Ciao!
Rieccomi
in questa sezione con un'altra storia scritta per la Maritombola
(prompt n°9, "carta"). Questa volta ho "ceduto"
al classico, ovvero Hana/Kaede... Spero la storia vi piaccia!
LA FACILITA' DELLA FELICITA'
La
prima volta che sono entrato nella camera del doaho sono rimasto
colpito dalla quantità di carta che c'era in giro: carta
colorata e
sottile, velina mi sembra si chiami. Ce n'erano dei
ritagli
sopra la scrivania, altra era ammucchiata su varie mensole, delle
striscioline giacevano per terra. Ho guardato in giro ma non c'era
assolutamente niente che potesse spiegare la presenza di tutta quella
carta.
Non
appena Hanamichi è entrato nella stanza avrei voluto
chiedergliene
il perchè, ma era appena uscito dalla doccia ed aveva
addosso solo
un misero asciugamano... vi lascio intendere perchè mi sia
dimenticato di chierdegli qualcosa in proposito!
Dopo
qualche tempo sono tornato di nuovo a casa sua e mi sono ricordato
della carta, però, quando sono entrato in camera sua non ce
n'era la
minima traccia: per un istante mi sono addirittura chiesto se per
caso non avessi sognato quell'enorme quantità di leggera
carta
velina, coloratissima. Se fossi per caso diventato matto.
Così,
anche se tremendamente curioso, ho deciso di accantonare lo strano
episodio, catalogandolo come passeggero e di poca importanza.
Con
il tempo poi è finito nel dimenticatoio, fino a quando
– ieri –
la carta è ricomparsa all'improvviso nella camera del doaho.
Così,
non ho potuto fare a meno di chiedergli spiegazioni e di raccontargli
il mio ricordo, di come mi avessero colpito quelle nuvole di carta
colorata, ma lui non mi ha risposto: ha sorriso con aria misteriosa,
per poi dire che oggi mi avrebbe fatto vedere a cosa gli serve tutta
quella carta.
Mi
è venuto a prendere sotto casa con la sua vecchia macchinona
grigia
scassata e mi ha bendato, ignorando deliberatamente le mie proteste.
Poi ha messo in moto e ci siamo allontati dalla città
accompagnati
dal borbottio festante del motore. Dopo un po' che eravamo in marcia
ammetto di essermi addormentato, ma sapete... gli occhi chiusi, la
guida fluida e sicura di Hana a cullarmi, il fatto che mi abbia
costretto ad alzarmi alle sette di mattina perchè "Dobbiamo
andare lontani, Kaede! Quindi ti passo a prendere domani mattina alle
sette e mezza e ti butto giù dal letto a calci se non ti fai
trovare
in strada!". Il problema è che conosco fin troppo bene
quella
testa matta e sono sicurissimo che l'avrebbe fatto davvero. Comunque,
a un certo punto mi ha svegliato dolcemente accarezzandomi la testa e
dandomi poi un languido bacio: anche lui conosce bene me e le mie
reazioni violente quando mi svegliano.
Mi
ha fatto scendere dalla macchina e condotto per mano in quello che ho
riconosciuto come un prato. Ha steso una coperta che doveva avere
portato da casa e mi ci ha fatto sedere sopra, preoccupandosi di
farmi sentire la sua presenza sfiorandomi con la punta delle dita
tutto il tempo. Poi è sparito per un po' urlandomi un "Torno
subitoo!". Mi sono disteso sulla coperta di lana, leggermente
ruvida, e mi sono concentrato su quello che udivo: risate di bambini
e il sospiro del vento.
Stranamente
non mi sono addormentato, questa volta. Ho ascoltato l'allegria che
permeava l'aria fino ad esserne ebbro e a perdere la percezione del
tempo e dello spazio: ho sobbalzato quando Hana mi si è
disteso
sopra all'improvviso e mi ha rubato un bacio. Lui ha riso.
-
Ti sei addormentato anche adesso, eh? -
Ho
tentato di spiegargli che non era successo ma capisco che fosse
difficile credermi, visti i miei "precedenti" in proposito.
Mi sono limitato ad abbracciarlo stretto, tirandomelo contro il
petto, per non rovinare con inutili battibecchi la nostra giornata.
-
Adesso ti tolgo la benda, va bene? - mi sussurra nell'orecchio,
accarezzandomi il viso. Lo sento trafficare per sciogliere il nodo
dietro la mia testa, esitare un attimo prima di slacciarla
definitivamente. - Guarda verso l'alto, darling! -
Per
un attimo sono accecato dalla luce del sole, poi penso di non vederci
ancora bene: nel cielo azzurro vedo delle stelle filanti colorate,
che si intrecciano, si spostano e si intersecano. Giallo, blu,
arancione, verde, viola e rosso e nero e marrone e rosa e... Che
sciocco! Come ho fatto a non riconoscere degli aquiloni?
Guardo
Hana e lo vedo sorridere, gli occhi nocciola che gli brillano dalla
felicità. Mi prende per mano – per l'ennesima
volta nella
giornata, deve avere particolarmente bisogno di rassicurazioni oggi
–
e mi fa distendere di nuovo sulla coperta. Poi inizia a raccontare,
prima incerto e serio, poi sempre più appassionato ed
euforico, più
simile all'Hana allegro che mostra abitualmente agli altri.
-
Sai, quand'ero piccolo venivo sempre più a vedere gli
aquiloni. È
una specie di raduno aperto a tutti che dura cinque giorni, dove
tutti possono far volare il loro aquilone... la mia famiglia era
troppo povera per comprarne uno però. Sono fragili, si
possono
rompere facilmente e sarebbe stati soldi sprecati, anche
perchè come
puoi immaginare ero una vera peste! Però continuavo a
farmici
portare ogni anno... e quando ho compiuto dieci anni mi si è
avvicinato un ragazzo, che mi ha detto che mi aspettava. -
-
Ti aspettava? - chiedo perplesso.
-
Si – dice Hana facendo diventare – se possibile
– ancora più
luminoso il suo splendido sorriso. - Mi ha dato un aquilone che aveva
in mano, dicendo che l'aveva fatto costruito apposta per me, vedendo
il desiderio e la costanza con cui ero venuto ogni anno a vederli
librarsi nell'aria, senza poter però partecipare. E non sai
la gioia
che ho provato vedendo innalzarsi nel cielo il mio aquilone,
correndo finalmente nel prato insieme agli altri bambini! Quando
è
stata l'ora di andare via sono corso da quell'uomo e l'ho abbracciato
di slancio, piangendo di gioia. E gli ho fatto una promessa: che
avrei imparato a costruire gli aquiloni per regalarli a tutti i
bambini che, come me, desiderano un aquilone da far volare nel
cielo... sai, costruirne uno che duri una o al massimo due giornate
non costa quasi niente se non tempo, mentre quelli comprati possono
essere anche molto costosi per un bambino povero -.
-
E' questo quindi che fai con tutta quella carta velina, quindi?
Aquiloni? - chiede alla ricerca di una conferma definitiva. Quando lo
vedo annuire, il cuore mi si riscalda: è davvero un tesoro
di
ragazzo Hana, anche se tende a nascondersi dietro l'atteggiamento da
sbruffone. Me ne indica un paio di quelli che ha fatto e lui e ha
regalato prima di sbendarmi: sono riconoscibili i suoi,
perchè sono
coloratissimi e hanno la forma di semplici rombi.
-
Però ti devo confidare un segreto... quest'anno ho fatto i
miei
ca-po-la-vo-ri! - e mi mostra orgoglioso due aquiloni più
complessi
degli altri, anche se la forma rimane la stessa, che aveva appoggiato
poco lontano. Uno è a fondo blu con sopra il disegno di un
lupo
grigio striato d'azzurro e una lunga coda di anelli di carta delle
stesse sfumature di colore; l'altro è arancione con
disegnata sopra
una scimmietta ed una coda di carta velina gialla, rossa, marrone.
Bellissimi.
-
E ora li facciamo volare! - dice alzandosi di scatto e tendendomi una
mano. Io... io vorrei riuscire a trovare il coraggio per afferrarla e
vederlo felice, ma... Non fa per me, far volare un aquilone. Sono
così allegri nel cielo, e tutti i bambini (ed anche gli
adulti) che
ne tengono uno corrono spensierati nel prato, in un modo in cui non
riuscirò mai! Sono sempre stato abbastanza apatico e in
certe
situazioni proprio non mi sento a mio agio.
Hana
mi guarda con occhi imploranti, che diventano sempre più
grandi. So
che desidera ardentemente che io accetti, lo vedo dal modo in cui mi
si rivolge.
-
Io... - inizio incerto, senza sapere bene come continuare. Come posso
dirgli che non voglio alzarmi perchè ho paura di deluderlo,
che non
so se non sarò in grado di divertirmi facendo volare un
aquilone? E
che ho anche paura di ferire me stesso per l'ennesima volta, vedendo
gli altri felici mentre dentro di me è tutto monotono e
piatto.
-
Dai, iniziamo col fare volare il tuo, va bene? - dice Hanamichi
rivolgendosi verso di me con un sorriso luminoso. Poi non mi lascia
il tempo di rispondere e mi prende per mano, iniziando a correre nel
prato... ed io non ho scelta, se non quella di seguirlo. Ad ogni
falcata è come se una serie di preoccupazioni e pesi mi
abbandonino,
facendomi sentire sempre più leggero: mi sembra di stare
volando
come l'aquilone alle mie spalle, che pian piano si innalza nell'aria
e dà vita a giochi di colore assieme agli altri. Hana nel
frattempo
ha iniziato a riconcorrermi col suo aquilone, urlando qualcosa di non
ben definito ma che posso facilmente immaginare come "Sono il
tensai dei tensaaaai!" ed io – ridendo – mi rendo
finalmente
conto di quanto facile sia essere felici.
Ringrazio
chi ha letto la storia e chi commenterà/inserirà
fra
preferite/seguite/ricordate!
Un
bacio,
Allegra