Quando le
lacrime
si versano sul tuo viso
quando perdi qualcosa che
non puoi rimpiazzare
quando ami qualcuno ma
tutto va perduto
potrebbe andar peggio?
[
Coldplay, Fix
You ]
Rose era
più
agitata del solito quel giorno, il giorno del suo ventunesimo
compleanno.
Settimane prima sua cugina Dominique l’aveva convinta ad
organizzare una
piccola festa nel suo nuovo appartamento. E lei, spinta dal desiderio
di
rivedere i suoi cugini, nonché le sue migliori amiche, aveva
accettato.
Col
trascorrere
degli anni, gli impegni di ognuno di loro li avevano inesorabilmente
allontanati. Così
erano rare le volte in
cui potevano ritrovarsi a chiacchierare dinanzi ad un buon
caffè, o alla Tana. Era
il mondo degli adulti questo,no? Un
mondo che Rose faceva fatica ad accettare. Ancora bambina dentro di se,
ancora
desiderosa di ridere e scherzare come da anni non faceva.
“Rox,
i
biscotti devi disporli nel vassoio non mangiarli !”
Dominique
Weasley era molto vicina ad un esaurimento nervoso e la presenza della
sua amata cugina, non migliorava
certamente
la sua condizione.
“Ma
io ho
scfame … gne svuoi?”
La
visione di
Roxanne, impiastricciata di cioccolato che beveva un bicchiere di
latte,
avrebbe indotto molto presto la povera Dom a vomitare quel poco di cui
si era
nutrita a colazione. Con una mano alla bocca, si allontanò
dallo spettacolo che
Rox le offriva e nauseata, si accinse a sistemare i cuscini del divano.
“Rose,
questo
dove lo metto?”
Albus
Severus
Potter con la bacchetta in pugno, lasciava levitare il pesante tavolo
attendendo istruzioni dalla padrona di casa, sul posto più
adatto dove
sistemarlo.
“Mhh
… non
saprei, forse …”
“Rose
ti dai
una mossa? Gli altri saranno cui tra meno di due ore e noi non abbiamo
ancora
finito di risistemare, per non parlare del fatto che mi ci
vorrà più di qualche
misero minuto per dare un garbo ai tuoi capelli !”
La
schiettezza
di Dominique non era mutata. Anche se erano trascorsi ben quattro anni
da
quando si erano diplomate alla scuola di magia e stregoneria di
Hogwarts,
e Rose la vedeva
molto meno, era
comunque consapevole che sua cugina non fosse cambiata di una virgola.
Albus
ridacchiò, mimando la pazzia della biondina mentre Rose
spazientita indicò al
cugino un posticino accanto le vetrate, dove depositare il tavolo.
Per pura
magnanimità, o forse perché stanco di ritrovarsi
da solo in una stanza piena di
femmine, Al permise alle ragazze di
iniziare a prepararsi, restando lui solo a definire gli ultimi
dettagli. Una
eccitata Dominique trascinò Rose e Roxanne in
un’altra stanza, impaziente di
cominciare.
Sebbene
le
porte fossero chiuse, le urla di ognuna di loro, giungevano con
chiarezza alle
orecchie del povero ragazzo, che scuoteva il capo oramai rassegnato ai
geni
folli che dominavano nella sua famiglia.
“Non
se ne
parla Rox … tu in tuta non ci rimani !”
“Ma
sto
comodissima … inoltre guarda che bei pantaloni, rosa con
…”
“Levateli
immediatamente e soprattutto smettila di ingozzarti di dolci ! E tu
Rose, dove
credi di svignartela? Vieni subito qui !”
***
La
piccola
rimpatriata era iniziata, poche persone occupavano l’ampio
salotto, ma erano le
uniche a cui Rose aveva concesso parte del suo cuore. Dominique
rincorreva
Roxanne, nel tentativo di convincerla a sottoporsi ad un dieta ferrea.
Lysander
e Albus ridevano ai tentativi di Rox di sottrarsi alle grinfie di sua
cugina.
Lily e Hugo erano sul piccolo terrazzino a chiacchierare. Rose si era
chiesta
il motivo dello strano comportamento che entrambi avevano assunto
nell’ultimo
anno. Ma si era detta che erano giovani e questo bastava.
Quando
ancora
il suo sguardo vagava sugli invitati, un trafelato James Potter le si
fiondò
addosso, stritolandola in uno dei suoi abbracci e scusandosi per lo
spaventoso
ritardo. La sua giustificazione? Il protrarsi degli allenamenti di
Quidditch
della sua squadra. La verità? Qualche incontro fortuito a
cui negli ultimi anni
lui era piuttosto avvezzo.
“Questo
posto è
una favola Rose, accogliente e caldo … e trovo benissimo
anche te …”
“James,
senti
…”
Ma suo
cugino
non ascoltava, si guardava intorno e le parlava frettoloso e agitato.
“Come
va al
Ministero? Zia
Hermione deve starti col
fiato sul collo eh?”
“Jamie,
devo
dirti una cosa..”
“Ah,
per non
parlare di mio padre e zio Ron, loro …”
“Ciao
James …”
James
dovette
bloccarsi all’istante. Non
osava
voltarsi, guardava Rose con sguardo vacuo, sperando di aver solo
immaginato
quella voce, la sua voce. Ma gli
occhi di sua cugina gli suggerivano che lei
era lì. Non seppe lui stesso decifrare il turbinio
di emozioni che si
accavallarono dentro di lui, ma quella più prorompente non
riuscì a non
riconoscerla: rabbia.
Si
voltò
lentamente, posando infine gli occhi su Lisa Baston. Anche lei, come
tutti, era
cresciuta. A James sembrò più alta, ma forse
erano le scarpe con un leggero
tacco alto, a renderla tale.
Gli occhi
del
ragazzo si posarono sulla sua minuta figura. La dolcezza del suo viso
era
rimasta immutata, gli occhi avevano sempre quella stessa luce che un
tempo
rischiarava le sue ombre. I capelli erano più lunghi e
raccolti ai lati da
alcune forcine. Ma lui li preferiva sciolti, ribelli come erano una
volta.
Lei gli
sorrideva, titubante e visibilmente impacciata, ma stava sorridendogli.
Cosa
che turbò maggiormente il giovane, da anni quel viso era
l’unica cosa di
Hogwarts che aveva desiderato cancellare dalla sua mente. E ora, tutto
quello
contro cui giorno dopo giorno lottava perché scomparisse,
era davanti ai suoi
occhi.
Non
rispose al
suo saluto, vi voltò di nuovo verso sua cugina e
l’espressione che stavolta le
rivolse, niente aveva a che fare con quella entusiasta di un attimo
prima.
“Perché
lei è
qui?”
“James
stavo
per dirtelo, ma tu …”
“Non
avresti
dovuto invitarla …”
“E’
la mia
migliore amica, Jamie! Quando ti deciderai a crescere!”
Le urla
di
entrambi non impiegarono molto a catturare l’attenzione degli
altri, tutti si
voltarono ad osservarli, Lily e Hugo rientrarono in casa.
“Rose,
non
importa … vado via …”
Prima che
potesse essere trattenuta da Rose, prima che potesse dirle qualcosa, fu
James a
rivolgersi a Lisa stavolta.
“Quello
che ti
riesce meglio …”
Lisa,
già
voltatasi, si fermò improvvisamente continuando tuttavia a
dargli le spalle.
Non rispose, nessuna replica uscì dalle sue labbra.
Pensò che quello non era il
tempo né il luogo per una scenata, pensò che non
si sarebbe aspettata parole
diverse, sebbene lo sperava, ma soprattutto pensò che James
Sirius Potter non
era cambiato nemmeno un po’.
Una volta
che
la ragazza si chiuse la porta alle spalle, nell’ampia stanza
scese un pesante
silenzio. Nessuno degli invitati sembrava avesse il coraggio di
riprendere ad
aprir bocca. James si ostinava a fissare intensamente
l’ingresso, pur non
guardandolo veramente. Il suo era uno sguardo assente, perso in
chissà quali
pensieri. Pensieri che gli tenevano compagnia da circa tre anni, dal
giorno in
cui Lisa aveva raccolto le sue poche cose ed era andata via, lontano da
lui,
lontano dalla casa in cui avevano vissuto insieme nell’ultimo
anno. Aveva
cercato con tutte le sue forze di cacciarla dalla sua mente, dal suo
cuore e
sebbene con gli altri affermasse di esserci ormai riuscito, solo lui
era
consapevole che mai avrebbe potuto. Anche a distanza di anni, lei era
il suo
unico punto debole.
“James
ti rendi
vagamente conto di quello che hai fatto?”
Ma suo
cugino
non sembrava ascoltare le parole di Rose, anzi non sembrava nemmeno
consapevole
che tutti gli sguardi erano puntati su di lui, che ancora era impalato
a
fissare la porta, dietro la quale poco fa era scomparsa Lisa.
“James,
maledizione! Non vedevo Lisa da secoli… lei è la
mia migliore amica, lei…”
“LEI
MI HA
SPEZZATO IL CUORE, ROSE!”
Rose non
replicò alle parole di Jamie, del resto cosa avrebbe potuto
controbattere?
Sapeva che era la verità, in cuor suo era consapevole che il
ragazzo soffrisse
ancora, che mai avrebbe smesso di farlo. Schiacciato da un rimpianto
che gli
avrebbe impedito di vivere, di perdere il tempo presente per un passato
che non
gli apparteneva più.
James non
si
voltò quando sentì suo fratello chiamare il
proprio nome, dopo che aveva
afferrato con foga la giacca ed essersi sbattuto la porta alle spalle.
Una
volta fuori, sentì chiara l’aria fredda di quel
ventisette marzo, quando ancora
la primavera non sembrava voler giungere. Esattamente come nel suo
cuore, in
cui albergava da fin troppo tempo un gelo che nessun altro avrebbe
sciolto.
Affondò
le mani
nelle tasche dei pantaloni e con sguardo basso, si allontanò
dalla casa di
Rose. Ma pochi metri dopo i suo occhi si posarono su una figura a lui
ben nota,
quella di Lisa. Appoggiata ad una quercia del vialetto alberato,
frugava nella
sua borsa alla ricerca di qualcosa. James rimase a fissarla diversi
minuti
prima che lei si rendesse conto di non essere più sola.
Quando
finalmente i loro occhi si incrociarono, per un attimo e solo per un
attimo, ad
entrambi sembrò di avere ancora diciassette anni, di
girovagare ancora per i
corridoi di Hogwarst, ma soprattutto di essere ancora il capitano e la
sua
cacciatrice, due amici, due innamorati.
L’illusione
durò pochi secondi, James riprese a camminare,
oltrepassandola e non degnandola
nemmeno di un triste cenno del capo. La ignorò
semplicemente, come aveva fatto
negli ultimi tre anni, da quando lei
se
n’era andata. Lisa osservò il ragazzo
allontanarsi, la distanza fisica tra i
due corpi che via via aumentava, finchè non restò
altro che uno spazio vuoto e
silenzio.
***
Era da
diverso
tempo che Rose non incontrava Lisa in uno di quei cafè
della Londra babbana. Uno dei tanti posticini in cui assieme
alla sua migliore amica e alle sue cugine, soleva intrattenersi di
tanto in
tanto, per chiacchierare, per tenere viva un’amicizia nata
tanti anni prima.
Quella
mattina
di fine marzo le due ragazze sedevano ad un piccolo tavolo, una tazza
di the
nelle mani e i soliti dolcetti a stuzzicare il loro palato dinanzi a
loro.
Qualcosa di diverso c’era però, entrambe erano
perse nei rispettivi pensieri,
lo sguardo troppo spesso vagava per la sala o si soffermava sulla
strada
affollata che si intravedeva tra le vetrate. Nessuna delle due sembrava
voler
parlare dell’accaduto, dei sentimenti dell’altra.
Fu Rose a
spezzare il silenzio, posando una mano su quella di Lisa e sorridendole
con
estrema dolcezza. Provava per lei lo stesso affetto che le aveva legate
indissolubilmente ai tempi di Hogwarts e nemmeno le vicende recenti
avevano
scalfito la loro amicizia.
“Non
saresti
dovuta andare via…”
“Che
scelta
avevo Rose? Avevo creduto ingenuamente che dopo tre anni saremmo
riusciti
perlomeno a restare nella stessa stanza senza litigare,
ma…”
Sospirò
pesantemente, posando una mano sul viso. Era stanca, non solo per lo
stress
causato dal suo lavoro, ma per il tormento che qualcosa mancasse,
perché Lisa
Baston ne era consapevole, non era felice, non più almeno.
“James
è
testardo, immaturo, tremendamente orgoglioso, ma…”
“Mi
odia ancora
Rose…”
“Non
ti
detesta, Lisa… non sarebbe possibile…”
“Sono
stanca di
aspettare che qualcosa cambi… non ho più
diciassette anni e non ho più
quell’ottimismo che dopo l’ennesimo litigio mi
diceva che tutto sarebbe andato
bene… devo andare avanti Rose, devo farlo per me
stessa…”
Lisa
pronunciò
quelle poche parole ostinandosi a guardare fuori la finestra, le
mancava il
coraggio di perdersi nell’azzurro degli occhi della sua
migliore amica. Era
sempre stata poco coraggiosa, si diceva, e in quel momento
sentì di essere
tornata la ragazzina innamorata del suo capitano, incapace di ammettere
i suoi
sentimenti.
Rose
osservava
il volto di Lisa, certa che non mentiva. Insieme avevano sperato che le
cose
potessero cambiare, ma a distanza di tre anni, nulla era mutato. Il
motivo che
aveva spinto la ragazza a lasciare James non era futile, le continue
discussioni, l’ossessività, la gelosia del ragazzo
l’avevano stremata. E se non
vi era fiducia tra loro, anche l’amore periva.
La
giovane
Weasley avrebbe dato qualsiasi cosa perché tutto tornasse
come prima. Si
ritrovò a pensare che il suo sesto anno ad Hogwarts fosse
stato il migliore per
tutti coloro che amava. Per Lisa e James, per Roxanne e Lysander, per
Al e
Katie e si, anche per lei e Scorpius.
A
distanza di cinque anni solo l’amore di Lys per sua cugina
aveva resistito al
logorio del tempo, tutti gli altri erano miseramente sprofondati nel
mare
dell’incertezza e dell’oblio.
***
Non
capitava
spesso, ma qualche volta James restava sugli spalti ad osservare il
campo di
Quidditch ormai vuoto dopo gli allenamenti. Osservava il prato verde, i
grossi
anelli, sembrava identico a quello di Hogwarts, quello in cui aveva
imparato ad
essere un vero cercatore, come lo erano stati suo padre e suo nonno.
Quello in
cui aveva vissuto tra i momenti più belli della sua vita, la
prima volta che
aveva afferrato un boccino, che aveva incoraggiato i suoi compagni di
squadra,
che aveva vinto la sua prima partita. Quello in cui aveva giocato con lei al suo fianco.
“Fa
sempre un
certo effetto osservare un campo di Quidditch, la mente non
può fare a meno di
tornare indietro negli anni…”
Era stato
Albus
a pronunciare quelle parole, James nemmeno si era accorto che suo
fratello
fosse seduto accanto a se, sugli spalti. Si voltò verso di
lui, guardandolo con
un sopracciglio inarcato, sorpreso.
“E
quando
saresti arrivato tu?”
“Solo
qualche
minuto fa, ma sembravi troppo perso nelle tue seghe mentali
perchè io ti
interrompessi…”
“Severus!
Non
eri in Asia, o in Africa alla ricerca di qualche tesoro che non aveva
la minima
intenzione di farsi scovare da te?”
“Ero
in Africa
si, sono tornato qualche ora fa… e per tua informazione il
tesoro, contro la
sua volontà è stato recuperato ed ora giace
tranquillamente in uno dei caveau
della Gringott! E non chiamarmi Severus!”
Con una
nota di
orgoglio nella voce, Albus rispose per le rime al suo caro fratellone.
Da
quando aveva iniziato il suo lavoro come Spezzaincantesimi assieme a
Scorpius,
James non mancava di deriderlo per la sua scelta. Al non avrebbe mai
saputo
quanto invece suo fratello fosse orgoglioso di lui, così
come lo era stato suo
zio Bill nello scoprire che suo nipote avrebbe preso il suo posto alla
Gringott.
James
sorrise
tra sé, spostando ancora lo sguardo verso il verde
sconfinato, verso il cielo
ancora plumbeo di quei primi giorni di Aprile. Restarono in silenzio
diversi
minuti, fin quando fu ancora Albus a parlare.
“James,
l’altra
sera… da Rose…”
“Non
iniziare
anche tu, Al… ho dovuto già subirmi il
chiacchiericcio della cara sorellina…”
Afferrò
la sua
scopa e iniziò a scendere dalle gradinate, quando la voce di
suo fratello lo
costrinse a fermarsi sull’ultimo gradino. Lui
l’aveva seguito e ora gli era
accanto.
“Perché
non
l’hai più cercata dopo che se ne andò?
Perché non hai mosso un dito per
fermarla?”
Jamie
strinse
il manico di scopa, tanto che le nocche della mano divennero bianche.
Serrò la
mascella e sospirò, il suo sguardo si perse nuovamente sul
campo di Quidditch.
“Non
puoi
tenere qualcuno con te, quando lei
non vuole… non puoi trattenere l’acqua in una
mano,Al…”
“Avresti
potuto
provarci…”
James non
rispose, scese l’ultimo gradino e si incamminò
verso gli spogliatoi. Tante
volte si era chiesto quali fossero le ragione che l’avevano
spinto a restare
fermo, immobile mentre lei, passo dopo passo si allontanava da lui. In
quei tre
anni la rabbia e l’orgoglio di un perfetto Grifondoro avevano
offuscato i suoi
sentimenti, e soprattutto la sua lucidità. A mente lucida
avrebbe rivalutato le
sue azioni, avrebbe capito che doveva ricorrerla fin quando non avesse
avuto
nemmeno un soffio di fiato in corpo. Ma con gli anni si era rassegnato
ad
accettare la sua scelta, a vivere senza di lei.
Era
difficile
ammettere agli altri, ma soprattutto a se stesso che la colpa era
solamente
sua. Era colpevole della sua dipartita, come lo era del suo non
ritorno. Ma
James era testardo, immaturo e lo sapeva fin troppo bene. Come in cuor
suo
pensava di sapeva che lei sarebbe
stata più felice lontano da lui.
***
Il
negozio di
articoli sportivi a Diagon Alley era il più frequentato dai
giocatori di
Quidditch professionisti, e James non faceva eccezione. Affidava il suo
amato
manico di scopa alle sole cure del gentile vecchietto che possedeva
quella
bottega. Una volta entrato, richiuse stancamente la porta alle sue
spalle e la
voce del negoziante gli arrivò cristallina alle proprie
orecchie.
“La
sua scopa è
pronta signorina Baston, corro a prenderla nel retro… dia
pure uno sguardo in
giro nel frattempo…”
Lisa
dovette
solo limitarsi ad annuire perché il ragazzo non
sentì la sua replica, si
avvicinò cauto al bancone stringendo convulsamente il manico
in legno della sua
Firebolt. I suoi occhi si posarono all’istante sulla ragazza,
ferma ad ammirare
qualche nuovo articolo sportivo. Forse fu perché
avvertì di essere osservata,
che alzò lo sguardo su James. Restarono a fissarsi per
diversi secondi prima
che la voce squillante dell’uomo non ruppe
l’assordante silenzio che si era
creato tra loro.
“Oh,Signor
Potter che piacere… che piacere!
Venga,venga…”
James,
come
richiesto dal padrone di bottega, avanzò di qualche passo,
affiancandosi a
Lisa. Evitò di guardarla, sorridendo cordiale
all’uomo che dopo un cenno col
capo rivolse nuovamente la sua attenzione alla ragazza.
“Ecco
a
lei,signorina… come nuova!”
Le porse
la
Firebolt e il giovane Potter non potè fare a meno di
soffermarsi ad osservarla.
Era la stessa che anni prima lui le aveva donato. Erano ancora studenti
del
settimo anno ad Hogwarts e dopo lo spiacevole incidente che vide la
scopa di
Lisa spezzata in due da una vendicativa Brown, lui aveva insistito
perché ne
accettasse una nuova.
Nell’afferrarla,
senza nemmeno rendersene conto, la ragazza sfiorò con le
dita la scritta che
James aveva inciso per lei.
‘ Alla miglior cacciatrice di Grifondoro,
dal suo
magnifico capitano. ‘
Avevano
riso
per giorni a causa dello smisurato ego di James e per le continue prese
in giro
delle sue cugine e di suo fratello. Ridevano sempre un tempo, per
qualsiasi
cosa, ora invece i loro sguardi potevano trasmettere di tutto, tranne
gioia e
ilarità.
Quando
Lisa
uscì dalla bottega, indugiò qualche istante
sull’entrata, indecisa su qualcosa.
Si guardò indietro, poi si incamminò, ma con un
passo così lento che alcuni
passanti la guardavano incuriositi. Nemmeno a tre metri di distanza,
sentì dei
passi frettolosi e una voce familiare chiamarla. Quando si
voltò vide James
dinanzi a lei, il viso arrossato che guardava ostinatamente la sua
Firebolt,
indicandola.
“L’hai
tenuta…”
Lisa ne
seguì
lo sguardo, riportandolo poi negli occhi marroni del ragazzo. Li
osservò a
lungo prima di annuire e abbozzare un sorriso.
“Si…
ci tengo come per
quella di mia madre che la
tua amichetta mi ruppe…”
“Ehi,ehi…
non
era una mia amichetta!”
Lisa non
riuscì
a trattenersi nel vedere l’espressione adorabile e
imbronciata di James, così
scoppio a ridere, contagiando anche lui che tuttavia si
limitò a sorriderle.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva sentito
il suono della sua
risata? Socchiuse gli occhi, lasciandosi cullare come fosse una dolce
melodia.
Sentì un così forte impulso di abbracciarla che
dovette puntare i piedi al
suolo per impedirsi di muovere.
“Mi
dispiace
per… per l’altra sera, sai da
Rose…”
Lisa
smise di
ridere, asciugandosi con la manica le lacrime agli angoli degli occhi e
diventando improvvisamente seria. Ebbe l’impressione che le
sue scuse non
fossero riferite solo a quell’episodio tanto era penetrante
lo sguardo che lui
stava rivolgendole. Ma non indagò oltre, annuì
avvicinandosi per sfiorarne la
guancia, prima di voltarsi e andare via, accompagnata da una strana
morsa allo
stomaco, una sensazione che temeva di aver dimenticato.
***
Quando
James
rientrò nel suo appartamento ebbe solo il tempo di fare
qualche passo che un
rumore, chiaramente di una smaterializzazione, lo fece voltare
bruscamente e
afferrare la bacchetta, la qualche cadde rovinosamente a terra quando
il
ragazzo constatò l’identità della
persona che si trovò davanti.
Lisa si
avvicinò, prendendo la bacchetta da terra e porgendola al
legittimo
proprietario che l’afferrò con una certa
titubanza. La ragazza si guardò
intorno, e la perplessità fu chiara nella sua espressione.
James se ne rese
conto.
“Bhè,
non ho
cambiato nulla da quando…”
Ed era
così,
tutto era esattamente come Lisa lo ricordava. Il colore delle pareti
che lei
aveva scelto, le tende che James aveva trovato orribili, ma che
comunque aveva
accettato di mettere. Lo strano tappeto, cornici in cui vi erano le
foto dei
loro anni ad Hogwarts e della loro squadra di Grifondoro.
Riposò lo sguardo sul
ragazzo che le sembrò decisamente a disagio.
“Perché
sei
qui?”
Il tono
che
lui usò
finì coll’essere più duro di
quanto lui stesse avesse voluto. Si affrettò a guardare
prontamente altrove,
ovunque purchè non si trattasse dei suoi occhi, ora colmi di
angoscia. Sentì un
leggero fruscio, che si accorse provenire dalla sua gonna. Si era
appena
voltata e stava già incamminandosi verso la porta.
“Perché
Lisa?”
“Non
lo so
cazzo! Non lo so!”
Si
ritrovò a
girarsi tanto bruscamente che James sobbalzò per un istante.
La rabbia, la
frustrazione, ma soprattutto l’esasperazione erano emozioni
ben visibili sul
suo volto. Stringeva i pugni e guardava il ragazzo con una ferocia mai
vista.
In quel
momento
James capì che non avrebbe resistito un minuto di
più, si trovò ad attirarla a
sé e baciarla con impetuosità e passione. La
teneva per le spalle, mentre la
sua bocca cercava avidamente quella di lei, fin quando le braccia forti
non
cinsero in una stretta quel corpo esile, dando l’impressione
di volerlo
intrappolare per sempre.
Senza
rendersene pienamente conto si ritrovarono distesi sul divano, Lisa
aveva
privato James della camicia e si apprestava a fare lo stesso con i
pantaloni,
armeggiando prima con la sua cintura. Lui aveva precedentemente sfilato
la
maglia di lei e ora la sua attenzione era concentrata sulla pelle nuda
del suo
collo.
Un
‘pop’,
chiaro sinonimo di smaterializzazione li sorprese
all’improvviso, lasciandoli
impietriti per diversi secondi, a fissarsi negli occhi.
“Toh,
Severus!
Visto che avevo ragione? Non sta poi tanto male…”
Lily
strizzò
l’occhio al fratello maggiore dando una gomitata ad Albus
che, spaventosamente
rosso in viso, si apprestò a voltarsi ed era talmente scosso
che nemmeno si
affrettò a ribadire quanto poco trovasse carino il modo di
appellarlo dei suo cari fratelli.
“Sera
dolcezza!
Ci hai pensato tu a tirarlo su di morale eh?”
Stavolta
la
piccola Potter guardava Lisa che arrossita ai medesimi livelli
dell’amico
accennò ad un sorrisino palesemente imbarazzato.
“SPARITE
IMMEDIATAMENTE
DA QUI VOI DUE!”
L’urlo
di James
fece sobbalzare Albus e ridacchiare la sorellina che ancora ghignando
fu
afferrata per un braccio da Al ed entrambi si smaterializzarono un
secondo
dopo. Lisa affondò il viso nel petto del ragazzo che per un
istante ebbe
l’impressione che stesse piangendo. Quando con una mano le
prese il manto, si
accorse che ridacchiava. Inarcò un sopracciglio, palesemente
scettico. Ma bastò
poco perché la risata cristallina di lei lo contagiasse,
lasciandolo riversarsi
sul fianco.
“Sai
perché sono
qui…”
Nemmeno
Lisa
seppe dire se quella fosse una domanda o un’affermazione,
lasciò a James la sua
interpretazione.
“Perché
le luci
ti hanno guidato verso casa…”
Nemmeno
il suo
tono parve interrogativo, entrambi sentivano che in quel moment avevano
scoperto
una nuova verità. Sarebbe stato difficile dimenticare i tre
anni passati senza
l’altro, ma sarebbe stato altrettanto facile continuare ad
amarsi e questo perché
in realtà, non avevano mai smesso.
James la
baciò
ancora, suggellando un nuovo giuramento, un nuovo inizio. Poi con una
mano
sciolse i capelli dal codino che li intrappolavano.
“Li
preferisco
così…”
Lassù o laggiù
quando tu sei troppo
innamorato
per lasciar andar via tutto
e se tu non provi, non
saprai mai
quali valori hai
[ Coldplay, Fix You ]
So che avreste voluto ammazzarmi nel
momento in cui avete ‘scoperto’
che Lisa e James non erano più assieme, ma ora vi siete
calmate vero?! .__.
Oddio, so che ho accennato che anche
Al e Katie non sono più
una coppia e lei non era nemmeno presente alla festa di Rose. Dove
sarà?! xD
Lo scoprirete presto ragazze!
Ah, e forse qualcuna si
chiederà anche dello strano comportamento
di Hugo e Lily, bhè sarà
‘quasi’ chiarito anche quello…sebbene
non in un
capitolo specifico! Sapete quanto io ami lasciare dubbi e possibili
interpretazioni! :p
Il prossimo capitolo sarà
dedicato a Roxanne e Lysander e
si, quello di Rose e Scorpius sarà
l’ultimo… giusto per farvi penare un altro
po’!
:p
Mi auguro che questo seguito non vi
deluda…
Attendo le vostre opinioni!
:*