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Autore: LaTuM    25/01/2011    7 recensioni
Blaine gli aveva detto che avrebbe dovuto trovare il coraggio per andare avanti.
Kurt però non ci è riuscito e ha preferito al campo minato della McKinley la gabbia dorata della Dalton.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Cage

Disclaimer: Lo sceneggiato appartiene alla Fox. Io ci scrivo su senza guadarci nulla.


The Cage

 

Tears have turned from sweet to sour and hours to days
You're hiding yourself away
From our cruel world's embrace
And as your days turn to weeks
You'll cry yourself to sleep
In the cage

HIM – The Cage

 

Acqua e cibo non gli mancano e sembra apprezzare la sua gabbia. Dagli un po’ di tempo e tra poco canterà di nuovo.

 

Questo era quello che gli aveva detto Blaine guardando l’uccellino rinchiuso nella sua gabbietta dorata e, per un istante, Kurt si era sentito sollevato: Pavarotti stava bene.

Non appena Blaine se ne fu andato però Kurt si rese conto di quanto quelle parole descrivessero non solo la vita del piccolo volatile, ma anche la sua.

Aveva cibo e acqua, la sua gabbia – la Dalton Academy – gli piaceva. Certo, le classi erano più difficili, ma i compagni molto più gentili, quindi non aveva di che lamentarsi. Come l’usignolo però, Kurt si sentiva chiuso in gabbia. Costretto in una realtà più facile che però gli tappava le ali. A differenza di quanto accadeva alla McKinley – e nella fattispecie al Glee club - alla Dalton non era nessuno. Solo uno dei tanti studenti. Forse uno dei pochi gay (nonostante all’inizio avesse pensato il contrario), e questo in qualche modo gli permetteva comunque di essere speciale… però gli mancava la libertà. Sentiva la mancanza del tradizionalista signor Schuster e dei suoi compagni che, in un modo o nell’altro, riuscivano sempre – o quasi - ad ottenere quello che volevano.

Non riuscì a trattenere una risata ripensando a quella settimana ‘teatrale’ in cui – esibendosi con le ragazze – era andato in giro per la scuola vestito con una delle tanti folli e assurde mise di Lady Gaga. Certo, al ricordo i piedi gli facevano ancora male, però era stato in grado di cantare, ballare, camminare e sfilare senza problemi. Gaga sarebbe stata molto orgogliosa di lui.

Il pensiero di come avrebbero reagito gli studenti della Dalton ad una simile esibizione lo divertì non poco. La scuola era bella – la sua gabbia gli piaceva – ma gli stava stretta. Troppe regole, troppo poco spazio per dare libero sfogo alla sua espressività e al suo bisogno di essere una star. Sì, era nel coro, poteva cantare, ma che gusto c’era a passare tutto il tempo a produrre semplicemente musica con la sua voce mentre davanti ai suoi occhi Blaine eseguiva tutti i brani. Neanche al Glee – dove comunque la precedenza l’avevano sempre Finn e Rachel, e solo talvolta Mercedes – era stato così poco considerato… anzi. Il Glee della McKinley era stata per lui una famiglia e Schuster aveva fatto in modo che comunque – a parte per i suoi prediletti che avevano sempre e comunque l’occasione di primeggiare – ognuno di loro potesse esibirsi in totale libertà, fare il proprio numero e – ogni tanto – brillare sotto la luce dei riflettori.

Tra i Warblers invece c’era posto solo per Blaine e tutti coloro che ne facevano parte dovevano limitarsi ad essere dei semplici coristi, delle voci che producevano musica, ma senza cantare davvero.

Kurt sospirò rigirandosi l’iPhone tra le mani.

Solo due settimane prima aspettava i regolari messaggi che Blaine gli inviava, trovando nelle parole del ragazzo una sorta di rassicurazione che permetteva di convivere con la realtà scolastica oramai a lui ostile.

Ora invece… Nulla.

Neanche gli amici del Glee lo contattavano. Nemmeno Finn che al matrimonio se n’era uscito con la storia del Furt. Nonostante i pensieri di Kurt fossero quasi sempre rivolti a Blaine, il pensiero di Finn e del nome che avevano trovato per loro due – quasi come una coppia, non come fratelli acquisiti – gli faceva battere il cuore e perdere la cognizione del tempo e dello spazio.

Finn però aveva Rachel.

Storse le labbra al pensiero di quando aveva fatto notare alla ragazza che nessuno dei due avrebbe mai potuto averlo... non gli era mai piaciuta particolarmente Rachel, ma esclusivamente perché anche lei voleva Finn. A livello canoro aveva sempre riconosciuto il suo grande talento ed era ogni volta una sfida fare meglio di lei, cercare di superarla e mostrare quanto anche lui valesse al suo confronto. Anche se spesso perdeva – il signor Shue aveva decisamente le sue preferenze e non era neanche particolarmente bravo a nasconderle – la continua competizione era stimolante. Molti preferivano un ruolo marginare – Mike, Tina, Artie e gli stessi Puck, Brittany e Santana – ma lui voleva brillare. Così come Rachel, così come Finn (anche se brillava più per volere di Shue che suo), Mercedes e lui. E mai una volta si era sentito ridicolo all’idea di mettersi in gioco contro delle ragazze, esibendosi in pezzi prettamente femminili o indossando costumi fuori dall’ordinario… per citare ancora una volta Lady Gaga.

Questo suo voler splendere però non era ammissibile alla Dalton. A cominciare dalle divise per finire con le esibizione dei Warblers. Troppo statiche, troppo… un ‘troppo’ che non sapeva realmente definire, ma di sicuro era un ‘troppo’ negativo. Sapeva che se fossero riusciti a superare le provinciali, alle regionali contro i Vocal Adrenaline non avevano alcuna possibilità. E già era sicuro che non sarebbero riusciti a superare il suo ex Glee Club. Avevano voci incredibili – e Kurt sperava vivamente che il signor Shue facesse la decisione giusta e non giocasse ancora una volta la carta Rachel-Finn-Mercedes – e ballerini straordinari. Forse nessuno aveva mai dato troppo importanza alla cosa, ma l’occhio su Mike Chang gli era caduto diverse volte e per quanto gli asiatici non fossero il suo tipo (non che fosse brutto, ma per lui esisteva solo Finn ai tempi) aveva visto il ragazzo sfidare la legge di gravità a passi di danza. I Warblers non facevano nulla, eccetto che creare un semicerchio attorno a Blaine mentre copiavano alcune note o si limitavano a fare esercizi vocali che ricalcavano la natura della canzone mentre il ragazzo si lasciava trasportare dall’interpretazione del brano. Accennavano di tanto in tanto a qualche passo, ma le loro mosse erano paragonabili a quelle di un Glee annoiato, totalmente privo della gioia di vivere. A vedere le esibizione dei Warblers si chiedeva davvero dove fosse l’animo che stava dietro al nome stesso del progetto – glee: allegria, gioia, felicità.

Non era quella la vita adatta a lui.

Kurt era fatto per brillare, non per essere l’ombra di un riflesso.

Il ragazzo guardò l’usignolo ancora una volta assicurandosi che stesse bene: come gli aveva detto Blaine, acqua e cibo ne aveva e la sua gabbia sembrava piacergli.

 

Forse anche lui, come Pavarotti, presto avrebbe potuto riprendere a cantare e splendere.

 

O forse, semplicemente, Kurt aveva dato troppo importanza alle parole di Blaine.

 

 

Note dell’autrice:

Sì, ecco. Io che scrivo su glee.

Non lo so, non è che la serie mi faccia esattamente impazzire, ma ci sono delle cose che mi piacciono (Puck, ad esempio u.u) e poi… è tutta colpa di Darren Criss. E di Meg. Ma di Darren innanzitutto, perché se riguardando AVPM (o era il sequel? Sì, era il sequel, c’era il poster di Jacob e non del boss Zefron!) non avessi visto un richiamo a glee con una scena di Darren, non i sarei mai cascata u.u
   
 
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