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Autore: MiaStonk    26/01/2011    13 recensioni
In questa storia rivedrete i cari vecchi personaggi cinque anni più avanti, alle prese con gli stessi contorti sentimenti che li hanno accompagnati nei loro anni ad Hogwarts.
La storia sarà composta da quattro capitoli, più lunghetti del solito, ognuno dei quali vedrà come fulcro una coppia in particolare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Buon Sangue Non Mente'
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Quando le lacrime si versano sul tuo viso 
quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare 
quando ami qualcuno ma tutto va perduto 
potrebbe andar peggio? 

[ Coldplay, Fix You ]

 

Rose era più agitata del solito quel giorno, il giorno del suo ventunesimo compleanno. Settimane prima sua cugina Dominique l’aveva convinta ad organizzare una piccola festa nel suo nuovo appartamento. E lei, spinta dal desiderio di rivedere i suoi cugini, nonché le sue migliori amiche, aveva accettato.

 

Col trascorrere degli anni, gli impegni di ognuno di loro li avevano inesorabilmente allontanati.  Così erano rare le volte in cui potevano ritrovarsi a chiacchierare dinanzi ad un buon caffè, o alla Tana. Era il mondo degli adulti questo,no?  Un mondo che Rose faceva fatica ad accettare. Ancora bambina dentro di se, ancora desiderosa di ridere e scherzare come da anni non faceva.

 

“Rox, i biscotti devi disporli nel vassoio non mangiarli !”

Dominique Weasley era molto vicina ad un esaurimento nervoso e la presenza della sua amata cugina, non migliorava certamente la sua condizione.

 

“Ma io ho scfame … gne svuoi?”

 

La visione di Roxanne, impiastricciata di cioccolato che beveva un bicchiere di latte, avrebbe indotto molto presto la povera Dom a vomitare quel poco di cui si era nutrita a colazione. Con una mano alla bocca, si allontanò dallo spettacolo che Rox le offriva e nauseata, si accinse a sistemare i cuscini del divano.

 

“Rose, questo dove lo metto?”

Albus Severus Potter con la bacchetta in pugno, lasciava levitare il pesante tavolo attendendo istruzioni dalla padrona di casa, sul posto più adatto dove sistemarlo.

 

“Mhh … non saprei, forse …”

 

“Rose ti dai una mossa? Gli altri saranno cui tra meno di due ore e noi non abbiamo ancora finito di risistemare, per non parlare del fatto che mi ci vorrà più di qualche misero minuto per dare un garbo ai tuoi capelli !”

 

La schiettezza di Dominique non era mutata. Anche se erano trascorsi ben quattro anni da quando si erano diplomate alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, e  Rose la vedeva molto meno, era comunque consapevole che sua cugina non fosse cambiata di una virgola.

 

Albus ridacchiò, mimando la pazzia della biondina mentre Rose spazientita indicò al cugino un posticino accanto le vetrate, dove depositare il tavolo.

 

Per pura magnanimità, o forse perché stanco di ritrovarsi da solo in una stanza piena di femmine, Al permise alle ragazze di iniziare a prepararsi, restando lui solo a definire gli ultimi dettagli. Una eccitata Dominique trascinò Rose e Roxanne in un’altra stanza, impaziente di cominciare.

 

Sebbene le porte fossero chiuse, le urla di ognuna di loro, giungevano con chiarezza alle orecchie del povero ragazzo, che scuoteva il capo oramai rassegnato ai geni folli che dominavano nella sua famiglia.

 

“Non se ne parla Rox … tu in tuta non ci rimani !”

 

“Ma sto comodissima … inoltre guarda che bei pantaloni, rosa con …”

 

“Levateli immediatamente e soprattutto smettila di ingozzarti di dolci ! E tu Rose, dove credi di svignartela? Vieni subito qui !”

 

                                                                                      ***

 

La piccola rimpatriata era iniziata, poche persone occupavano l’ampio salotto, ma erano le uniche a cui Rose aveva concesso parte del suo cuore. Dominique rincorreva Roxanne, nel tentativo di convincerla a sottoporsi ad un dieta ferrea. Lysander e Albus ridevano ai tentativi di Rox di sottrarsi alle grinfie di sua cugina. Lily e Hugo erano sul piccolo terrazzino a chiacchierare. Rose si era chiesta il motivo dello strano comportamento che entrambi avevano assunto nell’ultimo anno. Ma si era detta che erano giovani e questo bastava.

 

Quando ancora il suo sguardo vagava sugli invitati, un trafelato James Potter le si fiondò addosso, stritolandola in uno dei suoi abbracci e scusandosi per lo spaventoso ritardo. La sua giustificazione? Il protrarsi degli allenamenti di Quidditch della sua squadra. La verità? Qualche incontro fortuito a cui negli ultimi anni lui era piuttosto avvezzo.

 

“Questo posto è una favola Rose, accogliente e caldo … e trovo benissimo anche te …”

 

“James, senti …”

Ma suo cugino non ascoltava, si guardava intorno e le parlava frettoloso e agitato.

 

“Come va al Ministero?  Zia Hermione deve starti col fiato sul collo eh?”

 

“Jamie, devo dirti una cosa..”

 

“Ah, per non parlare di mio padre e zio Ron, loro …”

 

“Ciao James …”

 

James dovette bloccarsi all’istante.  Non osava voltarsi, guardava Rose con sguardo vacuo, sperando di aver solo immaginato quella voce, la sua voce. Ma gli occhi di sua cugina gli suggerivano che lei era lì. Non seppe lui stesso decifrare il turbinio di emozioni che si accavallarono dentro di lui, ma quella più prorompente non riuscì a non riconoscerla: rabbia.

 

Si voltò lentamente, posando infine gli occhi su Lisa Baston. Anche lei, come tutti, era cresciuta. A James sembrò più alta, ma forse erano le scarpe con un leggero tacco alto, a renderla tale. 

 

Gli occhi del ragazzo si posarono sulla sua minuta figura. La dolcezza del suo viso era rimasta immutata, gli occhi avevano sempre quella stessa luce che un tempo rischiarava le sue ombre. I capelli erano più lunghi e raccolti ai lati da alcune forcine. Ma lui li preferiva sciolti, ribelli come erano una volta.

 

Lei gli sorrideva, titubante e visibilmente impacciata, ma stava sorridendogli. Cosa che turbò maggiormente il giovane, da anni quel viso era l’unica cosa di Hogwarts che aveva desiderato cancellare dalla sua mente. E ora, tutto quello contro cui giorno dopo giorno lottava perché scomparisse, era davanti ai suoi occhi.

 

Non rispose al suo saluto, vi voltò di nuovo verso sua cugina e l’espressione che stavolta le rivolse, niente aveva a che fare con quella entusiasta di un attimo prima.

 

“Perché lei è qui?”

 

“James stavo per dirtelo, ma tu …”

 

“Non avresti dovuto invitarla …”

 

“E’ la mia migliore amica, Jamie! Quando ti deciderai a crescere!”

 

Le urla di entrambi non impiegarono molto a catturare l’attenzione degli altri, tutti si voltarono ad osservarli, Lily e Hugo rientrarono in casa.

 

“Rose, non importa … vado via …”

Prima che potesse essere trattenuta da Rose, prima che potesse dirle qualcosa, fu James a rivolgersi a Lisa stavolta.

 

“Quello che ti riesce meglio …”

 

Lisa, già voltatasi, si fermò improvvisamente continuando tuttavia a dargli le spalle. Non rispose, nessuna replica uscì dalle sue labbra. Pensò che quello non era il tempo né il luogo per una scenata, pensò che non si sarebbe aspettata parole diverse, sebbene lo sperava, ma soprattutto pensò che James Sirius Potter non era cambiato nemmeno un po’.

 

Una volta che la ragazza si chiuse la porta alle spalle, nell’ampia stanza scese un pesante silenzio. Nessuno degli invitati sembrava avesse il coraggio di riprendere ad aprir bocca. James si ostinava a fissare intensamente l’ingresso, pur non guardandolo veramente. Il suo era uno sguardo assente, perso in chissà quali pensieri. Pensieri che gli tenevano compagnia da circa tre anni, dal giorno in cui Lisa aveva raccolto le sue poche cose ed era andata via, lontano da lui, lontano dalla casa in cui avevano vissuto insieme nell’ultimo anno. Aveva cercato con tutte le sue forze di cacciarla dalla sua mente, dal suo cuore e sebbene con gli altri affermasse di esserci ormai riuscito, solo lui era consapevole che mai avrebbe potuto. Anche a distanza di anni, lei era il suo unico punto debole.

 

“James ti rendi vagamente conto di quello che hai fatto?”

Ma suo cugino non sembrava ascoltare le parole di Rose, anzi non sembrava nemmeno consapevole che tutti gli sguardi erano puntati su di lui, che ancora era impalato a fissare la porta, dietro la quale poco fa era scomparsa Lisa.

“James, maledizione! Non vedevo Lisa da secoli… lei è la mia migliore amica, lei…”

 

“LEI MI HA SPEZZATO IL CUORE, ROSE!”

 

Rose non replicò alle parole di Jamie, del resto cosa avrebbe potuto controbattere? Sapeva che era la verità, in cuor suo era consapevole che il ragazzo soffrisse ancora, che mai avrebbe smesso di farlo. Schiacciato da un rimpianto che gli avrebbe impedito di vivere, di perdere il tempo presente per un passato che non gli apparteneva più.

 

 

James non si voltò quando sentì suo fratello chiamare il proprio nome, dopo che aveva afferrato con foga la giacca ed essersi sbattuto la porta alle spalle. Una volta fuori, sentì chiara l’aria fredda di quel ventisette marzo, quando ancora la primavera non sembrava voler giungere. Esattamente come nel suo cuore, in cui albergava da fin troppo tempo un gelo che nessun altro avrebbe sciolto.

 

Affondò le mani nelle tasche dei pantaloni e con sguardo basso, si allontanò dalla casa di Rose. Ma pochi metri dopo i suo occhi si posarono su una figura a lui ben nota, quella di Lisa. Appoggiata ad una quercia del vialetto alberato, frugava nella sua borsa alla ricerca di qualcosa. James rimase a fissarla diversi minuti prima che lei si rendesse conto di non essere più sola.

 

Quando finalmente i loro occhi si incrociarono, per un attimo e solo per un attimo, ad entrambi sembrò di avere ancora diciassette anni, di girovagare ancora per i corridoi di Hogwarst, ma soprattutto di essere ancora il capitano e la sua cacciatrice, due amici, due innamorati.

 

L’illusione durò pochi secondi, James riprese a camminare, oltrepassandola e non degnandola nemmeno di un triste cenno del capo. La ignorò semplicemente, come aveva fatto negli ultimi tre anni, da quando lei se n’era andata. Lisa osservò il ragazzo allontanarsi, la distanza fisica tra i due corpi che via via aumentava, finchè non restò altro che uno spazio vuoto e silenzio.

 

                                                                                       ***

 

Era da diverso tempo che Rose non incontrava Lisa in uno di quei cafè della Londra babbana. Uno dei tanti posticini in cui assieme alla sua migliore amica e alle sue cugine, soleva intrattenersi di tanto in tanto, per chiacchierare, per tenere viva un’amicizia nata tanti anni prima.

 

Quella mattina di fine marzo le due ragazze sedevano ad un piccolo tavolo, una tazza di the nelle mani e i soliti dolcetti a stuzzicare il loro palato dinanzi a loro. Qualcosa di diverso c’era però, entrambe erano perse nei rispettivi pensieri, lo sguardo troppo spesso vagava per la sala o si soffermava sulla strada affollata che si intravedeva tra le vetrate. Nessuna delle due sembrava voler parlare dell’accaduto, dei sentimenti dell’altra.

 

Fu Rose a spezzare il silenzio, posando una mano su quella di Lisa e sorridendole con estrema dolcezza. Provava per lei lo stesso affetto che le aveva legate indissolubilmente ai tempi di Hogwarts e nemmeno le vicende recenti avevano scalfito la loro amicizia.

 

“Non saresti dovuta andare via…”

 

“Che scelta avevo Rose? Avevo creduto ingenuamente che dopo tre anni saremmo riusciti perlomeno a restare nella stessa stanza senza litigare, ma…”

Sospirò pesantemente, posando una mano sul viso. Era stanca, non solo per lo stress causato dal suo lavoro, ma per il tormento che qualcosa mancasse, perché Lisa Baston ne era consapevole, non era felice, non più almeno.

 

“James è testardo, immaturo, tremendamente orgoglioso, ma…”

 

“Mi odia ancora Rose…”

 

“Non ti detesta, Lisa… non sarebbe possibile…”

 

“Sono stanca di aspettare che qualcosa cambi… non ho più diciassette anni e non ho più quell’ottimismo che dopo l’ennesimo litigio mi diceva che tutto sarebbe andato bene… devo andare avanti Rose, devo farlo per me stessa…”

 

Lisa pronunciò quelle poche parole ostinandosi a guardare fuori la finestra, le mancava il coraggio di perdersi nell’azzurro degli occhi della sua migliore amica. Era sempre stata poco coraggiosa, si diceva, e in quel momento sentì di essere tornata la ragazzina innamorata del suo capitano, incapace di ammettere i suoi sentimenti.

 

Rose osservava il volto di Lisa, certa che non mentiva. Insieme avevano sperato che le cose potessero cambiare, ma a distanza di tre anni, nulla era mutato. Il motivo che aveva spinto la ragazza a lasciare James non era futile, le continue discussioni, l’ossessività, la gelosia del ragazzo l’avevano stremata. E se non vi era fiducia tra loro, anche l’amore periva.

 

La giovane Weasley avrebbe dato qualsiasi cosa perché tutto tornasse come prima. Si ritrovò a pensare che il suo sesto anno ad Hogwarts fosse stato il migliore per tutti coloro che amava. Per Lisa e James, per Roxanne e Lysander, per Al e Katie e si, anche per lei e Scorpius.  A distanza di cinque anni solo l’amore di Lys per sua cugina aveva resistito al logorio del tempo, tutti gli altri erano miseramente sprofondati nel mare dell’incertezza e dell’oblio.

 

                                                                                      ***

 

Non capitava spesso, ma qualche volta James restava sugli spalti ad osservare il campo di Quidditch ormai vuoto dopo gli allenamenti. Osservava il prato verde, i grossi anelli, sembrava identico a quello di Hogwarts, quello in cui aveva imparato ad essere un vero cercatore, come lo erano stati suo padre e suo nonno. Quello in cui aveva vissuto tra i momenti più belli della sua vita, la prima volta che aveva afferrato un boccino, che aveva incoraggiato i suoi compagni di squadra, che aveva vinto la sua prima partita. Quello in cui aveva giocato con lei al suo fianco.

 

“Fa sempre un certo effetto osservare un campo di Quidditch, la mente non può fare a meno di tornare indietro negli anni…”

 

Era stato Albus a pronunciare quelle parole, James nemmeno si era accorto che suo fratello fosse seduto accanto a se, sugli spalti. Si voltò verso di lui, guardandolo con un sopracciglio inarcato, sorpreso.

 

“E quando saresti arrivato tu?”

 

“Solo qualche minuto fa, ma sembravi troppo perso nelle tue seghe mentali perchè io ti interrompessi…”

 

“Severus! Non eri in Asia, o in Africa alla ricerca di qualche tesoro che non aveva la minima intenzione di farsi scovare da te?”

 

“Ero in Africa si, sono tornato qualche ora fa… e per tua informazione il tesoro, contro la sua volontà è stato recuperato ed ora giace tranquillamente in uno dei caveau della Gringott! E non chiamarmi Severus!”

 

Con una nota di orgoglio nella voce, Albus rispose per le rime al suo caro fratellone. Da quando aveva iniziato il suo lavoro come Spezzaincantesimi assieme a Scorpius, James non mancava di deriderlo per la sua scelta. Al non avrebbe mai saputo quanto invece suo fratello fosse orgoglioso di lui, così come lo era stato suo zio Bill nello scoprire che suo nipote avrebbe preso il suo posto alla Gringott.

 

James sorrise tra sé, spostando ancora lo sguardo verso il verde sconfinato, verso il cielo ancora plumbeo di quei primi giorni di Aprile. Restarono in silenzio diversi minuti, fin quando fu ancora Albus a parlare.

 

“James, l’altra sera… da Rose…”

 

“Non iniziare anche tu, Al… ho dovuto già subirmi il chiacchiericcio della cara sorellina…”

Afferrò la sua scopa e iniziò a scendere dalle gradinate, quando la voce di suo fratello lo costrinse a fermarsi sull’ultimo gradino. Lui l’aveva seguito e ora gli era accanto.

 

“Perché non l’hai più cercata dopo che se ne andò? Perché non hai mosso un dito per fermarla?”

Jamie strinse il manico di scopa, tanto che le nocche della mano divennero bianche. Serrò la mascella e sospirò, il suo sguardo si perse nuovamente sul campo di Quidditch.

 

“Non puoi tenere qualcuno con te, quando lei non vuole… non puoi trattenere l’acqua in una mano,Al…”

 

“Avresti potuto provarci…”

 

James non rispose, scese l’ultimo gradino e si incamminò verso gli spogliatoi. Tante volte si era chiesto quali fossero le ragione che l’avevano spinto a restare fermo, immobile mentre lei, passo dopo passo si allontanava da lui. In quei tre anni la rabbia e l’orgoglio di un perfetto Grifondoro avevano offuscato i suoi sentimenti, e soprattutto la sua lucidità. A mente lucida avrebbe rivalutato le sue azioni, avrebbe capito che doveva ricorrerla fin quando non avesse avuto nemmeno un soffio di fiato in corpo. Ma con gli anni si era rassegnato ad accettare la sua scelta, a vivere senza di lei.

 

Era difficile ammettere agli altri, ma soprattutto a se stesso che la colpa era solamente sua. Era colpevole della sua dipartita, come lo era del suo non ritorno. Ma James era testardo, immaturo e lo sapeva fin troppo bene. Come in cuor suo pensava di sapeva che lei sarebbe stata più felice lontano da lui.

 

                                                                                 ***

 

Il negozio di articoli sportivi a Diagon Alley era il più frequentato dai giocatori di Quidditch professionisti, e James non faceva eccezione. Affidava il suo amato manico di scopa alle sole cure del gentile vecchietto che possedeva quella bottega. Una volta entrato, richiuse stancamente la porta alle sue spalle e la voce del negoziante gli arrivò cristallina alle proprie orecchie.

 

“La sua scopa è pronta signorina Baston, corro a prenderla nel retro… dia pure uno sguardo in giro nel frattempo…”

 

Lisa dovette solo limitarsi ad annuire perché il ragazzo non sentì la sua replica, si avvicinò cauto al bancone stringendo convulsamente il manico in legno della sua Firebolt. I suoi occhi si posarono all’istante sulla ragazza, ferma ad ammirare qualche nuovo articolo sportivo. Forse fu perché avvertì di essere osservata, che alzò lo sguardo su James. Restarono a fissarsi per diversi secondi prima che la voce squillante dell’uomo non ruppe l’assordante silenzio che si era creato tra loro.

 

“Oh,Signor Potter che piacere… che piacere! Venga,venga…”

 

James, come richiesto dal padrone di bottega, avanzò di qualche passo, affiancandosi a Lisa. Evitò di guardarla, sorridendo cordiale all’uomo che dopo un cenno col capo rivolse nuovamente la sua attenzione alla ragazza.

 

“Ecco a lei,signorina… come nuova!”

Le porse la Firebolt e il giovane Potter non potè fare a meno di soffermarsi ad osservarla. Era la stessa che anni prima lui le aveva donato. Erano ancora studenti del settimo anno ad Hogwarts e dopo lo spiacevole incidente che vide la scopa di Lisa spezzata in due da una vendicativa Brown, lui aveva insistito perché ne accettasse una nuova.

Nell’afferrarla, senza nemmeno rendersene conto, la ragazza sfiorò con le dita la scritta che James aveva inciso per lei.

‘ Alla miglior cacciatrice di Grifondoro, dal suo magnifico capitano. ‘

 

Avevano riso per giorni a causa dello smisurato ego di James e per le continue prese in giro delle sue cugine e di suo fratello. Ridevano sempre un tempo, per qualsiasi cosa, ora invece i loro sguardi potevano trasmettere di tutto, tranne gioia e ilarità.

 

Quando Lisa uscì dalla bottega, indugiò qualche istante sull’entrata, indecisa su qualcosa. Si guardò indietro, poi si incamminò, ma con un passo così lento che alcuni passanti la guardavano incuriositi. Nemmeno a tre metri di distanza, sentì dei passi frettolosi e una voce familiare chiamarla. Quando si voltò vide James dinanzi a lei, il viso arrossato che guardava ostinatamente la sua Firebolt, indicandola.

 

“L’hai tenuta…”

Lisa ne seguì lo sguardo, riportandolo poi negli occhi marroni del ragazzo. Li osservò a lungo prima di annuire e abbozzare un sorriso.

 

“Si…  ci tengo come per quella di mia madre che la tua amichetta mi ruppe…”

 

“Ehi,ehi… non era una mia amichetta!”

 

Lisa non riuscì a trattenersi nel vedere l’espressione adorabile e imbronciata di James, così scoppio a ridere, contagiando anche lui che tuttavia si limitò a sorriderle. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva sentito il suono della sua risata? Socchiuse gli occhi, lasciandosi cullare come fosse una dolce melodia. Sentì un così forte impulso di abbracciarla che dovette puntare i piedi al suolo per impedirsi di muovere.

 

“Mi dispiace per… per l’altra sera, sai da Rose…”

Lisa smise di ridere, asciugandosi con la manica le lacrime agli angoli degli occhi e diventando improvvisamente seria. Ebbe l’impressione che le sue scuse non fossero riferite solo a quell’episodio tanto era penetrante lo sguardo che lui stava rivolgendole. Ma non indagò oltre, annuì avvicinandosi per sfiorarne la guancia, prima di voltarsi e andare via, accompagnata da una strana morsa allo stomaco, una sensazione che temeva di aver dimenticato.

 

                                                                                    ***

 

Quando James rientrò nel suo appartamento ebbe solo il tempo di fare qualche passo che un rumore, chiaramente di una smaterializzazione, lo fece voltare bruscamente e afferrare la bacchetta, la qualche cadde rovinosamente a terra quando il ragazzo constatò l’identità della persona che si trovò davanti.

 

Lisa si avvicinò, prendendo la bacchetta da terra e porgendola al legittimo proprietario che l’afferrò con una certa titubanza. La ragazza si guardò intorno, e la perplessità fu chiara nella sua espressione. James se ne rese conto.

 

“Bhè, non ho cambiato nulla da quando…”

 

Ed era così, tutto era esattamente come Lisa lo ricordava. Il colore delle pareti che lei aveva scelto, le tende che James aveva trovato orribili, ma che comunque aveva accettato di mettere. Lo strano tappeto, cornici in cui vi erano le foto dei loro anni ad Hogwarts e della loro squadra di Grifondoro. Riposò lo sguardo sul ragazzo che le sembrò decisamente a disagio.

 

“Perché sei qui?”

Il tono che lui  usò finì coll’essere più duro di quanto lui stesse avesse voluto. Si affrettò a guardare prontamente altrove, ovunque purchè non si trattasse dei suoi occhi, ora colmi di angoscia. Sentì un leggero fruscio, che si accorse provenire dalla sua gonna. Si era appena voltata e stava già incamminandosi verso la porta.

“Perché Lisa?”

 

“Non lo so cazzo! Non lo so!”

 

Si ritrovò a girarsi tanto bruscamente che James sobbalzò per un istante. La rabbia, la frustrazione, ma soprattutto l’esasperazione erano emozioni ben visibili sul suo volto. Stringeva i pugni e guardava il ragazzo con una ferocia mai vista.

 

In quel momento James capì che non avrebbe resistito un minuto di più, si trovò ad attirarla a sé e baciarla con impetuosità e passione. La teneva per le spalle, mentre la sua bocca cercava avidamente quella di lei, fin quando le braccia forti non cinsero in una stretta quel corpo esile, dando l’impressione di volerlo intrappolare per sempre.

 

Senza rendersene pienamente conto si ritrovarono distesi sul divano, Lisa aveva privato James della camicia e si apprestava a fare lo stesso con i pantaloni, armeggiando prima con la sua cintura. Lui aveva precedentemente sfilato la maglia di lei e ora la sua attenzione era concentrata sulla pelle nuda del suo collo.

 

Un ‘pop’, chiaro sinonimo di smaterializzazione li sorprese all’improvviso, lasciandoli impietriti per diversi secondi, a fissarsi negli occhi.

 

“Toh, Severus! Visto che avevo ragione? Non sta poi tanto male…”

Lily strizzò l’occhio al fratello maggiore dando una gomitata ad Albus che, spaventosamente rosso in viso, si apprestò a voltarsi ed era talmente scosso che nemmeno si affrettò a ribadire quanto poco trovasse carino il modo di appellarlo dei suo cari fratelli.

“Sera dolcezza! Ci hai pensato tu a tirarlo su di morale eh?”

Stavolta la piccola Potter guardava Lisa che arrossita ai medesimi livelli dell’amico accennò ad un sorrisino palesemente imbarazzato.

 

“SPARITE IMMEDIATAMENTE DA QUI VOI DUE!”

L’urlo di James fece sobbalzare Albus e ridacchiare la sorellina che ancora ghignando fu afferrata per un braccio da Al ed entrambi si smaterializzarono un secondo dopo. Lisa affondò il viso nel petto del ragazzo che per un istante ebbe l’impressione che stesse piangendo. Quando con una mano le prese il manto, si accorse che ridacchiava. Inarcò un sopracciglio, palesemente scettico. Ma bastò poco perché la risata cristallina di lei lo contagiasse, lasciandolo riversarsi sul fianco.

 

“Sai perché sono qui…”

Nemmeno Lisa seppe dire se quella fosse una domanda o un’affermazione, lasciò a James la sua interpretazione.

 

“Perché le luci ti hanno guidato verso casa…”

Nemmeno il suo tono parve interrogativo, entrambi sentivano che in quel moment avevano scoperto una nuova verità. Sarebbe stato difficile dimenticare i tre anni passati senza l’altro, ma sarebbe stato altrettanto facile continuare ad amarsi e questo perché in realtà, non avevano mai smesso.

James la baciò ancora, suggellando un nuovo giuramento, un nuovo inizio. Poi con una mano sciolse i capelli dal codino che li intrappolavano.

 

“Li preferisco così…”

 

 

Lassù o laggiù 
quando tu sei troppo innamorato 
per lasciar andar via tutto 
e se tu non provi, non saprai mai 
quali valori hai 

[ Coldplay, Fix You ]

 

 

 

 

 

So che avreste voluto ammazzarmi nel momento in cui avete ‘scoperto’ che Lisa e James non erano più assieme, ma ora vi siete calmate vero?!      .__.

Oddio, so che ho accennato che anche Al e Katie non sono più una coppia e lei non era nemmeno presente alla festa di Rose. Dove sarà?!  xD

Lo scoprirete presto ragazze!

Ah, e forse qualcuna si chiederà anche dello strano comportamento di Hugo e Lily, bhè sarà ‘quasi’ chiarito anche quello…sebbene non in un capitolo specifico! Sapete quanto io ami lasciare dubbi e possibili interpretazioni!  :p

Il prossimo capitolo sarà dedicato a Roxanne e Lysander e si, quello di Rose e Scorpius sarà l’ultimo… giusto per farvi penare un altro po’! :p

Mi auguro che questo seguito non vi deluda…

Attendo le vostre opinioni!  :*

   
 
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