra e si butta sotto la doccia.
“la prima hit di quest’oggi è
Radio di Robbie Williams…”
La ragazza urla per l’acqua
fredda… ah si, si è rotto lo scaldabagno,
ricorda immediatamente.
Per cercare di distrarsi, canta
a squarciagola la canzone, poi esce dalla doccia, si aciuga i capelli lisci e
castano chiaro chiaro, quindi si veste
con dei jeans e un maglioncino azzurro e in un secondo è pronta.
Ammira per qualche secondo la
sua casa, di nuovo vuota, di nuovo sua… sua sorella Emily il marito Formy e a
loro figlioletta Novaly sono partiti per un bel viaggio ai tropici.. aaahh..
pace! Pace… fin troppa forse, magari nel pomeriggio avrebbe chiamato la sua migliore
amica Hudson, per avere un po’ di compagnia.
Dà un’ultima controllata alla
sua immagine allo specchio che riflette il suo volto poco truccato e dai
lineamenti perfetti, delicati, bellissimi. Gli occhi verdi, grandi, dolci ma
nello stesso tempo allegri, vivaci, furbi.
Afferra la borsetta, il
giubbotto di lana nero che le arriva a metà coscia e la sciarpa bianca, quindi
si getta giù per le scale fischiettando ancora la canzone.
Si, è di ottimo umore.
D’altronde è il Natale a mettere di buon umore le persone.
“buongiorno, Rose!”a rivolgerle
quel saluto è Gladys, l’anziana vicina di casa che ha appena incrociato per le
scale.
“oh, buongiorno Gladys…”
“ah, ciao bella! È già partita
la sua bella famigliola? Dove va di bello stamattina? Ah visto che tempo
chiuso? Secondo me nevica pure oggi!”
Rose riordina i pensieri e
risponde cordialmente. “Emily Formy e Novaly sono già partiti, stamattina vado
in biblioteca a prendere un libro e si, spero che nevichi anche oggi, infondo
se non nevica a Natale, quando dovrebbe farlo??”
Gladys annuisce vigorosamente,
poi domanda “va in macchina? In motorino? Attenta, eh, perché le strade sono
bagnate e.. ”
Rosa sta per rispondere, ma
sbianca e guarda subito l’orologio. “oddio l’autobus!”
Subito vola per le scale
gridando “arrivederci Gladys!”, esce di casa, chiude il cancello e vede
l’autobus appena passato che quasi sta svoltando la curva.
“fermo!” urla la donna correndo
sul marciapiede innevato. “ehi, fermati, fermati!!!”
Grida e riesce a raggiungerlo
grazie all’agilità di anni ed anni di sport.
Il conducente dell’autobus la
guarda un attimo, dispiaciuto, ma prosegue la sua corsa.
“oh no…” mormora Rose,
fermandosi, stanca. Ansima e il suo respiro caldo si condensa nell’aria fredda
di quella mattina di dicembre. “e adesso?” pensa la ragazza portandosi una mano
tra i capelli. Ritorna sui suoi passi ed arriva in prossimità di casa sua,
affranta. Arrabbiata tira un calcio ad un cespuglio pieno di neve.
“maledizione!”
“l’ha perso?”Gladys si affaccia
dalla porta del condominio e la risposta gli viene fornita dallo sguardo
scocciato della giovane.
Ma no, Rose non è tipo da
arrendersi tanto facilmente. Si guarda intorno cercando una soluzione e sorride
tra se quando si accorge di guardare con rinnovata attenzione il vecchissimo motorino
di Formy, parcheggiato in giardino.
Tom frena bruscamente sotto un
grande edificio, stile antico.
Si leva il casco e scende dalla
moto, mentre verifica che il tempo va peggiorando e probabilmente nevicherà
ancora.
Tra poco sarà Natale, pensa. *Dovrò
pensare ad un regalo carino per mia sorella ma cosa vorrebbe ricevere la mia
dolcissima Diana? Magari trovo un bel libro in questa biblioteca. Ma no, a
Diana non piace leggere. O si?*
Nota un vecchissimo motorino
parcheggiato davanti all’edificio della biblioteca.
*Ma c’è ancora gente che va in
giro con simili catorci?* Pensa sbalordito
Intanto sale le scale antiche e
in marmo dell’edificio, entra attraverso un portone in legno e finalmente si
trova in quel misterioso ambiente: la biblioteca.
Non c’ era mai stato prima
d’ora e subito si accorge che quell’ambiente non fa affatto per lui. Lo capisce
dal cartello, grande e centrale, ove è raccomandato l’uso del rispetto e del
silenzio. Bah.. l’ambiente è tutto in legno e i libri, moltissimi, sono sistemati
in enormi scaffali di legno scuro.
Tom si guarda leggermente
intorno, pensa di poter fare da sé, ma poi opta per chiedere informazioni… da
solo ci avrebbe messo molto di più. Si avvicina così ad una tipa che sta dietro
ad un bancone, con una camicetta un po’ troppo trasparente e gli occhiali un
po’ troppo curvi. Lei lo guarda perplessa. Ha quel posto da due giorni ma si
accorge anche lei che un uomo così non è fatto per i libri.
“che posso fare per lei?” dice,
però, cortesemente e sfoderando un sorriso tirato.
Tom si guarda un po’ intorno
con sguardo superiore, poi domanda: “ mi serve un approfondimento sulla
California fisica.”
La donna, molto più anziana del
giovane uomo di circa 23 anni che ha di fronte, lo guarda con uno sguardo
dubbioso e incredulo; Tom le risponde con un sorriso canzonatorio che mette in
imbarazzo la donna, la quale digita subito qualcosa sulla tastiera. “Marilyn!”
urla poi. Una cozza travestita da ragazza si avvicina al bancone facendo un
eloquente sorriso a Tom ; il ragazzo distoglie lo sguardo, disgustato.
“scaffale ventitre, libro 308.”
Comunica la donna. La ragazza ascolta attentamente, poi si rivolge a Tom ancora
sfoderando un sorriso e due file di denti storti. “venga, prego.” Tom fa un sorriso incerto e la segue. La ragazza
passa accanto ai tavoli dove altra gente sta cercando qualcosa in altri libri,
chi, invece, studia.
Quella sottospecie di donna
inizia ad arrampicarsi su una scala e sale per cercare il libro per Tom.
Lo sguardo del ragazzo cade su
un tavolo accanto a loro.
Una giovane ragazza scrive
velocemente qualche appunto su un quaderno a quadretti, sospirando di tanto in
tanto su alcune parole, chiudendo un libro e aprendone subito un altro. Rose.
Ha lunghi capelli castano
chiaro, un profilo dolce ma deciso e, pensa Tom, una brutta calligrafia; cerca
di leggere quello che scrive, avvicinandosi leggermente con il viso, senza
curarsi di essere visto da lei e soprattutto, senza capirci un’acca.
La ragazza si accorge di essere
osservata, alza lo sguardo e lo vede
che sbircia i suoi appunti. Si
schiarisce la voce, leggermente stizzita.
Tom alza lo sguardo dal suo
quaderno a quadretti e i loro occhi si
incrociano.
Entrambi rimangono pochi minuti
a fissarsi, così, tutti e due con gli occhi sgranati, l’uno perso lentamente
negli occhi dell’altra. Tom fissa la bellissima sconosciuta.
Il volto stupendo, i suoi occhi
di un bel verde profondo, le sue sopracciglia dorate, la bocca carnosa e
delicata. Lei, smarrita, nei suoi occhi azzurri , nel suo sguardo bello,
pulito, nei lineamenti perfetti.
“ecco il libro” dice la cozza
porgendo il libro a Tom , interrompendoli.
Tom, ancora un po’ stordito,
prende il libro e ringrazia con una smorfia.
La ragazza riprende a scrivere,
attiva.
Tom vede che di fronte alla
ragazza c’è una sedia e il tavolino ha ancora un po’ di spazio per lui; non è
certo timido.
Scosta la sedia, facendo
appositamente rumore e si siede.
Gli occhi della ragazza si
alzano per un istante dal libro, poi ritornano a leggere.
“ti va di fare un giro?”
domanda con un sorriso.
La ragazza trova che il suo
sorriso sia stupendo, ma non dice nulla, riabbassa gli occhi. “no” dice poi,
continuando a scrivere.
“dai, perché no? ci
divertiamo!!”
“ non te lo ripeterò
ancora- dice Rose, chiudendo un libro e
guardandolo negli occhi, con i suoi occhi vivaci. - non vengo da nessuna parte
con te” E fa un falso sorriso.
Tom si finge vinto, apre il
libro ed inizia a cercare ma la tentazione di far arrabbiare quella
puntigliosa, stupenda creatura, è troppa.
“ allora visto che non vuoi
andare da nessuna parte, restiamo qui. Come ti chiami?”
Gli occhi della donna iniziano
a riempirsi di irritazione.
“ mi chiamo come mi pare e non
lo vengo certo a dire a te, capito?”
Tom fa per ribattere ma la
ragazza è più veloce di lui.
“e poi qui dentro non si può
parlare! Ci si viene solo per studiare o consultare libri! Libri! Hai presente
quest’affare cartonato che hai in mano, con tante pagine e tanti piccoli
caratteri stampati… ecco, questo si chiama libro! Straordinario , vero?”
“ma sentitela, che per caso hai
fatto un corso di umorismo spicciolo?”
“ti ho già detto che non si può
parlare! Non hai letto il cartello? Oops…che stupida, penso addirittura che tu
sappia leggere!”
Tom non può fare a meno di
notare quant’è bella quando si arrabbia.
“perdi tanto tempo a
controbattermi e non hai ancora detto come ti chiami!”
“non te l’ho detto perché non
te lo voglio dire, sia ben chiaro”
“ma vorresti sapere come mi
chiamo io, giusto?”
“senti, leggiti ‘sto libro in
santa pace e facci stare pure gli altri, ok? Pezzo di un arrogante!”
Il cellulare della donna
squilla.. È vicino ai suoi libri, lei fa per prenderlo ma Tom è più veloce di
lei.
“pronto?”
Rose, furiosa, inizia a
picchiarlo sulle braccia: è rossa dalla rabbia. Tom scoppia a ridere mentre con
un braccio si difende da quella pazza scatenata.
“lascia il mio cellulare,
stronzo!!”
“pronto, Rose??” dice intanto
una voce all’altro capo del telefono.
“ciao.. no, non sono Rose..”
intanto si stacca il cellulare dall’orecchia, e le confida. “Rose, eh? Bel
nome.. no, non fare quella faccia scocciata, dovresti saperlo.. io quello che
voglio lo ottengo sempre.”
“vaffanculo.”
“grazie, mon amour. Allora,
dicevamo.. chi parla?”
“pronto, ma lei chi è? Vorrei
parlare con la mia fidanzata, per cortesia..”
“aah” dice Tom con aria
maliziosa, rivolgendosi a Rose che lo guarda fulminandolo ad ogni parola mentre
se ne sta con le braccia incrociate.
“è il tuo fidanzato.” Le
rivela.
La ragazza ringhia un “lo so.”
carico di rabbia.
“ehm, no.. non posso
passargliela in questo momento.. potrebbe dire a me?”
L’uomo dall’altra parte del
telefono sembra essere molto risentito e parla cercando di trattenere l’enorme
rabbia che prova. D’altronde si può ben capire.. chi starebbe tanto calmo
sentendo che al cellulare della propria donna risponde un uomo?
“le dica che sto passando a
piedi sotto la biblioteca e che mi raggiunga di sotto tra una decina di
minuti.”
“non so se verrà.. forse ha un
altro appuntamento..”dice mentre la guarda.
Rose sgrana gli occhi e gli
tira un pugno, questa volta, centrandogli lo zigomo sinistro.
Tom lascia il cellulare e si
porta la mano dolorante allo zigomo, incredulo che quella ‘dolce’ figliola
dagli occhi dolci e i capelli castani si sia trasformata così d’un botto, in
una tigre con le unghie. Mai fidarsi delle apparenze, si dice.
Intanto Rose ha messo i libri
al loro posto e riordinato le sue cose in fretta e furia, riappropriata del
cellulare ed si sta alzando dal tavolino. * ma guarda tu questo cretino …*
pensa furiosa.
Si allontata e si avvicina alla
segreteria per chiedere di poter portare a casa il libro. Ma la segretaria con
gli occhiali obliqui le fa un sorriso soddisfatto, mentre dice
“no, signorina. Questo non è
proprio possibile”
Rose sgrana gli occhi “ ma si è
sempre fatto.”
“non in questa biblioteca.”
“questa è l’unica biblioteca
che frequento e le dico che ho sempre preso i libri per portarmeli a casa!!”
“ah, si? e li ha più riportati,
signorina? …”
Rose apre la bocca, indignata.
“lei… co..come si permette?? Mi sta accusando di averli rubati??? Si vede che è
proprio nuova, la donna che stava qui prima di lei, permetteva a tutti di
portare a casa i libri, sotto un piccolo pagamento.”
La donna la guarda con aria di
superiorità, come se sapesse che quelle sono solo fandonie.
“c’era un rapporto di fiducia e
stima reciproca!”
Intanto molti della biblioteca
hanno alzato gli occhi dai loro libri e pur fingendo di interessarsi ancora a
loro, tendono gli orecchi per sentire quella conversazione.
La donna sbuffa “senta
signorina…”
“ascolti.” Sospira Rose. “devo
andare via e non avrò la possibilità di ripassare in settimana ,questo libro mi
serve per un esame, per cortesia.. lo riporterò..”
La donna fa per alzarsi ma una
mano ferma, forte, comparsa improvvisamente dietro Rose, la prende per una spalla
e la rimette subito a sedere sulla sedia.
Rose sobbalza, sorpresa almeno
quanto lo è la donna. Si gira, è Tom.
“se ha detto che lo riporta.-
Dice con voce gelida. -significa che lo riporta, è chiaro?” la mano di Tom
lascia la spalla della signora, poiché l’effetto è già stato ottenuto.
La sua voce è più penetrante e
convincente di qualsiasi altra cosa.
Rose guarda stupita la
situazione in cui si è messa… no, lei non si è messa in nessuna situazione.. è
solo il destino. Un destino beffardo, però.
Rose prende il libro e se ne va
in tutta fretta, con gli occhi bassi, sperando caldamente che il suo ragazzo
sia già di sotto.
Tom guarda la zitella con un
sorriso canzonatorio.
Tira su il libro che doveva
consultare e dice “posso prenderlo, vero? Ho sentito che le regole sono di
nuovo cambiate, è così?”
La donna è bianca ed indignata.
“ può prenderlo.”mormora.
“allora grazie.” Conclude Tom
prima di gettarsi sulle scale all’inseguimento della sua dolcissima preda, sa
che ancora non se ne è andata.
Infatti è di sotto, con il
libro in mano e le guance ancora rosse.
“ be, non si dice nemmeno un grazie?”
Rose lo guarda, fuminandolo.
“sei un… un.. arrogante e presuntuoso! Ora non potrò nemmeno più presentarmi in
quella biblioteca! Ho fatto la figura della… mafiosa!”
“ma no..- cerca di consolarla
Tom. - ti ho solo fatto ottenere ciò che volevi..” intanto sale sulla moto ma
non si mette il casco.
“ecco, questa è sicuramente la
tua visione del mondo: ottenere lo scopo! Volevi sapere il mio nome? Bè ora che
l’hai ottenuto, come ti senti? Ti è cambiata la vita?”
“no, ma a te quel libro serve
per l’esame. Averlo o no, potrebbe cambiare il tuo voto.”
Rose scuote la testa,
sconcertata “ tu sai un solo modo per ottenere quello che vuoi, vero? La
violenza e la prepotenza! Avrei preso un voto più basso ma almeno avrei
conservato la mia dignità!”
Tom le fa un bellissimo sorriso
rassicurante. “dai, non pensarci più!”
“ah” dice scocciata. “ la fai
facile tu! Tanto la biblioteca non è uno degli ambienti che frequenti di
solito, vero?”
“no, ma dovresti smettere anche
tu di frequentarla.. studiare troppo rende.. acidi.”
“e così sarei pure acida? Ma
senti questo che coglioni che mi ha fatto oggi!!” sbuffa ad alta voce.
Tom scoppia a ridere e dopo poco riprende. “su ,dai ,monta che
tanto quel damerino del tuo fidanzato non viene più.”
“se ha detto che viene, viene.
È una brava persona, lui.” Dice con
orgoglio.
“è un brava persona.” Le fa la
bocca. “scommetto che è uno di quei neolaureati, in giacca e cravatta che va in
giro con una 24ore, con la solita aria da perbenino so-tutto-io e invece non sa
un cazzo né della vita, né delle donne, gusto?”
Rose sente dei passi e si volta
verso destra. Un ragazzo si circa 24 anni,carino, distinto e perfettamente
corrispondente alla descrizione di Tom, si sta avvicinando.
È lui, il suo fidanzato.
Tom segue lo sguardo della
ragazza e lo vede.
Scoppia di nuovo a ridere
vedendo che ha indovinato in pieno “no, non è possibile…”
Rose non sa cosa rispondere.
Per la prima volta in sei mesi, vede Sean così scialbo e insignificante proprio
come glielo aveva descritto quel tipo in moto. Sospira.
“finiscila.” Gli dice in tono
passivo. “o ti sentirà. E non voglio litigare anche con lui, chiaro? Per oggi
ho litigato con abbastanza persone e frequentemente non lo faccio mai!”
“che ti devo dire? Sarà la mia
influenza che ti rende più.. vera.”
Rose si avvicina con gli occhi
verdi infuriati. “ma chi diavolo sei per dire se io sono vera oppure no, eh?
Sei solo un idiota!” fa per colpire quella sua faccia da schiaffi con un bel
ceffone, appunto, ma Tom, prevedendolo, accelera leggermente con la moto, così
che la mano della donna colpisce l’aria.
“Rose, Rose… quante cose devi
imparare prima di poter picchiare me! Quante…”
“non ho parole per
definirti...”
“meglio così. Io invece avrei
un altro aggettivo per il tuo uomo e sono sicuro che sarai d’accordo con me.-
Rose lo fissa come impaziente di sentirlo. -impotente.”
Diventa subito rossa rossa in
viso e Tom scoppia nuovamente in una fragorosa ma non volgare, risata.
Sean si avvicina in
quell’istante. “ciao Rose.” gli dice, poi posa lo sguardo su Tom.
“ ma chi è questo? Ti sta dando
fastidio??”
“ehi” gli risponde Tom
“rilassati , eh, cravattone?…”
“cosa???” s’infuria Sean.
Rose lo prende per il braccio e
s’affretta a dire “andiamo, Sean, non ti ci arrabbiare neanche. È solo uno
stronzo.”
Rose lo prende per parte e gli
chiede se ha già qualche idea per un regalo che devono fare, poi si
incamminano.
Tom li guarda andare via.
Mentre i due camminano, Rose,
come mossa da un istinto, si volta verso di Tom.
I loro sguardi si incontrano di
nuovo.
Rose sente un piccolo nodo allo
stomaco e per la prima volta percepisce un disagio con Sean; vorrebbe sentirsi
ancora gli occhi di quel tipo addosso, le sue parole, i suoi sguardi, il suo sorriso.
Tom continua a fissarla. E per
la prima volta, in vita sua, vorrebbe restare ancora a litigare con lei, a
poter godere dei suoi occhi, del suo sorriso arrabbiato.
Rose abbassa gli occhi e si
gira, continuando a camminare con Sean.
Tom infila il casco e mette in
moto.
Era iniziato un giorno come
tanti altri.
Ma né lui, né lei, ora, lo
pensavano più.
Fine
primo capitolo