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Autore: mavee    25/01/2011    2 recensioni
Il vero amore a volte è come una ginestra, può crescere nel terreno più arido ed essere comunque bellissima. Cathy e Hareton scoprono quanto questo sia vero.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Ci sono pensieri che quando ti sfiorano sono in grado di farti provare emozioni di una potenza indescrivibile. Ci sono momenti in cui un pensiero ti si presenta in un modo così chiaro e definito come mai prima, ti travolge facendoti tremare. Questo ho provato quando d’improvviso mi accorsi di come brillavano i suoi occhi quando lesse le sue prime parole da Romeo e Giulietta, di quanto fosse bello il suo sorriso quando mi vide inciampare nel lavoro a maglia. Nonostante il carattere burbero, nonostante le espressioni volgari, nonostante la sua ignoranza non c’era istante in cui non pensassi a lui. Così venni scossa come da una raffica del gelido vento della brughiera quando quella consapevolezza struggente mi stordì, quando mi resi conto che lo amavo. Amavo Hareton Earnshaw. Lo amo come si può amare un inatteso dono di Natale e l’aria che respiro, come una sorpresa meravigliosa e al contempo qualcosa di necessario, qualcosa di cui non si può fare a meno. Amavo Hareton, ma non capivo come fosse possibile.

Avevamo vissuto nella stessa casa per molto tempo, avevamo sopportato Heathcliff e il suo umore violento, ci eravamo insultati ricevendo le maledizioni del vecchio Joseph e per anni avevo provato solo disprezzo per i suoi modi rudi, per la sua ignoranza, per l’incuria dei suoi abiti e la rozzezza del suo carattere. Fu quando mi difese da Heathcliff che vidi un lato nuovo del suo carattere, facendomi provare l’insensato ed incomprensibile desiderio di avvicinarmi a lui, di conoscerlo.

Passarono settimane di tensione, trascorsi ore ad analizzare il modo in cui mi guardava o mi parlava, desiderando ardentemente che ricambiasse il nuovo sentimento che era fiorito e cresceva ogni giorno nel mio cuore. Iniziai a notare milioni di cose in lui cui prima non avevo dato importanza, era come se lo vedessi per la prima volta, come se lo vedessi davvero finalmente. Avrei potuto imparare a memoria ogni cosa di Hareton: i suoi occhi scuri, le rughe che si formavano ai lati degli occhi quando accennava un sorriso, la pelle scurita da molte estati trascorse nei campi, le mani grandi e forti, la voce profonda dell’uomo che sarebbe diventato. Ma perché avrei dovuto privarmi del piacere di contemplarlo ogni giorno, quando invece potevo e posso riscoprire in ogni istante e sempre con lo stesso emozionato stupore il suo modo di camminare, la piega del collo che assume quando ascolta con finto disinteresse, il modo in cui si tendono i muscoli del suo viso quando soffre o quando è infuriato, il suo modo goffo di fare un complimento o di ringraziare…
 
Dal giorno in cui capii di amarlo sono cambiate moltissime cose. Mentre Hareton lavora con i cavalli e nei campi, io mi occupo della casa come posso e attendo con impazienza la cena e ciò che viene dopo. Passiamo ore davanti al camino, lui siede sulla poltrona leggendo una parola alla volta con lentezza e concentrazione, io mi accovaccio al suo fianco sul bracciolo. Lo correggo quando sbaglia e lo premio con un bacio quando noto dei miglioramenti. Ah…il nostro primo bacio. Non si può dire che sia stato perfetto, non come in uno dei miei amati libri, ma mille e mille volte più bello di quanto avessi mai immaginato.
 
Il fuoco crepitava e stavo per coricarmi, mi ero trattenuta in soggiorno a parlare con Hareton e quell’esperienza così nuova per noi e così desiderata dal mio cuore mi dava un senso di leggerezza infinita. Ricordo che gli dissi che avevo notato il modo in cui guardava i libri e credevo di capire il suo desiderio di imparare a leggere, ma quando gli proposi di insegnargli mi scontrai con il suo orgoglio: un muro di pietre fredde e grigie coperte di muschio che per anni lo aveva protetto dalle mie offese, dalle maledizioni di Joseph e dalle ingiurie di Heathcliff. Mi rispose che non si sarebbe mai fatto insegnare nulla da una ragazzina impertinente e scontrosa come me, mi infuriai ferita nell’animo ma orgogliosa tanto quanto lui, gli diedi la buonanotte mettendo su il broncio che non avrei levato per giorni e lui questo lo sapeva bene. Non feci in tempo nemmeno a raggiungere il secondo scalino che lui mi afferrò un polso con le sue mani ruvide e calde, costringendomi a voltarmi verso di lui. Grazie al dislivello creato dallo calino potevo guardarlo negli occhi, scuri come la cioccolata calda di Nelly. Lui si chinò e premette piano le labbra sulle mie. Ci misi alcuni secondi a capire cosa stava accadendo e che ciò che nelle ultime settimane avevo sognato ed immaginato negli angoli più segreti del mio cuore stava avvenendo. Ricambiai il bacio, non badando alla mia assoluta inesperienza o alla bocca della stomaco che per l’emozione si era contratta in una morsa. Mi limitai a chiudere gli occhi e a godere della morbidezza delle sue labbra, sorridendo dentro di me quando la barba di due giorni mi pungeva il viso. Si allontanò piano da me, il volto una maschera di imbarazzo e gioia incontenibile e disse solo tre parole.
“Insegnami, per favore.”
 
A questo pensavo mentre leggeva un paragrafo del re Lear, glielo dissi e sorrise. Era uno di quei sorrisi che erano tanto belli da aprire il cielo, squarciare le nuvole grigie che si addensavano sopra Wuthering Heights e illuminare la brughiera di sole caldo e splendente. Mi sfiorò delicatamente una guancia attirandomi verso di sé con il braccio libero, mi fece scivolare dal bracciolo sulle sue ginocchia, poi mi baciò con quell’intensità e dolcezza che mi faceva girare la testa. Non ci importava più di Heathcliff e del suo aspetto emaciato,del fatto che non mangiava e non dormiva e di notte lo sentivamo invocare la sua Catherine  dalla finestra. Non ci importava nulla se non del nostro amore.
Quando Heathcliff morì ci sentimmo sollevati da un peso che gravava sui nostri cuori da sempre, ma nonostante tutto quello che ci aveva fatto passare, nonostante gli insulti e la prepotenza, Hareton pianse. Credo sia stata l’unica persona al mondo a piangere Heathcliff, io lo consolai come potei non potendo comprendere cosa ci fosse di spiacevole nella morte di un uomo tanto burbero e spregevole, non potendo comprendere il misterioso legame che li aveva uniti, mi limitai a stringerlo a me e ad asciugare le sue lacrime con baci silenziosi.
 
Io ed Hareton parliamo di matrimonio, ogni giorno mi sento pervasa da una gioia che nessuno a Wuthering Heights aveva mai conosciuto. Vedere lo stesso infinito amore che provo per lui riflesso nei suoi occhi mi fa vivere finalmente, vivere davvero. Ho scoperto il verde intenso delle foglie degli alberi in estate e il candore della neve a Gennaio, il profumo caldo dei biscotti e la dolcezza delle rose del nostro incolto giardino. Non c’è niente di più bello che farmi stringere fra le sue braccia e sentire che quello è il posto giusto per me, il mio posto nel mondo. A Volte discutiamo, spesso per atteggiamenti che ci spingono a infastidirci l’un l’altra, le abitudini a volte sono dure a morire, ma miglioriamo di giorno in giorno, ogni minuto che passa impariamo a conoscerci. Impariamo l’uno dall’altra, è indescrivibilmente bello, stiamo crescendo insieme. Hareton…lui mi fa sentire completa.
 
Forse attraverso il nostro amore il destino ha riportato equilibrio in questa casa. Il dolore ha aleggiato a Wuthering Heights per troppo tempo, ora finalmente siamo felici. Sì, siamo felici.
  
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