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Autore: Return_to_Nibelheim    24/01/2011    4 recensioni
- Usako, io cosa sono per questo regno?
- Tu sei il re Endymion, sovrano della Terra. Sei la sua luce, la sua forza. Sei la mia. Senza di te, senza il tuo potere, non avremmo tutto questo.
- Insomma, sarei un generatore ideale.
- Esatto, amore.
- A volte però questo non mi basta...

Cominciò così la lotta senza esclusione di colpi dei coniugi Tsukino per il divorzio.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Endymion, Serenity
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’angolo di Calcifer, lo spirito del fuoco: (E della malevolenza… Nd Sophie) All’autrice qualche tempo fa è venuta la fissazione per un telefilm giapponese intitolato “La lotta senza esclusione di colpi dei coniugi Sasaki”, che parla di una coppia di avvocati che in ogni puntata si ritrovano ai ferri corti e minacciano di divorziare per poi ritornare puccini puccetti alla fine. Ne consiglia la visione. Ma all’autrice di solito piace roba molto brutta quindi non è che dovete farlo per forza. Non bisogna averlo visto per capire cosa succede in questa storia, e se lo si è visto non si deve temere di ritrovare le stesse identiche situazioni, l’ha usato solo come spunto.

O almeno ha provato a farlo.

Visto che la mia coppia preferita sono Usagi e Mamoru ma a raccontarli in chiave normale ci hanno già pensato la Takeuchi, gli autori dell’anime e schiere di fan ben più bravi di lei, come al solito si tuffa come un paperotto sulle loro controparti regali. Che hanno i vestiti più belli.

Auguriamo a tutti coloro che avranno la bontà di dare una possibilità a questa storia una buona lettura.

 

 

 

LA LOTTA SENZA ESCLUSIONE DI COLPI

DEI CONIUGI TSUKINO

PER IL DIVORZIO

*

(Tsukino Fusai no Jingi Naki Tatakai)

 

 

PROLOGO:

 

Benché la cerimonia d’incoronazione dei sovrani fosse ufficiosamente avvenuta parecchi anni prima, il processo per unificare la Terra sotto l’illuminata reggenza di Neo Queen Serenity fu più lunga e fondamentalmente più sofferta di quanto si potesse prevedere. A lungo i leader delle nazioni più potenti e bellicose si erano opposti con veemenza alla cosa, insinuando il sospetto e il dubbio che questi “stranieri” dotati di “misteriosi poteri” potessero rivelarsi presenze se non ostili addirittura diaboliche il cui scopo sarebbe stato quello di assoggettare la razza umana ai propri capricci. Dimenticato il bene che le guerriere Sailor capeggiate dalla coraggiosa Sailor Moon aveva fatto per loro, rimase solo la malignità umana. Si diffusero falsità e maldicenze sui sovrani, rendendo pubblici persino i penosi risultati scolastici della regina al grido di “Vogliamo veramente una sovrana semi-analfabeta?”, e solo lunghi e pazienti negoziati permisero una risoluzione.

Trascorsero mesi che poi divennero anni.

All’età di 23 anni Neo Queen Serenity divenne a pieno titolo regina della Terra.

Cominciò per il pianeta un periodo di pace e incredibile prosperità che mai nessuno avrebbe potuto immaginare neppure nelle più sfrenate fantasie. E di bocca in bocca tra il popolo riconoscente crebbe la leggenda della regina dal cuore generoso e dall’incredibile bellezza la quale, segregata nel suo inaccessibile palazzo di cristallo e nascosta agli occhi di tutti, consacrava se stessa al benessere del proprio regno.

Del re Endymion invece si parlava poco e niente.

Si sapeva giusto che esisteva.

Non che questo al sovrano desse fastidio.

Schivo per natura, un po’ timido, non era mai stato un tipo particolarmente bramoso di stare sotto i riflettori e la luce della ribalta la lasciava volentieri alla sua sposa. Poi, come amava ripeterle certe volte facendola arrossire e ridere in quella maniera così civettuola che tanto gli piaceva, approvava molto di più che la gente passasse il tempo a parlare delle gesta di un’affascinante e giovane regina dagli occhi azzurri che di un uomo.

Amava Serenity.

Più di quanto non amasse se stesso.

Vederla splendere come una stella, fiera e altera, potente regina benevola amata dal suo popolo era per lui fonte di grande gioia e orgoglio, eppure c’erano quelle volte in cui, del tutto inaspettatamente, veniva colto da pensieri inopportuni e non poteva fare a meno di sentirsi un po’ un accessorio da poco: un orpello della regina al pari del suo scettro o di una borsa. Il consorte di rappresentanza, il pupazzo vestito a festa con poca o nulla voce in capitolo sulle questioni di regno. Quello del resto era un dato di fatto: la regina era Serenity.

A lei dovevano tutto.

A lei e al suo potente cristallo d’argento.

Per cui i cortigiani portavano alla regina Serenity i documenti da firmare, i consiglieri discutevano con lei delle manovre di governo più adatte o di come comportarsi nel caso in cui da qualche parte scoppiasse qualche (raro e di piccola portata) conflitto. Neppure se egli avesse voluto occuparsi per un qualche capriccio della gestione della casa avrebbe potuto fare granché perché le domestiche e le cameriere tenevano in conto solo le disposizioni della regina. A lui così non restava altro da fare che andare a caccia o scrivere qualche lettera, e presenziare alle cerimonie ufficiose in cui era richiesta la presenza di entrambi. E amarla.

Cosa che non richiedeva un grande sforzo.

Il potere non aveva reso Serenity arrogante o altezzosa, e persino la devozione incondizionata della gente le aveva fatto dimenticare la ragazzina dolce, generosa e un po’ sciocca che aveva conosciuto e di cui si era innamorato. La regina era sempre più che felice di condividere col suo sposo ogni suo pensiero, dalle frivolezze quotidiane alle questioni di regno: teneva in grande considerazione ogni parola che usciva dalle labbra del re e non capitava di rado che essa cambiasse idea uniformandosi a quello di lui, dal momento che questi risultava quasi sempre obiettivamente più saggio e assennato. Egli però non riusciva a non avvertire queste premure come concessioni fatte a un bambino per non fargli fare capricci, e a volte diventava così frustrante…

 

 

- Usako, io cosa sono per questo regno?

Le parole gli erano uscite dalle labbra in maniera del tutto inaspettata, tanto da sorprendere persino lui stesso. Era immerso nella lettura ma il cervello non voleva saperne di andare oltre le prime frasi di un trattato scientifico che normalmente avrebbe trovato elementare: la mente continuava a masticare certi pensieri astrusi e inconsistenti finché quella frase non gli era saltata fuori. Aveva rivolto alla regina uno sguardo attonito che lei aveva ricambiato con un sorriso.

Abbandonato il balcone e la placida contemplazione delle luci della sua amata città Serenity gli era venuta vicino e inginocchiatasi al suo fianco aveva preso la sua mano tra le sue: Endymion le aveva sentite un po’ fredde a causa dell’aria della sera. Con la sinistra le aveva racchiuse entrambe donandole il suo calore. Lei si era chinata posando le sue labbra sulla pelle un po’ ruvida. Lui le aveva sentite piegarsi in un riso segreto, appena accennato.

- Che domande, Mamo-chan… - aveva sospirato con giocosa rassegnazione. - Tu sei il re Endymion, sovrano della Terra. Sei la sua luce, la sua forza. Sei la mia. – Poi aveva sollevato lo sguardo celato dietro le ciglia color miele e l’aveva fissato negli occhi blu, salda e sicura, e le sue dita si erano strette in una tacita preghiera attorno a quella di lui. – Senza di te, senza il tuo potere, non avremmo tutto questo.

- Insomma – aveva concluso lui in sua vece – sarei un generatore ideale.

Gli occhi assunsero un’espressione di muta perplessità.

La bocca si fece smorfia confusa.

- Esatto, amore.

Lui le aveva sorriso in maniera sghemba, un po’ amara. Usagi, che non era mai stata una persona particolarmente amante dei libri e della cultura, non si era mai interessata alle materie scolastiche e men che meno a certe astrusità tecnico-scientifiche. Lui la conosceva bene, le leggeva in faccia che non aveva la più pallida idea di cosa fosse un generatore ideale, ma che non potesse ritenere il suo Mamo-chan meno che ideale.

Ma questo…

- Usako, questo a volte non mi basta.

La voce, uscita a fatica in un soffio stizzito, era risultata roca e un po’ lamentevole. Si era sciolto dalla sua stretta e ignorando quegli occhi che lo guardavano senza capire, sordo persino a quel sentirsi chiamare a se con tanta disperata dolcezza dalla sua sposa, si era chiuso la porta delle stanze da letto alle spalle e si era incamminato per la reggia. Avrebbe passato fuori quella notte, a riflettere, e tra un pensiero e l'altro avrebbe cominciato a farsi strada la parola "divorzio".

 

 

*

Tsukino Fusai no Jingi Naki Tatakai

Fine prologo

*

 

Il cantuccio di Sophie: Innanzitutto è doveroso fare le scuse alle lettrici di Sakura, io giuro che non lo faccio apposta a lasciarla da parte quella storia ma è veramente complicata, c’è tutto un gioco di flashback e presente che poi è passato che mi fa uscire pazza, e questa mi è uscita in maniera più scorrevole e rilassante, mi ha fatta respirare un po’, almeno questo prologo, spero che anche a leggerla non sia risultata una pesantezza insostenibile. Sono cocciuta quindi finirò entrambe. Magari ecco, sopportatemi un pochino. Sicuramente sarò incorsa/incorrerò/incorro nelle solite libertà dell’artista, but no problem it’s just fanfic (credo che me lo farò tatuare su una natica)! Coniugi Tsukino è voluto per un motivo che è facilmente intuibile, non correggetemi dicendo che il cognome di Mamoru è Chiba per favore! XD Ah, i generatori ideali ovviamente non esistono: sono generatori teorici che rifornirebbero di energia infinita e incalcolabile dal punto di vista della potenza.

   
 
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