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Autore: PhoenixOfLight    24/01/2011    0 recensioni
I Malandrini attentano di nuovo alla vita del "povero" Severus 'Mocciosus' Piton, facendogliela pagare per aver offeso Lily il giorno dei G.U.F.O. Ma non sanno che ormai i professori di Hogwarts sono stanchi di metterli in punizione... e la pena che devono scontare è decisamente più strana e difficile delle altre precedenti... "Qual è il segnale?"
"Inizierò a ridere... malignamente..."

Settima Classificata al "Marauders' Story Contest" indetto da Malandrina4ever e Lellas92 su EFP forum
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La porta sbatté con un tonfo che fece tremare il comodino posto lì accanto e un calcio potente colpì uno dei quattro letti a baldacchino del Dormitorio maschile di Grifondoro

La porta sbatté con un tonfo che fece tremare il comodino posto lì accanto e un calcio potente colpì uno dei quattro letti a baldacchino del Dormitorio maschile di Grifondoro.

-Dannazione!-, imprecai, senza badare al dolore che si stava propagando in tutto il piede.

Mi gettai a capofitto sul letto – non prima di aver sferrato pugni nell’aria, come se quella massa di ossigeno e anidrite carbonica avesse qualche colpa – e gettai il cuscino dall’altro capo della stanza, digrignando i denti.

Quel maledetto... quella me l’avrebbe pagata... farla soffrire in quel modo... il suo migliore amico! Com’è possibile una cosa del genere?

Certo, non c’entravo nulla in quella storia, ma ci stavo male, malissimo. Avevo ancora davanti agli occhi l’espressione di Lily... aveva tentato in tutti i modi di non mostrare il suo dolore, ma non mi era sfuggito nulla. Avevo visto il suo mento tremare come se stesse per piangere e gli occhi dilatarsi dallo stupore, prima di diventare lucidi. Poi, una maschera di indifferenza e – rabbrividii al ricordo – odio puro calò sul suo volto, trasfigurandolo. Quando l’aveva offeso chiamandolo “Mocciosus” non provai alcuna gioia perversa nel vedere il mio desiderio divenire realtà: finalmente la mia Lily stava lontano da quel maledetto, come avevo sempre sperato... no, in quel momento ho provato solo un enorme dispiacere e una rabbia incontrollabile che mi rodeva le viscere.

Che diamine gli è passato per la testa? Insultare così pesantemente una sua amica davanti a tutta la scuola... forse per farsi la bella faccia con i Serpeverde? Può un uomo arrivare a tradire i propri compagni pur di sentirsi accettato da qualcuno? Qualcuno di così malvagio e subdolo come i seguaci di Lord Voldemort... inaccettabile...

E poi, be’, ovviamente lei se l’è presa con me, come se fossi stato io a chiamarla in quel modo orrendo.. ma ciò che mi aveva detto non mi scalfiva più di tanto: ormai ci aveva fatto l’abitudine… no, il suo dolore era molto più atroce. E mi faceva star male, terribilmente male.

-James? Sei qui?-.

Sirius, Remus e Peter entrarono nella camera chiamandomi. Mi alzai e aprii di scatto il baule, fingendo di cercare qualcosa al suo interno.

-Ah, eccoti!-, esclamò Sir. –Ehi, ma che ti è preso prima?-.

-Niente-, risposi laconico.

-Come, niente? Sei scappato via improvvisamente senza dir nulla!-.

-Volevo semplicemente stare un po’ da solo-, conclusi con un tono che non ammetteva repliche.

Un tono che Sirius ignorò bellamente.

-Sì, certo… tu da solo…-, sbuffò, -È per quello che è successo in riva al Lago, non è vero?-, domandò poi, centrando in pieno il problema.

Non smettevo mai di stupirmi della perspicacia di Sirius: gli bastava guardarmi negli occhi per capirmi. A volte avevo l’impressione che sapesse leggere nella mente.

Continuavo a cercare qualcosa di ignaro perfino a me stesso nel baule, senza rispondergli. Ma a quanto sembrava il mio silenzio fu la risposta a tutte le sue domande.

-Prongs, senti…-, cominciò, -… capisco che Mocciosus ha esagerato, che erano amici, eccetera…-.

Gettai alla rinfusa boccette d’inchiostro, pergamene, calzini e altri vestiti sul letto, la rabbia che aumentava ad ogni parola.

-Ma non mi pare che tu c’entri qualcosa, no?-.

-Felpato, ti prego, sta’ zitto…-.

-Quello che Sirius sta cercando di dirti…-, intervenne Remus, -è che non puoi intrometterti tra loro… insomma, è vero, Piton ha sbagliato a chiamarla così, ma non vale la pena di roderti le viscere per un accaduto che non ha nulla a che fare con te! Capisco che Lily è la ragazza di cui sei innamorato e che vederla soffrire ti ferisce, ma tutto ha un limite…-.

-State dicendo che devo ignorare i sentimenti di Lily? Di trattarla solo come una marionetta?-, esclamai abbandonando la mia ricerca di cose inesistenti e avvicinandomi a loro.

-No, non è questo che sto dicendo! Vogliamo solo che tu ti calmi un po’…-.

Forse Moony sarebbe riuscito a farmi ragionare, se solo…

-Insomma, non è successo nulla di grave, no?-.

… se solo Paddy non avesse aperto la bocca a sproposito.

L’aria si raggelò. Tutto parve muoversi a rallentatore. Remus e Peter guardarono sconvolti Sirius, che non si era ancora accorto del guaio che aveva combinato. Io sentii un fuoco divampare dentro di me e seppi che ormai i miei tentativi di comportarmi civilmente erano andati a farsi fottere.

-Nulla di grave?-, esalai. –Nulla di grave?!-, ripetei alzando la voce. –L’HA CHIAMATA MEZZOSANGUE! Lui, un suo amico d’infanzia, l’ha offesa davanti a tutti per dimostrare di essere un degno Serpeverde!-, inveii a voce ora altissima, tanto che Remus ebbe il buon senso di lanciare un Incantesimo di Insonorizzazione alla porta e alle pareti del Dormitorio.

-Ma è successo altre volte…-, mormorò Sirius.

-Certo, tanti altri l’hanno chiamata così, ma non lui, diamine, non lui! Erano amici, maledizione!-.

Mi portai le mani nei capelli in un gesto disperato e presi a passeggiare per la stanza. Avevo bisogno d’aria. Non ce la facevo a restare lì dentro. Dovevo eliminare la rabbia dal mio animo… dovevo riflettere…

Attraversai la stanza a falcate e agguantai la mia scopa poggiata diligentemente accanto al letto.

-Dove vai?-.

-A fare un giro. Tornerò per il pranzo, non temete… so benissimo che oggi pomeriggio abbiamo la pratica di Difesa-, risposi e aprii la finestra.

-Non fare cazzate!-, esclamò Sirius.

-Tenterò di non farmi vedere-.

Salii sul manico e mi immersi nell’aria calda e vibrante di giugno. Mi diressi nella direzione opposta dei Dormitori, verso il campo da Quidditch, fortunatamente sgombro. Feci qualche giro intorno al campo, beandomi della sensazione del vento che mi scompigliava i capelli e del mio corpo che si rilassava col trascorrere del tempo. Ma ogni volta che volgevo lo sguardo, vedevo i suoi occhi smeraldini colmi di tristezza, delusione, risentimento e disprezzo; la sua voce sembrava riecheggiare nell’aria e nel vento che mi lambivano il corpo; ogni cosa attorno a me mi ricordava lei. Scrollai la testa e presi il Boccino dalla tasca dei pantaloni, lo stesso con cui stavo giocando quella mattina. Lo lanciai in aria e questo schizzò via alla velocità della luce. Lo lasciai volare un po’, poi cominciai ad inseguirlo. Ogni tanto mi permettevo qualche capriola o mossa mortale, per scrollarmi i brutti pensieri di dosso, finché non riuscivo ad afferrare la pallina dorata, per poi scagliarla in aria ancora una volta e ripetere nuovamente le stesse mosse. Riuscii ad estraniarmi dal mondo e solo quando il mio stomaco iniziò a brontolare mi diressi verso il castello.

Non mi ero accorto che durante tutto quel tempo un paio di occhi verdi mi scrutavano da lontano.

 

La prova pratica andò bene, fortunatamente.

Dopo aver scaricato la tensione e l’ansia nel volo, riuscii a contenermi e a sostenere l’esame in tutta calma. Lily mi tornava spesso in mente, ma avevo imparato a controllare le mie reazioni e arrivai a fine giornata con la mente sgombra dai pensieri.

Ciononostante, quella notte non riuscii a chiudere occhio. Avevo per sbaglio origliato una conversazione che avrei preferito decisamente ignorare. La rabbia cominciò a rodermi dentro e distrusse famelica tutta la calma che avevo pazientemente costruito in quelle ore.

Mi alzai di scatto, conscio che non avrei dormito per il resto della nottata; afferrai piuma, pergamena e la bacchetta, mi feci luce con l’incantesimo “Lumos”, la sistemai in modo che potesse illuminare il foglio intero e cominciai a segnare su di esso parole e linee, come se stessi tracciando un piano di battaglia.

La mattina dopo i Malandrini si svegliarono bagnati e tremanti in lenzuola altrettanto zuppe.

-J-James… q-questa me l-l-la pa-a-ghi!-, mi minacciò Felpato battendo i denti.

Con un pigro colpo della bacchetta diedi vita a un fiotto d’aria calda che li asciugò all’istante.

-Devo parlarvi-, annunciai perentorio, alzandomi dal letto e riponendo la bacchetta nella veste.

-Non potevi aspettare a quando ci saremmo svegliati normalmente e autonomamente?-, domandò ironico Remus.

-No-, risposi con un tono drastico, ignorando il sarcasmo. –Sapete cos’è successo ieri sera?-, continuai.

-Ehm… dovremmo?-.

-Mocciosus ha chiesto perdono a Lily-, sputai tutto d’un fiato, ansioso di togliermi quell’enorme peso dallo stomaco.

Peter, che fino a poco prima mi guardava assonnato senza capire nulla, sbarrò improvvisamente gli occhi, mentre Remus scattò in piedi urlando all’unisono con Sirius: -Che cosa?!-.

Io annuii, preso solo inizialmente alla sprovvista dalle loro reazioni.

-Come hai fatto a saperlo?-.

-Non riuscivo a prendere sonno e ho sentito un gran vociare proveniente dalla Sala Comune. Mi sono affacciato e ho avuto giusto il tempo di sentire due compagne di stanza di Lily che parlavano fittamente tra loro su Piton e ho capito che qualcosa non andava. Purtroppo non ho fatto in tempo a fermarle che già si erano rintanate in Dormitorio. Così mi sono intrufolato nel buco e attraverso il ritratto ho ascoltato l’intera conversazione… potete immaginare la mia sorpresa quando ho scoperto che lì fuori c’erano quei due e la rabbia alle patetiche scuse di Mocciosus…-.

-E lei non avrà mica accettato le sue scuse?-, chiese Moony.

-Ovviamente no, certe cose non possono essere perdonate-, risposi.

Lui tirò un sospiro di sollievo.

-Ciò però non toglie il fatto che lui sia un bastardo-, continuai inviperito, stringendo le nocche. Era come se avessi una bomba nel mio corpo, una bomba in procinto di scoppiare. Mancava pochissimo. Me lo sentivo. –Chiederle perdono… nonostante tutto… stava per dire che non aveva alcuna intenzione di chiamarla in quel modo, ma lei l’ha bloccato prontamente e ha posto fine alla loro amicizia… dopo tutto quello che ha fatto, non mi stupirebbe più di tanto, ma… quella dannata, viscida serpe… ha tentato di avvelenarla con le sue zanne affilate… oh, ma la pagherà! Ok, sono passato sopra all’offesa di stamane, anche se non l’ho rimossa del tutto dalla mia mente – e come potrei? – e mi sono costretto a non farmi accecare dall’ira perché un gesto avventato avrebbe potuto influire sui risultati degli esami… ma ora basta! Ha oltrepassato il limite, e di molto-.

Sirius iniziò a imprecare senza sosta, appellando Mocciosus con parole spesso anche pesanti; poi prese un respiro profondo e mi fissò negli occhi. Le sue iridi fiammeggiavano, proprio come le mie, ora che avevo fatto tornare l’ira con tanto di festa.

-Prongs, dobbiamo escogitare qualcosa per far tacere quel dannato pitone-, disse prendendomi per le spalle.

-Già fatto. Stanotte non riuscivo a dormire, te l’ho detto… ho in mente una gran cosa…-, diedi vita al ghigno più Malandrino che potevo e Sirius dopo un po’ mi imitò. -Ma non posso costringervi a fare qualcosa che non volere-, aggiunsi guardandoli tutti e soffermandomi in particolare su Remus, che era stato sempre poco d’accordo sulle nostre malefatte.

E lui, come se avesse intuito i miei pensieri, mi sorrise e disse: -Guarda che Lily è la ragazza di cui il mio migliore amico è innamorato, come potrei non appoggiarvi?-.

-Anche perché in caso contrario saresti stato cacciato dal gruppo-, lo informò Sirius.

Moony alzò gli occhi al cielo, falsamente – o realmente – esasperato.

-Io accetto con piacere, d’altronde sono il tuo gemello, no? Dove vai tu, vado io e viceversa… non chiedermi nemmeno di farti compagnia, quindi, perché già conosci la mia risposta-, mi rispose Sirius quando mi voltai verso di lui.

Gli sorrisi, grato. Paddy era un dono del cielo, semplicemente.

-E tu, Peter? Sei dei nostri?-, chiesi guardando il piccolo Codaliscia che per tutto il tempo era rimasto in disparte ad ascoltarci.

-Sì… sì, ma certo che sono con voi-, rispose dopo qualche secondo di silenzio.

-Bene!-, esultai. Poi assunsi un’espressione diabolica. -Ecco il piano…-.

 

-Allora, ragazzi, ricordate che l’Incantesimo di Disillusione dura soltanto trenta minuti, non ho potuto prolungare la durata più di così, è un incanto piuttosto complicato…-, ci spiegava Remus con la voce alterata mentre ci dirigevamo silenziosamente verso i sotterranei dei Serpeverde. -Quindi, per favore, non andate oltre la mezz’ora, o verremo scoperti…-.

-D’accordo, Moony, faremo i bravi-, lo rassicurò sarcastico Padfoot – con il tono di voce di un quarantenne – che probabilmente mi fece l’occhiolino – non so perché, ma avevo questa impressione.

-Lo spero-.

-Anche l’altro incantesimo dura mezz’ora? Quello per cambiare le voci?-, domandò Peter da un punto imprecisato alla mia sinistra con un tono leggermene più alto della norma, come se avesse respirato elio.

-Sì, hanno la stessa durata entrambi, per non rischiare....-.

-Quindi possiamo dire a Mocciosus quello che vogliamo senza farci riconoscere?-, chiese Sirius, pregustando la vendetta a danni dell’untuoso.

-Sì... basta che non ti lasci andare troppo-.

-Signor sì, capitano!-.

-Ah, lasciamo perdere...-.

-Ragazzi!-, li richiamai. La mia voce assomigliava volutamente a quella di un individuo impossessato, come lo chiamavano i Babbani. -Siamo arrivati, fate silenzio-.

-Sì, Prongs-.

-D’accordo-, cominciai, -ricordate che dobbiamo solo spaventarlo all’inizio, poi al mio segnale diamo il via agli incantesimi-.

-Qual è il segnale?-, domandò Peter.

-Non c’eri quando l’abbiamo detto?-.

-Ehm... no, ero in cucina...-, balbettò imbarazzato.

Alzai gli occhi al cielo sorridendo appena.

-Inizierò a ridere... malignamente...-, sibilai.

Sentii Peter che rabbrividiva.

-Remus, potresti mantenerla, per favore?-, chiesi a Moony porgendogli la mia scopa, che trovò dopo qualche difficoltà, essendo anch’essa invisibile. Quando fui sicuro che la mia piccolina non subisse alcun danno, presi la Mappa dalla tasca e la aprii. Piton attraversava la Sala Comune.

“Si reca tutti i giorni in biblioteca per poter studiare, subito dopo le lezioni, ma nei giorni festivi ci va solo alle 16 spaccate: è l’orario d’incontro con Lily...”.

Da sempre studiavo i suoi movimenti e ora conoscevo a memoria ogni sua mossa.

-Ognuno ai vostri posti! Mocciosus sta per arrivare!- esclamai.

Obbedirono istantaneamente: Sirius si appostò al muro frontale, Remus accanto l’ingresso, Peter dietro una statua di pietra collocata lì vicino e io salii sulla mia scopa per una visuale dall’alto.

-Bacchette pronte?-, chiesi a bassa voce.

-Sì-, mi risposero sussurrando.

-Attenzione... sta per uscire...-.

Quando sentii la porta scorrevole aprirsi, rinchiusi in fretta e furia la Mappa e la misi nella tasca. Severus “Mocciosus” Piton fece il suo ingresso nel corridoio, col suo solito passo strascicato e il naso abnorme che vedevo perfino io. Meditando sul fatto che i suoi capelli dall’alto sembravano più unti del solito, mi abbassai fino al suo livello.

-Mocciosus...?-, sussurrai.

Lui si bloccò e si voltò di scatto, guardandosi freneticamente intorno. Soffocai a stento una risata e ripetei, stavolta a voce un po’ più alta: -Mocciosus...?-.

Poco dopo, Remus lo affiancò.

-Mocciosus-, disse.

Piton fece un altro balzo.

Toccò a Sirius, che si mise al lato sinistro: -Dove vai, Mocciosus?-.

Lui continuava a gettare occhiate spaventate al corridoio, ansimando.

Peter comparve alle sue spalle.

-Mocciosus, Mocciosus, Mocciosus...-.

Mi abbassai ancora di più e soffiai malignamente al suo orecchio: -Sei in trappola, Mocciosus-.

Lui afferrò di scatto la bacchetta e io iniziai a ridere, sadico.

-Expelliarmus!-.

-Petrificus Totalus!-.

Nel giro di due secondi, la bacchetta di Piton volò via e lui si accasciò immobile a terra, senza riuscire ad emettere parola. Sirius e Remus avevano fatto proprio un bel lavoro.

Sghignazzando, atterrai e scesi dalla scopa. Mi avvicinai a lui, sovrastandolo. Anche gli altri lo circondavano. Lui guardava verso l’alto, paralizzato.

-Piuma, Formaggio, Tartufo...-, chiamai Remus, Peter e Sirius con i nomignoli che avevamo scelto poco prima. -Iniziamo-, ordinai mentre sul mio volto compariva un ghigno malefico.

-Che bei capelli...-, cominciò Sirius. -Ma sono troppo unti... non è molto igienico tenerli così sporchi, sai? Mmh... avrei in mente una cosa...-.

Un attimo dopo, Mocciosus non aveva nemmeno un capello in testa. Felpato glieli aveva rasati tutti.

Ridemmo senza ritegno a quella visione.

-Grande Tartufo!-, commentai. –Piuma?-.

-Eccomi...-, rispose Remus con voce satanica. Risi ancora una volta. Mi stavo divertendo indicibilmente.

-Perché sempre vestito di nero, Mocciosus? Non è meglio utilizzare colori più... sgargianti?-.

La divisa di Piton da cupa e triste divenne un mix di colori che nemmeno il più pazzo ed esaltato del mondo magico avrebbe mai potuto combinare in modo peggiore.

-Uuuh, sembri un campo di fiori!-, esclamai, scompisciandomi dalle risate.

-A me viene il voltastomaco, invece-, commentò Sirius fingendo un conato di vomito che suscitò altra ilarità

-Formaggio!-.

Peter si avvicinò a lui.

-Questo naso... tutti quanti dicono che è troppo grosso... ma io non sono d’accordo con loro! Anzi, credo che sia anche piuttosto piccolo! Sai, conosco un tizio che ce l’ha anche più lungo! E, anzi, ti dirò di più: ogni volta che questo dice una bugia il naso si allunga... così! E così! O anche così! O forse lo vuoi ancora più grande? Ah, come quello di un troll!-.

Ad ogni sua frase accompagnava un gesto della bacchetta, che allungava sempre di più il naso, fino a farlo diventare ancor più enorme di quanto non fosse prima.

Vedevo lo spavento e la rabbia negli occhi immobili del moccioso. E questo mi fece infuriare ancora di più.

-Basta così!-, ordinai perentorio.

Tutti si fermarono e l’aria si raggelò. Sentivo quasi le fiamme che bruciavano il mio corpo.

-Tocca a me-, esultai con tono crudele.

Mocciosus non poteva muoversi, ma vidi chiaramente il terrore propagarsi veloce nelle sue iridi.

Feci Evanescere la parte superiore della sua divisa e poggiai la bacchetta sul petto ossuto.

-Tu sei un perdente...-.

La grande scritta nera che recitava “Loser” comparve sul busto.

-... un traditore...-.

Ad essa si aggiunse la parola “Betrayer”.

-... un doppiogiochista... un falso amico... voltagabbana.... feritore... saccente... malvagio... disonesto...-.

Tutte queste parole impressero il suo petto, chiazzandolo di nero.

-... una lurida serpe...-.

La parte anteriore del corpo divenne la coda di un serpente avvolta ancora dalla divisa multicolore.

Sghignazzai, divertito.

L’incantesimo terminò proprio in quel momento. Mocciosus si alzò di scatto, cogliendoci alla sprovvista e si diresse strisciando verso la Sala Comune. Fummo abbastanza veloci da impedirgli di raggiungere la sua mèta e Sirius gli lanciò un Incantesimo di Librazione. Sembrava un orrido mostro, con il corpo serpentesco colorato, la testa rasata e il busto pieno di macchie bianche e nere, che solo dopo un’accurata analisi si scoprivano essere parole. Urlava, si dimenava e ci ricopriva di insulti e maledizioni inutili, dato che non aveva la bacchetta.

-Silencio-. Piton continuava ad agitarsi, ma dalla sua bocca non proveniva alcun suono. -Bene. Ora portiamolo con noi...-, dissi cavalcando nuovamente la scopa.

Lo trascinammo fino a un punto imprecisato del castello, lontano dai sotterranei.

Continuammo a scagliargli incantesimi di ogni genere, senza però sfiorare anche solo minimamente le Maledizioni Senza Perdono – per quanto orribile, non meritava cose del genere – e più lo tormentavamo più ci sentivamo realizzati. Il corpo era interamente coperto da Pus di Bubotubero, sul cranio faceva bella mostra di sé una sgargiante cresta rosa shocking, la bocca era distorta a dimensioni sovrannaturali, la pelle divenne rugosa e blu, le mani palmate, gli occhi tirati all’inverosimile verso l’alto e le orecchie simili a quelle di un elfo, ma più sproporzionate. Ah, e accanto alla testa ne comparve un’altra. Di gnomo.

Tra fatture e risate varie, perdemmo il senso dell’orientamento e del tempo e ci ritrovammo in Sala Grande senza neppure sapere come.

Presi dal divertimento e dagli schiamazzi della gente radunata per vedere un essere non bene identificato che si dibatteva da solo nel bel mezzo della scuola, né io né Sirius sentimmo le voci concitate di Remus e Peter che ci chiamavano, urlandoci che stava per scadere la mezz’ora disponibile. Non ci accorgemmo neppure del fatto che le nostre voci erano tornate normali e noi visibili. Non ci accorgemmo delle urla della gente che si erano trasformate prima in un “Ooooh” di sorpresa e che poi erano aumentate di volume. Non ci accorgemmo del fatto che Mocciosus ci aveva riconosciuti. Ma ci accorgemmo – troppo tardi, purtroppo – dell’improvviso silenzio degli studenti.

-POTTER! BLACK! CHE STATE FACENDO?-.

Io e Sirius ci fermammo di scatto, guardando – negativamente – meravigliati la professoressa McGranitt.

-Cos’è tutto questo baccano? E... AAAH!-, urlò senza ritegno. -Cos’è questo mostro?-, indicò Mocciosus, che tentava inutilmente di parlare, dando vita però solo a smorfie mute e indistinte.

-Questo mostro, professoressa-, risi saltando dalla scopa e atterrando proprio davanti a lei. -E’ Severus Piton. L’abbiamo conciato per le feste... così impara a chiamare Mezzosangue i propri amici-, sputai guardandolo con puro odio. Lui ricambiò lo sguardo e, se avesse potuto, mi sarebbe saltato addosso davanti a tutti, glielo si leggeva negli occhi.

-Chi altro ha partecipato a questo ignobile scherzo?-, domandò isterica.

Dopo qualche secondo di silenzio, Remus e Peter si fecero avanti.

-Noi. Abbiamo ideato tutto stamattina-, disse Lunastorta.

-Signor Lupin, lei...-, balbettò sconvolta. Poi il suo stupore si tramutò in rabbia. –Punizione! A tutti e quattro! Nel mio ufficio! Subito!-.

-Con calma...-, mormorò Sirius, scoccando sguardi maliziosi alle ragazze svenevoli giunte a idolatrarlo, ma una mia gomitata nello stomaco lo indusse a non ripetere la stessa frase a voce alta.

Eravamo nei guai. Guai grossi.

 

Come non detto.

-Non posso crederci... non posso proprio crederci... io, il grande Sirius Black... costretto a fare questo lavoro... che nemmeno Gazza ha mai svolto! Impossibile... oh, denuncerò la McGranitt... la farò licenziare... come ha potuto... io... inaccettabile...-.

-Sirius, la vuoi smettere di lamentarti?!-.

-Ma cosa ci posso fare se non ho mai visto una punizione più ingiusta e crudele di questa?-.

-Senti, anch’io m’immaginavo di dover ripulire i calderoni nell’aula di Pozioni, o tutti i bagni, o di andare nella Foresta Proibita, o di aiutare Gazza ad archiviare le sue sciocche pratiche sulle nostre malefatte... ma non riempio la testa dei miei compagni con i miei gemiti d’indignazione!-, esclamai.

-Sì, ma... ma...-, balbettò, cercando le parole giuste. –Insomma, non questa punizione! Sarei stato molto più felice lavando Mrs Purr!-.

Il fatto che lui, Sirius Black, un cane letteralmente, accettasse di toccare – attenzione: toccare, non rincorrere, o mordere, o uccidere – la gatta di Gazza era un chiaro segno della gravità della situazione.

-Qualsiasi cosa...-, mormorò esasperato Remus. -Qualsiasi. Sul serio-.

-Perché?-, piagnucolò Peter.

-Oh, insomma! Sbrigatevi! Anche io non trovo molto allettante l’idea di spolverare da cima a fondo tutti i quadri di Hogwarts senza l’uso della magia, ma almeno mi do da fare!-.

Sì, proprio così. Dopo un intero pomeriggio trascorso con la McGranitt a decidere la nostra punizione, la simpatica, unica e impareggiabile professoressa ha deciso che farci pulire interamente le cornici di tutti i quadri di Hogwarts era esattamente ciò che più si addiceva a noi. Non avevo ancora capito cosa c’entrasse col fatto che avevamo torturato il povero Mocciosus, ma non avevamo fatto storie, dato che in caso contrari ci avrebbe ordinato di pulire anche le scale. Non dovrebbe essere un problema, ma dato che erano mobili, non era esattamente ciò che qualcuno potrebbe aspettarsi.

-E’ per la vostra educazione. Avete davvero esagerato con il sig. Piton, non meritava quel trattamento... a prescindere dalle sue colpe precedenti-, aggiunse guardandomi severamente.

Gazza ci aveva procurato degli stracci trasandati e il “LucidaFacile: per una lucentezza magica e veloce alle vostre cornici!”, affidandoceli con amore e con tanto di ghigno subdolo. Feci una smorfia in risposta al suo sguardo e ci mettemmo a lavoro. Era da quattro ore che lavoravamo e avevamo finito tutte quelle del primo e del secondo piano. Ora stavamo a quelle del terzo.

-Non ne posso più! Ho perso la sensibilità alle braccia! Mi sa che non potrò muoverle per una settimana!-, esclamò Sirius.

-Forza, un ultimo sforzo, tra poco andremo a cena...-, lo incoraggiò Remus, mentre Peter cominciò a sbavare.

-Fame... cibo... tanto cibo... buono... succulento...-, mormorò con sguardo sognante.

-Codaliscia? Svegliati! Devi finire di spolverare!-, lo richiamai scrollandolo con forza.

-Animo, animo! La mia cornice non si pulisce mica da sola!-, borbottò il mago panciuto col monocolo ritratto nel quadro che stava spolverando Peter.

Lo ignorai e feci tornare in vita – più o meno – Wormtail.

-Sì, sì... mi metto all’opera...-, disse lui, riprendendo lo straccio e spolverando con forza la cornice, evidentemente pregustando tutte le prelibatezze che metterà in bocca da lì a poco.

-Ehi, piano! Così me la rovini! Con delicatezza! Devi essere gentile nei movimenti, altrimenti finirai per staccarmi dal muro! Piano, su! Ho detto piano! PIANO! AAAAAAAAH!-.

Con un tonfo secco il quadro cadde a terra, sotto lo sguardo sbigottito e terrorizzato di tutti noi.

-In nome di tutti i cappelli a punta di Merlino, Peter! Stavi per romperlo!-, esclamai.

-S... scusa...-, balbettò lui, alzando tremante il ritratto, che aveva iniziato a lamentarsi di dolori al viso e al busto.

Riuscimmo a riportarlo sano e salvo sulla parete e scoprimmo che non gli era accaduto nulla di grave.

-Lo diremo dopo ai professori... forza, andiamo a cena-, ordinai e sparimmo per le scale.

 

Il giorno dopo eravamo ancora a lucidare quadri... ci mancavano molti altri piani.

Alcuni erano simpatici, riuscivano a tirarci su di morale con le loro storielle sul castello o con alcune battute, altri invece erano scorbutici e lasciavano le proprie cornici non appena capivano le nostre intenzioni e altri ancora ci rimbeccavano di continuo. E poi c’era lui...

-Combatti, vile canaglia! Dimostra di essere un degno cavaliere! Voglio sentire il rumore delle parate e delle stoccate! E se non possiedi una spada non osare avvicinarti a me! Cosa? Non hai una spada, cane? Nemmeno un fioretto? Un pugnale? Aaargh non toccarmi! Sei uno sporco codardo! Avanti, combatti da uomo a ritratto!-.

... Sir Cadogan. Insopportabile. Non chiudeva mai quella dannata boccaccia.

-Sta’ zitto!-.

-Insolente!-.

-Sbruffone-.

-Maleducato-.

-Dannato quadro, vuoi chiudere quella bocca, sì o no?-.

-Ringrazia il cielo che sono bloccato in questa cornice, o non te l’avrei fatta passare liscia! I giovani d’oggi... che fine ha fatto l’educazione e la cavalleria? Eppure sei un Grifondoro!-.

-Ignoralo, James, o ne uscirai pazzo!-, mi disse Remus.

-E’ facile per te dire così, ti è capitato un quadro vuoto!- sbottai.

-Be’, Sirius quello di una sirena...-.

-E Peter quello di una natura morta... grr!-.

Dai, James... ce la puoi fare... un ultimo sforzo...”.

-Pusillanime! Dimostra di essere degno della tua Casa! Combatti!-.

-Oh, e d’accordo! Battiamoci!-, mi arresi alla fine. Feci comparire una spada e la puntai contro il quadro.

-Così mi piaci! Fatti sotto!-.

-James! E’ un quadro della scuola! Non puoi batterti con lui. E’ impossibile, e poi lo rovineresti!-, mi rimbeccò Remus.

-Non m’importa! Se è la guerra che vuole... la guerra avrà!-, decretai malvagio.

Ovviamente non lo colpii davvero – non ero così idiota come tutti (e quando dico tutti intendo i Malandrini) credevano – ma diedi solo qualche stoccata all’aria.

-Che fai! Ti sei arreso? Non voltarmi le spalle, codardo! Torna indietro e combatti!-.

-Tornatene a posare in una cornice, sbruffone-, gli dissi, scuotendo il capo.

I quadri che si trovavano lì erano uno peggio dell’altro. Non ebbi problemi come con Sir Cadogan, ma per un attimo l’idea di mandare tutto all’aria non mi sembrava poi tanto male. E lo feci.

Quando il prete ubriaco mi gettò sghignazzando l’ennesimo fagiolo in testa – non riuscirò mai a capire come abbia fatto – mi sentii accecare dall’ira.

-ORA BASTA!-, urlai improvvisamente.

I Malandrini sussultarono.

-Cosa succede, James?-, mi chiesero preoccupati.

-Io non ce la faccio più! Questi quadri mi stanno rendendo pazzo! Mi faranno perdere la testa prima o poi, ne sono sicuro!-.

Il prete rise più forte, indicandomi divertito e mantenendosi la pancia dal troppo ridere.

-Smettila! Basta!-.

Ma lui non aveva alcuna intenzione di ascoltarmi.

-James... calmati...-, tentò di tranquillizzarmi Remus.

-No, diamine! Non ce la faccio più! Ho capito di aver esagerato con lo scherzo a Mocciosus, ma questa punizione è inverosimile! Stiamo diventando ridicoli, ragazzi! Ci siamo ridotti a parlare con dei quadri!-, urlai con una palese isteria nella voce, mentre iniziavano ad affiorare i primi tic nervosi all’occhio destro.

-Lo so, James, ma...-.

-Oh, ma io ho un’idea... sì... un’idea grandiosa... sensazionale!-.

Da come mi guardavano i ragazzi, seppi che la mia espressione era spaventosa.

Sfilai la bacchetta dalla tasca della divisa e la puntai in alto.

-Accio scope!-.

Poco dopo, la mia scopa, quella di Sirius e due della scuola sfrecciarono verso di noi, fermandosi ognuna di fronte ad un Malandrino.

Cavalcai sulla mia senza troppi problemi e guardai fisso i miei amici.

-Non vorrai mica...-, cominciò Remus.

-Sìììì!!-, lo interruppe Paddy salendo subito sul suo manico.

-Io non starò qui a farmi comandare a bacchetta da degli stupidi ritratti! Se volete seguirci, bene, altrimenti restate pure qui a crogiolarvi con la loro misera compagnia!-. Avevo cercato di risultare spaventoso e iussivo quanto più possibile.

Remus e Peter si guardarono negli occhi, prima di scrollare le spalle e sorridere.

-Al diavolo i quadri! Noi vogliamo la libertà!-.

Sul mio volto si fece strada un largo sorriso.

-Solo un momento!-, esclamai.

Feci Evanescere il vino e i fagioli dal quadro del prete ubriaco, che ancora rideva, sdraiato per terra. Gli altri capirono ciò che intendevo attuare e m’imitarono senza indugi. In pochi minuti tutti i quadri erano stati modificati: chi aveva un cappello trasfigurato, chi un tavolo in meno, chi la frutta acerba e chi una spada piegata – potete immaginare quale fosse l’ultimo ritratto.

Sfrecciammo con le scope fino alla Sala Grande, dove entrammo in pompa magna, ricevendo le esclamazioni di giubilo e gli applausi concitati dei presenti.

-Potter! Black! Lupin! Minus! Che diavolo fate? Dove andate? Tornate immediatamente qui! E’ un ordine!-.

La voce rabbiosa e acuta della McGranitt ci raggiunse, ma non ci provocò i brividi di paura come la scorsa volta.

-Ci dispiace, professoressa, ma...-, iniziò Sirius.

-... non abbiamo alcuna intenzione di fermarci!-, terminai io con un gran sorriso. –Ora, Paddy-.

Lui annuì e cacciò dalla divisa dei fuochi d’artificio magici. Li gettò in aria e li bruciò con delle scintille. Quando presero fuoco, animali fantastici di ogni genere popolarono la sala, che divenne improvvisamente colorata e illuminata. Tra tutti spiccava una M stilizzata enorme, circondata da quattro forme animali: un cervo, un cane, un lupo e un topo.

Compiemmo altre acrobazie, poi lasciammo la Sala Grande. Gli alunni ci seguirono e aprirono subito i battenti.

Ringraziandoli animatamente, c’inoltrammo fuori, nella calda aria di una domenica di giugno, mentre le urla di divertimento scemavano mano a mano che ci allontanavamo nel parco, accarezzati da una leggera brezza estiva.

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE

OK, so che avrei dovuto postarla molto tempo fa, dato che il contest è scaduto da parecchio, ma solo da poco ho trovato il coraggio di farlo. Perché, ammettiamolo, questa storia fa schifo ._. E non provate a farmi cambiare idea, sono cosciente di ciò che ho fatto, davvero! Per questo l’ho postata. Per vedere se a qualcuno è un po’ piaciuta, se veramente faccio schifo, e se avrei dovuto dar spazio più alla punizione, dato che la storia doveva essere incentrata solo su quella ._. Questo cambia un po’ le cose, eh?XD

E, sì, il pezzo finale è dannatamente uguale alla fuga dei gemelli Weasley… ma questi da qualcuno dovevano pur prendere ispirazione, no?XD

 

   
 
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