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Autore: elenelessar    25/12/2005    1 recensioni
Si alzò, e si avvicinò a lui. “Cos’è questo tono con cui mi aggredisci nella mia casa? Non vi ho forse accolto qui, senza sapere nulla di voi, solo per aiutarvi? Vi ho forse chiesto qualcosa? – la sua voce era calma ma fredda come una lama, e dai suoi occhi non traspariva alcun sentimento – non aspettavo certo alcuna ricompensa per avervi aiutato, ma questa che mi mostri è davvero una ben strana riconoscenza!” Aragorn fece un passo indietro, confuso. Sapeva di essere stato scortese, ma ugualmente aveva bisogno di sapere la verità. Nella situazione in cui erano, sentiva di non potersi fidare di nessuno. “Ti chiedo perdono, le mie parole sono state di certo troppo dure. Ma ugualmente ho bisogno che tu risponda alla mia domanda. Ti prego di credermi se ti dico che devo guardarmi da ogni ombra.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2) Aragorn e Boromir si guardarono intorno. L’intera radura nella quale si trovavano costituiva uno spettacolo assai macabro, e mentre ancora con il fiato grosso camminavano tra i cadaveri degli orchi, sentirono Gimli chiamare con tutta la sua voce. Dopo un attimo di disperazione, il nano era tornato subito in sé, e dopo aver adagiato il corpo di Legolas a terra con grande dolcezza, aveva cominciato a chiamare. In pochi istanti i due uomini furono lì, e ciò che videro li lasciò per un attimo immobili. Il corpo dell’elfo era a terra, e Gimli aveva il volto rigato di lacrime, sicchè credettero che fosse morto. Ma Aragorn si avvicinò deciso, e si chinò su Legolas, mentre Gimli raccontava cosa fosse accaduto. “E’ morto?” chiese Boromir che si era avvicinato. “No. respira e la ferita non mi sembra profonda, ma dobbiamo portarlo subito al campo, dove potrò controllare meglio. Ormai è completamente buio.” Lo sollevò tra le braccia e scese verso il fiume, mentre gli altri due compagni lo seguivano senza parlare. In poco tempo raggiunsero l’ansa del fiume dove avevano ancorato le barche, e con grande sorpresa videro che non vi era traccia dei quattro giovani hobbit. Boromir corse in avanti, cercando di scrutare nel buio, ma non si arrischiò a chiamare, poiché temeva di attirare nuovi orchetti. Prima però che vi fosse il tempo di preoccuparsi davvero, videro uscire Merry da un grumo di radici. “Siamo qua, venite!” disse con il tono divertito di chi sa di aver stupito. Ma appena Aragorn si avvicinò, poté vedere nella penombra qual’era il fardello che portava, e il viso gli si incupì. “Avete trovato un nascondiglio?” chiese Gimli chinandosi a guardare tra le radici “Venite, c’e spazio per tutti noi!” rispose Merry, e si infilò strisciando nel nascondiglio. Vi era una cavità piuttosto ampia, formata dalle grandi radici di due alberi vecchissimi. Esse per metà affondavano nel terreno, ma per la restante parte formavano un groviglio scoperto, poiché lo scorrere del fiume aveva trascinato via gran parte della terra su cui poggiavano inizialmente gli alberi. Entrarono, e Aragorn fu l’ultimo. Lasciò Legolas a Boromir, che lo trascinò dentro, e prima di entrare volle fare un breve giro di controllo nei dintorni. Tra le radici Gimli raccontò con un filo di voce ciò che era accaduto, e i quattro hobbit provarono un grande tristezza non solo a vedere legolas in quello stato, ma anche a sentire la voce del nano, di solito così potente, spezzata dal dolore. Da come parlava traspariva che si sentiva responsabile per ciò che era accaduto, e gli hobbit avrebbero voluto poter dire qualcosa, ma nessuno ne fu capace. Boromir nel frattempo aveva sollevato delicatamente le vesti lacerate dell’elfo e stava osservando il pugnale. Occorreva toglierlo, ma non vi era luce. Aragorn tornò, e chinandosi nel nascondiglio scoprì una piccola lanterna, che portava nascosta sotto il mantello. “Ho visto le barche, e ho preso una delle nostre lanterne. Speriamo che gli orchetti abbiano una vista peggiore della mia…” Gli hobbit arrossirono, sapendo di aver nascosto le barche male e frettolosamente. Aragorn se ne accorse. “in ogni caso ormai è notte, e non servirà celarle più di così…” Si chinò su Legolas, che aveva aperto gli occhi. Giaceva sul fianco, e Boromir gli teneva sollevata la testa. Il suo viso era pallido ma calmo. “come ti senti?” chiese il ramingo scoprendogli la ferita. L’elfo sorrise ma non rispose. “devo togliere il pugnale…” “fa’ quel che devi…non sento dolore…desidero solo riposare un po’ ” Allora Aragorn estrasse dalla sua borsa alcune bende, e chiese a Sam di accendere un piccolo fuoco e di far bollire un po’ d’acqua. Legolas, che sembrava oscillare tra sonno e veglia, si voltò: “così ci vedranno…non possiamo accendere un fuoco…” “non possiamo neanche fasciare una ferita senza averla lavata…cerca di non preoccuparti per noi e riposa. Fra poco verrò a medicarti.” Legolas chiuse allora gli occhi e sprofondò in uno strano sonno nebbioso. Aragorn si allontanò allora per quanto poteva e cominciò a tagliare la tela per le bende. Gimli si avvicinò timoroso all’elfo, poi lo coprì con il proprio mantello. Non appena l’acqua fu sterilizzata, e messa a raffreddare, Sam vi immerse alcune bende, e il fuoco fu spento. Aragorn si posizionò di fianco a Legolas. Boromir lo sollevò nuovamente e lo tenne fermamente per le spalle. Merry e Pipino si sedettero accanto alle radici più esterne, per controllare che nessuno si avvicinasse, e Frodo prese la lanterna e la tenne alta in modo da illuminare il più possibile. L’elfo aprì gli occhi, ma non si mosse. Granpasso prese allora il pugnale e lo estrasse, con un gesto veloce e deciso. Legolas emise un lamento soffocato, ma riuscì a non urlare. La ferita venne velocemente lavata e tamponata, e dopo averlo fasciato, Sam e Gimli lo stesero e lo coprirono. Sprofondò nuovamente nel sonno. Frodo vide Aragorn chiudere il pugnale in alcune bende e metterlo nella propria borsa con un’espressione seria.
  
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