Anime & Manga > Slam Dunk
Ricorda la storia  |      
Autore: Allegra Yep    24/01/2011    5 recensioni
Kaede nota che ogni tanto nella camera di Hana compaiono enormi mucchi di carta colorata. Quando - incuriosito - ne chiederà il motivo al compagno, questo farà il misterioso... ma alla fin fine svelerà il mistero!
[Scritta per la "Maritombola", prompt n°9 "carta"]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao!
Rieccomi in questa sezione con un'altra storia scritta per la Maritombola (prompt n°9, "carta"). Questa volta ho "ceduto" al classico, ovvero Hana/Kaede... Spero la storia vi piaccia!


LA FACILITA' DELLA FELICITA'


La prima volta che sono entrato nella camera del doaho sono rimasto colpito dalla quantità di carta che c'era in giro: carta colorata e sottile, velina mi sembra si chiami. Ce n'erano dei ritagli sopra la scrivania, altra era ammucchiata su varie mensole, delle striscioline giacevano per terra. Ho guardato in giro ma non c'era assolutamente niente che potesse spiegare la presenza di tutta quella carta.
Non appena Hanamichi è entrato nella stanza avrei voluto chiedergliene il perchè, ma era appena uscito dalla doccia ed aveva addosso solo un misero asciugamano... vi lascio intendere perchè mi sia dimenticato di chierdegli qualcosa in proposito!
Dopo qualche tempo sono tornato di nuovo a casa sua e mi sono ricordato della carta, però, quando sono entrato in camera sua non ce n'era la minima traccia: per un istante mi sono addirittura chiesto se per caso non avessi sognato quell'enorme quantità di leggera carta velina, coloratissima. Se fossi per caso diventato matto. Così, anche se tremendamente curioso, ho deciso di accantonare lo strano episodio, catalogandolo come passeggero e di poca importanza.
Con il tempo poi è finito nel dimenticatoio, fino a quando – ieri – la carta è ricomparsa all'improvviso nella camera del doaho. Così, non ho potuto fare a meno di chiedergli spiegazioni e di raccontargli il mio ricordo, di come mi avessero colpito quelle nuvole di carta colorata, ma lui non mi ha risposto: ha sorriso con aria misteriosa, per poi dire che oggi mi avrebbe fatto vedere a cosa gli serve tutta quella carta.
Mi è venuto a prendere sotto casa con la sua vecchia macchinona grigia scassata e mi ha bendato, ignorando deliberatamente le mie proteste. Poi ha messo in moto e ci siamo allontati dalla città accompagnati dal borbottio festante del motore. Dopo un po' che eravamo in marcia ammetto di essermi addormentato, ma sapete... gli occhi chiusi, la guida fluida e sicura di Hana a cullarmi, il fatto che mi abbia costretto ad alzarmi alle sette di mattina perchè "Dobbiamo andare lontani, Kaede! Quindi ti passo a prendere domani mattina alle sette e mezza e ti butto giù dal letto a calci se non ti fai trovare in strada!". Il problema è che conosco fin troppo bene quella testa matta e sono sicurissimo che l'avrebbe fatto davvero. Comunque, a un certo punto mi ha svegliato dolcemente accarezzandomi la testa e dandomi poi un languido bacio: anche lui conosce bene me e le mie reazioni violente quando mi svegliano.
Mi ha fatto scendere dalla macchina e condotto per mano in quello che ho riconosciuto come un prato. Ha steso una coperta che doveva avere portato da casa e mi ci ha fatto sedere sopra, preoccupandosi di farmi sentire la sua presenza sfiorandomi con la punta delle dita tutto il tempo. Poi è sparito per un po' urlandomi un "Torno subitoo!". Mi sono disteso sulla coperta di lana, leggermente ruvida, e mi sono concentrato su quello che udivo: risate di bambini e il sospiro del vento.
Stranamente non mi sono addormentato, questa volta. Ho ascoltato l'allegria che permeava l'aria fino ad esserne ebbro e a perdere la percezione del tempo e dello spazio: ho sobbalzato quando Hana mi si è disteso sopra all'improvviso e mi ha rubato un bacio. Lui ha riso.
- Ti sei addormentato anche adesso, eh? -
Ho tentato di spiegargli che non era successo ma capisco che fosse difficile credermi, visti i miei "precedenti" in proposito. Mi sono limitato ad abbracciarlo stretto, tirandomelo contro il petto, per non rovinare con inutili battibecchi la nostra giornata.
- Adesso ti tolgo la benda, va bene? - mi sussurra nell'orecchio, accarezzandomi il viso. Lo sento trafficare per sciogliere il nodo dietro la mia testa, esitare un attimo prima di slacciarla definitivamente. - Guarda verso l'alto, darling! -
Per un attimo sono accecato dalla luce del sole, poi penso di non vederci ancora bene: nel cielo azzurro vedo delle stelle filanti colorate, che si intrecciano, si spostano e si intersecano. Giallo, blu, arancione, verde, viola e rosso e nero e marrone e rosa e... Che sciocco! Come ho fatto a non riconoscere degli aquiloni?
Guardo Hana e lo vedo sorridere, gli occhi nocciola che gli brillano dalla felicità. Mi prende per mano – per l'ennesima volta nella giornata, deve avere particolarmente bisogno di rassicurazioni oggi – e mi fa distendere di nuovo sulla coperta. Poi inizia a raccontare, prima incerto e serio, poi sempre più appassionato ed euforico, più simile all'Hana allegro che mostra abitualmente agli altri.
- Sai, quand'ero piccolo venivo sempre più a vedere gli aquiloni. È una specie di raduno aperto a tutti che dura cinque giorni, dove tutti possono far volare il loro aquilone... la mia famiglia era troppo povera per comprarne uno però. Sono fragili, si possono rompere facilmente e sarebbe stati soldi sprecati, anche perchè come puoi immaginare ero una vera peste! Però continuavo a farmici portare ogni anno... e quando ho compiuto dieci anni mi si è avvicinato un ragazzo, che mi ha detto che mi aspettava. -
- Ti aspettava? - chiedo perplesso.
- Si – dice Hana facendo diventare – se possibile – ancora più luminoso il suo splendido sorriso. - Mi ha dato un aquilone che aveva in mano, dicendo che l'aveva fatto costruito apposta per me, vedendo il desiderio e la costanza con cui ero venuto ogni anno a vederli librarsi nell'aria, senza poter però partecipare. E non sai la gioia che ho provato vedendo innalzarsi nel cielo il mio aquilone, correndo finalmente nel prato insieme agli altri bambini! Quando è stata l'ora di andare via sono corso da quell'uomo e l'ho abbracciato di slancio, piangendo di gioia. E gli ho fatto una promessa: che avrei imparato a costruire gli aquiloni per regalarli a tutti i bambini che, come me, desiderano un aquilone da far volare nel cielo... sai, costruirne uno che duri una o al massimo due giornate non costa quasi niente se non tempo, mentre quelli comprati possono essere anche molto costosi per un bambino povero -.
- E' questo quindi che fai con tutta quella carta velina, quindi? Aquiloni? - chiede alla ricerca di una conferma definitiva. Quando lo vedo annuire, il cuore mi si riscalda: è davvero un tesoro di ragazzo Hana, anche se tende a nascondersi dietro l'atteggiamento da sbruffone. Me ne indica un paio di quelli che ha fatto e lui e ha regalato prima di sbendarmi: sono riconoscibili i suoi, perchè sono coloratissimi e hanno la forma di semplici rombi.
- Però ti devo confidare un segreto... quest'anno ho fatto i miei ca-po-la-vo-ri! - e mi mostra orgoglioso due aquiloni più complessi degli altri, anche se la forma rimane la stessa, che aveva appoggiato poco lontano. Uno è a fondo blu con sopra il disegno di un lupo grigio striato d'azzurro e una lunga coda di anelli di carta delle stesse sfumature di colore; l'altro è arancione con disegnata sopra una scimmietta ed una coda di carta velina gialla, rossa, marrone. Bellissimi.
- E ora li facciamo volare! - dice alzandosi di scatto e tendendomi una mano. Io... io vorrei riuscire a trovare il coraggio per afferrarla e vederlo felice, ma... Non fa per me, far volare un aquilone. Sono così allegri nel cielo, e tutti i bambini (ed anche gli adulti) che ne tengono uno corrono spensierati nel prato, in un modo in cui non riuscirò mai! Sono sempre stato abbastanza apatico e in certe situazioni proprio non mi sento a mio agio.
Hana mi guarda con occhi imploranti, che diventano sempre più grandi. So che desidera ardentemente che io accetti, lo vedo dal modo in cui mi si rivolge.
- Io... - inizio incerto, senza sapere bene come continuare. Come posso dirgli che non voglio alzarmi perchè ho paura di deluderlo, che non so se non sarò in grado di divertirmi facendo volare un aquilone? E che ho anche paura di ferire me stesso per l'ennesima volta, vedendo gli altri felici mentre dentro di me è tutto monotono e piatto.
- Dai, iniziamo col fare volare il tuo, va bene? - dice Hanamichi rivolgendosi verso di me con un sorriso luminoso. Poi non mi lascia il tempo di rispondere e mi prende per mano, iniziando a correre nel prato... ed io non ho scelta, se non quella di seguirlo. Ad ogni falcata è come se una serie di preoccupazioni e pesi mi abbandonino, facendomi sentire sempre più leggero: mi sembra di stare volando come l'aquilone alle mie spalle, che pian piano si innalza nell'aria e dà vita a giochi di colore assieme agli altri. Hana nel frattempo ha iniziato a riconcorrermi col suo aquilone, urlando qualcosa di non ben definito ma che posso facilmente immaginare come "Sono il tensai dei tensaaaai!" ed io – ridendo – mi rendo finalmente conto di quanto facile sia essere felici.


Ringrazio chi ha letto la storia e chi commenterà/inserirà fra preferite/seguite/ricordate!
Un bacio,
Allegra

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Allegra Yep