Il Lato Oscuro.
L’Inverno era ormai arrivato e certamente non avrebbe
risparmiato la gelida Scozia.
Gli abitanti di quella regione non amavano il
gelo ma erano stati abituati alle temperature polari fin da appena nati.
Invece il preside di Hogwarts non vi si sarebbe mai abituato.
Stava lì, Albus Percival Wulfric Brian Silente, accanto al camino
nel suo ufficio al settimo piano.
Quel settimo piano era pieno di spifferi,
avrebbe dovuto trasferirsi in una stanza più riparata ma in fondo non ne aveva
voglia.
Seduto sulla sua poltrona di velluto, davanti al fuoco scoppiettante
leggeva un libro, alla vista antico, uno di quei libri che gli regalavano a
Natale invece delle bramate calze di lana; gli occhiali a mezzaluna
riflettevano la luce emanata dal focolare e la barba gettava riflessi purpurei.
Il silenzio regnava nell’ufficio del preside, l’unico rumore erano i respiri
pesanti provenienti dagli abitanti dei dipinti immersi nel sonno.
-
Tom, lo so che sei dietro la porta. Entra pure.-
disse tranquillamente ad un tratto.
L’uscio si aprì e dalla porta entrò un
ragazzo molto bello dai capelli d’ebano e gli occhi di ghiaccio, poteva avere
si e no sedici anni. Il preside chiese:
- - Tom, dimmi, che ci fai sveglio a quest’ora? Domani dovrai frequentare le lezioni, devi dormire il tempo necessario.- il ragazzo lo guardò intensamente: -Non riuscivo a riposare Signor Preside, avevo, ho talmente tante domande nella testa che me la sento scoppiare.
Silente lo guardò comprensivo:- Cosa ti turba?- gli chiese.
- - Beh, sinceramente ho un po’ di vergogna a dirlo. Potrei risultare equivoco.-
- -Non ai miei occhi.- Tom prese coraggio e continuò:
- -Mi ha colpito una cosa, oggi a lezione di difesa contro le arti oscure. Abbiamo parlato delle maledizioni senza perdono.-
Silente lo guardò placidamente e Tom continuò:-Vede, quelle maledizioni mi hanno affascinato molto; veramente con la magia si può arrivare a tanto? Davvero la magia può permettermi di soggiogare le persone al mio volere, torturarle e poi magari ucciderle?- chiese, una luce strana negli occhi.
- -Lo si può fare Tom, ma è imperdonabile. Per questo si chiamano maledizioni senza perdono.- spiegò il preside ligio.
- -Ma ecco, magari se le provassi su un animale invece che su di un uomo? Potrei?-
- -No, è già imperdonabile pronunciare quelle formule con una bacchetta in mano. E’ una cosa crudele anche minimamente pensare di utilizzarle contro qualcuno o qualcosa.-
- -Ma … perché?-
- - Perché è male Tom. Quella è magia oscura e nessun essere umano è fatto per fare del male. –
- -E se … e se io non fossi un essere umano?- sussurrò il ragazzo.
- -Prego?- Tom fece un sorrisino enigmatico e rispose:
- -Niente d’importante Signor preside, grazie della chiacchierata.-
- - Figurati, Tom. Buonanotte.-
- -Buonanotte a lei.- rispose lo studente richiudendo dietro di sé la porta.
Non appena fu da solo Silente si
alzò dalla sua poltrona. Aveva ascoltato quello che gli aveva detto il suo
allievo prima di andarsene: “E se io non fossi un essere umano?”.
Rifletteva
toccandosi la barba rossiccia per concentrarsi meglio su cosa volesse intendere
con quella frase.
Come poteva Tom non essere … umano? Era un mago, ed anche eccezionalmente capace ma aveva pur sempre sembianze umane. Però quel suo parlare delle maledizioni senza perdono come fossero sue grandi amiche lo inquietava. Sapeva che in ogni persona c’è un lato oscuro e un lato luminoso. Solo che in Tom l’ago della bilancia sembrava pendere sempre verso la parte oscura. Forse per la sua infanzia difficile, forse per la sua intelligenza eccessiva. Non lo sapeva. Non ancora.
Non sapeva ancora cosa aspettarsi da Tom.
Orvosolon.
Riddle.