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Autore: Maggie_Lullaby    26/01/2011    3 recensioni
Samantha Sparks è una ventisettenne affascinante da un passato malinconico e un presente che non guarda il futuro che da due anni lavora come Agente Sotto Copertura per l'FBI. Quando viene chiamata a collaborare con l'Unità d'Analisi Comportamentale non ha idea che quel caso cambierà drasticamente il suo futuro.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hauntress.

Prologo.

Chi ha occhio, trova quel che cerca anche ad occhi chiusi.

{Italo Calvino}

Jacksonville, Florida; Casa Turner


Blu zaffiro. Due pozze di pietra preziosa, profonde. Bellissime. Belle come il mare. Brillanti, come cristalli. Grandi.

La ragazza, proprietaria di quegli occhi meravigliosi, sorrise, arricciando le labbra carnose, attentamente truccate, mostrando una fila di denti bianchi e perfetti.

Dondolando il bicchiere di champagne che aveva in una mano e si avvicinò, con passo sicuro di sé anche sui tacchi alti, quasi vertiginosi, verso un uomo sui trentacinque anni, cingendogli il collo con un braccio e stampandogli un bacio leggero ma sensuale sul collo.

«Ti sono mancata?», domandò a bassa voce, con voce fresca e seducente, facendo voltare l'uomo.

«In ogni istante in cui non ti vedo mi manchi, Caroline», rispose lui, sorridendo, prendendola per i fianchi in una morsa forte, ma senza farle del male, e avvicinandola quanto più possibile a lei.

La ragazza sorrise, abbandonando la coppa di alcolico a uno dei camerieri che passavano in mezzo alla folla, rassettandosi in un paio di secondi il lungo abito rosso passione, per poi circondargli il collo con entrambe le braccia.

«Hai sempre le mani così fredde», constatò l'uomo, rabbrividendo appena.

La giovane donna inclinò lievemente il capo verso destra, la cascata di capelli mori d si spostarono con lei, ricadendo lungo il suo fianco, accarezzandolo sino alle scapole.

«Vuoi che non ti tocchi?», domandò semplicemente, senza cambiare espressione, rimanendo sempre appena sorridente, sicura, mentre toglieva le mani e le lasciava ricadere lungo i fianchi.

«No!», ringhiò l'uomo, riprendendole e stringendole. «No! Io ti voglio, qui, con me!».

La ragazza avvicinò le labbra sino a un suo orecchio, mentre con le mani tornava a stringergli delicatamente il collo.

«Non vado da nessuna parte», mormorò, mordendogli lievemente il lobo, facendolo sorridere.

Si muovevano piano, lui che le cingeva i fianchi, lei che continuava a tenere le braccia intorno al suo collo, al ritmo melodico della banda che suonava.

Intorno a loro, decine e decine di altre coppie li imitavano, le donne fasciate nei loro eleganti abiti da sera firmati, gli uomini con indosso smoking fatti su misura.

«Clive...», sussurrò la ragazza, tra il vociare degli altri invitati della serata e la musica. «Questa mattina non siamo riusciti a finire il nostro discorso.».

Lo sentì irrigidirsi quasi impercettibilmente sotto le sue mani.

«Non capisco come mai ti interessi così tanto», sbottò irritato, avvicinandosi poi con le labbra al collo della compagna e baciandolo.

Quest'ultima lanciò indietro la testa, socchiudendo per un istante gli occhi.

«Te l'ho detto. Voglio la verità», disse, tornando poi alla posizione originale.

«Solo questo?». Clive alzò un sopracciglio, come se non ci credesse.

La giovane donna abbassò il capo, arrossendo.

«Beh, in realtà c'è dell'altro», sussurrò.

«Lo sapevo», constatò semplicemente Clive, mentre nei suoi occhi neri come la pece si accendeva una luce di vittoria. «Cosa?».

«Io sono... curiosa», disse lei, alzando di nuovo gli occhi così blu su di lui e quasi inchiodandolo al posto per l'intensità di quello sguardo. «Di quello che fai».

«Curiosa?», chiese incredulo l'uomo, stringendole il fianco più forte.

«Sì. Sono sempre stata affascinata dall'omicidio. Anche da bambina. Sai, prima ho provato ad uccidere piccoli insetti... Animali... Ma non mi bastavano. Non mi soddisfacevano abbastanza. Crescendo, sentivo il bisogno di uccidere gli esseri umani, di vedere la luce dei loro occhi spegnerli, di sentire la vita abbandonare i loro corpi, ma non sono mai riuscita a commettere un omicidio.», iniziò a spiegare piano, volteggiando sempre piano sentendo la musica. «Quando poi sei arrivato tu, Clive, e ho capito che eri come me. Che anche tu vuoi uccidere. Se non fosse per un piccolo dettaglio...», riavvicinò le labbra al suo orecchio destro, mentre il respiro del compagno diventava sempre più veloce. «...Tu hai già ucciso, non è vero, amore?».

Clive le lasciò improvvisamente i fianchi e le prese il viso con energia, avvicinandolo velocemente al suo e baciandola con passione. La ragazza ricambiò il bacio, alzando le mani e accarezzandogli i capelli mentre il bacio diventava man mano sempre più passionale.

«Non è vero, Clive?», ansimò, staccandosi un poco. «Sei tu il Serial Killer di Jacksonville. Sei tu lo Squartatore della Spiaggia. Perché lasci le tue vittime sulla spiaggia, e non ti preoccupi di metterle in una qualche tipo di posizione. Le uccidi... e basta, senza rimorso. Perché tu non provi rimorso, ucciderle ti fa solo stare bene

L'uomo annuì, con decisione, cercando di baciarla di nuovo, ma la ragazza scosse il capo.

«Voglio sentirtelo dire, amore, voglio sentirti parlare, voglio che tu mi dica che sei tu l'uomo dei miei sogni, l'uomo con cui voglio uccidere».

Clive la guardò negli occhi, accarezzandole una guancia per poi scostale una ciocca di capelli dagli occhi. Lei teneva ancora le mani intorno al suo collo.

«Sì, sono io. Sono io lo Squartatore della Spiaggia.», disse, senza sussurrare, con un sorriso sornione e soddisfatto sulle labbra rosee. «Sono io. E tu ora sarai con me».

La giovane donna annuì, felice, un gran sorriso che le incrinava le labbra.

«Nancy Doole. La ragazza sparita questo primo pomeriggio... L'hai presa tu, non è vero?», chiese.

«Sì. Vuoi ucciderla? Sarà la tua prima vittima», il sorriso di Clive si apriva sempre più di parola in parola.

«Sì», disse sensualmente la compagna. «voglio ucciderla io. Dove si trova?».

«Nel capanno degli attrezzi di casa mia. C'è un bunker, lì sotto. La tengo lì». Sembrava eccitarsi solo all'idea di vedere la sua ragazza uccidere una persona. Rubare una vita umana.

«Perfetto», sorrise la donna. «Veramente... perfetto.».

«Andiamo ora, su.», propose Clive, fermandosi e cercando di prenderla per mano.

«No, no Clive, sei troppo impaziente», lo bloccò lei, sempre senza smettere di sorridere, con quel sorriso sicuro e strafottente. «La festa è appena iniziata, e tu sei il festeggiato, parrà strano se te ne andrai dopo nemmeno un'ora, non trovi?».

L'assassino la baciò con passione.

«Intelligente e previdente, oltre che bella», disse. «Sei la donna dei miei sogni.»

«Ooh, Clive, così mi fai arrossire», disse, scostando appena il capo e mordendosi il labbro inferiore.

«Io non mento», disse lui. «Va bene, aspetteremo. Ma la uccideremo questa notte, intesi?».

Lei gli lasciò un bacio a stampo sulle labbra.

«Prometto.», disse. «Vai a prendere da bere, brindiamo alla nostra unione... Per sempre.».

Clive si allontanò da lei, sparendo tra le folla, rimanendo ogni tanto intrattenuto da qualche collega e amico che gli facevano gli auguri per il trentacinquesimo compleanno e l'imminente promozione.

Bingo, pensò la ragazza, avvicinando l'orologio da polso alle labbra e premendo un piccolo tasto. «Ho la confessione. Irrompete. Nancy è in un bunker sotto il capannone degli attrezzi nel giardino di casa di Olden. È viva.», disse velocemente, rimontando il sorriso deciso di poco prima giusto in tempo per il ritorno di Clive.

«Grazie», mormorò felice, scontrando il cristallo del proprio bicchiere con quello del festeggiato e bevendo velocemente un sorso di champagne.

Tra la folla, nel frattempo, l'agitazione stava crescendo. La gente si spostava in fretta, facendo domande e lanciando imprecazioni. In pochi attimi otto agenti, con giubbotti antiproiettile e una pistola in mano li accerchiarono, puntando le canne delle armi contro Clive.

«Clive Olden, lei è in arresto per l'omicidio di Sasha Jones, Rita Turner, Olivia Tucker, Hannah Spacer e per il rapimento di Nancy Doole!», esclamò ad alta voce un uomo alto, di colore, i capelli rasati e la scritta FBI sul giubbotto antiproiettile.

Mentre Clive strabuzzava gli occhi, stupito e incredulo, gli occhi neri che si riducevano a fessure, uno dei due agenti con la scritta Polizia sul giubbotto antiproiettile lanciò un paio di manette alla ragazza che, con gesto veloce e scattante, prese le mani di Olden e gliele mise dietro la schiena, ammanettandole.

«Clive Olden, ha il diritto di rimanere in silenzio, qualsiasi cosa che dice potrebbe essere usata contro di lei in tribunale. Può avvalersi del suo avvocato, se non ne ha uno le verrà assegnato uno di ufficio. Ha capito i suoi diritti?», domandò la giovane donna, non più con la voce sensuale che usava prima ma con tono freddo, pieno di odio.

«Co... che cosa? Caroline, cosa diavolo stai facendo?!», urlò Clive Olden. «C'è un errore, io non ho fatto nulla!».

«Ho la registrazione, Clive, smettila di fare il piantagrane. E, per la precisione, io non mi chiamo Caroline», sbottò lei. Spingendolo in direzione degli agenti, che nel frattempo avevano abbassato le armi e riposte nella fondina.

«Ottimo lavoro, Sparks», si complimentò con lei un uomo alto, dai capelli corti e scuri, l'espressione dura e seria, mentre Olden veniva afferrato per le spalle da due nuovi agenti della polizia appena comparsi.

«Grazie. L'Agente Aaron Hotchner, immagino», disse Samantha Sparks, avvicinando le mani alla spilla di finti rubini che teneva attaccato al vestito e consegnandoglielo, mostrandogli un piccolo registratore nascosto. «C'è tutto, signore».

«Ben fatto», disse Hotch, voltandosi poi verso agli invitati. «Signori, vi prego di avviarvi ordinatamente verso l'uscita e di lasciare i vostri nomi agli agenti di polizia.», spiegò ad alta voce. Appena finito di parlare, la massa iniziò a muoversi, seguendo le sue indicazioni.

«Nancy Doole?», chiese Samantha.

«L'hanno trovata. Sta bene.», le assicurò Hotch.

«Grazie al cielo», mormorò l'Agente FBI, spostando lo sguardo verso gli altri Agenti Federali e l'Agente della Polizia, Lucas Monroe.

«Lucas, è un piacere rivederti», sorrise appena Samantha.

«Ottimo lavoro davvero, Samantha.», si congratulò anche lui.

Samantha scrollò le spalle. «È il mio lavoro».

«Lasci che le presento il resto della mia squadra.», disse Hotch, riprendendo la parola.

«Oh, aspetti», lo interruppe lei, voltandosi verso gli altri cinque agenti e guardandoli negli occhi, uno per uno. «Tu devi essere Emily Prentiss, ovviamente», disse indicando la donna dai capelli scuri e i grandi occhi marroni. «Voi invece Jennifer Jerau, Derek Morgan, Spencer Reid e David Rossi», continuò, indicando ciascuno di loro. «Sono onorata di potervi conoscere».

«Il piacere è nostro», disse Derek, allungando una mano verso di lei per stringerla.

Samantha ricambiò la stretta.

«Beh, come dire, un altro serial killer andrà in prigione e altri dieci stanno per commettere un omicidio, direi che possiamo andare in centrale ora, che dite?», domandò, senza l'accenno di un sorriso. «Devo togliermi questo abito di dosso, Dio mio mi hanno dato una taglia troppo piccola, non respiro.».

Gli agente del B.A.U annuirono, stringendole a loro volta la mano. Tutti, ad eccezione di Spencer Reid, che la salutò sventolando la mano.

Samantha, uscendo, si affiancò a David Rossi.

«Agente Rossi, mi permette una domanda?», chiese.

«Naturalmente.», annuì l'uomo, mentre si slacciava il giubbotto antiproiettile.

«Ho letto il suo ultimo libro», disse. «E ho una curiosità».

«Mi dica», sorrise David, incuriosito.

«*È vero che i criminali non hanno mai un motivo valido per quando uccidono? Faccio questo lavoro da due anni, sono stata a stretto contatto con serial killer per intere settimane e non sono mai, mai riuscita a rispondere a questa domanda.», chiese lentamente Samantha.

«Non ne hanno mai uno valido*», spiegò Rossi.

La ragazza annuì, assimilando le parole.

«Grazie, signore». Disse, avanzando il passo e avvicinandosi verso l'uscita ed entrando nella prima volante che vide.

Quella, se lo sentiva Rossi, non sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbero lavorato assieme.


Continua...


Nuova storia. Nuove vicende. Nuovi scleri.

Questa fic, “Hauntress”, letteralmente “Cacciatrice”, vi avverto, non è che la prima fiction di una serie che ne comprenderà tre. E devo dire che mi piace da impazzire, e la cosa è stranissima! Spero vi piaccia almeno un terzo di quanto piaccia a me.

Ho deciso di postare perché sono curiosa di vedere le vostre opinioni riguardanti questa fiction, ho già altri sei capitoli pronti, ma non vi preoccupate (e chi si preoccupa?! nd. Voi) Somewhere in my mind non verrà influenzata da questa fic, l'aggiornamento del quinto capitolo è semplicemente rimandato a domani o venerdì, massimo.

Criminal Minds non mi appartiene e i personaggi che fanno parte di questa serie televisiva non sono di mia esclusiva proprietà (posso aggiungere uno sfortunatamente, sì?). Il personaggio di Samantha Sparks e gli altri mai comparsi nella serie di Criminal Minds (che invece appartengono a quel genio di Ed Bernero), invece, sono di mia invenzione e mi appartengono in quanto tali. Questa storia non è stata scritta a scopi di lucro. Criminal Minds appartiene alla CBS.

Questa fiction è ambientata nella quinta serie, dall'episodio undici in poi: Haley è quindi morta, ma alcuni casi che seguono da questo avvenimento sono totalmente differenti e inventati dalla sottoscritta. Reid ha già i capelli corti perché amo come sta con questa pettinatura e anche perché non trovavo una foto decente con cui fare il fotomontaggio ù.ù

Se mi so spiegare? Certo che no. -.-”


La frase tra questi segni qui → * * è tratta dall'episodio 6x10.


N.B. Ho messo come nota OOC perché non so se riuscirò a rendere ai personaggi già esistenti i loro effettivi caratteri, ma saranno il più possibile uguali a quelli presenti nella serie TV.

  
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